ARCHETTI, Giovanni Andrea
Nacque a Brescia l'11 sett. 1731 da Pietro e da Paola Giroldi; la famiglia, di ricchi mercanti, in seguito all'acquisto del feudo di Formigara nel distretto di Cremona, presso Pizzighettone, otteneva nel 1743 dall'imperatrice Maria Teresa il titolo di marchesi di Formigara e baroni del S.R.I.
Notizie sugli studi e la carriera dell'A. si ricavano dal processo informativo del 6 sett. 1775, intentato in occasione della nomina ad arcivescovo titolare, di Calcedonia (Arch. Segreto Vaticano, Processus Datariae, vol. 152, ff. 366-380). L'A. si era laureato il 16 maggio 1754 a Roma, nell'archiginnasio della Sapienza, in diritto canonico e civile; iniziata subito dopo la carriera ecclesiastica - benché venisse ordinato sacerdote soltanto il 10 sett. 1775 -, aveva coperto importanti cariche nella curia e nell'amministrazione dello Stato pontificio. Nel 1756 era stato nominato da Benedetto XIV vicelegato di Bologna; il 23 nov. 1759 era divenuto ponente della S. Congregazione della Consulta, arrivando però a Roma, per occupare la sua nuova carica, solo il 20 nov. 1760 (ibid., Sacri Palazzi Apostolici, Ammissione nel ruolo dei partecipanti, 1761, n. 6). Della Consulta fece parte per quindici anni, diventandone infine prosegretario. Fu anche consultore della S. Congregazione dei Riti e protonotario apostolico del numero dei partecipanti, dei quali divenne anche decano. Di questa attività, tuttavia, non conosciamo particolari: si sa soltanto che il 16 ag. 1773 fu l'A. a promulgare il breve dì soppressione dei gesuiti nel Collegio Germanico della Compagnia, che si trovava allora nell.'Apollinare.
Il 31 ott. 1775 fu, nominato nunzio,in Polonia, dove giunse, già col titolo di arcivescovo di Calcedonia, verso la metà dell'aprile 1776, succedendo nella carica a mons. G. Garampi, trasferito a Vienna. Il 29 aprile presentò le sue credenziali al re in Varsavia. La Dieta polacca aveva svolto un'attività intensa, concernente non soltanto lo Stato ma anche la Chiesa. Durante la sua lunga nunziatura l'A. fu non solo attento spettatore degli eventi, ma anche partecipe, facendo ogni sforzo per far valere i principi e gli interessi della Chiesa. Tentò di esercitare la sua influenza - anche di fronte alla Commissione dell'educazione nazionale, presieduta dal vescovo di Plosko, fratello del re di Polonia - particolarmente nei dibattiti relativi all'insegnamento, ai beni della soppressa Compagnia di Gesù e alla sostituzione delle loro scuole. L'A. impedì anche la soppressione dell'ordine del S. Sepolcro, voluta dalla Commissione per far usufruire dei beni dell'ordine l'università di Cracovia.
Lo smembramento della Polonia aveva determinato una difficile situazione locale per la Chiesa: le nuove frontiere tagliavano spesso in due le diocesi, creando difficoltà disciplinari e d'apostolato. Il compito del nunzio implicava così anche importanti negoziati con il governo della Prussia e soprattutto con quello della Russia, sotto il cui dominio erano passati i cattolici uniati dell'Ucraina e della Lituania, considerati dagli ortodossi come dei rinnegati, e perciò vessati e costretti all'apostasia. L'A. doveva ottenere anche la pubblicazione del breve di scioglimento della Compagnia di Gesù in Prussia e nella Russia, dove i gesuiti, godendo dell'appoggio dei sovrani per i servizi resi come msegnanti, avevano continuato la loro attività, e in Russia anzi avevano eletto un loro generale. Dopo molte trattative l'A. raggiunse il suo scopo nella Prussia, nel 1780, mentre Caterina II non permetteva la soppressione dell'ordine, lo metteva sotto la protezione di Stanislao Siestrzencewicz, sua creatura, che voleva far diventare il capo dei cattolici dei suoi Stati, nominandolo all'arcivescovato di Mohylów, eretto da lei stessa nel 1782. Nel novembre di quell'anno la questione dei gesuiti era ancora aperta; l'A. riceveva nel frattempo da Caterina II la richiesta del pallio per l'arcivescovo di Mohylów, e la consacrazione del coadiutore Benistawski a vescovo ausiliario.
L'affare Siestrzencewicz costituì un grave e complesso problema per la Santa Sede. Pio VI inviò l'A. nell'aprile 1783in missione speciale in Russia: partito da Varsavia il 14 giugno, l'A. arrivò a Pietroburgo il 4 luglio, dove venne ricevuto con grande onore; in quella città il 18 ott. 1783 consacrò la prima chiesa cattolica. Il 18 genn. 1784 il Siestrzencewicz ricevette il pallio dall'A., e il 6 febbraio venne consacrato vescovo ausiliario il suo coadiutore Benisùawski. Riprese le trattative sui gesuiti, senza nulla riuscire a concludere per la tattica defatigatoria del primate e della stessa zarina; l'A. si conquistò però il favore di questa, che richiese per lui il cappello di cardinale. Nel maggio, giunse la notizia della nomina e del richiamo.
Le lunghe trattative condotte dall'A. per regolarizzare la situazione ecclesiastica in Russia, anche se non risolsero molti importanti problemi, pure fecero della sua nunziatura una tappa importante nei negoziati diplomatici fra Santa Sede e Russia. Sulla nunziatura dell'A. in Russia esiste una lunga relazione coeva, per molto tempo attribuita erroneamente allo stesso A.; l'autore è invece mons. Gioacchino Tosi (cfr. J. Gagarin, Lés Jésuites d e Russie (1772-1785). Un Nonce du Pape à la Cour de Catherine II, Mémoires d'Archetti,Paris-Bruxelles 1872, e W. Kratz, Wer ist der Verfasser der Memoiren über die Legation Archettis?, in Archivum Hist. Soc. Jesu, XV [1946], pp. 1555-159).
L'A. lasciò Pietroburgo il 13 giugno 1784, e venne creato cardinale prete del titolo di S. Eusebio il 20 settembre dello stesso anno; il berretto cardinalizio glielo impose il re di Polonia Stanislao Poniatowski, il 24 ottobre, a Grodno. Lasciata la Polonia alla fine dei novembre 1784, ritornò in Italia passando per Dresda, Praga e Vienna. Il 25 genn. 1785. Si fermò a Brescia, sua città natale, dove venne accolto con grande solennità; il 2 aprile la sua famiglia era aggregata alla nobiltà bresciana, secondo il desiderio espresso dallo stesso A. nella lettera con cui comunicava, ancora dalla Polonia, la sua promozione alla sacra porpora.
Ritornato a Roma il 7 giugno 1785, il 27 dello stesso mese venne nominato legato a latere a Bologna, dove arrivò il 17 settembre, come risulta dalla sua prima relazione (Arch. Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Bologna, vol. 126, f. 90).
La situazione che l'A. trovò nella nuova sede era particolarmente difficile, per i vivaci contrasti sorti intorno al piano economico-amministrativo di Pio VI e dei cardinale Boncompagni, predecessore dell'A. e poi segretario di stato. Il piano - che tentava da una pane di introdurre uniformità amministrativa, e dall'altra di creare un equilibrio tributario in tutto lo Stato - favoriva chiaramente, di fronte all'aristocrazia bolognese, il popolo minuto, gli agricoltori, che formavano la maggioranza della popolazione locale; ma la fu troncata in seguito ad una lunga lotta, tra il senato di Bologna e il governo pontificio, cui pose termine solo l'entrata dei Francesi a Bologna nel 1796. Questi contrasti occuparono tutto il periodo della legazione dell'A., ma il suo atteggiamento, la sua linea d'azione di fronte alla opposizione dei Bolognesi sono un problema ancora non chiarito dagli studi. L'A. era, questo è certo, favorevole al piano Boncompagni, che voleva però attuare gradualmente, tentando di conciliare punti di vista e interessi opposti, condannando e isolando il "falso zelo di quei pochi cittadini e senatori".
Il 28 maggio 1795 l'A. fu nominato vescovo di Ascoli Piceno; vi giunse ai primi di ottobre e resse la diocesi per un decennio, fino alla morte. Gli avvenimenti politici non gli consentirono né un governo tranquillo né una presenza continua nella diocesi, tuttavia si sforzò di incrementarvi sia la vita religiosa, sia un miglioramento economico. Negli anni 1797-1799 ebbe per vicario generale il prevosto della cattedrale di Cingoli, F. S. Castiglioni, il futuro Pio VIII. Il 18 marzo 1798 il comandante francese di Macerata lo fece condurre a Roma, donde il 22 marzo venne trasferito, insieme con altri cardinali, a Civitavecchia nel convento dei domenicani; rimase prigioniero per poco tempo, ma non poté ritornare nella diocesi. Andò così prima a Gaeta, poi a Napoli, al cui Regno apparteneva una parte della sua diocesi. Morto Pio VI il 29 ag. 1799, prigioniero a Valenza in Francia, l'A. prese parte al conclave, che si riunì a Venezia, dove giunse ai primi di ottobre. Durante il lungo conclave (1° dic. 1799-14 marzo 1800) l'A., che sosteneva la candidatura del cardinale Mattei arcivescovo di Ferrara, di fronte al cardinale Bellisomi vescovo di Cesena, fu anch'esso tra i proposti.
Fra i primi atti del nuovo papa, Pio VII, fu la promozione dell'A. a cardinale vescovo di Sabina (2 apr. 1800), il che non impedì all'A. di conservare anche l'amministrazione della diocesi di Ascoli Piceno, dove rientrò dopo aver accompagnato Pio VII da Venezia a Roma. Nel giugno 1805 si recò a Brescia, per sistemare alcuni affari domestici ed ancora vi si trovava quando venne nominato da Napoleone, con cui s'incontrò a Brescia, al vescovato della città, rimasto vacante, per la morte di mons. Nani, sin dal 23 ott. 1804. L'A. però non accettò la nomina.
Tra i biografi dell'A., il Guerrini attribuisce all'A. il desiderio di ottenere il vescovato della città natale, ma la corrispondenza svolta in proposito a questa nomina tra l'A. e il card. Consalvi, segretario di stato (Arch. Segreto Vaticano, Cardinali, 1805 m. 174-176, 197), mostra il contrario. Secondo questa fonte l'A. ricusò la nuova carica sia per la grave età, sia perché non gli era sfuggita la precaria situazione finanziaria della diocesi bresciana; aveva perciò condizionato l'accettazione al miglioramento della mensa vescovile, e, tardando ad avere assicurazionì, preferì tornare ad Ascoli.
Partì da Brescia il 20 sett. 1805 ed arrivò ad Ascoli il 30 dello stesso mese; poco dopo il ritorno si ammalò, e morì il 5 nov. 1805, là sepolto nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: La lunga ed intensa attività dell'A. è studiata soltanto in parte. Nella Biblioteca Queriniana di Brescia si trova una sua biografia inedita (Ms. K. IV, 9, misc. 5 e Fondo Fè d'Ostiani, ms. 38). L'archivio dell'A. si trova nella Biblioteca Civica di Bergamo, donato dagli credi; le sue carte relative alle missioni diplomatiche in Polonia e in Russia, rivendicate dalla Santa Sede, sono nell'Archivio Segreto Vaticano.
G. Dandolo, La caduta della repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni, studii storici. Appendice, Venezia 1857, p. 157; G. Rosa, Notizie del cardinale A. A. nunzio in Polonia, in Arch. stor. ital. ,s. 3, I, p. 1 (1865), pp. 63-89; J. Gaguin, La compagnie de Jésus conservée en Russie, après la supp ression de 1772, Récit d'un Jésuite de la Russie-Blanche. Les Jésuites de Russie, 1772-1784, Paris 1872; P. Capponi, Memorie storiche della Chiesa Ascolana e dei vescovi che la governarono, Ascoli Piceno 1898, pp. 185-191; J. Gendry, Pie VI, sa vie, son pontificat (1717-1799), voll. 2, Paris s. d. [ma 1906], vedi Indice; A. Steinhuber, Geschichte des Kollegium Germanikum Hungarikum in Rom, II, Freiburg in Br. 1906, pp. 180, 193; J. Schmidlin, Papstgeschichte der neuesten Zeit,I, Papstum und Päpste im Zeitalter der Restauration (1800-1846), München 1933, pp. 19, 22, 480; L. von Pastor, Storia dei Papi, XVI, 3, Roma 1934, vedi Indice; E.Carusi, Lettere inedite di Gaetano Marini, II-III, Città del Vaticano 1938-1941, vedi Indice; V. Meysztowicz, De archivo nuntiaturae Varsaviensis, quod nunc in Archivo Secreto Vaticano servatur (Studja Teologiczne, XII), Vaticani 1944, pp. 31-34; L. Kurdybacha, Kuria Rzymska wobec Komisii Edukacii Narodowej w latach 1773-1783 (Polska Akademia Umiejetnosci, Archivum Komisji do Dziejov Oswiaty i Szkolnictwa w Polsce, Nr. 7), Kraków 1949, vedi Indice; Memorie del cardinale Consalvi, a cura di M. Nasalli Rocca di Corneliano, Roma 1950, pp. 192, 193, 383, 393; M. J. Rouët de Journel, Nonciatures de Russie d'après les documents authentiques, I, Nonciature d'Archetti, 1783-1784, Città del Vaticano 1952; J. Fabre, S. A. Poniatowski et l'Europe des lumières, Paris 1952, v. Indice; G. Berti, Russia e Stati italiani nel Risorgimento, Torino 1957, vedi Indice; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., VI, Patavii 1958, pp. 34, 101, 161; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, Paris 1924, coll. 1546 s.