FOSSATI, Giovanni Antonio Lorenzo
Nacque a Novara il 30 apr. 1786 da Gioacchino Antonio, sovrintendente di un ospedale di quella città, e da Antonia Baliana. Compiuti i primi studi presso lo zio sacerdote Ambrogio Baliana, s'iscrisse a un corso preparatorio di medicina e chirurgia nel liceo di Novara. Perduti il padre e la madre, rispettivamente nel 1802 e nel 1804, fu costretto a occuparsi dei quattro fratelli. Nel 1803 si era iscritto all'università di Pavia, dove fu discepolo di A. Scarpa e di G. Rasori; seguendo dei corsi presso l'ospedale femminile S. Caterina strinse anche rapporti col direttore dei servizi di vaccinazione, L. Sacco. Si laureò nel giugno del 1807 in chirurgia con lo Scarpa e nel 1808 in medicina; l'anno successivo venne abilitato alla professione della medicina a Pavia. Trasferitosi a Milano, divenne, nel 1811, aiuto del Rasori, protomedico presso l'ospedale civile.
Nonostante l'impegno profuso durante l'epidemia di tifo petecchiale che colpì la Lombardia nel 1817, mentre egli lavorava all'ospedale S. Angelo a Milano, le sue idee repubblicane e la sua adesione alla carboneria (in quegli anni aveva fondato una "vendita" a Novara) lo costrinsero, nel 1820, a emigrare esule a Parigi, dove si stabilì definitivamente nel 1822.
A Parigi fu accolto e introdotto nell'ambiente scientifico da R.-T.-H. Laënnec e incontrò, divenendone allievo e amico stimato, il celebre frenologo F.-J. Gall, che si era stabilito nella capitale francese nel 1807, tenendo corsi di frenologia sia all'Athénée royal e alla Société de médecine sia presso la propria abitazione (situata prima in rue St.-Honoré e poi in rue Grenelle). Il F. divenne uno dei più fedeli allievi collaboratori del Gall, il quale gli affidò la revisione dell'ultima e più importante delle sue opere, Sur les fonctions du cerveau et sur celles de chacune de ses parties (I-VI, Paris 1822-25), e, a partire dal 1823, lo fece collaborare anche al suo insegnamento privato.
Il F. si associò al Gall dal momento in cui, pur godendo ancora abbastanza favore in Francia, l'organologia (termine preferito dal Gall per la sua dottrina) stava alienandosi il mondo scientifico a causa del proprio accentuato interesse per la cranioscopia a scapito degli aspetti anatomo-fisiologici del sistema nervoso centrale: questi ultimi, infatti, erano stati a suo tempo positivamente valutati dalla commissione presieduta da G.-L. Cuvier, incaricata nel 1808 dall'Institut de France di esaminare le teorie del Gall e di J.C.S. Spurzheim. Lo stesso Gall si occupò, negli ultimi anni, principalmente di cranioscopia, favorendo indirettamente l'evoluzione della sua dottrina verso la frenologia (termine proposto nel 1816 da T.H. Forster e subito adottato dallo Spurzheim come preferibile a quello di craniologia, allora molto diffuso ma troppo compromesso per il suo ricorrere nella stampa divulgativa). Tale modifica terminologica, accettata e adottata dal F., segnava la trasformazione definitiva della teoria originaria del Gall in un insieme di asserti, scientificamente poco attendibili ma destinati a divenire di moda, basati su discutibili induzioni che stabilivano collegamenti tra le caratteristiche esteriori della conformazione del cranio e comportamenti rilevati con osservazioni psicologiche rudimentali. L'opera del F. finì per incoraggiare tale tendenza nella misura in cui egli, molto meno abile anatomista di quanto non fossero il Gall e lo Spurzheim, ridusse la propria attività all'esercizio di una scolastica craniologica nella maggior parte dei casi ovvia e gratuita.
Tornato in Italia nel 1824 in occasione della morte dello zio, il F. tentò di divulgare, con conferenze a Milano, Venezia, Firenze, Bologna, Roma e Napoli, la nuova dottrina frenologica, disciplina allora già nota ma poco coltivata.
Le teorie frenologiche erano state infatti introdotte in Italia nel 1806 prima in Toscana da C. Morelli e Gatteschi, poi nel Napoletano ad opera di J. Mayer, autore di una esposizione della dottrina di Gall Sul cervello (Napoli 1808). La loro diffusione era stata tuttavia ostacolata dalla pubblicazione dell'opera Sul sistema cranioscopico (Bologna 1807) da parte di A. Moreschi, professore di anatomia a Bologna, e, in seguito, dall'eco che aveva avuto anche in Italia, dopo il 1808, il rapporto critico presentato dal Cuvier all'Institut de France e subito pubblicato anche in Italia a cura di V. Mantovani (Rapporto del signor Cuvier all'Istituto di Parigi sopra una memoria de' sigg. dottori Gall e Spurzheim, in Giorn. della Società d'incoraggiamento delle scienze e delle arti stabilita in Milano, III [1808], pp. 76-100). Ciò che il F. si proponeva con il suo viaggio era un rilancio degli studi frenologici italiani, nella convinzione che essi costituissero non solo un nuovo promettente approccio allo studio del sistema nervoso, ma anche una solida base per una rifondazione su base laica della filosofia e della politica, rifondazione che egli riteneva fondamentale per la causa dell'unità italiana.
Come lo stesso F. dovette ammettere (Sur la phrénologie en Italie. Rapport fait à m. le president de la Société phrénologique d'Édimbourg, Paris 1828), questo tentativo risultò fallimentare: a Torino non gli fu possibile tenere alcuna conferenza, mentre in quelle tenute a Milano, Firenze (dove eseguì l'esame pubblico del cranio di L. Ariosto) e Bologna (dove analizzò quello di G. Reni) furono criticate sia le incerte basi anatomiche delle sue teorie, sia le illazioni sulla corrispondenza delle facoltà mentali alla conformazione esterna del cranio. Maggiore fortuna ebbe invece nel Napoletano, dove le teorie frenologiche avevano incontrato un certo interesse soprattutto nel personale che lavorava nel manicomio di Aversa per l'opera di diffusione e di divulgazione di L. Chiaverini, anch'egli allievo del Gall.
Sostenitore strenuo della frenologia e della sua applicazione in psichiatria sarà, infatti, B.G. Miraglia, allora giovane studente, col quale il F. entrerà in rapporti epistolari a partire dal 1846 e che sarà poi per lunghi anni direttore del manicomio di Aversa. L'azione del F. trovò, dal punto di vista scientifico, un appoggio, per altro non del tutto convinto, in B. Poli, mentre l'unico che mostrò di condividere il progetto filosofico e politico che egli collegava alla frenologia, perché ritenuta contraria alla morale e alla religione, fu L. Angeloni, anch'egli repubblicano (Della forza nelle cose politiche. Ragionamenti quattro dedicati all'italica nazione, Londra 1826).
Rientrato a Parigi, il F. partecipò nel 1825 alla fondazione della Société de phrénologie, che presiedette per molti anni, fino al 1852. Analogamente nel 1831 partecipò alla fondazione della Société phrénologique de Paris, che pubblicherà tra il 1832 e il 1834 dodici numeri del Journal de la Société phrénologique de Paris, sul quale appariranno alcuni dei contributi del F., che però collaborerà molto più attivamente a La Phrénologie, pubblicata dal 1837 al 1839 da Ch. Place. Fu anche redattore della Revue encyclopédique, sulla quale pubblicò un gran numero di articoli, particolarmente sulle produzioni scientifiche italiane, e collaboratore del Dictionnaire de la conversation. Dal 1829 poté esercitare la professione medica, il che gli diede una certa agiatezza economica e, dopo le giornate del luglio 1830, ottenne il titolo di medico del Théâtre-Italien.
Fervente patriota, fin da 1821 il F. aveva aperto la sua casa a esuli e fuorusciti italiani; fu tra l'altro in rapporti col giurista e filosofo P. Borrelli, uno dei più illustri esuli napoletani, conosciuto a Firenze. Nel 1826 aveva aderito al Comité cosmopolite, una centrale cospirativa organizzata a Parigi dal vecchio marchese M.-J.-P. de La Fayette e da J.-C. Dupont de l'Eure. All'inizio del 1829 venne a conoscenza dei contatti avuti già da alcuni anni proprio con questo comitato da E. Misley per l'organizzazione di una "congiura estense", allo scopo di liberare l'Italia dagli stranieri sotto la guida del duca di Modena e Reggio Francesco IV. Poco dopo lo scoppio della rivoluzione del luglio 1830, il 13 agosto, il F. fondò a Parigi, con lo scopo di ottenere l'aiuto francese per cacciare gli Austriaci dall'Italia, la Società dei patrioti italiani, che fu sciolta il 30 ottobre per contrasti interni. Entrò poi nella Società dei liberi italiani, fondata da F. Tadini il 15 settembre, ma si dimise il 22 novembre per divergenze con gli esuli aristocratici piemontesi, che si opponevano a un'azione in favore del duca di Modena, cui egli, invece, guardava con favore.
Per sostenere la tesi dell'autodeterminazione popolare nella scelta della forma di governo, pubblicò per breve tempo il periodico Il Nazionale italiano, politico e letterario. Quando alla metà di gennaio 1831 venne costituita la giunta liberatrice italiana, alla quale aderirono i buonarrotiani, la società del Tadini, il gruppo del Misley e quello facente capo al F., questi fu nominato, con F. Buonarroti e F.S. Salfi, segretario generale del Direttorio della giunta. Fallito il tentativo di coordinare da Parigi i moti insurrezionali scoppiati nell'Italia centrale e stroncati questi dalla repressione, il F. fondò una commissione di soccorso per la nuova ondata di esuli che cercava scampo in Francia.
Nel frattempo, scomparso il Gall nel 1828, il F. rimase, insieme a F.-J. Broussais, il più tenace e autorevole sostenitore della causa frenologica, che difese sia contro i continui attacchi del mondo accademico, sia dalle volgarizzazioni e dalle banalizzazioni che proprio allora cominciavano a diffondersi soprattutto in Inghilterra. Un intervento del Cuvier presso il ministro dell'Istruzione A.-Fr. Vatimesnil aveva infatti portato, dopo la Restaurazione, al ritiro dell'autorizzazione a tenere corsi di frenologia, ma nel 1830 il F. riuscì a ottenere una nuova autorizzazione che gli consentì di riprendere l'insegnamento. Ciò nonostante, negli anni successivi il F. venne progressivamente isolandosi sia dal mondo scientifico, che non riconosceva in lui la possibilità di fornire, come era avvenuto con il Gall, contributi significativi alla conoscenza del sistema nervoso, sia dallo stesso ambiente frenologico, ormai orientato verso un'indagine di tipo eminentemente psicologico. Mancarono al F. sia le competenze sia l'autorità per arginare l'involuzione della frenologia mantenendo viva la tradizione originaria del Gall.
La sua opera di maggior respiro, il Manuel pratique de phrénologie, ou Physiologie du cerveau d'après les doctrines de Gall, de Spurzheim, de Combe et des autres phrénologistes, Paris 1845, è frutto, significativamente, di un'elaborazione neppure troppo originale del System of phrenology di G. Combe, che egli aveva tradotto come Nouveau manuel de phrénologie (Paris 1836); la spregiudicata operazione editoriale era giustificata, secondo il F., dal fatto che "se togliamo quello che Combe prese da Gall, da Spurzheim e da altri, ben poco restava del suo. D'altronde, la parte dell'organologia era incompleta e insufficiente, e altri capitoli vi ho introdotto intieramente nuovi" (lettera del 1° dic. 1854 a Miraglia, in Miraglia jr, 1931, p. 70). La parte più consistente del Manuel, che conteneva, oltre a una storia dello sviluppo della frenologia e a una biografia di Gall, anche la traduzione francese del primo testo programmatico da questo pubblicato nel 1798, la lettera a J. von Retzer, era costituita dall'esposizione di trentacinque facoltà, o forze primitive, ognuna esemplificata da riferimenti alla configurazione cranica di personaggi famosi e spesso accompagnata da illustrazioni. Tali azzardate induzioni, spesso basate oltretutto su semplici ritratti o busti, nascevano senza dubbio da un intento divulgativo: questo finiva però col degenerare in banalizzazioni, in accordo con la tendenza, che si affermava in quel momento soprattutto nei paesi anglosassoni, a ridurre la frenologia a sola craniologia o cranioscopia, alla messa in parentesi dell'organicismo, dell'innatismo e degli aspetti materialistici dell'organologia, e all'accostamento a magnetismo e mesmerismo, talora interpretati in senso spiritualistico per superare le ostilità delle autorità ecclesiastiche.
Il F. rimase tuttavia sostanzialmente estraneo a tale tendenza, dalla quale volle anzi prendere le distanze. Smise quasi subito di inviare suoi contributi alla rivista The Zoist e al Journal of cerebral phisiology and Mesmerism, pubblicato a Londra da J. Elliotson a partire dal 1843, come pure non volle mai contribuire a La Phrénologie, un bimestrale creato a Parigi nel 1856 da D. Beraud, che riteneva antiscientifico e antifilosofico, e soprattutto "malfatto …, perché i principali redattori, frenologi e non medici, tendono a dire specialmente "la buona ventura" palpando le teste piuttosto che a studiare e ad approfondire le questioni filosofiche. A ogni modo siccome il pubblico ama giudizi cranioscopici su le celebrità contemporanee, così non è male che la scienza sia somministrata, spargendo "di soave liquor gli orli del vaso"" (lettera al Miraglia del 23 luglio 1856, in Miraglia jr, 1931, p. 73). Osteggiò inoltre l'involuzione spiritualistica e la fusione tra frenologia e mesmerismo promossa a Parigi dal catalano M. Cubj y Soler da Malgrat, col quale in passato aveva collaborato. Nel 1858, quando a Parigi venne pubblicata La phrénologie régénérée, due volumi in 8° di complessive 1.200 pagine di traduzione dell'originale di Cubj y Soler, che rifondava la scienza frenologica, cambiandone frasario, definizioni, numero e nome delle facoltà ammesse, il F., molto amareggiato, definì il testo, nella sua corrispondenza con Miraglia, un "mosaico curiosissimo" di frenologia, psicologia, metafisica, fisiognomia, magnetismo animale e teologia, e stese degli "appunti critici", che però non pubblicò mai. Questo atteggiamento, che nasceva non solo dalla fedeltà all'impostazione metodologica e filosofica imposta originariamente alla disciplina dal Gall, ma anche dalla convinzione che tale filosofia fosse in grado di trasformare la frenologia da semplice teoria medica a fondamento culturale dell'ideologia liberale, finì per isolarlo sia nell'ambiente medico sia in quello politico. Accettando la concezione organologica del Gall infatti il F., pur ribadendo che la frenologia non postulava necessariamente la materialità e la mortalità dell'anima, connotava la propria posizione filosofica in senso decisamente materialistico, tentando nel contempo di trovare fondamenti per un'etica laica (De la mission du philosophe au dix-neuvième siècle et du caractère qui lui est nécessaire, Paris 1833). L'innatismo delle facoltà e delle disposizioni mentali discendeva direttamente da tale impostazione materialistica, che attribuiva le singole funzioni alla struttura e alla composizione materiale dell'organo. E a ognuna delle funzioni mentali individuate con l'analisi psicologica veniva univocamente attribuita una specifica localizzazione organica. In tale contesto l'unico modo per riservare un certo spazio alla spiritualità era quello di guardare alle funzioni mentali nel loro complesso. Conseguentemente la follia era da ritenersi una "malattia apiretica del cervello, normalmente di lunga durata, nella quale le idee o le sensazioni, sia in generale che in particolare, non si accordano né con le funzioni di una organizzazione normale, né con lo stato reale delle cose esterne". Il F. classificava la malattia mentale in idiozia, imbecillità, demenza, mania, monomania, nostalgia, ipocondria e isteria, epilessia, suicidio, monomania omicida, infanticidio, delirio, ritenendo tutte queste forme legate alla costituzione organica del cervello e dovute innanzitutto a "disposizioni ereditarie, e alla cattiva organizzazione cerebrale" (Folie, in Encyclopédie moderne, Paris 1828, p. 1). La psicopatologia e la psichiatria del F. si uniformarono, come del resto quelle del Gall, ai principî fondamentali esposti da J.-E.-D. Esquirol, in particolare all'idea che i disturbi mentali dovessero essere distinti in delirio generale, o mania, e deliri parziali, o monomanie, idea che ben si accordava con l'opinione del Gall dell'indipendenza reciproca delle funzioni mentali dovuta all'indipendenza degli organi del sistema nervoso. In particolare la monomania, interpretata come affezione determinata da un'idea dominante e ossessivamente ricorrente, pareva confermare il principio fondamentale della frenologia.
Ma a nulla valeva che il F., come già il Gall, si appellasse alla struttura complessiva delle funzioni mentali per smussare il localizzazionismo e l'organicismo che caratterizzavano la dottrina frenologica: questi vennero condannati non solo dalle autorità ecclesiastiche (determinante fu l'influenza dei gesuiti), che misero all'Indice le opere dello stesso Gall (e quelle dei suoi principali seguaci, tra cui il manuale di Combe), ma anche dalla cultura idealistica dominante, influenzata da un duro e sprezzante giudizio contenuto nella Fenomenologia dello spirito di G.W.F. Hegel, il quale, pur esprimendo un qualche apprezzamento per la dottrina del Gall, negava tuttavia che il cranio potesse rappresentare in modo adeguato lo spirito e denunciava in particolare la negazione della libertà esplicitamente sostenuta dalla nuova dottrina. Fu tale giudizio a vanificare ogni sforzo compiuto dal F. per fare della frenologia la base del liberalismo politico italiano. In tutti i congressi degli scienziati che si tennero in quegli anni la frenologia fu infatti decisamente avversata e, in particolare, nel corso dell'ottavo congresso tenutosi a Genova nel 1846 lo stesso F. fu privato della parola e gli fu impedito dal presidente C.S. Speranza di pronunciare il discorso che avrebbe poi pubblicato col titolo Questions philosophiques, sociales, et politiques traitées d'après les principes de la physiologie du cerveau (Paris 1856, rist. 1869). Il suo programma, che prevedeva di attribuire i compiti e gli incarichi politici sulla base dei "talenti particolari" individuati dall'indagine frenologica, non poteva non suscitare sospetti tra intellettuali che, nella maggioranza, auspicavano il raggiungimento dell'unità politica della nazione italiana in uno Stato che garantisse costituzionalmente la parità dei diritti dell'individuo. Così, mentre la frenologia sopravviveva come voga craniologica e terapia alla moda, rinnegando la filosofia dalla quale era nata, il F., che continuò a riaffermare i capisaldi dell'organologia del Gall, finì progressivamente per isolarsi e per apparire ai più come un tardo epigono del materialismo di stampo settecentesco, l'estremo difensore di una teoria divenuta ormai scientificamente insostenibile.
Nel marzo 1848 il F. ebbe la vicepresidenza dell'Associazione nazionale italiana, fondata da G. Mazzini, in seno alla quale egli si schierò a favore della soluzione unitaria sotto casa Savoia. Sposatosi nel 1851 con un'ereditiera cinquantenne, l'anno successivo si recò in Italia con la moglie; a Roma, mentre si recava all'ospedale di S. Spirito per fare una dimostrazione pubblica di "spiegamento del cervello", fu arrestato, imprigionato per cinque giorni e quindi obbligato a lasciare lo Stato pontificio. Fu ancora in Italia, a Novara, nell'agosto 1856, per assistere all'operazione di cataratta della sorella, che ebbe come infausto esito la cecità, per cui si trattenne sino alla metà di novembre. Negli anni 1856-58 le condizioni di salute del F. non furono buone; nell'estate del '57 poté tuttavia recarsi a Londra, dove incontrò il Combe, ormai anziano e gravemente malato ai polmoni.
Dopo la nascita del Regno d'Italia, il F. ritornò in patria nel 1865, nel 1866 e nel 1868 (a Novara e Milano), con la moglie e la nipote, senza stancarsi di diffondere le idee che lo avevano ormai reso famoso. Lo rallegrò molto anche la nomina dell'amico Miraglia, nel 1860, a direttore del manicomio di Aversa, e negli anni successivi egli ne sostenne e confortò tutte le innovazioni (creazione di un gabinetto patologico, tentativo di diffondere le cognizioni mediche necessarie ad apprezzare la malattia nei primi stadi e a intervenire prima della cronicizzazione, uso della recitazione drammatica come metodo educativo e ricreativo per i ricoverati, 1862): sin dal 1820, infatti, il F. aveva visitato i primi ospizi per gli alienati, creati a Parigi su progetto di Esquirol e di E.H. Desportes, e si era interessato delle problematiche connesse alla cura delle malattie mentali.
Il 19 marzo 1869 fu colpito da emiplegia e afasia, e se ne riprese solo parzialmente. Si spense a Parigi in seguito a una paralisi, all'alba del 20 dic. 1874.
Venne eseguito il calco della sua testa e il corpo fu imbalsamato per essere trasportato in Italia. Poco prima di morire aveva istituito a Milano un premio di 2.000 lire annue da erogarsi per l'incremento di studi di fisiologia del cervello. Fu cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, membro di varie accademie italiane e straniere, presidente della Società frenologica di Parigi e pubblico lettore in numerose altre società. Una collezione frenologica (teste di uomini e animali) del F. figura nel Museo civico di Milano. Fu definito dal Carducci "medico novatore e letterato".
Opere: Dell'epilepsia, in Opuscoli scientifici, Bologna 1826; De la necessité d'étudier une nouvelle doctrine avant de la juger; application de ce principe à la physiologie intellectuelle, Paris 1827; De l'influence de la physiologie intellectuelle sur les sciences, la littérature et les arts, discours pour l'ouverture d'un cours de phrénologie, seguito da un Rapport sur la phrénologie en Italie, Paris 1828; Precis analytique du système de m. le dr. Gall sur les facultés de l'homme et les fonctions du cerveau, vulgairement cranioscopie, Paris 1828 (3 ed., Considérablement augmentée et améliorée d'après les dernières observations faites à l'auteur par M. Gall lui-même avant sa mort …, Paris s.d.); Voci Encéphale, Folie (cit.), Organologie, nell'Encyclopédie moderne di Courtin, Paris 1828; Notice historique sur le dr. Gall, in Journal de la Société phrénologique de Paris, I (1832), pp. 90-111; Discours prononcé pour l'ouverture d'un cours de phrénologie, en 1833, Paris 1833; Discours prononcé aux funerailles du docteur Gall, en 1828 (preceduto da De la mission du philosophe …, cit., Paris 1833); Organologia, o Saggio di una nuova dottrina intorno alla struttura e alle funzioni del cervello, Bologna 1835; Per l'inaugurazione del gabinetto frenologico del Museo civico di Milano, Aversa 1865; articoli di medicina e soprattutto di frenologia nel Dictionnaire de la conversation, tra cui il Discours à l'occasion … Broussais, pronunciato nel 1841 in occasione dell'inaugurazione della statua di Fr. Broussais a Val-de-Grâce, pubblicato nello stesso anno; Notices et mémoires (in A. Dantes, Dictionnaire biographique et bibliographique, Paris 1875).
Fonti e Bibl.:
Un'autobiografia ined. del F., di circa 700 pagine, è nel Fondo Patetta della Bibl. apost. Vaticana. Altre notizie in A.C.P. Callisen, Medizinisches Schriftsteller-Lexikon…, Copenhagen 1831, VI, p. 397; XXVIII, p. 89; Nouvelle Biogr. générale, XVII-XVIII, pp. 245-247; C. von Wurzbach, Biographisches Lex. des Kaiserthums Österreich, IV, pp. 307-309; biografia in American Phrenological Journal, New York, poi tradotta e pubblicata in B.G. Miraglia, Annali frenopatici, III (1865) e V (1867); A. Schivardi, Le conferenze frenologiche del dottor Fossati a Milano, Milano 1865; B.G. Miraglia, Prolusione al corso di frenologia applicata allo scibile universale, Torino 1872, pp. 26-33 e passim; J.-E. Belhomme, Necrol., in Union médicale, 1875; Id., Notice sur la vie et les ouvrages du dr. F., Paris 1875; Id., La frenologia, ovvero la scienza delle umane facoltà razionalmente dimostrata, Roma 1878; G. Vapereau, Dictionnaire universel des contemporains …, Paris 1880; D.G. Pinelli, La fisiologia del cervello applicata, Napoli 1883; G.B. Finazzi, Notizie biografiche ad illustraz. della Bibliografia novarese, Novara 1890, pp. 54 s.; B. Miraglia jr, G.A. F. frenologo ital., in Boll. dell'Ist. stor. ital. dell'arte sanitaria, XI (1931), pp. 65-106; Notizie biogr. sui medici delle Cinque giornate, in Il Giardino di Esculapio, XVII (1948), 2-3, p. 81; A. Saitta, F. Buonarroti, I-II, Roma 1950-51, ad Indicem; A. Galante Garrone, F. Buonarroti e i rivoluzionari dell'Ottocento, Torino 1951, ad Indicem; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, I, p. 574; F. Della Peruta, Le vicende dell'emigrazione ital. in Francia nel 1830-31 in un diario di F. Tadini, in Riv. stor. del socialismo, V (1962), pp. 171 s., 175, 177, 180, 182, 187-193; G. Barbero, G.A. F., Novara, 1786 - Parigi, 1874 (L'ammirabile vita di un novarese, patriota e scienziato), in Boll. stor. per la prov. di Novara, LIV (1963), 1, pp. 20-47; M. Nagari, Lettere ined. di F. Tadini all'amico G.A. F., ibid., LVI (1965), 2, pp. 41-123; G. Lanteri-Laura, Histoire de la phrénologie. L'homme et son cerveau selon F.-J. Gall, Paris 1970, passim; C. Pogliano, Localizzazione delle facoltà e quantificazione: frenologia e statistica medico-psichiatrica, in Follia, psichiatria e società, Milano 1982, pp. 330-349; Id., G.A.L. F., in Diz. biogr. della storia della medicina e delle scienze naturali …, II, Milano 1987, p. 61.