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ANIMUCCIA, Giovanni

di Gaetano Cesari - Enciclopedia Italiana (1929)
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ANIMUCCIA, Giovanni

Gaetano Cesari

D'origine fiorentina, nacque verosimilmente sul principio del sec. XVI, ma è compreso fra i maestri di scuola romana predecessori di Pierluigi da Palestrina. Pubblicò nel 1547 il suo Primo Libro di Madrigali a quattro cinque e sei voci, dedicandolo al concittadino Nicolò del Nero. In Roma, ove il fratel suo Paolo fu a capo della Cappella lateranense, G. A. venne chiamato nel 1555 all'ufficio di maestro della cappella musicale di S. Pietro in Vaticano, fondata da Giulio II indipendentemente dalla cappella Sistina; nel quale ufficio aveva avuto a predecessori Giacomo Arcadelt, Domenico Ferabosco, Francesco Roussel, Rubino Mallapert e, fra il 1551 ed il 1555, il Palestrina. Tenne questa carica per sedici anni, con una paga di otto scudi al mese e godendo del rimborso della pigione per la "casa presa per servizio suo e dei putti cantori" in ragione di uno scudo e mezzo al mese. Morì il 25 marzo 1571 nella casa sita nel quartiere fiorentino in fondo alla via Giulia, confortato dal suo concittadino Filippo Neri, e dopo di lui la direzione della cappella di S. Pietro, costituita da tre bassi, tre tenori, tre contralti, sei soprani e dall'organista Houtermann, venne di nuovo affidata al Palestrina.

I rapporti avuti da G. A. con le istituzioni musicali romane e il periodo di tempo nel quale egli sviluppò l'attività di maestro direttore e di compositore hanno fatto di lui una figura rappresentativa di quell'indirizzo contrappuntistico severamente vocale che assurse alla sua espressione più perfetta nell'arte palestriniana. Perciò si usa porre G. A. accanto a Costanzo Festa e additare la chiarezza del senso armonico, palese nella logica concatenazione degli accordi reggenti il viluppo delle parti in contrappunto nelle sue opere, come un raggio di luce attestante il processo di chiarificazione armonica in corso. Al pari della grande maggioranza dei compositori del secondo Cinquecento, anche G. A. pubblicò alcuni libri di Madrigali profani, senza allontanarsi, per quel poco che si conosce, dalle forme polifoniche squisitamente vocali onde il madrigale ebbe, presso i puristi della composizione vocale, affinità col mottetto.

Più dei Madrigali, sono significative le sue Messe, e particolarmente quelle apparse nel 1567 (Missarum liber primus), in quanto dimostrano secondo quali principî egli abbia inteso di applicare la riforma imposta dal concilio di Trento all'arte musicale applicata al culto: Has preces, dice G. A. nella prefazione di quest'opera, et Dei laudes eo cantu ornare.... qui verborum auditionem minus perturbaret; sed ita, ut neque ab artificio plane vacuus esset, et aurium voluptatui paullulum serviret. In tal guisa, egli cercava di difendere, a suo modo, i diritti dell'arte e di fare pure ossequio alla necessità liturgica della intelligibilità delle parole. Le sue Messe, composte sopra canti corali, non negano quindi l'elemento contrappuntistico e mentre conservano i caratteri della migliore scuola romana si differenziano dallo stile preferito dai compositori dell'Alta Italia, i quali tendevano a risolvere lo stesso problema della intelligibilità del testo cantato con l'adozione degli isocronismi della omofonia sillabica.

Nel campo della composizione di soggetto spirituale spetta all'A. il primo posto fra gli autori delle laudi scritte pei frequentatori della congregazione dell'Oratorio, fondata in Roma da Filippo Neri. Fiorentino come costui, stretto a lui da vincoli di intima amicizia e per essere stato una delle prime conquiste dell'Oratorio, l'A. concorse a dare impronta artistica alle laudi spirituali, sorte in lingua volgare e nello stile piano arieggiante la musica del popolo, come un'eco della stessa forma fiorita secoli prima fra le popolazioni umbre. Le Laudi di A., delle quali apparvero due libri a cominciare dal 1563, o sono composizioni omofone assai semplici, adatte al canto di chi partecipava alle adunanze dell'Oratorio di S. Gerolamo della Carità, alle feste campestri, alle passeggiate al Gianicolo, alla villa Medici ed al Celio organizzate dalla congregazione; oppure offrono tratti di elaborazione contrappuntistica che le avvicina al mottetto e al madrigale spirituale, nella forma in cui questo era stato allo stesso scopo coltivato dal Palestrina. In esse, l'A. traduceva in atto il pensiero da cui era mosso il Neri, che, in comunione d'ideali col movimento di restaurazione spirituale chiamato della controriforma, aveva ravvisato nell'Oratorio come un termine di conciliazione, utile in pratica, fra ciò che il Rinascimento gli poteva offrire di buono e le pratiche religiose necessarie al risanamento della società moralmente decaduta. Lo stesso G. A., che per altro non ebbe mai la carica di maestro dell'Oratorio come comunemente si crede, dichiarò di aver scritto le prime Laudi "a requisitione di molte persone spirituali et devote, tanto religiosi, quanto secolari". Nello stesso intento pubblicò, nel 1570, un secondo libro di Laudi; però in questa nuova raccolta appare manifesto l'influsso esercitato anche sulla laude dalle idee riformatrici agitantisi intorno alla composizione liturgica e alla profana. Scriveva G. A.: "Sono già alcuni anni che io mandai fuori il primo libro delle Laudi, nelle quali attesi a servare una certa simplicità. Ma essendosi poi tuttavia l'Oratorio suddetto (di S. Gerolamo) per gratia di Dio venuto accrescendo, col concorso di prelati et gentil'huomini principalissimi, è parso a me conveniente di accrescere in questo secondo Libro l'harmonia et i concenti, variando la musica in diversi modi, intrigandomi il manco ch'io ho potuto con le fughe et con le inventioni, per non oscurare l'intendimento delle parole". Di qui si vede che lo stesso canone estetico, fondamentale tanto all'opera palestriniana ispirata alle deliberazioni del concilio di Trento, quanto ai cercatori del nuovo stile espressivo illuminati dallo spirito dell'Umanesimo e sazî di contrappunto, aveva trovato con G. A., applicazione anche alla laude lirica, donde passò prima al dialogo della laude drammatica, poi all'oratorio volgare fiorito pure nell'atmosfera della congregazione filippina.

Oltre alle citate stampe: Missarum liber primus, 1567; I Libro di Madrigali spirituali a 4, 5 e 6 voci, 1547; Laudi spirituali, 1563 e 1570; appartengono all'A.: Canticum B. Mariae Virginis, Roma, Dorico, 1568; II Libro dei Madrigali a 5 voci, Roma, Blado, 1551; I Libro dei Madrigali a 3 voci con alcuni Motetti e Madr. spirituali, Roma Dorico, 1565. Altre composizioni dell'A., nelle raccolte del Gardano, 1574 e 1599; nei mss. mus. della cappella Sistina e delle bibl. del Liceo Musicale di Bologna e di Vienna.

Vedi anche
Soriano, Francesco Musicista (Soriano nel Cimino 1549 - Roma 1621), allievo di A. Zoilo, G. M. Nanino e G. P. da Palestrina. Fu (1580-1598) organista in S. Luigi dei Francesi e in S. Maria Maggiore. Pubblicò (1581-1610) un gran numero di musiche sacre e profane. Fu uno degli esponenti e degli ultimi difensori della scuola ... Anèrio, Felice Musicista (Roma 1560 circa - ivi 1614); allievo di G. M. Nanino; cantore della cappella Giulia e in S. Luigi de' Francesi, maestro di cappella della Compagnia dei musici di Roma (1589), successe nel 1594 al Palestrina quale maestro della cappella pontificia. Compose specialmente polifonie chiesastiche ... Nanino, Giovanni Maria Musicista (Tivoli 1545 circa - Roma 1607). Studiò a Vallerano e forse a Roma con il Palestrina, cui successe come maestro di cappella in S. Maria Maggiore (1571-75). Fu poi maestro a S. Luigi dei Francesi (1575-77) e a S. Pietro (dal 1604). Aprì (1580 circa), primo tra gli Italiani, una scuola di musica ... Lasso, Orlando di Musicista (Mons, Belgio, 1530 o 1532 - Monaco di Baviera 1594), fu condotto da Ferrante Gonzaga in Italia (Mantova, Sicilia, Milano). Nel 1548 seguì G. B. d'Azia della Terza a Napoli; fu poi ospite dell'arciv. di Firenze Bindo Altoviti a Roma, dove nel 1553 era maestro della cappella lateranense. La ...
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