ALBERTI, Giovan Vincenzo
Nacque il 28 apr. 1715. Ammesso all'Ordine di S. Stefano nel 1722, fu paggio di Gian Gastone de' Medici, e, più tardi, avviato dal padre alla carriera diplomatica. Nel 1743 il principe di Craon, reggente il granducato di Toscana per Francesco di Lorena, lo nominò commissario per risolvere una contesa di confini tra la Toscana e la Repubblica di Genova. Nel 1747, nominato reggente il Richecourt, l'A. venne eletto segretario della "pratica" di Pistoia. Nel marzo 1749 il Consiglio di reggenza gli affidò il compito di redigere, sulla traccia di proposte di legge presentate da Giulio Rucellai e Filippo Rota, la "costituzione stille manimorte", con cui, prendendo spunto dall'appoggio dato dal Consiglio di Vienna alla città di Pistoia nel giugno del 1746, per una sua vertenza contro la manomorta ecclesiastica locale, si voleva impedire in tutto lo stato l'acquisto di nuovi beni immobili da parte di ecclesiastici. Il progetto di legge redatto dall'A. fu approvato dal Consiglio di Reggenza il 21 apr. 1750.
Il 6 febbr. 1751, quasi a far dimenticare la condanna inflitta a suo padre, Braccio Alberti, protettore dell'Abbondanza, in conseguenza all'ammanco di grano scoperto nel 1748, l'A. fu chiamato a Vienna dall'imperatore in qualità di consigliere intimo per gli affari di Toscana. Tornò da Vienna il 3 luglio 1758 con il titolo di conte del Sacro Romano Impero. Morto Neri Venturi il 23 luglio di quel medesimo anno, l'A. fu eletto al suo posto in seno alla reggenza.
Nel 1765, salendo al trono Pietro Leopoldo, venne incaricato della sopraintendenza, allora istituita, degli affari di Livorno e del suo porto; e nel 1766 gli fu affidata la segreteria militare, mentre più tardi prendeva la direzione degli affari interni. Nel '68, per il viaggio a Napoli del granduca, tenne la Reggenza insieme con Pompeo Neri e Francesco Pecci. Nel 1784 successe al Santini come incaricato degli affari di Lucca. Fedele collaboratore di Pietro Leopoldo, fu l'A. che presentò a nome del sovrano ai vescovi toscani (26 genn. 1786) i cinquantasette 'punti ecclesiastici", che costituirono la più chiara affermazione teorica del riformismo ecclesiastico leopoldino.
Morì il 1 ott. 1788. Aveva sposato il 12 giugno 1758 la viennese Teresa von Furthner, vedova di Daniele Brosamer, consigliere aulico, morta il 20 genn. 1805.
Fonti e Bibl.: Biblioteca nazionale centrale, Firenze, Carte Passerini, pp. 236-239; [R. Tanzini?], Atti dell'assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana tenuta in Firenze nell'a. 1787..., Firenze 1787, II, pp. 8-11; A. Zobi, Storta civ. della Toscana dal 1737 al 1848, Firenze 1860, I, p. 266; II, pp. 34-35,71; Appendice, pp. 534-535; N. Rodolico, Stato e Chiesa in Toscana durante la Reggenza lorenese (1737-1765),Firenze 1910, pp. 295-297; G. Conti, Firenze dopo i Medici, Firenze 1921, pp. 336, 406, 408, 635; E. W. Cochrane, Le riforme leopoldine in Toscana nella corrispondenza degli inviati francesi (1766-91), in Rass. stor. d. Risorgimento, XLV (1958), p. 200.