ACERBI, Giovanni
Nacque a Castelgoffredo (Mantova) l'11nov. 1825, da Giovambattista. Era nipote di Giuseppe Acerbi. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza nell'università di Pavia, vi svolse propaganda mazziniana e, per questo, fu arrestato nel 1847 e tradotto a Milano. Liberato durante l'insurrezione milanese del marzo '48, fu sulle barricate nella quarta e quinta giornata, prendendo quindi parte alla campagna del 1848-49 e partecipando alla difesa di Venezia con il grado di capitano d'artiglieria. Trasferitosi poi a Mantova, riuscì a sfuggire quando furono tratti in arresto i principali indiziati della diffusione delle cartelle del prestito nazionale ideato dal Mazzini. Riparò dapprima in Svizzera e poi a Genova, dove aiutò il Mazzini a preparare i moti del 6 febbr. 1853 a Milano, partecipando, fra l'altro, al convegno tenutosi a Locarno fra il 23 e il 25 gennaio. Nel dicembre dello stesso anno fu eletto, sempre a Genova, fra i delegati del Comitato di soccorso per l'emigrazione italiana. In seguito alla seconda spedizione in Lunigiana, tentata nel maggio 1854da F. Orsini e da altri mazziniani, l'A. fu nel settembre di quell'anno arrestato dalla polizia sarda. Rimase fino al 1859 a Genova, fra i più attivi esponenti dell'emigrazione mazziniana.
Nel 1859 combatté fra i "Cacciatori delle Alpi", e l'anno appresso partecipò alla spedizione dei Mille, con l'incarico di sovraintendere ai servizi della intendenza. Nel 1862, mentre Garibaldi si accingeva a preparare la spedizione di Aspromonte, l'A. fu accusato in Piemonte di aver tentato di arruolare volontari, e venne per questo sottoposto dal Tribunale militare a procedimento penale terminato con non luogo a procedere. Nello stesso anno rinunciò al grado di colonnello dell'esercito, che gli era stato riconosciuto dopo la spedizione dei Mille. Mansioni di intendente svolse ancora durante la campagna di guerra del 1866 nel corpo dei volontari di Garibaldi nel Trentino. Nel 1867 assunse il comando di una colonna garibaldina che operava nell'alto Lazio. Dopo aver combattuto contro i papalini sotto le mura di Viterbo, entrò nella città il 28 ottobre, vi proclamò la dittatura di Garibaldi e vi promosse il plebiscito per la dichiarazione di decadenza del potere temporale del papa e l'unione al regno d'Italia. Dopo lo scontro di Mentana sollecitò il governo italiano per il riconoscimento giuridico del plebiscito, effettuatosi il 4 novembre (cfr. il Rapporto o relazione sommari a... delle cose operate dal gen. Acerbi, diretto al gen. Garibaldi,in Il Diritto,6 dic. 1867).
L'A. fu deputato del collegio di Lendinara nella IX legislatura (1865-67) e di quello di Gonzaga nella legislatura successiva (1867-70). Nel parlamento sedette a sinistra, senza tuttavia impegnarsi nei lavori parlamentari. Morì a Firenze il 4 sett. 1869.
Fonti e Bibl.: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'interno, Biografie, n. 54/258; Arch. di Stato di Mantova, Carte Acerbi (cfr. G. Praticò, Le fonti per la storia del Risorgimento nell'Arch. di Stato di Mantova con particolare riguardo ai martiri di Belfiore, in Rass. stor. del Risorgimento,XLII (1955), pp. 394-396); Ediz. Naz. degli scritti... di G. Mazzini: Epistolario, XLVII, pp. 322 ss.; F. Bonfiglio, Notizie storiche di Castelgoffredo, Brescia 1922, pp. 173-175; A. Luzio, I martiri di Belfiore e il loro processo, Milano 1925, passim;P. Dalla Torre, L'anno di Mentana, Torino 1938, pp. 170-171 è passim; L. L. Barberis, Dal moto di Milano del febbraio 1853 all'impresa di Sapri, in L'emigrazione politica in Genova ed in Liguria dal 1848 al 1857, III, Modena 1957, pp. 532-534 e passim; F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione italiana, Milano 1958, p. 394 e passim.