FINALI, Giovanni Angelo
Nacque in Valsolda nel 1709 (Zannandreis, 1831-1834, p. 389). In seguito studiò a Dresda (ibid.) per poi recarsi a Vienna, dove, nel 1736, è documentato nei protocolli dell'Accademia di belle arti come allievo dello scultore F. Blüml (Thieme-Becker).
Le poche notizie che testimoniano della sua attività precedente il periodo veronese riguardano la scultura raffigurante S. Giovanni Nepomuceno (ubicazione ignota), realizzata nel 1747 a Mirandola per il conte F.V. de Kotz (Campori, 1855); probabilmente coeva è un'altra impresa emiliana, l'esecuzione delle undici statue dei dottori della Chiesa e dei santi protettori della città per la chiesa di S. Prospero a Reggio Emilia.
Per il soggiorno veronese, erroneamente fatto cominciare nel 1736 (Semenzato, 1966), mancano notizie precedenti al sesto decennio: del resto esso dovette iniziare non prima della metà del secolo visto che il nome del F. non compare ancora nelle polizze d'estimo della città e del territorio veronese del 1745 (Archivio di Stato di Verona, Antichi estimi provvisori, registri di indice).
A Verona, il 30 ott. 1756, il F. fu pagato per la monumentale scultura raffigurante Il marchese Scipione Maffei in veste di provveditore della città, tuttora collocata in piazza dei Signori, e commissionata dal Consiglio cittadino nel 1755, dopo la morte del celebre erudito (Marinelli, 1986). L'anno seguente eseguì invece, forse su disegno dell'architetto A. Cristofali, il monumento a Vincenzo Pisani nella chiesa di S. Anastasia, complesso celebrativo in memoria dell'ex podestà di Verona voluto dallo stesso Consiglio nel 1757 (Cipolla, 1916) e pagato allo scultore nel 1758 (Semenzato, 1966).
Suggerisce il raggiungimento di una posizione di prestigio tra gli scultori e i lapicidi veronesi un inedito elenco del 1769 degli iscritti all'arte dei tagliapietra, dove il F. è segnato come massaro dell'arte (Archivio di Stato di Verona, VIII, Vari, Storia di Verona, b. 15: Riparti d'estimo di tutte le arti). Tale prestigio sembra del resto confermato anche dal numero degli allievi veronesi del F., tutti nati dopo il 1730, che furono, stando allo Zannandreis (pp. 458, 470, 483, 487), F. Zoppi, G. B. Locatelli, A. Sartori e G.P. Devere.
Il F. lavorò anche su commissione della nobiltà veronese (divinità e putti, realizzati per il cortile e per lo scalone di palazzo Fattori-Guerrieri, che lo Zannandreis [p. 487] afferma essere opera in gran parte del Devere, eseguita sotto il diretto controllo del maestro) e del clero locale.
Molta della sua produzione chiesastica è andata tuttavia distrutta: perdute sono le opere che erano nella chiesa di S. Maria del Paradiso (Madonna col Bambino, in legno), nell'oratorio di S. Iacopo Maggiore (Crocefisso, pure ligneo), nella chiesa di S. Tomio (Speranza e Carità per l'altare di S. Martino; Madonna col Bambino, in legno), nell'oratorio dei padri filippini di S. Fermo Minore in Braida (due angeli sull'altare) e all'interno dell'ex convento domenicano di S. Anastasia (la Madonna del Rosario e un S. Domenico: se però quest'ultima è la statua portata nell'Ottocento in S. Zeno in Oratorio, si tratta di un'opera firmata da G. Bonazza).
Si trovano invece ancora sulla facciata della chiesa di S. Paolo in Campo Marzio le figure di S. Pietro e di S. Paolo, che il Simeoni (1909) data al 1763. Le quattro statue in stucco, realizzate per la cappella della Madonna del Popolo, nella cattedrale (Dalla Rosa, 1803-1804), dovrebbero essere databili verso il 1756, epoca in cui la cappella venne rinnovata nelle forme attuali (R Brugnoli, La cattedrale, Verona 1955, p. 60; Simeoni [1909, p. 91], viceversa, attribuisce le sculture a F. Zoppi). Il F. lavorò anche come lapicida per la chiesa veronese dei filippini: negli anni 1764-1767 ricevette numerosi pagamenti per capitelli di colonne e lesene, per due tribune e, il 25 maggio 1773, per alcune balaustre (Archivio di Stato di Verona, S. Fermo in Braida o Minore, reg. 102 bis: Libro crediti e debiti della Chiesa Nuova, ad diem).
Mentre il busto di Vincenzo Pisani attorniato da due putti e collocato sopra un'urna sostenuta da due leoni in S. Anastasia già risente di un compassato gusto classicista, probabilmente riconducibile al progetto del Cristofali, nel più vivace monumento a Scipione Maffei in piazza dei Signori il F. appare ancora legato al gusto moderatamente barocchetto che aveva contraddistinto la scultura veronese nella prima metà del Settecento: se la mossa animazione della figura e dei giuochi dei panneggi rinviano alle esperienze "internazionali" del F., attivo come s'è visto anche a Dresda, Vienna, nonché, forse, Breslavia, l'attenzione ritrattistica e, soprattutto, la virtuosistica resa delle superfici (i fitti riccioli del parruccone, i pizzi traforati, i tessuti damascati o ricamati) tradiscono le origini lombarde dello scultore, affine, in questo, al più anziano D. Peracca, pure originario della Valsolda, e al proprio allievo F. Zoppi.
Oltre che a Mirandola e Reggio Emilia, il F. lavorò anche a Mantova eseguendo sculture per la facciata del duomo (attribuitegli dallo Zannandreis, 1831-1834, p. 390, esse dovrebbero essere posteriori al 1736 dal momento che non sono citate nella Descrizione delle pitture, sculture, ed architetture che si osservano nella città di Mantova, di G. Cadioli, edita a Mantova in quell'anno).
Dopo il 1773 non si hanno più notizie del F.; il pagamento del maggio 1773 smentisce la data di morte riportata dallo Zannandreis (1831-1834, p. 389), secondo il quale il F. sarebbe morto nel 1772 a Breslavia, dove si era recato per raccogliere un'eredità.
Lo Zannandreis afferma inoltre che il F. "venuto in Verona qui si accasò, e procreò una civile famiglia che tuttora sussiste" (ibid.). A questo proposito non è chiaro se fosse suo parente il pittore Lombardo Finali, o Finoli, che negli anni 1738-1752 e 1756-1758 ospitò nella propria casa la locale accademia di pittura, prima del suo riconoscimento ufficiale (1764), e che è documentato fino al 1763 (G.P. Marchini, Le origini dell'accademia di pittura di Verona, in Atti e memorie dell'Accad. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, CLII [1975-1976], pp. 247, 255 s., 258). Potrebbero invece essere discendenti del F. Giovanni e Pietro Finali, entrambi elencati nel 1803-1805 tra gli "aggiunti" all'arte veronese degli orefici (E.M. Guzzo, Repertorio degli orefici veronesi del Seicento e Settecento, ibid., CLXVIII [1991-1992], s. v.).
Fonti e Bibl.: Verona, Biblioteca civica, ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona [1803-1804], trascrizione dattiloscritta a cura della Direzione dei Musei civici, 1958, pp. 10, 47, 177, 223, 244; G.B. Biancolini, Notizie stor. delle chiese di Verona, VII, Verona 1766, p. 169; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi [1831-1834], a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 389 s., 458, 470, 483, 487; G.M. Rossi, Nuova guida di Verona e della sua provincia, Verona 1854, pp. 3, 188; G. Campori, Gli artisti ital, e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 205; L. Simeoni, Verona. Guida storico-artistica della città e provincia, Verona 1909, pp. XXXI, 12, 53, 333; C. Cipolla, Ricerche stor. intorno alla chiesa di S. Anastasia in Verona, in L'Arte, XIX (1916), p. 76; A. Scapini, La chiesa di S. Anastasia, Verona 1954, p. 15; U.G. Tessari, S. Tommaso Cantuariense, S. Paolo, S. Fermo Minore, Verona 1955, p. 53; E. Marani - C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, pp. 314, 320; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 73 s., 146; G. Cappelletti, La basilica di S. Anastasia, Verona 1970, p. 21; F. Dal Forno, Case e palazzi di Verona, Verona 1973, p. 199; F. Flores D'Arcais, Per una lettura della scultura chiesastica a Verona..., in Chiese e monasteri a Verona, a cura di G. Borellì, Verona 1980, p. 574; S. Marinelli, La posa degli Illuminati. Sull'iconografia di Scipione Maffei e Alessandro Pompei, in Il Museo Maffeiano riaperto al pubblico, Verona 1986, pp. 88, 107 s.; E.M. Guzzo, La scultura veronese del Settecento, in Notiziario d. Banca popolare di Verona, I-II (1991), 4, p. 23; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 571.