BENEDETTI, Giovanni Antonio
Figlio di Battista di Benedetto pittore e di Giovanna Tusi, era nipote del celebre Francesco "Platone" e si compiacque di aggiungere al suo nome l'appellativo di "Platonides", quasi ad affermare e rivendicare la sua stretta parentela con il celebre zio, del quale proseguì degnamente l'attività. Quando ancora Francesco viveva. il B., in società con Giovan Giacomo Benedetti, si fece coeditore della versione italiana dell'Itinerarium attribuito a sir John Mandeville (luglio 1492: Tractato de le più maravigliose cosse... che se trovano in le parte del mondo) ed è questa la sola edizione nota ove il suo nome compaia prima del 1499, quando prenderà a dirigere l'azienda editoriale da suo padre acquistata nel 1498 attraverso il fratello Vincenzo, tutore dei figli minori del defunto fratello Francesco.
Nei due anni durante i quali Vincenzo aveva tenuto la gestione dell'azienda per conto dei minori, essa era andata perdendo la fiducia della clientela: anche Matteo Bossi - entusiasta estimatore di Platone - in una lettera ad un amico si rammaricava della morte del suo editore, non si fidava della capacità di Vincenzo e gli preferiva Benedetto di Ettore Faelli. Il compito dei B. era molto arduo: succedere allo zio ed esseme degno non era facile, e tanto meno conquistare la fiducia di umanisti esigenti, di tutta una clientela che era assuefatta all'ottimo nella forma e nella correzione. Era inoltre minacciosa la concorrenza di quel Benedetto Faelli, tipografo provetto, uomo anch'egli di fine gusto, di grande abilità, di larghi mezzi.
Con il De honesta voluptate del Platina (10 maggio 1499) il B. inizia la serie delle sue edizioni, le quali - pur non essendo pari a quelle dello zio (né a molte del Faelli) - manterranno la tradizione platoniana di dignità tipografica, di correzione, di scelta. Fece anche disegnare ed incidere vari ed elegantissimi ornati per abbellire i frontespizi di talune sue edizioni: pregevoli tutti per la fattura alla quale dovette collaborare il fratello Girolamo, che aveva il buon gusto innato in tutti i Benedetti. Dal 1499 il nome di quest'ultimo appare una sola volta, nel 1503 (De pace di Giovan Battista Pio), e tutte le edizioni sono sottoscritte dal fratello maggiore, benché l'azienda fosse di proprietà comune e Girolamo vi lavorasse attivamente. Nei due ultimi anni del sec. XV le edizioni del B. sono circa quindici; tra queste, singolarissima è la ristampa del trattato ascetico di s. Caterina de' Vigri, Le armi necessarie alla battaglia spirituale (detto anche Libro devoto), del quale l'Azzoguidi aveva data la prima edizione nel 1475. Licenziato l'8 maggio 1500, ha sul frontespizio - a grandezza di pagina - l'immagine del corpo della santa, come vedevasi mummificato e paludato nelle vesti monacali nella chiesa del Corpus Domini di Bologna: figura di un realismo mai raggiunto sino allora in una incisione su legno. Questa figura è stata riprodotta dal Sorbelli, malamente assegnandola all'edizione de La vita de la beata Catherina da Bologna che il B. pubblicò nel 1502 senza figura.
Come già Platone, così il nipote non curò solo la bellezza dei caratteri, l'equilibrio delle pagine di stampa, cui aggiunse la grazia di eleganti decorazioni, ma scrupolosamente curò la correzione dei testi, affidati per la revisione a persone di alta cultura, ricorrendo anche ad umanisti di chiarissima fama, come F. Beroaldo senior.
Tra le sue edizioni di maggior conto pubblicate nel sec. XVI sono da segnalare: le Orationes di Antonio Urceo (1502) curate da Filippo Beroaldo; le Annotationes linguae latinae graecaeque e le Annotationes in Plautum, Sidonium et Fulgentium di Giovan Battista Pio (1505); il De potestate syllogismi di Alessandro Achillini (1504) e il De distinctionibus del medesimo (1510). Del celebre astronomo dello Studio di Bologna Lodovico Vitali pubblicò il De terrae motu (1508) e stampò anche diversi trattati del medico e filosofa Benedetto Vittori. Pubblicò trattati giuridici per lo Studio di P. A. Gambarini, di Giovanni Crotti e di altri. Si compiacque anche della diffusione di operette ascetiche in volgare, e di alcune altre popolaresche e facilmente commerciabili sul tipo dei pronostici. Poche sono le edizioni stampate per conte terzi e dì scarsa importanza.
Nel 1511, ormai vecchio, cedeva la direzione dell'azienda al fratello e si ritirava.
Aveva partecipato attivamente alla vita corporativa dei tipografi e librai di Bologna; un verbale dei 1° genn. 1507 lo ricorda tra i promotori - assieme a Benedetto Faellì, al fratello Girolamo, a Giustiniano da Rubiera - di una mozione intesa ad impedire l'esercizio dell'arte tipografica e della vendita di libri nella città a chi non risiedesse da almeno venticinque anni a Bologna: questo perché gran danno producevano - più ai venditori che agli editori - i piccoli, occasionali librai forestieri che tentavano di smerciare nello Studio libri usati ed improvvisavano bancarelle e mostre di opere prodotte fuori di Bologna. Un altro verbale del 26 ott. 1509 ce lo presenta (assieme a Benedetto Faelli e Girolamo Palazzolo) come membro di una commissione incaricata di redigere e far approvare dal legato uno statuto in difesa dell'editoria e della libreria bolognese. Lo Statuto venne redatto, approvato, ma non sortì un effetto duraturo.
Officina e bottega restarono sempre - come al tempo di Platone - al "campo di s. Lucia" nella casa stessa dei Benedetti.
Usò diverse marche tipografiche, tutte del tipo classico platoniano, con le iniziali "I. A. P." (Ioannis Antonius Platonides) ed una originale ne adottò, che mostra una pera appesa al ramo dell'albero, con foglie, e le iniziali "I. ... B." in alto e "F.C.V." in un cartiglio in basso.
Ebbe due figli: Benedetto e Francesco, che non furono librai. Un Giovanni Antonio Benedetti iunior - non si sa di chi figlio - stampò nel 1518 una Lectura di Giovanni Crotti ed il 25 novembre dello stesso anno il De serpentibus dei Leoniceno. Questi due opuscoli sono assegnati dal Catalogo dei British Museum al B., ma non sono suoi.
Fonti e Bibl.: Bologna. Arch. Not., Atti Bartolomeo Maneoni, 10 genn. 1509; Arch. di Stato di Bologna, Corporazioni: Librai, ann. 1507, 1509; Ibid., Lana bigella, a. 1528; P. Kristeller, Die italienischen Buchdrucker-und Verlegerzeichen..., Strassburg 1893, nn. 6, 7, p. 2; G. Fumagalli, Lexikon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 41; A. Sorbelli, La stampa a Bologna, in Tesori delle bibl. d'Italia, Milano 1932, pp. 407, 420; Id., Le marche tip. bolognesi nel sec. XVI, Milano s.d., pp. 15 ss.; A. Serra Zanetti, L'arte della stampa in Bologna nel primo ventennio del Cinquecento, Bologna 1959, passim.