AGOSTINI, Giovanni Antonio
Pittore e intagliatore udinese, risulta attivo dal 1570 circa. Fu discepolo del pittore P. Amalteo, allievo del Pordenone. Nel 1593 sposò una figlia di D. Mazzocco, cittadino udinese, essendo rimasto vedovo di certa Silvia. L'A. morì a Udine, ove abitava nella via Summonte, il 1ag. 1631, e fu sepolto nel duomo.
Sia come pittore sia come intagliatore, l'A. ebbe una produzione abbondante, sebbene a noi nota solo in parte. Lavorò soprattutto per le chiese e gli oratod di paesi e borghi della Carnia, specializzandosi in ricchi altari lignei, complessi di statue e di pitture. Lasciò anche un numero notevole di pale e tele d'altare, talvolta anche sotto forma di polittico, sempre nella stessa regione.
Della sua pittura artigianale e di bottega ci restano vari esempi: Battesimo di Cristo, in S. Maria Maddalena della pieve di Invillino, del 1570; il B. Bertrando d'Aquileia, nella sacrestia superiore della cattedrale di Udine, del 1585; una pala d'altare con i SS. Sebastiano, Giuseppe e Rocco, nel Museo civico di Udine, del 1588; un polittico con Madonna e Santi, incluso nell'altare barocco di Cadunèa, del 1592; il trittico in S. Daniele di Paluzza, del 1593; i pannelli dipinti inclusi negli altari di Formeaso (1603) e di Madonna d'Aprato (1604); firmate, ma non datate, una pala (con cornice posteriore) nella chiesa di S. Nicolò a Cornelians, e un'altra nella pieve di Ognissanti di Sutrio. Rimane inoltre memoria, in carte d'archivio, d'un gonfalone dipinto in collaborazione con P. Secante, alla data del 15 ag. 1587,per la Fraternita di S. Maria nella chiesa di S. Remigio di Parma.
Più congeniale al suo temperamento sembra esser stato l'intaglio ligneo, nei grandi altari, decorati con gusto, ricchi di statue non prive di qualche valore artistico. Dalle prime forme, ancor cinquecentesche per concezione, di una cornice che racchiude dipinti - inclusa a sua volta in un ricco altare più tardo - nella parrocchiale di Cadunèa (1592), si passa a quelle più espanse e già di gusto barocco dell'altare in S. Osvaldo di Avausa. Questa tendenza si sviluppa ancor più nell'altare di S. Michele a Formeaso, del 1603, per trionfare nella gran macchina intagliata, l'anno dopo, per la chiesa della Madonna d'Aprato (Tarcento). Con quest'opera, l'adesione dell'A. al gusto barocco è ormai completa, ed egli avrà così creato un tipo di altare ligneo che, sulla metà del '600, sarà comunissimo in Carnia e nell'alto Friuli, tanto da essere ancor oggi testimoniato da moltissimi esemplari sparsi in quelle regioni, ad Avaglio (dintorni, S. Michele), in S. Nicolò degli Alzeri a Piano d'Arta, in S. Martino presso Ovaro, e ancora nelle chiese di Alesso, Luint, Sutrio; opere che, forse, e almeno in parte, potrebbero essere state eseguite dall'A. stesso. Gli vengono attribuite inoltre una Madonna in S. Gottardo di Sostasio e le statue degli altari di Avausa e di Aprato, prive di indicazioni precise. In un documento del dicembre 1616 è ancora ricordata, per richiesta di pagamento, una sua Madonna, eseguita per la chiesa di Enemonzo.
Fonti e Bibl.: V. Ioppi, Contributo quarto ed ultimo alla storia dell'arte nel Friuli, Venezia, 1894, pp. 39, 164; G. Marinelli, Guida della Carnia e del Canal del Ferro, nuova ediz. a cura di M. Gortani, Tolmezzo 1925, pp. 113, 408, 451, 457, 498, 527; Guida d'Italia del T. C. I.: Le Tre Venezie, III, Milano 1925, pp. 82, 94,103, 107; G. Marchetti-G. Nicoletti, La scultura lignea nel Friuli, Milano 1956, pp. 108 s., 134 n. 118.