LORENZANI, Giovanni Andrea
Nacque a Roma il 29 nov. 1637 da Giovanni Antonio e da Lorenza Baratta, sorella del pittore Lazzaro Baratta.
Poco è noto dei suoi studi, che egli definisce scarni e frettolosi, e in genere della sua giovinezza, caratterizzata da un sollecito inserimento nel laboratorio paterno di ottonaio in via dei Coronari, a proseguire quella che da generazioni era l'attività di famiglia. Da un suo Compendio del contaggio di Roma dell'anno 1656, rimasto manoscritto (Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 1704, cc. 222-227; altra copia nel ms. Bologna, Biblioteca Universitaria, Mss., 278, int. 40), si apprende che fu colpito dalla pestilenza di quell'anno, ma che riuscì a guarire rapidamente; poco più avanti, ventiduenne, sposò Giovanna Petrucci, dalla quale tra il 1661 e il 1687 ebbe otto figli. La professione di ottonaio, esercitata con successo evidente, come attestano i beni progressivamente cumulati, gli procurò contatti con le maggiori famiglie romane, in termini sia di committenze sia di incarichi (il L. fu più volte nominato, in periodi di sede vacante, capitano della milizia dal principe Giulio Savelli, custode perpetuo del conclave) sia, ancora, di protezione garantita alla produzione letteraria, che nella piena maturità movimentò un'esistenza priva per il resto di svolte significative. Se infatti l'elenco dei crediti vantati alla morte vede sfilare i nomi di vari Orsini, Cesarini, Caffarelli, ma anche il Palazzo apostolico sotto diversi pontefici, gli stessi nomi ricorrono nelle dediche delle numerose opere teatrali che, a partire dal 1675, il L. mandò in stampa, in genere a distanza ravvicinata dalla loro composizione e rappresentazione.
L'esordio teatrale avvenne in occasione delle nozze di Flavio Orsini duca di Bracciano, con Gl'eventi inaspettati (Roma 1675), opera in tre atti ambientata nei paesi nordici e strutturata su pochi personaggi; seguirono La volubilità d'amore overo Gl'inimici amanti (ibid. 1678), recitata nel palazzo Orsini a Monte Giordano e La costanza di Rosolinda overo L'esperimentata fede di Cleonte, rappresentata nella dimora di C. Ercolani a Pasquino sempre nel 1678, ed edita a Bologna nel 1680.
Evidenti in queste prove alcuni degli elementi caratteristici di molta dell'abbondante produzione del L.: una tensione al gioco combinatorio di doppi e parallelismi, la costituzione per questa via di intrecci non sempre perspicui, in cui abbondano escursioni geografiche, cambi di nome, sostituzioni di persona e conclusive agnizioni, un costante andamento moraleggiante vivacizzato dalla presenza di figure comiche, che erano occasione per ampi inserti in dialetto. A fronte delle modifiche e degli ampliamenti cui le opere andavano incontro nelle riprese da parte di compagnie di professionisti (soprattutto nelle aree comiche), il L. presentò in più occasioni la stampa come difesa della veste originale dei propri testi, i quali pure non andavano immuni da ripetute accuse di plagio di precedenti tanto teatrali che romanzeschi.
La scrittura, puntuale in genere in occasione delle settimane del carnevale, proseguì negli anni successivi, attestata da stampe ancora bolognesi, da un lato omaggiando gli Accoramboni (Li fratelli e le sorelle rivali per amore overo Il prencipe nelle fortune sfortunato, Bologna 1681; Quanto può l'invidia nelle donne, overo È lecito il fingere per arrivare a' suoi dissegni. Opera scenica… dedicata all'illustrissimo signore Fabio Accoramboni, ibid. 1682), dall'altro con un'opera sacra dedicata alle suore del monastero di S. Margherita a Roma: Le frodi di Scaltrito Demonio overo L'innocenza difesa dal Cielo, ibid. 1682, messa in scena dal L. in casa propria con la sua regia e la partecipazione di familiari, secondo la pratica tipica del teatro dilettantesco di marca nobiliare cui il L. tentava di accostarsi. L'insieme dovette procurargli una fama discreta se Il visir amante geloso, overo Le disgrazie di Giurgia. Introduzzione drammatica per un lotto…, con dedica a Chiara Lanci Accoramboni, fu recitato alla presenza della regina Cristina di Svezia, come si evince anche dal Prologo che accompagnò la versione a stampa (Todi 1685, pp. 15 s.).
Di là da alcuni tratti di metateatralità che vivacizzano la commedia Delle fintioni il vero, o' pure La cena (Bologna 1687, ma con lettera di dedica del novembre del 1685), tra le tante prove degli anni successivi va ricordata La forza del sangue, o vero Gl'equivoci gelosi. Opera musicale… recitata nel presente anno 1686 in casa del autore (Roma 1686), per la cui stesura il L. dichiarò la collaborazione di un'"intelligenza nobilissima" e che fu accompagnata dalle musiche di Carlo Flavio Lanciani, a segnare l'inizio di una collaborazione che si sarebbe rivelata solida (nel 1697 il Lanciani sarebbe divenuto genero del Lorenzani). Del biennio 1687-88 sono i due oratori per musica S. Dimna figlia del re d'Irlanda (Roma 1687, con dedica a Laura d'Este duchessa di Modena) e La Purità trionfante, overo Martiniano il Santo (ibid. 1688): in quest'ultimo, da recitarsi nella domenica delle Palme, accanto ai personaggi dell'eremita e della tentatrice duellavano le personificazioni di Purità e Piacere, con arie musicate da G.L. Lulier, B. Cassi, G. Ercole e L. Medoro.
Mentre è ora revocata in dubbio la paternità del L. per il Racconto istorico del trionfo di Cristina di Svezia, testimoniato dal ms. Urb. lat., 1681, il L. festeggiò prima in forma privata la recuperata salute della regina, quindi, dopo la morte della sovrana, celebrò il passaggio della sua prestigiosa biblioteca nelle raccolte vaticane con il conio di una medaglia (cfr. Morelli, 1972, pp. 201 s., 215): rimane l'unica testimonianza della sua attività artigianale, che pure dovette essere assai intensa e che ebbe il suo vertice in una collezione di 115 medaglioni raffiguranti ciascuno un pontefice, ancora parte dei beni enumerati alla sua morte.
Nel corso del breve pontificato di Alessandro VIII Ottoboni, la protezione riservata al L. dagli Ottoboni, al cui servizio si trovava anche il Lanciani, è attestata da un paio di opere dedicate tra il 1690 e il 1692 ad Antonio Ottoboni (Soffrendo si vince il tutto, o vero Amore vince lo Sdegno, Roma 1690), e al cardinal Pietro (L'Innocenza trionfante, o pure Rendere bene per male. Opera… recitata nel presente anno 1692 nel palazzo del duca di Bracciano a Pasquino, ibid. 1692). Ancora nel 1692 andò a stampa la commedia La Caffarella overo La canterina volubile (ibid. 1692): la commedia, dedicata a Clemenza Palombara Orsini, ambientata a Roma in scenario agreste, orchestrata come al solito in tre atti e con undici ariette, rappresenta una delle prove migliori del Lorenzani. Poi una pausa fino al 1699, quando nuovamente il L. si provava in un congegno metateatrale in Burlando si fa da vero, o pure La superbia abbattuta (ibid. 1699).
Sin dalla fine degli anni Ottanta, però, e più insistentemente nell'ultimo decennio del Seicento, il L. aveva preso a dedicarsi a un'attività di cronaca celebrativa in prosa, restituita dalle sei relazioni andate a stampa, dedicate a sfilate nobiliari (cosí nella Breve descrizione della nobil cavalcata colla quale l'illustriss. et eccellentiss. sig. duca Cesarini… uscì dal palazzo di Sua M. la vigilia di S. Pietro, a presentare la chinea il corrente anno 1687 alla santità di nostro signore Innocenzo XI, Roma 1687), promozioni cardinalizie, fino alla dettagliata resa della traslazione del Crocifisso in occasione del giubileo del 1700; a queste vanno aggiunte numerose altre rimaste inedite, in genere assai brevi, che ragguagliano su vicende e personaggi minori, ma anche sulla nascita di un erede per i duchi di Modena o sul contagio del 1656 a Roma.
È il segno di un volgersi alla storia e alla cronaca che dovette divenire preminente negli ultimi anni in cui, mentre si diradavano le prove teatrali (e quasi nulla appariva di quanto ripetutamente promesso, ad esempio in L'innocenza trionfante del 1692, pp. 123 s.), il L. ripetutamente registrò eventi minimi e nel contempo raccolse manoscritti di materia storica. In questo quadro si inserisce, solo di recente ascritta al L., la ponderosa opera di storia pontificia rappresentata dai Giornali, ossia Annali dei pontefici romani (conservati in Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 1632-1655), con un dettaglio progressivamente crescente sui pontificati più vicini. Per esempio, quattro codici (1646-1649) erano dedicati al ventennio di Urbano VIII. Ai Giornali fanno da supporto i molti codici sulla storia dei conclavi e quelli dedicati all'amministrazione della giustizia pontificia, che risultano dal catalogo della sua biblioteca (cfr. Morelli, 1972, pp. 213-215).
Tra le molte opere presentate come prossime alla stampa a margine dell'ennesima opera scenica (Chi biasima vuol comprare, overo, La stravagante prencipessa, Roma 1710, ma apparsa sempre a Roma nel 1687, pp. 63 s.), si leggeva il titolo I diarii dell'anno santo 1675, ma anche Il Parnaso, intermedio musicale e Gli tre costanti per la fede di Cristo, overo I campioni di Persia, opera sacra, lavori che non videro mai la luce ma che attestano una varietà di progetti e di registri mirati (componimenti poetici manoscritti in Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 1668).
Il L. morì a Roma il 2 ag. 1712.
Dall'inventario dei beni nel suo testamento risultano le cospicue collezioni accumulate, riguardanti sia la professione di ottonaio (medaglie, sigilli antichi, monete) sia più generalmente i suoi interessi letterari e artistici, testimoniati dalla galleria di oltre duecento dipinti, solo parzialmente identificabili, ma soprattutto dalla biblioteca, catalogata alla sua morte, ricca tanto nella sezione di libri a stampa (duemilacinquecento) quanto in quella dei manoscritti (circa trecentocinquanta). La sezione pregiata della raccolta di quadri e la maggior parte dei manoscritti (soprattutto teatrali coevi) fu destinata al nipote prediletto del L., Luigi Vanvitelli, nato dalla figlia del L., Anna, e dal pittore olandese Gaspard van Wittel e allora appena dodicenne; il resto dei manoscritti, con qualche eccezione, passò nelle raccolte vaticane nel 1720, nel fondo Urbinate latino, catalogato a partire dal n. 1630 (cfr. Codices Urbinates Latini, recensuit C. Stornajolo, III, Romae 1921, Codices1001-1779, pp. 543 ss.). Alcuni dei volumi a stampa con ex libris del L. sono stati identificati da Franchi nella Biblioteca nazionale a Roma.
Fonti e Bibl.: Un riferimento, anche per le fonti archivistiche, è G. Morelli, G.A. L. artista e letterato…, in Studi secenteschi, XIII (1972), pp. 193-251; A.G. Bragaglia, Storia del teatro popolare romano, Roma 1958, pp. 183-194; J. Bignami Odier, Christiniana, in Mélanges d'archéologie et d'histoire de l'école française de Rome, LXXX (1968), pp. 719 s.; Id., G.A. L., ibid., LXXXI (1968), pp. 401 s.; G. Morelli, Appunti bio-bibliografici su Gaspar e Luigi Vanvitelli, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XCII (1969), pp. 125-134; S. Franchi, Drammaturgia romana. Repertorio bibl. cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio. Secolo XVII, Roma 1988, ad ind.; A. Blundo, G.A. L.: un artigiano del Seicento e la sua produzione drammatica tra diletto e impegno, in Il libro di teatro, III (1996), pp. 92-117; C. Ranieri, G.A. L. e Cristina di Svezia, in Cristina di Svezia e Roma. Atti del Simposio…, Roma… 1995, a cura di B. Magnusson, Stockholm 1999, pp. 65-80.