OBERZINER, Giovanni Amennone
OBERZINER, Giovanni Amennone. – Nacque a Trento il 24 novembre 1857 da Amennone, titolare di una panetteria, e da Gioseffa Mayer.
Le buone condizioni economiche della famiglia gli consentirono di raggiungere i più alti livelli d’istruzione, come già era stato possibile ai suoi fratelli maggiori, Vigilio Giuseppe e Lodovico Carlo. Iscrittosi all’Imperial Regio Ginnasio liceale di Trento, vi conseguì la maturità nel 1877-78. Diversamente dai fratelli, che avevano proseguito e concluso la loro formazione all’Università di Vienna, scelse l’Istituto di studi superiori di Firenze (già meta di altri giovani delle ‘terre irredente’), dove studiò dal 1878-79 e si laureò il 30 giugno 1882 con una dissertazione sul popolo dei Reti, guidata presumibilmente da Giuseppe Morosi, che Oberziner avrebbe ricordato più tardi come «maestro e amico» (Le guerre di Augusto contro i popoli alpini, Roma 1900, p. 218). Ottenuto, subito dopo, il diploma di abilitazione all’insegnamento di lettere e storia, frequentò il primo anno del corso di perfezionamento di Firenze (1882-83), per completare poi la sua preparazione alla scuola di Luigi Pigorini, titolare della cattedra di paletnologia nell’Università di Roma, in cui riconobbe un secondo «venerato e amato» maestro (Trentini e Tirolesi. Appunti etnografici, Trento 1901, col. 6).
Primi esiti delle ricerche sul Trentino preromano e romano, svolte contemporaneamente a quelle del roveretano Paolo Orsi, furono un volume tratto dalla tesi di laurea (I Reti in relazione cogli antichi abitatori d’Italia. Studi storici e archeologici, Roma 1883) e un articolo dedicato a materiali protostorici di recente scoperta: Un deposito mortuario dell’Età del ferro trovato a Dercolo nel Trentino, in Archivio trentino, II (1883), pp. 165-201. La monografia proponeva, nel contesto di un articolato bilancio delle conoscenze raggiunte dalla paletnologia europea e italiana sulle culture preistoriche e protostoriche della penisola, un riesame delle fonti letterarie, epigrafiche e, soprattutto, archeologiche relative al pluristratificato processo di etnogenesi dei Reti cisalpini e transalpini, giungendo alla conclusione (largamente debitrice nei confronti di Pigorini e Wolfgang Helbig) di una sostanziale «italicità» dei primi. Oggetto di un immediato e notevole interesse, l’opera ottenne giudizi più o meno positivi, oltre che da Pigorini e Orsi, anche da noti esponenti dell’accademia internazionale (bibl. in Ambrosi, 1894).
Dal 1884 diede inizio a un discontinuo impegno di recensore per la Rivista storica italiana, che sarebbe durato per molti anni. Fu contemporaneamente titolare di materie letterarie e storiche nei ginnasi e nei licei di Fossano e Alba (Cuneo), Velletri (Roma), e Genova. In questi ruoli tenne e pubblicò, fra il 1885 e il 1890, discorsi e conferenze di argomento vario. Le incombenze scolastiche non gl’impedirono tuttavia di continuare le indagini scientifiche. A un momento cruciale delle vicende antiche della Gallia Cisalpina dedicò due articoli: I Cimbri e i Teutoni contro i Galli e i Romani. Ricerche storiche, in Archivio trentino, IV (1885), pp. 157-208, e I Cimbri in Italia, ibid., VIII (1889), pp. 51-66.
Contro una proposta di Vincenzo De Vit, che faceva discendere i Cimbri per la val d’Ossola, confermava con buoni argomenti la tesi di quegli studiosi, anche trentini, che avevano proposto la valle dell’Adige. A tale idea, contestata nuovamente da Ettore Pais a favore di un itinerario per la valle del Natisone, Oberziner si mantenne fedele pure in due pubblicazioni posteriori: l’Appendice del volume Le guerre di Augusto contro i popoli alpini, cit. (pp. 209-221) e l’articolo Le fonti di Plutarco per un episodio della vita di Mario (Archivio trentino, XIX [1904], pp. 10-31).
Seguì un volume di argomento greco: Alcibiade e la mutilazione delle erme. Contributo alla storia della democrazia ateniese (Genova 1891). In questo lavoro – dedicato alla moglie Renata De Maldé, da cui ebbe due figli, Giulio e Silvia – Oberziner offre un riesame analitico, anche se non particolarmente originale, dell’attività di uno dei protagonisti della lotta politica nella seconda e terza fase della guerra del Peloponneso.
La nuova monografia rispondeva probabilmente all’esigenza di acquisire un titolo complementare ai precedenti, nella prospettiva di un passaggio alla carriera accademica. Fallito anche per il parere negativo di Pais (lettera del 20 giugno 1891, in Nenci, 1981, pp. 1090-1092) un primo tentativo di ottenere la libera docenza di storia antica, continuò l’attività di insegnante (1891-95) e conferenziere, sviluppando contemporaneamente quella di ricercatore. Raggiunta finalmente la necessaria qualifica (30 giugno 1899), da quell’anno accademico tenne all’Università di Genova (città in cui rimase comunque titolare della cattedra liceale) un corso libero con valore legale di storia antica.
Questo periodo si concluse con la pubblicazione della monografia Le guerre di Augusto contro i popoli alpini (cit.) e dell’articolo I Liguri antichi e i loro commerci. Ricerche storiche (in Giornale storico e letterario della Liguria, III [1902], pp. 5-28, 81-115, 191-250), oltre che del volume Origine della plebe romana, Leipzig-Genova 1901.
Nel primo lavoro, che ricostruisce i tempi e le forme della conquista romana dei vari settori dell’arco alpino dalle guerre liguri e galliche di età preannibalica alle campagne militari del principe e dei suoi collaboratori, ribadiva l’«italicità» dei Reti cisalpini e la precocità dell’inizio del processo di romanizzazione del Trentino. L’opera fu oggetto di più recensioni, tra cui particolarmente notevole risultò quella del suo conterraneo Vigilio Inama (Archivio trentino, XVI [1901], pp. 112-120). Tesi centrale dell’altro volume è che la plebe romana discendesse dalla popolazione indigena primitiva del Lazio sottomessa dagli Italici venuti dal nord nel corso dell’Età del bronzo, conclusione liquidata sommariamente, fra gli altri, da Gaetano De Sanctis (Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 225 n. 1).
Dopo una breve permanenza al liceo Umberto I di Roma, grazie anche all’aiuto di Vigilio Inama, docente di letteratura greca e preside nella R. Accademia scientifico-letteraria di Milano, che avrebbe ricordato con gratitudine (Archivio trentino, XXVII [1912], pp. 191-202), nel 1902 fu chiamato come professore straordinario alla cattedra di storia antica della medesima istituzione, di cui divenne ordinario nel 1907, insegnandovi, anche dopo la sua trasformazione in R. Università statale (1924-25), fino quasi alla morte.
Negli anni precedenti alla Grande Guerra le sue attività scientifiche e didattiche si mantennero prevalentemente su un piano ‘tecnico’ (a parte l’enfasi ripetuta sull’‘italicità’ delle antiche popolazioni del Trentino e qualche denuncia della ‘barbarie’ austriaca).
Per quanto riguarda il primo aspetto, vanno segnalati anzitutto due interventi nell’ambito della R. Accademia: Teodoro Mommsen (30 novembre 1817-1 novembre 1903), commemorazione del 17 novembre 1903, significativa di un controverso rapporto con il maestro ‘pangermanista’ e con la cultura tedesca (Archivio storico lombardo, XXX [1903], 40, pp. 559-572); Le origini del Cristianesimo nella critica e nell’ipercritica, prolusione del 5 dicembre 1904, estesa fino alle interpretazioni socialiste e moderniste (R. Accademia scientifico-letteraria [Facoltà di filosofia e lettere], Annuario per l’anno scolastico 1904-05, pp. 19-53).
Consistenza diversa presentano dei lavori dedicati ad aspetti regionali della storia del basso Impero e dell’Età moderna. Più sostanzioso è Antichi rapporti fra la Chiesa di Trento e le Chiese di Milano e Aquileia (in Dai tempi antichi ai tempi moderni. Da Dante al Leopardi, Milano 1904, pp. 603-631, ripubblicato in Per il XV Centenario della morte di S. Vigilio vescovo e martire, Trento 1905, pp. 141-161. Sull’argomento tornò in uno dei suoi ultimi scritti: Il culto di s. Vigilio a Milano, in Studi trentini di scienze storiche, IX [1928], pp. 1-9); meno ‘accademici’ sono: Vita trentina nel Cinquecento, in Tridentum, X, (1907) [ma 1908], pp. 365-387, edito anche a sé (Trento 1908) e Una data memorabile. Commemorazione centenaria dell’annessione del Trentino al Regno Italico (1810), in Il Risorgimento italiano, III (1910), pp. 1-27, poi compreso nel volume La Venezia tridentina nel Regno Italico (1810-14), Roma 1919, pp. 79-115.
Altre indagini riguardarono filoni già in precedenza coltivati: a quello concernente le vicende arcaiche dell’Urbe appartengono Diarchia regia e consolare a Roma, in Rivista di storia antica, n.s., I (1907), pp. 409-460 (in cui sostiene che dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo – che avrebbe imposto, contro la tradizione diarchica precedente, una soluzione monarchica – fu ripristinata la diarchia, inizialmente regia, poi consolare) e Patriziato e plebe nello svolgimento delle origini romane, Milano 1912 (che ribadiva la teoria esposta in Origine della plebe, cit.); a quello relativo al molteplice quadro etnico del Mediterraneo antico e in particolare della zona tirrenica, sono da riferire: I popoli del mare delle iscrizioni geroglifiche e l’Italia, in Memorie (del) Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 3, XIII (1913), pp. 281-306 e Le regioni occidentali del Mediterraneo nelle fonti ebreofenicie, in Studi storici per l’antichità classica, n.s., I (1913), pp. 199-227.
L’approdo a quest’ultima rivista, di cui fu tra i collaboratori dichiarati nel frontespizio della nuova serie (1913-15), mostrò il suo avvicinamento a Pais, confermato, negli ultimi anni, dai lavori accolti in Historia. Studi storici per l’antichità classica. Buona parte di tali ricerche vennero trasfuse nell’ampio e articolato impegno didattico presso la R. Accademia scientifico-letteraria (per i titoli dei corsi fino all’a.a. 1914-15, cfr. Clerici, 2001, passim).
Anche per le difficoltà create dalla stipulazione della Triplice alleanza nel 1882, Oberziner era stato inizialmente vicino al programma che si limitava a rivendicare l’autonomia di Trento rispetto a Innsbruck. La sua presa di posizione più interessante al riguardo comparve in una serie di articoli per il quotidiano L’Alto Adige, raccolti pure in fascicolo (Trentini e Tirolesi, cit.). Lo scoppio del conflitto mondiale (nel corso del quale il figlio Giulio venne ferito ed ebbe una decorazione al valor militare), oltre a indurlo a un quasi completo abbandono del piano ‘tecnico’ per quello militante, determinò il suo accostamento alle posizioni più radicali dell’irredentismo, in particolare a quelle di Ettore Tolomei, e un crescente impegno nell’ambito del Circolo trentino di Milano, tradottisi anche in forme di «attività nemica all’Austria» che provocarono (aprile 1916) la sua condanna per alto tradimento e la conseguente confisca dei beni possedeti nella provincia natale (Archivio per l’Alto Adige, XXIX [1934], pp. 909 s.). Del tutto coerente con tali vicende risultò dunque la sua entrata nell’Associazione politica fra gli Italiani irredenti, costituitasi all’inizio del 1918. A queste scelte corrispose un’intensa mobilitazione pubblicistica e propagandistica: da una rassegna dei lavori che pubblicò tra il 1914 e il 1923 su riviste dei più diversi orientamenti emerge l’assoluto prevalere di quelli riferibili al versante politico.
In tale ambito vanno menzionati alcuni saggi apparsi nei momenti cruciali della disputa fra l’elemento italiano e quello tirolese (sostenuto anche da intellettuali austriaci di origine diversa e da esponenti della cultura tedesca): durante l’ultima fase della guerra Fra le Alpi Tridentine. Menzogne e realtà, Milano 1918, conferenza tenuta il 17 febbraio 1918 e ripetuta in varie sedi (per confluire da ultimo con il titolo Il martirio di un popolo, in Per la coltura magistrale, Bologna 1921, pp. 183-230); immediatamente dopo la vittoria, I confini d’Italia, volantino anonimo diffuso in migliaia di copie nel novembre del 1918 (l’attribuzione a Oberziner risulta da Tolomei, 1918, pp. 400 s.); al tempo delle discussioni circa la nuova linea di frontiera, Cenni geografici e Attraverso la storia trentina, in Il martirio del Trentino, Milano 1919, rispettivamente pp. 11-30 e 31-43 (Milano 1921, pp. 9-30 e 31-46); nel corso del dibattito sullo statuto giuridico della nuova minoranza di lingua tedesca, Cenni storici della Venezia Tridentina, in Nell’Alto Adige. Per la verità e per il diritto d’Italia, Milano 1921, pp. 21-38 (quest’ultimo volume costituì la risposta alla traduzione italiana di una monografia a più voci della controparte: La passione del Tirolo innanzi all’annessione, a cura di K. von Grabmayr, Milano 1920).
Riprendendo formulazioni già presenti nelle prime indagini e sviluppate negli anni del conflitto, in sintonia con le rivendicazioni più drastiche dell’irredentismo italiano, Oberziner sostenne la necessità di portare la nuova linea di confine al Brennero con argomenti di carattere geografico-strategico e naturalistico, ma soprattutto di ordine storico, alla base dei quali si ponevano l’‘italicità’ originaria dei Reti cisalpini e il loro precoce e quasi completo inglobamento nell’Italia romana.
Del tutto in linea con tale massimalismo fu un suo intervento nella questione adriatica: Dalmazia nostra. Parole dette al Congresso nazionale pro Fiume e Dalmazia tenuto a Milano il 12 marzo 1919 (Miscellanea Pandiani, Genova 1921, pp. 253-261).
In tale contesto risultano forse meno significativi i pochi lavori di argomento greco e romano in senso stretto: La naumachia d’Alalia e le tradizioni storiche de’ Focei d’Occidente, in Rendiconti (del) Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XLIX (1916), pp. 379-392; Spunti sicelioti nelle più antiche leggende laziali, in Archivio storico per la Sicilia orientale, XVI (1919), pp. 204-208; Appunti sull’Iure papiriano, in Historia. Studi storici per l’antichità classica, I (1927), pp. 15-23; Gneo Flavio e i fasti calendari, ibid., II (1928), pp. 345-352. Tra i saggi ‘tecnici’ ha comunque rilevanza particolare quello dedicato a una delle figure di maggiore prestigio della R. Accademia scientifico-letteraria, la Commemorazione di Attilio De Marchi, in Rendiconti (del) Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, L (1917), pp. 197-211.
Oltre che di varie accademie e sodalizi trentini e lombardi, Oberziner fu membro dell’Associazione archeologica romana e del R. Istituto di archeologia e storia dell’arte di Roma e socio corrispondente dell’Istituto archeologico germanico e dell’Istituto archeologico austriaco. Ciò non lo mise al riparo, negli ultimi anni, dal tanto micidiale quanto iniquo giudizio di Karl Julius Beloch, fondatore della Scuola romana di storia antica ed esponente principale dello schieramento antipaisiano (lettera di Plinio Fraccaro a De Sanctis, 25 febbraio 1928, in Polverini, 1985, p. 108 n. 32).
L’ultima opera, elaborata per un lungo periodo ma pubblicata soltanto verso il termine della sua vita, fu l’ampio romanzo Canto di Femio. Sogno. Storia ciclica (Milano 1929 [1930]).
Al capitolo introduttivo (non immemore di taluni modelli fogazzariani), la cui vicenda è immaginata in una città del Trentino ancora austriaco, segue, dentro una ‘cornice’ a dittico riferita al medesimo periodo prebellico, di ambientazione rispettivamente romana e trentina, la narrazione del ‘sogno’ di un giovane intellettuale, che (secondo uno schema riconducibile in parte a La légende des siècles di Victor Hugo) ripercorre la storia dell’umanità dalle origini alla fine attraverso una serie di capitoli, ciascuno dominato da una figura di donna, che traducono sul piano letterario anche motivi presenti nella sua produzione storiografica.
Dopo una lunga malattia morì a Trento il 5 novembre 1930.
Per l’indicazione delle opere, oltre ad Ambrosi (1894), Emert (1931), Lanzani (1931; coadiuvata da Silvia Oberziner), si veda Scritti di Giovanni Oberziner, in appendice a G. Bandelli, Antichità e irredentismo nell’opera storiografica di Giovanni Oberziner, in Studi trentini, XCII (2013), 2, in corso di stampa.
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I testi della condanna per alto tradimento (Innsbruck, 4 aprile 1916) e del provvedimento di confisca (16 aprile 1916) in Archivio per l’Alto Adige, XXIX (1934), pp. 909 s.; la motivazione della medaglia al figlio Giulio (Lokvica, 3 novembre 1916) è riportata in Canto di Femio, cit., p. 5. R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze, Annuario per l’anno accademico 1882-83, pp. 46, 51; 1883-84, p. 60; F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, pp. 379-380; E. Tolomei, Pagine e battaglie per l’Alto Adige (1916-17), in Archivio per l’Alto Adige, XII (1917), pp. 161-691; E. Tolomei, Cronaca, ibid., XIII (1918), pp. 204-680, in partic. 235 s.; Miscellanea Pandiani, Genova 1921, p. V; [E. Tolomei], Commemorando, in Archivio per l’Alto Adige, XXV (1930), pp. 795-806; C. Lanzani, G. O., in Historia. Studi storici per l’antichità classica, V (1931), 1, pp. 45-50; G.B. E[mert], G. O., in Studi trentini di scienze storiche, XII (1931), pp. 87-91; G. 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