BERETTA (Bireta), Giovanni Antonio
Della famiglia Beretta si hanno copiose notizie; era una famiglia più che agiata, opulenta, che possedeva a Pavia, nel sec. XV, predi rustici ed almeno uno stabile in città, sito nel rione di Porta Nuova, parrocchia di S. Maria Capella. Già prima della nascita del B. il padre esercitava grande commercio di importazione ed esportazione, ed aveva i magazzini nella sua casa. In un documento quel deposito vien detto "draperia" e vi si trattavano "pannes de lana, lino et razo" nonché "vasia argentea ". Al tempo di Giovanni Antonio - che non si sa quando sia nato - vi fu aggiunta una libreria, ove si tenevano libri da esportare in varie regioni d'Italia, ma soprattutto in Francia e Germania. Il B. dovette essere, oltreché uomo di consumata abilità amministrativa, anche persona di specchiata probità, se lo si vede - sino alla morte - "camerarius" e "capsor seu thesaurarius" del duomo di Pavia, che possedeva beni ingenti. Sono numerosi i documenti che attestano la sua attività in questa carica; contratti stipulati per affari di grande importanza, transazioni, decisioni, il tutto condotto a termine con rara perizia e scrupolo. Uomo di larghi mezzi, generoso, cittadino esemplare, è detto in un documento del 1486, "nobilis et integerrimus vir ". Nel 1492 fondò una scuola di musica al servizio dei cantori del duomo e la sovvenne del proprio, legandole anche, nel suo testamento, 400 scudi, residuo di un suo credito. La sua attività di editore inizia nel 1480 quando si unì in società con Francesco Girardenghi da Novi Ligure, figlio di un Giacomo, che era stato "legum scolaris" in Pavia nel 1445, e vi si era definitivamente trasferito, con i suoi due figli (il secondo, Nicolò, era anch`egli tipografo).
L'atto costitutivo della società non ci è pervenuto - o comunque non è stato rinvenuto - ma in quello di scioglimento della medesima (6 nov. 1492) è scritto che essa ebbe inizio con l'anno 1480 e durò per tredici anni ininterrottamente. La società fu costituita per produrre e vendere "maxime libros a stampa et in stampiri faciendo libros a stampa in variis et diversiis manieribus et in emendo et vendendo de ipsis libris… tam in partibus citramontanis quam ultramontanis quam alibi ". La sede sociale, l' "officina", i magazzini trovarono sistemazione nella casa del B., parte al piano terra, parte al piano superiore. Qui era anche l'"apotheca" (negozio di vendita al pubblico) ed uno "studium ". Il Girardenghi fu il tecnico che si accollò la maggior parte del lavoro, sia quello per la produzione dei libri, sia quello inerente alla loro vendita: per questo a più riprese viaggiò in altre regioni d'Italia e a Lione, centro librario internazionale di precipua importanza in quei tempi. Il B. fu l'amministratore probo, diligente e abilissimo, il finanziatore maggiore e anche un po' il "diplomatico" della società, specialmente nei contatti con i professori dello Studio ticinese.
Il primo prodotto sociale noto fu licenziato il 15 ott. 1480: Interpretatio in Metaphysicam Aristotelis di s. Tommaso d'Aquino; seguì nell'anno stesso (23 dicembre) la Logica di Paolo Nicoletti (Paulus Venetus). Nel 1481 il B. e il Girardenghi, intendendo pubblicare la complessa e voluminosa opera Lectura super I-V Decretalium di Nicolò Tedeschi (Panormitanus) e necessitando l'impresa di un rilevantissimo capitale liquido, si associarono occasionalmente con Giovanni Antonio e Pietro di Assio. I primi due volumi del trattato uscirono rispettivamente l'8 agosto e il 4 sett. 1481. Prima ancora che gli altri tomi fossero compiuti, conclusero con il medico pavese Francesco Vacca la vendita di quattrocentoquindici copie dell'opera completa per 2.000 ducati a condizione che questi non fossero smerciati in Italia; i due soci s'impegnavano a non esportare in Francia gli esemplari loro rimasti. L'edizione dovette avere largo smercio, giacché i soci ne fecero ristampare parti singole a Venezia, tra gli anni 1484 e 1488. Questi esemplari, la cui sottoscrizione indica Venezia come città di origine, mentre i caratteri sono quelli pavesi già usati per la tiratura precedente, furono, molto probabilmente, stampati proprio in Pavia e dalla tipografia sociale, ma datati da Venezia per facilità di vendita, giacché mentre le edizioni veneziane erano sommamente stimate, quelle pavesi erano quasi ignote. Si può comunque escludere che i Beretta-Girardenghi abbiano mai trasferito (come si è a lungo creduto), anche occasionalmente, la loro officina a Venezia.
Nei tredici anni che durò la società le edizioni prodotte furono circa cinquanta: per la grandissima parte opere di giurisprudenza per l'ateneo di Pavia, composte da professori che insegnavano in quel fiorentissimo centro culturale: Antonio da Butrio, Baldo degli Ubaldi, Giason del Maino, Francesco Corti, ecc. I due pubblicarono anche Lecturae, Consilia, trattati di giuristi eminenti: Cino da Pistola, Domenico da San Gimignano, Paolo da Castro, Giovanni d'Andrea, Giovan Pietro de' Ferrari, ecc. Nel 1489 diedero in 4 voll. la ponderosa opera teologica di Alessandro di Hales; nel 1491 le opere mediche di Nicolò Falcucci fiorentino; il 24 genn. 1492 l'Hortus sanitatis di John Eshwood (Iohannes Anglius). Del siciliano Nicolò Scillacio, naturalista, medico, insegnante in quel tempo in Pavia, pubblicarono il De insulis Meridiani atque Indici maris nuper inventis (1494), preziosa edizione sulla seconda spedizione di Cristoforo Colombo della quale un solo esemplare compare esistente in Italia. Ed a loro si deve la sola edizione pavese nota di un testo umanistico, quella del De duobus amantibus (De amore Guiscardi et Sigismundi), che porta la data del 15 ott. 1487.
Nelle edizioni sociali sino al 1486 compare il solo nome del Girardenghi, come quello di chi in realtà le stampava; solo il 5 giugno di quell'anno si trova per la prima volta il nome del B. nel Panornutanus, Super Decretales IV-V. Negli anni seguenti le edizioni saranno promiscuamente sottoscritte dai due soci congiuntamente o da uno solo di essi; nei documenti i nomi compaiono sempre uniti.
La società ebbe ampie relazioni di affari con altri tipografi e librai, e precipuamente con lacopino Suigo, estroso, colto, disordinato stampatore, sia in Torino sia in Lione, dove si trasferi insieme col catalano Nicolò Benedetti. Al Suigo i due soci commisero la stampa di opere, prestarono "matrices ", "telaria ", "formae ", fornirono carta e frequenti sovvenzioni.
Con i Beretta-Girardenghi lavorò anche quel Bernardo da Perugia che i documenti dell'epoca dicono stampator librorum, ma che non dovette mai aver avuto azienda propria né a Pavia né altrove., giacché non si conoscono edizioni a suo nome.
Sul cadere del 1492 il B. - ormai vecchio e interamente assorbito dall'Opera del duomo - decise di ritirarsi dagli affari. La società si sciolse con atto del 6 novembre di quell'anno; le condizioni di liquidazione furono le seguenti: al B. restava la proprietà di tutto quello che in merci esisteva nel magazzino sociale posto nella sua casa; al Girardenghi andava tutto quello che in merci si trovava altrove e tutto l'impianto tipografico: "stagna, tellaria, torcularia, matres., formae, plani, litteras "; questi si assumeva debiti e crediti per il contabilizzato e si impegnava a versare al B. 6.000 ducati, rateizzabili.
Questo atto è un singolare documento dal quale traspare il più perfetto accordo mantenuto per tredici anni dai due soci "more bonorum fratrum "; vi si legge la reciproca stima l'affetto, oltre che l'amicizia, che univa quei due "viri integerrimi" (solo questa qualifica essi assunsero nelle loro sottoscrizioni); la soddisfazione di aver operato insieme "ad commodum atque incommodum - per il bene e per il male - more fraterno ". Ed il B. vuole che il vecchio socio ed amico lasci la sua casa ove abitava nel rione di Porta Ponte, parrocchia di Sant'Ambrogio, e si trasferisca nella propria, ove restavano la tipografia ed i magazzini.
Con atto del 10 nov. 1494 il B. diede al Girardenghi saldo completo del suo avere, dichiarando che non intendeva ricevere il residuo credito spettantegli, per averne ricevuto servizi e benefici e per aver questi più di lui lavorato nel comune interesse. E con questo atto terminò l'attività editoriale dei B., che venne a morte nell'ottobre del 1496. Il Girardenghi continuò da solo ancora per poco, ché nel 1498 anch'egli morì. Tutta l'attrezzatura tipografica venne allora acquistata dal Gerla.
Fonti e Bibl.: Pavia, Bibl. univ., ms. 185, II, cc. 4, 7; Ibid., Arch. not., Atti Matteo Nazari, 1490; Atti Riccardo Rovescala, 30 IX 1489; Atti Stefano Rovarino, 1480-1483; Atti Giovan Pietro Serra, 19 VII 1493; Notaio Paolo di Pezionibus, 1481; Notaio Antonio Sichi, 10 X 1481; Notaio Bartolomeo di Strada, 6 XI 1492, 22 III 1496; Notaio Giovan M. Paltonieri, 1497; Notaio B. Sannazzaro, 6 X 1488; Riccardo Rovescala, 19 XI 1488; Notaio Giov. Pietro Imodelli, 2 I 1492; S. Corni, Mem. bibliogr. per la storia della tipogr. pavese del sec. XV, Pavia 1807, pp. 123 ss.; G. Furnagalli, Lexicon…, Florence 1905, p. 290; P. S. Leicht, Rapporti giuridici intorno al libro…, in Studi e ricerche sulla… stampa del Quattrocento, Milano 1942, pp. 197-210; F. Cosentini, Gli incunaboli ed i tipografi Piemontesi del sec. XV, Torino 1914, pp. 61 ss.; V. Scholderer, Catalogue of books printed in the XVth Cent. now in the British Museum, V, London 1924, pp. XXXIII, 332; VII, ibid. 1935, pp. LVIII, 1001 ss., 1139 s.; Lexikon des gesamten Buchwesens, Leipzig 1935, p. 632; T. Gasparrini-Leporace, La società tipografica Beretta-Girardengo, in La Bibliofilia, L (1948), pp. 24 ss.