ACQUARONI, Giovanni
Incisore in rame, attivo nella prima metà del sec. XIX. Mancano di lui dati anagrafici precisi e i lessicografi ne ignorano per solito il nome. Attivissimo dal 1826, al servizio della Calcografia Camerale e dell'editoria privata in Roma (Franzetti, Cuccioni, Antonelli, Piale, Monaldini), in quell'anno collabora alla Nuova raccolta di cento principali vedute di Roma e sue vicinanze del Piale, insieme con Pietro Parboni, Francesco Rinaldi e Pietro Ruga. Nello stesso anno egli firma un Interno del Pantheon per l'Antonelli, che lo diffonde specialmente all'estero, e licenzia una Pianta delle vestigia di Roma secondo le osservazioni di Antonio De Romanis... di Antonio Nibby,a cura di Venanzio Monaldini libraio, da cui la sua reputazione di cartografo esce consolidata e gli vale nel 1827 e 1829 l'incarico da parte della Calcografia Camerale di incidere due grandi Piante di Roma, una diversa dall'altra. Ma le sue condizioni di salute, già da tempo cagionevoli, non gli permettono di mantenere integralmente l'impegno; per cui nel maggio del 1834, come risulta da un'annotazione sullo Stato degli incisori che sono arretrati ne' lavori di quell'Istituto, chiede che l'incarico venga commutato in una pianta sola, da incidere "per lo prezzo di p(aoli) 3000 circa" (si tratta forse della Pianta di Roma sul principio del sec. XIX, inserita, come anonima, nel catalogo della Calcografia Camerale). Da questo punto in poi non si sa più nulla di lui; solo che l'anno seguente vede la luce un suo Campidoglio,su disegno di S. Bossi, preparato forse già da tempo; in un'altra annotazione della Calcografia, priva di data, ma non posteriore certamente al 1837, si legge che un Acquaroni, di cui non è specificato il nome di battesimo, è morto, lasciando nell'indigenza la sua numerosa famiglia. Si tratta evidentemente di Giovanni, dato che gli altri due Acquaroni, Giuseppe ed Antonio, morirono ben più tardi. A conferma di ciò sta il fatto che nelle Guide di Roma del 1838 il suo indirizzo non figura più fra quelli degl'incisori.
Tra le opere più notevoli dell'A. si ricordano ancora: due vedute originali del 1816, Fontana Paola, chiamata di San Pietro Montorio e il Prospetto della Scala e Chiesa della SS. Trinità dei Monti;una ricostruzione dell'AnticoForo Romano,incisa in collaborazione con Pietro Parboni, su disegno di Ch. R. Cockerell; due stampe su disegni di Luigi Rossini, allora nel pieno della sua attività d'illustratore di Roma antica e moderna, rappresentanti l'una il Prospetto del Tabulario ristaurato, con annessa pianta del monumento,l'altra la Pianta dello stato attuale del Palatino, Foro Romano e Via Sacra,entrambe del 1827.
Ricorderemo ancora come nel 1822 l'A. avesse inciso, in collaborazione con Giuseppe Marchetti e su disegno di Francesco Lanci, la Solenne Pompa funebre allestita nella chiesa dei SS. Apostoli in Roma, su invenzione del Valadier, per le esequie di Antonio Canova.
Diligente, con accentuate pretese archeologiche, l'A. rientra nella massa ingente dei vedutisti romani di professione della prima metà dell'800, che nulla aggiungono ad una visione poetica, o comunque originale, della Città Eterna, ma ne documentano l'immagine, da questo o da quel punto di vista inedito.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma: Camerale II, Calcografia Camerale, busta 5, fasc. 24; F. Hermanin, Supplemento al catalogo delle incisioni con vedute romane, in Le Gallerie naz. ital., IV (1899), pp. V n. 10, IX n. 7,X n. 15, XXII n. 10, XXX n. 6, XXXIV n. 19, XLV n. 22; A. Bertarelli, Le stampe storiche del Castello Sforzesco, Milano 1932, n. 2862; Alfr. Petrucci, L'incisione in rame in Italia - Panorama dell'Ottocento, in Rass. dell'istruzione artistica, VI (1935), nn. 1, 2, 3, p. 15; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio, Milano 1939, nn. 25bis, 96, 620, 1413, 1746, 1919, 2393, 3818; Alfr. Petrucci, L'incisione ital. L'Ottocento, Roma 1941, p. 11.