GIOVANNI ANTONIO (Giannantonio) da Lucoli (Giovanni Antonio Aquilano)
Nacque con ogni probabilità nel 1491 da Gregorio di Cola di Taiano da Lucoli, non è certo se a L'Aquila o nel luogo d'origine paterno. Nel "libro de' fuochi" - un registro comunale delle famiglie residenti all'Aquila - del 1508 relativo al quartiere di S. Giusta, alla data del 7 giugno, si legge che G. aveva diciassette anni e che era figlio di Gregorio di Lucoli, morto durante la peste del 1503 (Chini, p. 118). Se nel 1508 L'Aquila risulta essere il luogo di residenza di G., nulla lascia intendere che sia stato anche quello di nascita; la famiglia poteva infatti essersi lì trasferita successivamente, e nei documenti G. è spesso citato come "de Luculo" (ibid., pp. 119 s.). È comunque certo che G. mantenne rapporti con il vicino borgo paterno, secondo quanto testimonia una voce del "libro dei conti" del Comune aquilano del 1529, nella quale G. risulta debitore della tassa su una "partita" proveniente dal castello di Lucoli.
La prima opera certa di G. è la statua in pioppo policromato del santuario della Madonna della Misericordia a Petriolo (presso Macerata) raffigurante la Madonna con Bambino, sulla quale solo nel 1984 è comparsa, sotto alcuni strati di pittura, l'iscrizione apposta nel 1525 dall'artista, che si dichiarava "magister" e "aquilanus", a riconoscimento del luogo della propria attività: ciò va anche a conferma di una tradizione locale, fondata su un episodio considerato miracoloso, che voleva la statua proveniente dall'Aquila (Crocetti). Il Bambino è frutto di un successivo rifacimento in stile - avvenuto più volte, l'ultima nel 1954 - in sostituzione dell'originale perduto in un incendio nel 1539.
L'adozione di una tipologia - quella della Madre che adora il Figlio poggiato sulle sue ginocchia - molto frequentata in Abruzzo sin dall'ottavo decennio del XV secolo, dimostra quanto G., che si deve con ciò porre fra gli epigoni dell'importante stagione della statuaria abruzzese quattrocentesca, fosse attento a certe forme di attardamento, al punto da eleggerle, in modo mai mediocre, a sigla caratteristica del suo stile.
Nel giugno del 1527 stipulò un contratto con la Confraternita del Ss. Sacramento, impegnandosi a ornare la cappella di sua pertinenza nella cattedrale aquilana di S. Massimo con figure a rilievo in terracotta (Antinori). Deve risalire a questa commissione l'esecuzione delle grandi statue dei quattro protettori della città, ritenute tra le più belle opere d'arte locale, finché non andarono distrutte nel terremoto del 1703.
Per gli anni compresi tra il 1529 e il 1532 rimangono alcuni documenti che, se attestano la presenza all'Aquila di G., nulla dicono riguardo alla sua attività artistica. La critica tende a collocare come cronologicamente prossima alla statua di Petriolo la Madonna adorante il Bambino, in terracotta policroma proveniente dalla chiesa rurale di Farno di Acquasanta (Ascoli Piceno, Pinacoteca civica), un'opera priva di documentazione, già attribuita a Silvestro dell'Aquila o a Saturnino Gatti. Allo stesso volgere di anni Bologna riferisce un busto di Madonna, sempre in terracotta policroma, di proprietà della Cassa di risparmio dell'Aquila.
G. torna a essere ricordato in qualità di scultore nel luglio 1534: a quella data si impegnava con un tal Marino di Giovan Paolo di Sulmona a eseguire una Madonna con il Bambino in terracotta, che potrebbe essere quella che ancora oggi si trova nella chiesa sulmonese di S. Maria della Tomba (Crocetti, p. 23). In effetti alcuni elementi del gruppo, per esempio la particolare tipologia del sedile della Madonna, già vista nelle opere precedenti, o una certa abbondanza nell'elaborazione dell'ampio panneggio, non possono far escludere tale ipotesi.
È del 28 maggio 1537 l'unico documento relativo a un'opera di pittura di G.: in questo giorno, infatti, il pittore, scultore e architetto Cola dell'Amatrice (Nicola Filotesio) fu eletto arbitro dalla Confraternita aquilana del Ss. Sacramento e da G. affinché valutasse un suo dipinto. Cola mostrò di apprezzare molto l'opera al punto da stimarla 560 ducati. La critica è concorde nell'individuare questo dipinto nella Natività ora conservata al Museo nazionale d'Abruzzo all'Aquila: è una tela che espressamente, e con un certo leggero impaccio, richiama alcune opere di Lorenzo di Credi, ma soprattutto le Natività del Ghirlandaio (Domenico Bigordi), quella di S. Maria degli Innocenti, e l'altra posta sull'altare della cappella Sassetti in S. Trinita a Firenze nel 1485 (Pons), della quale G. cita puntualmente il gruppo della Vergine con il Bambino e i due pastori sulla destra.
Se, come sembra ormai accertato, la Natività dell'Aquila è riconducibile a G., prende maggior corpo l'importanza già attribuita all'artista - a lungo, ma erroneamente, considerato allievo di Pietro Vannucci, detto il Perugino (Leosini, p. 139) - di mediatore, e finanche di attento importatore in terra d'Abruzzo della cultura figurativa fiorentina della fine del XV secolo, anche se attualmente non si può che supporre un suo viaggio a Firenze.
Due documenti del 1539 niente possono aggiungere intorno all'attività di G., se non far supporre che egli potesse avere lavorato per il Comune dell'Aquila, del quale veniva dichiarato creditore per la cifra di 30 ducati (Chini, p. 120).
Senza riscontro documentario, la letteratura locale, da Leosini a Bindi, riferiva all'artista alcune opere aquilane: quali la Disputa di Cristo con i dottori in S. Flaviano e la Madonna della Neve, affresco staccato, in S. Amico. Gli studi confermano a G. anche la lunetta con la Madonna in trono tra i ss. Giovanni Battista e Giusta sul portale maggiore di S. Giusta, seppur in condizioni di frammento e di difficile leggibilità.
Dopo il 1539 più nulla si sa dell'artista, del quale si ignorano la data e il luogo di morte.
Fonti e Bibl.: L'Aquila, Biblioteca provinciale, ms. senza segnatura: A.L. Antinori, Annali degli Abruzzi dall'epoca preromana sino all'anno 1777 dell'era volgare (sec. XVIII), XLIX, p. 10; A. Leosini, Monumenti storici artistici della città dell'Aquila e dei suoi contorni, L'Aquila 1848, pp. 92, 137-139, 158 s., 166 s.; V. Bindi, Artisti abruzzesi, Napoli 1883, pp. 159 s.; L. Serra, L'Aquila monumentale, L'Aquila 1912, p. 69; M. Chini, Documenti relativi ai pittori che operarono in Aquila fra il 1450 e il 1550 circa, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 3, XVIII (1927), pp. 118-121; M. Moretti, Museo nazionale d'Abruzzo nel castello cinquecentesco dell'Aquila, L'Aquila 1968, p. 100; G. Crocetti, Magister Ioannes Antonius Aquilanus, in Notizie da Palazzo Albani, XIV (1985), 1, pp. 21-29; F. Murri, S. Giusta e le sue chiese all'Aquila e Bazzano, L'Aquila-Roma 1986, p. 67; F. Bologna, La Madonna con il Bambino fra due angeli reggi-candelabri, detta "Madonna dei lumi", di Silvestro dell'Aquila. Chiesa di S. Maria in Platea. Campli, in Documenti dell'Abruzzo teramano, IV, 2, Pescara 1996, pp. 497 s.; M. Moriconi, in Santuari nelle Marche, a cura di G. Cucco, Urbania 1996, pp. 233 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 106.