BAROTTI, Giovanni Andrea
Nacque a Ficarolo, presso Ferrara, il 30 dic. 1701 da Giuseppe e da Brigida Brunetti. Ancora giovane, venne inviato a Ferrara dallo zio Giuseppe Barotti, canonico, per seguire i corsi di umanità e di filosofia presso il collegio dei gesuiti. Poi, per volere del padre, seguì le lezioni di diritto di p. Paolo Montanari, e verso il 1720 conseguì la laurea in utroque presso l'università di Ferrara.
Intraprese quindi la carriera forense, ma con scarsi risultati nonostante un notevole impegno. Per cui, dopo aver aperto una scuola di diritto per giovani studenti da avviare alla laurea, abbandonò affatto l'avvocatura, sembra per la perdita ingiusta di una causa, e per incitamento soprattutto di Girolamo Baruffaldi senior si dedicò interamente alla poesia e agli studi letterari.
Primo e infelice saggio poetico sono le venticinque ottave dal titolo La gola superata dall'astinenza, in I vizi capitali, Ferrara 1728. Come membro dell'Accademia della Vigna, fondata dal Baruffaldi, aveva già scritto e pubblicate anonime molte prose e versi contro l'altra Accademia detta della Selva: una produzione di scarsissimo rilievo.
Fatto membro della più antica Accademia degli Intrepidì, vi recitò nel 1729 il discorso Sopra l'intrinseca ragione del proverbio "Nessun Profeta alla sua patria è caro", il primo dei suoi discorsi accademici, nei quali riuscì a far accettare, grazie allo stile familiare e dimesso, un'erudizione abbondante e inadeguata alla futilità del soggetto. Migliori esempi di "trattenimenti accademici" diede con gli altri discorsi: Del dominio delle donne, discorsi due, Bologna 1746; Delle chiome bionde, e ciglia nere di,Alcina, Padova 1746; Della minore ìnfelicità delle donne; Della dote; Dell'indole di Ferrara (questi ultimi editi la prima volta in Prose italiane, I, Ferrara 1770).
Ma il B. era particolarmente portato alla critica e alla esegesi di testi, più che alla trattazione originale, come appare dalle Considerazioni sulla Via della Croce di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1733, in cui dà prova della sua profonda conoscenza della letteratura teologica. Due anni dopo, premessa al primo volume delle Considerazioni di G. G. Orsi, Modena 1735, pubblicò la traduzione dell'opera del Bouhours, Manière de bien penser dans les ouvrages de l'esprit, con una breve prefazione sulle difficoltà di tradurre fedelmente. Chiamato poi a collaborare alla composizione del poema in venti canti Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, il B. accettò soltanto di curare le annotazioni ai singoli canti, che videro la luce nell'edizione bolognese del 1736. Le note, così abbondanti che occupano quasi la metà del volume, per la gran quantità di detti, di proverbi, di locuzioni popolari, di usi poetici, richiamati con scrupolosa esattezza ed esaminati nella genesi e neRe fonti, sono ancora utffl non solo per la esegesi della poesia giocosa, ma anche per la conoscenza della vita sociale del Settecento.
Nel 1738, primo della sua famiglia, venne accolto nel Consiglio Maggiore ed eletto nel Magistrato dei Savi. Propugnò allora l'istituzione di un'Accademia del Disegno, di cui dettò le leggi e pronunciò l'orazione inauguralt. Andava intanto preparando l'edizione critica della Secchia rapita del Tassoni, quando si vide preceduto dal. modenese Pellegrino Rossi, che stampava a Piacenza, senza il testo, le sue Annotazioni. Contro quest'opera che toglieva valore di novità alla sua edizione il B. pubblicò anonimo un suo Errata corrige per le annotazioni del Dott. P. Rossi, Venezia 1738, e l'anno successivo la Querela per la ristampa... delle Annotazioni..., [Ferrara] 1739.
Più che in queste operette il vigore polemico del B. si manifesta nella critica della famosa Biblioteca dell'eloquenza Italiana di Giusto Fontanini, che, uscita a Roma nel 1736 in una terza edizione accresciuta, conteneva, oltre a molti errori e lacune, alcuni aspri giudizi su poeti e letterati italiani .
Mentre L. A. Muratori faceva le difese degli autori modenesi e S. Maffei quella dei veneti, il B. si assunse il compito di difendere i ferraresi, attribuendo tuttavia gli errori e gli avventati giudizi non al Fontanini ma ad un ipotetico continuatore della sua opera: il che gli permise una maggiore libertà ed asprezza, specie nella coraggiosa difesa del Savonarola. La Difesa degli Scrittori ferraresi del B. uscì nel volume Esami di vari autori sopra il libro intitolato L'Eloquenza Italiana di G. Fontanini, Rovereto [ma Venezia] 1739.
In questo stesso anno, preposto all'Annona, dovette prendere i provvedimenti necessari per rimediare alla grave carestia che infieriva nel Ferrarese e l'anno successivo pubblicò una sua Informazione, Ferrara 1740, in cui rese conto del suo operato. Nel 1741 pubblicò la monumentale edizione di tutte le opere dell'Ariosto che, ristampata nel 1745, fu Poi migliorata e accresciuta di inediti nella edizione veneziana del 1766.
Il primo volume delle opere si apre con una Vita dell'Ariosto, che per la ricchezza d'informazione godé di meritata fortuna e accompagnò per un secolo la lettura del Furioso,di cui il B. volle stabilire il testo valendosi anche dell'autografo anziché della sola edizione del 1532. Soprattutto pregevole fu il lavoro dedicato alle opere minori, per i molti inediti (che saranno accolti nelle successive edizioni) oltre che per la risoluzione spesso felice di non poche questioni di testo.
Nel 1744 pubblicò a Modena l'edizione critica della Secchia Rapita del Tassoni, condotta su quella rarissima dei 1624 (corretta una seconda volta secondo i desideri di Urbano VIII) e non su quella del 1630, ma con le varianti dei manoscritti e di tutte le altre edizioni, e preceduta da una dotta prefazione intorno alla composizione della Secchia (di cui per primo il B. fissa la data alla fine del 1614 anziché al 1611, come voleva far credere il poeta). Quanto alle note, il B. riesce assai spesso a scorgere le allusioni a fatti e a personaggi contemporanei del poeta, utilizzando convenientemente gli scritti e le lettere di lui; né tralascia alcuna occasione per introdurre osservazioni di lingua e di stile e per richiamare continuamente alle fonti di poemi giocosi e cavallereschi anche poco conosciuti, a miglior chiarimento del testo.
Fu nominato di nuovo fra i Savi nel 1742; ma scaduto il triennio della carica, con intransigenza ritenuta eccessiva, venne escluso dal Consiglio Maggiore e dal Magistrato. Non per questo cessò dall'occuparsi attivamente degli affari cittadini. Nominato il 3 giugno 1747 bibliotecario perpetuo dell'università, riuscì a far acquistare nel 1750 la bellissima biblioteca del cardinale Bentivoglio e nel 1752 venne nominato membro perpetuo e segretario della Congregazione dei Lavorieri, un magistrato preposto al regolamento delle acque da lui proposto e organizzato. Collaborava in questa carica con l'ingegnere Romualdo Bertaglia, che gli forniva le notizie tecniche necessariema quest'ufficio, nel quale durò per diciotto anni, gli procurò amarezze e inimicizie, specie da parte dei notabili del Consiglio esautorato in parte dal nuovo Magistrato delle Acque.
Nel 1757 pubblicò a Venezia le Memorie intorno alla vita del p. Giacomo Sanvitali, noto probabilista gesuita, che gli sollevarono contro l'ira dei "rigoristi"; sicché nel 1767 scrisse una Difesa delle Memorie intorno al p. Sanvitali, nella quale soprattutto contestò l'accusa di aver trattato in senso apologetico del Sanvitali. Si occupò quindi di riordinare le sue prose per fame una nuova edizione che uscì infatti nel 1770 a Ferrara, in tre volumi. Esse raccolgono gran parte delle edite e alcune delle moltissime inedite. Postume, a cura del figlio Lorenzo, uscirono a Ferrara nel 1777 le Memorie istoriche dei letterati ferraresi.
Nel 1771, nella riforma dell'università e del Magistrato delle Acque, da lui stesso auspicata, fu esonerato da Clemente XIV dalle cariche che gli erano state date a vita. Era già ammalato gravemente e morì in Ferrara il 10 genn. 1772.
Bibl.: Ferrara, Bibl. Ariostea, ms. Antonelli,n. 362: G. Faustini, Biblioteca degli scrittori ferraresi; I. Ansaldi, Oratio in Ferrariensi Atheneo habita anno 1753, Ferrariac s.d., pp. 14 s.; G. M. Mazzucheui, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 407-409; F. Gusta, De vita et scriptis I.A.B., Maceratae 1780; G. Tiraboschi, Storia d. lett. ital., VII, Venezia 1824, pp. 1665-1667; L. Barotti, Memorie istoriche dei letterati ferraresi, II, Ferrara 1793, pp. 349-369; L. Ughi, Diz. storico degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 30; L. Ariosto, Orlando Furioso, a cura di O. Morali, Milano 1818, pp. XXII-XXV, XXXIII; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, I, Venezia 1834, pp. 238-241; G. Antonelli, Indice dei mss. della Civica Biblioteca di Ferrara, Ferrara 1884, v. Indice; G. Rossi, La secchia rapita col commento di P. Papini, in Giorn. stor. d. letter. ital., LXII (1913), pp. 147, 157 s.; A. Tassoni, La secchia rapita, a cura di G. Rossi, Roma 1918, pp. VII s.; A. Tassoni, La secchia rapita, a cura di F. L. Mannucci, Torino 1928, p. XXXIV; G. Agnelli G. Ravegnani, Annali delle edizioni ariostee, I, Bolona 1933, pp. 7, 231; G. Frati, Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani, Firenze 1933, p. 54; A. Tassoni, La secchia rapita, a cura di G. Bertoni e C. Angeli, Modena 1935, pp. XII s., XVI; L. Areosti Carmina, rec. Ae. Bolaffi, Modena 1938, pp. XXIV-XXVIII; G. Parenti, Aggiunte al Diz.bio-bibliografico... di C. Frati, I, Firenze 1957, p. 88.