MARUGJ, Giovan Leonardo
– Nacque a Casalnuovo (odierna Manduria), presso Taranto, il 12 genn. 1753 da Stefano e Rosa Bisignani. Fu battezzato come Angelo Maria, ma, dopo la morte del fratello maggiore, Giovanni Leonardo, ne assunse il nome.
Molte notizie sulla sua vita e sulle opere si ricavano dall’Autobiografia inedita di un illuminista salentino tra Napoli e Terra d’Otranto (a cura di G. Sirsi, Manduria 1992), scritta in tarda età e nella quale il M. ripercorse, in terza persona e con intenti apertamente autoelogiativi, le proprie vicende dalla nascita al 1814.
Ricevuta la prima istruzione dagli scolopi, fu poi avviato allo studio della logica di A. Genovesi, della geometria di N.A. De Martino, della fisica e dell’astronomia. Nel 1773 si iscrisse all’Università di Napoli, dove fu allievo, tra gli altri, di T. Cammajola per la medicina e di V. Caravelli per la matematica, ma per insorte difficoltà economiche familiari si trasferì a Salerno, dove si laureò in medicina nel 1777. Da allora il M. alternò la residenza a Napoli con frequenti soggiorni a Manduria.
Fu valente medico e godette di una certa considerazione per alcuni scritti scientifici e letterari: un trattato sul meteorismo intestinale (Malattie flatuose, in due parti, Napoli 1786-87; una terza non fu pubblicata); i Capricci sulla jettatura (ibid. 1788); la Memoria sull’abuso di allattare i bambini col latte de’ bruti cui si premette una lettera sul progetto di istituire case di educazione (ibid. 1789).
I Capricci sulla jettatura, pubblicati con il nome arcade del M., Florenio Salamino, erano una replica alla Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura di Nicola Valletta (Napoli 1787). Il M. vi analizzò – alla luce delle più recenti scoperte scientifiche sulla fisica della gravità, l’elettricità ecc. – i meccanismi con cui la mente agisce sull’organismo umano; in tal modo mirava a recuperare alla razionalità scientifica alcune credenze popolari empirico-divinatorie diffuse ancora alla fine del Settecento. Preparò poi una ristampa della traduzione latina di G.H. Thiele del De intellectu humano di J. Locke (I-V, Napoli 1788-91), mantenendo le note al testo di F. Soave e di P. Coste (cui si doveva l’edizione francese del Saggio, riveduta dallo stesso Locke) e aggiungendone di proprie. Riconobbe al filosofo inglese il merito di avere indicato l’esperienza come unica fonte di conoscenza, e in seguito condivise sempre più le dottrine empiriste, sino a quelle sensistico-associazioniste di D. Hartley. Questa pubblicazione fruttò al M. onori e titoli accademici e gli procurò anche l’amicizia di letterati e scienziati (Manduria, Biblioteca comunale, Mss., XLIV.2.12, 1.7: Carteggio e diplomi di nomina). Nella Memoria sull’abuso di allattare i bambini col latte de’ bruti, dedicata a J. Acton, rammentando il terremoto del 1783 in Calabria, suggerì di istituire case di educazione per bambini orfani. Sempre con intendimenti etico-sociali, sollecitò poi un ritorno alla coltivazione della canna da zucchero in Sicilia e in Calabria, già praticata nel Medioevo (Lettera sul vantaggio che recherebbe allo Stato la formazione de’ zuccheri fatta nel Regno di Napoli, Napoli 1793).
Il M. lasciò anche alcuni inediti: Dissertatio qua de natura corporis phycisis agit, facta a me, una commedia, dei Commenti e fatti storici, un Consulto medico e scritti frammentari e le Osservazioni sulla storia romana fatta ad istruzione di Giuseppe e Stefano Marugj dal di loro genitore (tutti conservati in Manduria, Biblioteca comunale, Mss., XLIV.2.1, 2.6, 2.7, 2.11 [1-7], 2.3. [1818]).
Nel 1791, con un gruppo di intellettuali meridionali (Luca Cagnazzi De Samuele, Giuseppe Maria Giovene, Cosimo Moschettini, Onofrio Giannelli, Gennaro Fiore, e altri occasionali), accomunati dagli stessi intenti critico-divulgativi, il M. iniziò a pubblicare a Napoli l’Analisi ragionata de’ libri nuovi, un periodico di informazione sulle novità librarie italiane ed europee, con particolare attenzione per la «storia del genere umano», vista – secondo una prospettiva illuministica – contrassegnata da luci e ombre, finché i tempi moderni avevano portato i «fulgentissimi lumi del sapere». Nel 1792, per dissapori con gli altri collaboratori, lasciò la redazione e in un’opera pubblicata quell’anno a Napoli, Stato attuale delle scienze, ne indicò la ragione nell’intrusione di alcuni, che avevano «ritoccato» due sue «analisi».
Questo scritto, già annunciato nella Prefazione al primo numero dell’Analisi (ottobre 1791), si componeva di quattro tomi, conclusi da un Colpo d’occhio sullo stato attuale delle scienze. Critico circa la presunta superiorità del proprio secolo, il M., considerato il livello raggiunto dalle scienze al suo tempo, si chiedeva se le conoscenze scientifiche fossero ancora perfettibili, concludendo che «non solo non si è giunti all’ultimo termine delle umane cognizioni, ma asserir bisogna che dopo una serie di secoli che illuminati si dicono, non si potrà mai a tal termine ancora pervenire» (cfr. Stato attuale delle scienze, cit., p. 165). Il forte influsso sul M. delle teorie sensistiche, in particolare di E.B. de Condillac, lo indusse a congetturare processi fisiologico-meccanici per la mente umana. Ne derivò l’attribuzione di pari dignità a ogni epoca storica, con l’avvertita necessità di recuperare e conservare il patrimonio teoretico-scientifico acquisito nei secoli. Se l’enciclopedica vastità degli interessi, la centralità dell’uomo, il sensismo che caratterizza il pensiero del M. sono ascrivibili alla più ortodossa tradizione pragmatico-pedagogica illuministica, tuttavia indicativi di una nuova sensibilità sono i dubbi che affiorano e l’avvertita angoscia per il divario tra la breve vita della mente umana e l’infinità delle conoscenze possibili.
Lo Stato attuale ebbe grande fortuna e fruttò al M. l’associazione all’Accademia Fiorentina, a quella dei Georgofili e all’Accademia reale delle scienze e lettere di Napoli. Egli ottenne anche la cattedra di matematica presso l’Accademia militare e successivamente anche una di «scienza dei doveri». Nell’Università di Napoli tenne un corso di etica.
Per gli studenti scrisse il Corso di studi sull’uomo (I-IV, Napoli, 1794-95), opera di impianto scolastico, meno enciclopedica dello Stato attuale ma più incisiva per profondità di indagine logica, metafisica ed etica. I quattro volumi indicano il percorso dell’uomo dall’inizio dello sviluppo della ragione sino al suo perfezionamento etico e sociale. Il M., sulla scia della tradizione cartesiana, rivendicò la libertà dell’uomo razionale da ogni sudditanza che non fosse quella della legge morale, in linea comunque con l’ortodossia cattolica. Da questa prospettiva giudicò vari sistemi filosofici (T. Hobbes, B. Spinoza, Locke, Condillac, ecc.), accettati o respinti con il metodo scolastico del sic et non, indicando la realizzazione più saggia dell’uomo nello Stato, nel quale si realizzano l’ordine e l’armonia.
Ultimata l’opera, nel giugno 1795 il M. fu costretto ad andare a Manduria per ragioni di salute.
Durante la rivoluzione napoletana del 1799, tornato a Napoli, si schierò con i repubblicani, per i quali compilò un codice insieme militare ed etico-sociale, e tradusse dal francese la Religione repubblicana di Fr. Lanthenas (Morale pubblica. Proposta per legame de’ governi rappresentativi, ibid. 1799); ma, se «fu per la democrazia» (Autobiografia, cit., p. 74), restò sempre un moderato. Caduta la Repubblica Napoletana, ritornò precipitosamente a Manduria per sfuggire alla feroce reazione borbonica e al carcere. Frutto di questa esperienza fu il romanzo allegorico-pastorale Gli amori di Tirsi tradotti nel 1801 e 1802 da un codice greco (Manduria, Biblioteca comunale, Mss., XLIV.2.4).
Presentata secondo un esperito topos letterario come opera anonima, Gli amori sono la trasposizione, trasfigurata, degli avvenimenti rivoluzionari in un sereno ambiente pastorale. I laboriosi pastori arcadi sono identificabili con i rivoluzionari; il «mostro», nuovo Idra di Lerna, con la brutale reazione borbonica; i Messeni con i cittadini favorevoli alla Repubblica.
Dopo la rivoluzione del 1820 fu eletto in rappresentanza di Terra d’Otranto al Parlamento napoletano, inaugurato il 1° ott. 1820 e dove attivamente operò.
Il M. morì a Manduria il 28 sett. 1836.
Fonti e Bibl.: P. Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, VIII, Napoli 1811, pp. 84-87; G. Gigli, Scrittori manduriani, Manduria 1896, pp. 131-168; Id., Introduzione, in G.L. Marugj, Capricci sulla jettatura, Martina Franca 1915, pp. 5-35; M. Greco, G.L. M. nel centenario della morte (28 sett. 1936), Manduria 1938; G.B. Arnò, Manduria e manduriani: note ed appunti biobibliogr. e di storia patria, Lecce 1943, pp. 158-163; M. Greco, Manduria nel Risorgimento, Manduria 1961, pp. 33-48; N. Cortese, Il giornalismo letterario nel Settecento, in Id., Cultura e politica a Napoli dal Cinquecento al Settecento, Napoli 1965, pp. 301-330; Giuseppe Palmieri: Astore Milizia e altri minori, a cura di A. Vallone, Lecce 1984, pp. 431-446; M. Torrini, Dagli Investiganti all’Illuminismo. Scienza e società a Napoli nell’Età moderna, in Storia del Mezzogiorno, IX, 2, Aspetti e problemi del Medioevo e dell’Età moderna, Roma 1994, pp. 623-626; G. Sirsi, Introduzione a G.L. Marugj, Autobiografia inedita di un illuminista salentino tra Napoli e Terra d’Otranto, cit., pp. 7-44; D. Cirella, G.L. M., in Gli scienziati e la rivoluzione napoletana del 1799. Giornata di studio… 1999, Napoli 2000, pp. 21-29; V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, Bari 2000, passim; G. Iaccarino, «Ora che in un secolo assai più fecondo noi siamo». G.L. M. e la «Analisi ragionata de’ libri nuovi» (1791), in Boll. di storia della filosofia dell’Università degli studi di Lecce, XII (1996-2002), pp. 7-17; Id., I sogni della storia. G.L. M. e la «Analisi ragionata de’ libri nuovi», Galatina 2004; L. Marseglia, Letteratura e nuova scienza nella Napoli di fine Settecento: G.L. M., in Id., Aspetti e momenti della letteratura meridionale, Bari 2004, pp. 41-64.