GROSSI, Giovanni Antonio
Nacque a Lodi nel 1615 (Ghiglione, p. 332).
La ricostruzione biografica di questo compositore presenta non poche difficoltà, vista la penuria di documenti riguardanti la sua formazione, nonché l'attività musicale svolta all'inizio della carriera. Da alcune annotazioni su partiture autografe apprendiamo, comunque, che il padre del G., Domenico, fu "basso ecclesiastico", e il fratello Giovanni Battista organista a Fontanella (The New Grove Dict., p. 439). Probabilmente il G. frequentò la cappella di qualche chiesa nella sua città, ove apprese i rudimenti della musica.
Nel 1635 risulta maestro di cappella nel duomo di Crema, ove venne ordinato sacerdote nel 1638 (in molte composizioni il G. si firma "prete lodeggiano"). Dal 1644 ricoprì lo stesso incarico nel duomo di Piacenza e dal 1648 al 1666 in quello di Novara. Operò quindi nella chiesa di S. Antonio a Milano, città ove nel 1650 aveva concorso per il posto di maestro di cappella del duomo, resosi vacante dopo la morte di A.M. Turati, in carica da otto anni. Vinse allora M.A. Grancini, già organista del duomo dal 1630. Solo dopo la morte di quest'ultimo (17 apr. 1669) il G. ebbe l'opportunità di competere nuovamente assieme con altri sei musicisti, tra cui il famoso G. Legrenzi.
Il brano realizzato per il concorso fu un'antifona a 8 voci. In un primo momento i lavori del G. e di Legrenzi furono giudicati i migliori; fu necessaria quindi un'ulteriore prova, superata la quale, il 28 nov. 1669, il G. venne nominato maestro di cappella con uno stipendio annuo di 1500 lire, incrementato poi di 300 lire l'11 dic. 1670.
Dopo l'insediamento nella nuova carica le notizie relative alla vita del compositore lodigiano tornano a farsi scarse. Di sicuro egli conservò il prestigioso incarico sino alla morte, avvenuta a Milano nell'aprile 1684.
Se oscura resta la vicenda biografica del G., quella relativa alla sua attività musicale è invece sorretta da un catalogo che ammonta a circa mille numeri, tra messe, salmi, mottetti e Magnificat. Si tratta di composizioni scritte tutte per il servizio ordinario della cappella o per le manifestazioni straordinarie alle quali la cappella prendeva parte. Gran parte delle sue composizioni manoscritte, perlopiù autografe, sono conservate nell'Archivio musicale della Cappella del Duomo di Milano ora presso l'Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo. Si ricordano 31 messe; 12 Credo da 4 a 16 voci; 12 Gloria da 5 a 18 voci; 31 Magnificat; litanie; Laudate Dominum; Laudate Pueri; Pater noster; 6 raccolte di salmi; 11 raccolte di mottetti; concerti a diverse voci; diversi dialoghi sacri.
Mentre il G. era ancora in vita vennero date alle stampe a Milano le seguenti opere: Messa et salmi bizarri, con le letanie della B. Vergine concertati à 4 vocietl'Hinno Ave Maris Stella à 6con ilsuo basso continuo, op. I, 1640; Sacri concenti a 2, 3 e 4 voci, con una messa concertataà 5, op. III, 1653; Orfeo Pellegrino ne' sacri cantici a 2, 3 e 4 voci, op. IV, 1659; Celeste tesoro composto in musica di messe concertate a 5 e 8 voci, op. V, 1664; Il terzo libro deconcerti ecclesiastici a 2, 3 e 4 voci, con basso continuo e d'alcuni con sinfonie, op. VII, 1670; Terzo libro di mottetti ecclesiastici a una voce con basso continuo et un Salve Regina con sinfonia, op. VIII, 1674; Libro primo de Magnificat et Pater noster à 4, 5 e 6voci, op. IX, 1675; Quarto Libro de concerti ecclesiastici à 2, 3, 4 voci, op. X, 1677; 6 Messe a 4 voci, senza frontespizio.
Tra le edizioni moderne: una Messa a 4 voci, a cura di F. Lurani, pubblicata come allegato in Musica sacra, XI (1887), 1; il mottetto Domine ad adjuvandum (voci e organo), e Salutatio Angelica: Angelus Domini (soprano, soprano in eco, coro e organo), a cura di G. Spinelli, in Rivista internaz. di musica sacra, III (1982), 3, pp. 337-352; il dialogo sacro Heu, Domine, respice et vide, a cura di F. Noske, in Saint and sinners, New York 1992, pp. 256-282.
Il G. fu uno dei più prolifici compositori di musica sacra operanti nel Seicento in area lombarda; nell'ambito di questa produzione ricca e multiforme, tutta di genere vocale, un posto di rilievo è occupato dai mottetti. Scritti per gli organici più vari (in alcuni dei quali introduce anche strumenti quali violini, viole e violoni), sono vicini spesso alle cantate spirituali per le partizioni interne in arie e recitativi. Ciò è dovuto al desiderio di seguire i contenuti testuali con differenti articolazioni formali, senza per questo rinunciare all'unità: così, spesso, nuclei motivici sono ripresi identici all'interno delle varie sezioni.
Conoscitore profondo della tecnica polifonica, il G. non era dunque avulso dalle sperimentazioni formali dell'epoca, consistenti da una parte nelle esperienze monodiche dei Fiorentini e, dall'altra, nello stile concertato, derivante in particolare dalla scuola veneziana di Andrea e Giovanni Gabrieli. Un altro genere prediletto dal G. era quello del dialogo sacro in latino. Molti dialoghi furono da lui composti durante l'ultimo incarico, ma altri risalgono ai periodi trascorsi a Piacenza e a Novara. Da essi emerge la capacità di penetrare intimamente i testi, di superare ogni esteriore descrittivismo, e di conferire potenza drammatica all'espressione musicale delle parole attraverso deviazioni dalle regole armoniche, uso di cromatismi, dissonanze, cambiamenti di modo, e l'impiego di rari disegni ritmici e melodici.
Sulla figura del G. i pareri sono profondamente discordi: Mariangela Donà nega originalità al suo stile compositivo (The New Grove Dict., p. 439), mentre F. Mompellio (p. 528) sostiene che "A tanta fecondità non corrisponde una qualità d'eccezione […], un canto non molto profondo". Di diverso avviso sono invece F. Noske (p. 36), che definisce il G. versatile compositore, conoscitore di tutti gli stili e tecniche della sua epoca, e Ghiglione (p. 334), per il quale indicativo della personalità musicale del G. è il fatto che nel 1669 sia riuscito vincitore sul ben più celebre Legrenzi. Si potrebbe comunque affermare che il G. rappresenti, nell'ambito lombardo-padano, una figura di sintesi tra i generi sacri della seconda metà del Seicento.
Fonti e Bibl.: F. Lurani, G.A. G. (XVII secolo), in Musica sacra, XI (1887), p. 8; C. Sartori, Le musichedella Cappella del duomo di Milano, Milano 1957, pp. 207-246; M. Donà, La stampamusicale a Milano fino all'anno 1700, Firenze 1961, p. 146; F. Mompellio, La musica a Milano nell'età moderna, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 527 s.; L. Mulatero, Le raccolte di mottetti di G.A. G., tesi di laurea, Pontificio Istituto di musica sacra di Milano, a.a. 1975-76; N. Ghiglione, Un documento inedito di G.A. G., in Riv. internaz. di musica sacra, III (1982), 3, pp. 331-336; G. Spinelli, Musiche inedite di G.A. G., ibid., pp. 337-352; F. Noske, Saints and sinners: the Latin musical dialogue in the seventeenth century, New York 1992, p. 12 e passim; V. Arizza, G.A. G. e la cantata spirituale da chiesa, in Riv. internaz. di musica sacra, XIII (1992), 1-2, pp. 150-178; F. Arpini, "Scientia musicae" e musicisti a Crema fra '500 e '600, Crema 1996, ad indicem; C. Schmidl, Diz. univ. deimusicisti, I, p. 668; R. Eitner, Quellen-Lexikon, III, p. 338; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 337; The New Grove Dict. of musicand musicians (ed. 2001), X, pp. 439 s.