COTTA, Giovanni Antonio
Di notabile famiglia milanese, nato da Pietro e da Maddalena Leonatini, fu attivo nella seconda metà del Quattrocento. Nel novembre 1461 fece parte dell'ambasceria, guidata da Tommaso Moroni, Pietro da Pusterla e Lorenzo da Pesaro, inviata in Francia dal duca di Milano a porgere omaggio a Luigi XI per la sua assunzione al trono. Gli ambasciatori si trattennero Oltralpe fino ai primi mesi dell'anno successivo, ma non rimane traccia di alcuna attività particolare del C., che evidentemente aveva un ruolo modesto nella missione. Il successivo incarico diplomatico del C. è del 1467. L'anno precedente era successo a Francesco Sforza, come duca di Milano, il figlio Galeazzo Maria e il ducato era stretto in una lega con Firenze e Napoli, difensiva contro gli esuli fiorentini, che, guidati da Bartolomeo Colleoni, nel marzo avevano varcato il Po. Nell'estate il C. fu inviato a Roma dal duca per indurre il papa ad entrare nella lega. Erano lì anche gli ambasciatori aragonesi e di Firenze con il medesimo intento, che però non fu raggiunto.
Il 5 marzo 1468 il C. ottenne dal duca una pensione di 800 lire sopra i proventi di Lugano e l'anno successivo diveniva cameriere ducale. Nel medesimo 1469 il C. fu presente, il 26 giugno, ad Abbiategrasso, alla stesura dell'atto con cui Galeazzo Maria stabiliva che nel caso che egli fosse premorto alla moglie, costei, che aveva allora partorito Gian Galeazzo, potesse tenersi tutto ciò che egli le aveva donato. La carriera del C. pareva brillantemente avviata ed egli pareva ben visto da Galeazzo Maria, che il 20 marzo 1470 gli confermava l'investitura feudale, in comproprietà con i fratelli, della Valcuvia, ma sembra che la sua ascesa abbia subito un arresto, perché non si hanno notizie di lui fino alla morte del duca.
Com'è noto, Genova, dopo l'uccisione di Galeazzo Maria (26 dic. 1476) aveva cercato di scrollarsi di dosso il giogo milanese, ma la promessa della liberazione di Prospero Adorno, prigioniero a Cremona, aveva fatto ben sperare della restaurazione dell'autorità sforzesca. L'Adorno fu accompagnato a Genova da un esercito di quasi 10.000 uomini, guidato da Ludovico e Ottaviano Sforza. Con essi era il C., con il titolo di commissario di guerra. Dall'agosto il C. era in Corsica, con la carica di governatore, che però avrebbe tenuto ben poco, perché nello stesso anno l'isola passava a Tommasino Campofregoso (Fregoso).
Il titolo di governatore il C. lo tenne anche per il 1478, ma finì imprigionato dal Campofregoso per un periodo imprecisato, che dovette però essere piuttosto breve. Nel febbraio del 1479 fu inviato commissario a Domodossola, per un anno, invece di Ambrosino di Longhignana, ammalatosi, e gli fu raccomandato di inviare spie per prevenire ogni mossa dei Tedeschi. Tuttavia il C. non andò subito a Domodossola, perché nell'aprile fu nominato commissario dell'esercito in Toscana, inviato dalla reggente in aiuto di Lorenzo de' Medici. Avrebbe avuto 80 ducati mensili e aveva l'obbligo di condurre dodici cavalli.
Evidentemente si mostrò favorevole a Ludovico il Moro: infatti il 16 nov. 1479, poco dopo cioè la presa di potere di quest'ultimo, fu chiamato a far parte del Consiglio segreto. Il 17 genn. 1480 fu fatto commissario di Parma, ma non assunse la carica e la nomina fu annullata; divenne invece commissario di Piacenza. Nel febbraio dell'anno successivo il C. transitò per Parma e sostenne di recarsi a Napoli; era invece diretto a Firenze, dove per incarico del Moro doveva cercare di indurre Lorenzo de' Medici ad accettare i patti per la restituzione delle terre in Lunigiana, occupate dal re di Napoli. Questi pretendeva per la restituzione 36.000 ducati, che, avendo finalmente Lorenzo accettato, furono consegnati dallo stesso C. agli emissari del re.
Non si hanno del C. altre notizie.
Fonti e Bibl.: Codice aragonese, a cura di F. Trinchera, I, Napoli 1866, p. 273; Dépêches des ambassadeurs milanais en France…, a cura di B. de Mandrot, I, Paris 1916, p. 139; Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1947, pp. 16, 458, 487, 694; Acta Consilii secreti Mediolani, a cura di A. R. Natale, I-III, Milano 1963-1969, ad Indicem;A. Cutolo, Nuovi docc. dell'esilio pisano di Ludovico il Moro, in Arch. stor. lombardo, s. 7-8, VI (1939), p. 145; C. Santoro, Un codice di Bona di Savoia, ibid., s. 8, I (1954-1955), p. 274; L. Cerioni, La diplomazia sforzesca, I, Roma 1970, p. 172; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi. II.Milano 1881, s.v. Cotta, tav. I.