DARIO (Daria), Giovanni Antonio
Mancano notizie sulle origini, sulla data di nascita e sulla formazione di questo architetto e scultore operoso al servizio del principe arcivescovo di Salisburgo nel sec. XVII, indicato nelle fonti come scultore "Welscher", cioè italiano (egli stesso si qualificava maestro piccapietre). Nella letteratura più recente gli viene attribuita un'origine veneta (Ebhard, 1975, p. 47) o anche dalla Valle d'Intelvi (Cavarocchi, 1966). La sua opera individuale non è molto vasta perché egli fu assai spesso incaricato di dirigere la costruzione di progetti altrui.
La prima opera conosciutadel D. sono i coronamenti delle torri del duomo di Salisburgo che, in analogia alla cupola, furono costruiti in forma ottagonale tra il 1652 e il 1655. Nel 1659 seguì, sotto la sua direzione, l'esecuzione e la messa in opera della bellissima fontana della Residenza di Salisburgo il cui progetto gli fu erroneamente a lungo attribuito (né peraltro le fonti forniscono il nome del progettista). Nello stesso anno fu occupato all'opera di pavimentazione di quattro cappelle del duomo.
Un importante intervento urbanistico del D. fu la chiusura della piazza del duomo (1658-63) tramite due logge (le "arcate del duomo") che , collegano il duomo da una parte con la Residenza, dall'altra con il convento di S. Pietro. Colossali lesene tuscaniche compongono gli intervalli fra gli archi e la zona soprastante delle finestre, in un insieme di grande equilibrio. Al di sopra della liscia trabeazione e del cornicione, una balaustra costituisce la conclusione superiore; tra le finestre e le arcate la decorazione è costituita unicamente da cartocci con stemmi. Tenendo conto della loro funzione urbanistica, le arcate del duomo rispecchiano nel prospetto, nella struttura generale e nei dettagli (in parte letteralmente) il piano inferiore della parte centrale della facciata del duomo.
Negli anni seguenti il D. fu occupato a Salisburgo in molti e svariati lavori (Pirckmayer, 1888 e 1903).
Nel 1667 lavorò alla installazione della fontana di S. Erentrud nel convento delle benedettine di Nonnberg (non si conosce l'autore del progetto); nel 1668-71 alla messa in opera degli altari nelle cappelle laterali del duomo (seguendo progetti riferibili presumibilmente a Santino Solari), dove contemporaneamente lavorava come scalpellino; nel 1670collaborò all'ampliamento verso sud del "palazzo nuovo"; negli anni 1671-72si recò spesso a Tittmoning, che allora apparteneva a Salisburgo, per seguire come architetto la ricostruzione della torre occidentale della chiesa dell'abbazia che era rimasta scoperta dopo un incendio nel 1571.
Il santuario di Maria Plain, presso Salisburgo, eretto su suoi progetti tra il 1671 e il 1674, può essere considerato la sua opera più importante.
La facciata a tre piani, quasi priva di decorazioni, stretta tra due torri, sembra fatta apposta per essere veduta da lontano; nella sua massiccia compattezza spicca nel paesaggio con grande evidenza. Come già nella chiusura della piazza della Residenza con le arcate del duomo, anche qui il D. rivela una sicura sensibilità al rapporto dell'edificio con l'ambiente che lo circonda. È molto dubbio che il D. sia autore delle quattro statue della facciata rappresentanti gli Evangelisti. L'interno ha il carattere di semplice aula con due cappelle per lato e un coro stretto e profondo, articolato da coppie di lesene e da costoloni sulla volta.
Un contratto del 1672 (Ebhard, 1975, p. 47 n. 1) documenta come opera del D. la ricostruzione della chiesa collegiata dell'abbazia di Seekirchen presso Salisburgo. I lavori di costruzione dovevano essere per lo più conclusi nel 1679: si tratta di una costruzione a tre navate, con la navata centrale sopraelevata e con quattro campate rettangolari. Attraverso quattro arcate a tutto sesto per lato, la navata centrale si apre verso le strette navate laterali all'altezza delle loro volte a crociera dalle nervature barocche. Il coro viene esaltato da un arco trionfale. Dal 1674 la costruzione fu ampliata verso sud ovest con la collaborazione del Dario. In particolare i portali nell'interno, datati 1682, hanno notevoli affinità con gli altari delle cappelle laterali del duomo (Eckardt, 1910, p. 96), il che fa supporre che il D. si sia trattenuto a Salisburgo fino al 1682.
Nel 1675 il D. aveva cercato inutilmente di ottenere il posto di capomastro di corte che era rimasto vacante; da questa data non è più documentato a Salisburgo; nel 1686 ricompare come direttore dei lavori dell'abbazia di Sankt Florian (cfr. Czerny, 1886; Korth, 1975) e come tale diresse anche le opere di scultura della cappella dell'abbazia a Marbach.
Dei suoi lavori a Sankt Florian bisogna ricordare lo stemma del prevosto David Fuhrmann eseguito in marmo ad intarsi sull'altar maggiore, nel 1689.In una fonte non datata il D. è nominato come architetto nei lavori dell'altar maggiore, progettato da un pittore non meglio identificato, e di quattro altri altari. Mentre per quanto riguarda l'altar maggiore il D. si occupò solo della messa in opera, i due primi altari laterali, con le due colonne in marmo che li fiancheggiano, sono opera sua sia come progetto sia come esecuzione.
Già a Salisburgo il D. non era occupato, né quindi pagato, come artista indipendente, ma riceveva un compenso mensile di 25 fiorini oltre al diritto di mangiare alla mensa di corte, diritto sostituito dal 1669 da un compenso settimanale di un fiorino. A Sankt Florian, all'epoca in cui era occupato ai due altari laterali, il suo soldo annuale consisteva in 200 fiorini. Per la fornitura di venti colonne e per il lavoro all'altar maggiore aveva già ricevuto 5.837 fiorini, mentre per la installazione degli altri due altari laterali, quelli occidentali, egli, di nuovo senza salario annuale, fece un contratto di oltre 2.000 fiorini per ognuno di essi (questi altari furono completati dopo la sua morte su incarico della vedova del D., Eva Catharina, da tre scalpellini e un lapicida).
Mentre mancano notizie sulla vita privata del D. nel periodo salisburghese, dai documenti di Sankt Florian risulta che egli, vedovo, si risposò a Sankt Florian nel maggio 1689 (Korth, 1975,p. 105 n. 394), che ottenne il diritto di cittadinanza, che divenne padre di numerosa prole e che morì a St. Florian l'8 marzo 1702 (Czerny, 1886, p. 169; Pirckmayer, 1888, p. 37). Nel libro dei morti egli è indicato come eccellente scultore che negli altari marmorei della chiesa abbaziale lasciò bellissime testimonianze della sua arte.
Bibl.: B. Pillwein, Lexikon Salzburger... Künstler, Salzburg 1821, p. 21; A. Ilg, Adrian de Fries, in Jahrbuch der kunsthistor. Sammlungen, I (1883), 1, p. 122; A. Czerny, Kunst und Kunstgesch. im Stifte St. Florian, Linz 1886, pp. 126, 165, 167, 169 s.; F. Pirckmayer, G. A. Daria, der Erbauer des Residenzbrunnens in Salzburg, Salzburg 1888; Id., Notizen zur Bau-und Kunstgesch. Salzburgs, in Mitteilungen der Gesellschaft für Salzburger Landeskunde, XLIII (1903), pp. 106 ss., 136, 140 s., 143 ss., 306 s.; Die Kunstdenkmale des Königreiches Bayern, I,3, München 1905, pp. 2665, 2801; A. Eckardt, Die Baukunst in Salzburg, Strassburg 1910, pp. 72 ss., 76, 78, 80, 84, 96; Österreichische Kunsttopographie, VII,Wien 1911, pp. XLVIII, 64; IX, ibid. 1912, p. 7; X, 2, ibid. 1913, pp. 131 ss.; XII, ibid. 1914, p. CI; XIII, ibid. 1914, pp. 57, 223; XI, ibid. 1916, pp. 345, 353; H. Folnesics, Neu gefundene Architekturzeichnungen und Risse zu Salzburger Bauten, in Jahrb. des kunsthistor. Institutes d. K. K. Zentralkommission für Denkmalpflege, IX (1915), Beiblatt, p. 25; M. Hartig, Tittmoning, s. l.1956, p. 3; L'opera del genio ital. all'estero, E. Morpurgo, Gli artisti in Austria, II, Roma 1962, ad Ind.; F. Cavarocchi, Archivalische Urkunden zur Geschichte der Intelvischen Künstler, in Ostbaier. Grenzmarken, VIII (1966), p. 270; Christl. Kunststätten Österreichs, I, P. F. Hermann. Maria Plain Salzburg, Salzburg 1969, pp. 4, 7; W. Steinitz, Salzburg, Salzburg 1971, pp. 25, 42, 51, 101, 140; Th. Korth, Stift St. Florian, Nürnberg 1975, pp. 53 s., 105 n. 394; M. Ebhard, Die Salzburger Barockkirchen im 17. Jh.,Baden-Baden 1975, pp. 45, 47-53, 56-59, 65, 74, 80, 85, 94, 139, 144; U. Nefiger, Salzburg und seine Brunnen, Salzburg 1980, pp. 63, 154; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 402 s.