CARAFA, Giovanni Antonio
Secondogenito di Diomede conte di Maddaloni e di Maria Caracciolo, nacque intorno alla metà del sec. XV.
Sposò Vittoria che era figlia di Pietro Lalle Camponeschi, conte di Montorio e, morto questo senza eredi maschi, ne assunse il titolo, anche se non poté mai ottenere il possesso della contea, che egli rivendicò sempre, appellandosi ai sovrani aragonesi prima, a quelli francesi poi e infine ai governanti spagnoli.
Solo dopo la sua morte, infatti, nel 1518 la moglie - dalla quale il C. ebbe Giovanni Alfonso, Gian Pietro, che divenne pontefice col nome di Paolo IV, Elisabetta, Giovanna, Beatrice, Maria, che fondò il monastero di S. Maria della Sapienza a Napoli, e Diana - fu reintegrata da Ferdinando il Cattolico nella contea paterna.
Una delle prime notizie che si hanno del C. è del 23 ott. 1469, quando fu deputato dal "seggio" di Nido per consegnare al re quarantasei capitoli di richieste dei "seggi" napoletani. Nel novembre del 1475 Ferdinando I d'Aragona lo incaricò di recarsi a Ferrara a consegnare al duca Ercole I le insegne dell'Ordine dell'Ermellino.
Nella città estense il C. fu ospite del duca nel palazzo ducale e nella tenuta di Belriguardo; fu inoltre onorato dal cronista Ugo Caleffini, il quale aveva forse conosciuto il fratello di lui, Giovanni Tommaso, che pochi anni prima aveva fatto parte del seguito di Eleonora d'Aragona, quando, dopo le nozze per procura, ella aveva raggiunto il duca a Ferrara.Alla morte del padre (17 maggio 1487), mentre il fratello primogenito era fatto erede universale, al C. andarono soltanto le terre di Sant'Angelo a Scala (Avellino). Inoltre Ferdinando gli concesse vita natural durante la carica, già ricoperta dal padre, di castellano di Castel Capuano a Napoli ed il governatorato dell'Abruzzo.
Morto Ferdinando I (25 genn. 1494), il C., insieme con Federico d'Aragona, principe d'Altamura, Alberico Carafa e Giovanni Antonio Caldora, ebbe l'incarico di provvedere alla organizzazione delle cerimonie per l'incoronazione di Alfonso II l'8 maggio di quell'anno.
Nel 1496 aveva la carica di viceré di San Germano (Cassino) e nel 1499 fu, procuratore del "seggio" di Nido, dove possedeva un imponente palazzo, che aveva fatto costruire di fronte a quello lasciato dal padre al fratello Giovanni Tommaso.
Nel marzo del 1501, mentre la monarchia aragonese stava per cadere sotto i colpi congiunti di Luigi XII e di Ferdinando il Cattolico, il C. si fece confermare i feudi dal sovrano francese. Probabilmente fuggì in Francia con il fratello quando gli Spagnoli scalzarono dal Regno i transalpini, anche se cercò di ottenere la sempre desiderata contea di Cerreto, con istanze rivolte alle autorità spagnole nel 1506 e nel 1507. Morì in Fiandra nel 1516.
Il C. fu certamente un uomo di alti sentimenti religiosi, poiché provvide, mentre era governatore dell'abbazia di Montecassino, al rinvenimento dei corpi di s. Benedetto e di s. Scolastica, che fece seppellire sotto l'altare di S. Benedetto nello stesso monastero, facendo porre sull'urna una lapide in ricordo, recante la data 18 nov. 1486.
Fonti e Bibl.: G. Albino, De gestis regum Neapolitanorum..., in G. Gravier, Raccolta…, V, Napoli 1769, p. 82; M. Sanuto, Diarii, I, Venezia 1879, col. 108; Regis Ferdinandi primi instructionum liber..., a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, pp. 293, 447; U. Caleffini, Diario, a cura di G. Pardi, I, Ferrara 1938, pp. 108 ss.; Regesto della cancelleria aragonese di Napoli, a cura di J. Mazzoleni, Napoli 1951, pp. 32, 162; I. Burchardi Liber notarum, I, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, I, a cura di E. Celani, p. 472; O. Mastroianni, Sommario degli atti della cancelleria di Carlo VIII..., in Arch. stor. per le prov. napol., XX (1895), p. 269; G. A. Summonte, Dell'historia della città e Regno di Napoli, III, Napoli 1675, p. 525; B. Aldimari, Historia geneal. della famiglia Carafa, II, Napoli 1691, pp. 96-99, 164; L. Tosti, Storia della badia di Monte Cassino, III, Napoli 1843, p. 198; A. von Reurnont, Die Carafa von Maddaloni, I, Berlin 1851, p. 212; G. de Sivo, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, Napoli 1860-1865, p. 181; T. Persico, Diomede Carafa, Napoli 1899, pp. 95, 141, 315, 320-23; T. Leccisotti, Il recente rinvenimento..., in Il sepolcro di s. Benedetto, Montecassino 1951, p. 18; Id., La testimonianza storica,ibid., pp. 165-74; P. Litta, Le fam. celebri italiane,s. v. Carafa, tav. XXXVIII.