MARI, Giovanni Antonio
MARI (Maro, Marro), Giovanni Antonio. – Nacque a Torino dopo il 1652, anno del matrimonio dei genitori, Guglielmino «Molinaro» del Borgo di Po e Anna Camilla, ed entro il 1659, quando, nel testamento del padre, egli compare come ultimogenito (Arch. di Stato di Torino, Uffici di insinuazione, Tappa di Torino, anno 1659, l. 2, c. 228).
Nelle fonti settecentesche si riporta talvolta un rapporto di parentela o di identificazione del M. con il pittore torinese Alessandro Mari, ma la notizia è del tutto infondata.
Nel 1689 il M. sposò Angela Margherita Rattero (ibid., anno 1689, l. 3, c. 1209). L’attività pittorica del M. è documentata dal 1690-91, quando dipinse due tele, Davide che danza dinanzi all’arca e Abramo e i tre angeli, per la cappella del Corpus Domini nel duomo di Chieri. Nella stessa città, in anni non lontani, realizzò in S. Filippo la Visione di Elia e la Visione di s. Giovanni Evangelista. Nel 1693 ottenne dalla Confraternita dello Spirito Santo di Torino una commissione per otto quadri, tutti perduti, da collocarsi sopra il cornicione dell’area presbiteriale della chiesa omonima. L’anno successivo furono montati i ponteggi per dipingere la volta della cupola – decorazione perduta in seguito ai rifacimenti della seconda metà del Settecento – a cui attesero, oltre al M., Carlo Giuseppe Cortella e Antonio Minotto (Tamburini, pp. 402 s.). Nel 1698-99 ricevette pagamenti per la decorazione ad affresco, in collaborazione con Antonio Haffner, nel piano terreno del palazzo del conte Ottavio Provana di Druent a Torino (oggi palazzo Falletti di Barolo: Mossetti, 1999, pp. 28, 38): nella volta dell’anticamera verso la corte grande realizzò il Trionfo di Diana e nella camera adiacente alcuni puttini a completamento delle quadrature.
Sin dai primi interventi noti, il M. mostra una complessa cultura figurativa che unisce a una formazione classicista, fondata su modelli romani, suggestioni emiliane, tra Bologna e Parma, con influenze liguri ravvisabili nella linea guizzante e nella scelta delle cromie, caratteri forse dovuti ai contatti con i savonesi Guidobono (Mossetti, 1993, pp. 346, 348).
Nel 1700 il M. fu priore della Compagnia di S. Luca in Torino e ricevette lire 400 di Piemonte per vari dipinti di soggetto mariano nella chiesa della Madonna del Pilone (Torino, Arch. arcivescovile, Arch. capitolare, Benefici-cappellanie, Madonna del Pilone, Amministrazione II, BC. 22, c. 419), nella quale nel 1701 acquistò il patronato della cappella laterale di S. Antonio da Padova (Arch. di Stato di Torino, Uffici di insinuazione, Tappa di Torino, anno 1731, l. 11, c. 450). Nel censimento della popolazione torinese del 1705 risultava abitante con la moglie e i figli in casa Gallitiana, «isola» di S. Ludovico (Gli artisti a Torino…).
Secondo Bosio, nel 1709 il M. avrebbe dipinto il perduto quadro con i Ss. Cosma e Damiano in S. Francesco di Chieri. Priva di documentazione, ma avvicinata alla produzione a cavallo dei due secoli, è la tela raffigurante il Matrimonio mistico di s. Caterina in S. Domenico di Racconigi (Mossetti, 1993, p. 350). Entro il primo decennio del Settecento dovrebbe essere stato realizzato dal M. il Transito di s. Giuseppe per la chiesa dell’Immacolata Concezione di Torino. Analoga cronologia è stata proposta per le tele raffiguranti l’Assunzione della Vergine, Gesù che si accomiata dalla Madre e l’Apparizione del Salvatore risorto alla Vergine per la compagnia dei vellutai, di cui faceva parte il fratello Michele (Arch. di Stato di Torino, Uffici di insinuazione, Tappa di Torino, anno 1680, l. 5, c. 87), nella chiesa torinese della Ss. Annunziata, opere rimosse in occasione della ricostruzione dell’edificio nel primo trentennio del Novecento, ma ancora esistenti nell’attuale sede della Confraternita.
Nel 1711 il M. acquistò una cascina nei pressi di Casellette, pagata per buona parte con dipinti probabilmente non tutti da lui eseguiti, elemento che induce a ipotizzare una sua attività di commerciante di opere d’arte (ibid., anno 1711, l. 5, c. 809); nello stesso anno il suo nome compare nella tesoreria dei principi di Carignano per «l’estimo fatto di tutti li quadri di sua Altezza serenissima» (Schede Vesme…, p. 653). Nel corso del secondo decennio furono costanti i rapporti del M. con la corte sabauda, prima a Rivoli, per dipinti e riparazioni di vecchie opere fra 1712 e 1717, e poi in Palazzo reale (1720), nel quale realizzò e restaurò una serie di dipinti oggi non identificabili.
Nel 1713, insieme con Domenico Guidobono, gli fu affidato dall’amministrazione regia il collaudo di una tela per l’abbazia di Bessa, opera di Giovanni Antonio Mareni (ibid., p. 651).
Nel 1716 fu pagato dalla Congregazione dell’ospedale Maggiore di S. Giovanni Battista di Torino per un ritratto del mastro auditore Giorgio Bleisot di Fossigny che contribuì all’edificazione del nuovo edificio nell’ambito della serie dei benefattori illustri dell’istituzione (Paolino, p. 134). Forse nello stesso anno ottenne la commissione per la Natività, l’Adorazione dei magi e la Disputa con i dottori nella chiesa dei Ss. Processo e Martiniano, opere disperse in seguito alla distruzione dell’edificio nel 1896 (Schede Vesme…, p. 701). Al secondo decennio dovrebbe ricondursi la Natività della Vergine nella prima cappella a destra della chiesa torinese di S. Rocco. Per questa il M. dipinse, certamente dopo il 1700-01, quando sono ancora documentati i lavori di allestimento interno, la Predica di s. Rocco, firmata, pendant al Transito del santo di Tarquinio Grassi, entrambi posti lungo le pareti del coro. Intorno al 1720 (Savigliano…, p. 19) portò a compimento la tela con il Transito di s. Giuseppe per la cappella della Compagnia di S. Giuseppe o degli Agonizzanti nella parrocchiale di S. Andrea di Savigliano.
Turletti ricorda in questa città anche una pala con S. Giovanni Nepomuceno, datata al 1742 e quindi non riconducibile, per cronologia, al catalogo del Mari. Parimenti da espungere è il Battesimo di Costantino del Gesù di Moncalieri, ricordato dalla guidistica settecentesca, opera di Charles Dauphin (Mossetti, 1993, pp. 346 s.).
Nel 1725 la compagnia degli artisti gli commissionò la tela, rappresentante il Transito di Maria, per il proprio altare collocato in ambienti attigui, non meglio specificati, alla chiesa torinese dei Ss. Martiri (Torino, Arch. di S. Francesco d’Assisi, Libro degli ordinati della Congregazione degli artisti eretta in Torino nell’anno 1576 sotto il titolo del Transito di Maria Vergine, 11 novembre, c. 7v). L’anno seguente, unitamente ad altri artisti, il M. fu chiamato, in qualità di esperto, per la compilazione degli inventari degli arredi dei castelli di Venaria, Rivoli e Moncalieri dall’Ufficio dell’intendenza generale della Real Casa (Barelli - Ghisotti).
Negli ultimi anni di vita non è documentata la sua attività pittorica, ma il M. compare ripetutamente in atti notarili relativi a compravendita di immobili e procure.
Morì a Torino nel novembre del 1731.
Dal matrimonio ebbe sei figli, tra cui Giuseppe Daniele, pittore, probabilmente nato nel 1691 e morto nell’ottobre 1727 a Varsavia (Arch. di Stato di Torino, Uffici di insinuazione, Tappa di Torino, anno 1728, l. 1, c. 851; anno 1731, l. 2, c. 891). Precedentemente la sua attività, pur senza indicazione di opere eseguite, è documentata a Bologna, dove risiedette in una casa di proprietà con bottega annessa.
Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Notizie delle pitture, sculture ed architetture che ornano le chiese e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d’Italia, I, Venezia 1776, ad ind.; F.N. Durando di Villa, Ragionamento pronunciato il 18 apr. 1778 per servire all’istituzione dell’Acc. di pittura e di scultura di Vittorio Amedeo III…, in Regolamenti della Reale Acc. di pittura e scultura di Torino, Torino 1778; G.A.O. De Rossi, Nuova guida per la città di Torino, Torino 1781, ad ind.; M. Paroletti, Turin et ses curiosités ou description historique de tout ce que cette capitale offre de remarquable…, Torino 1819, ad ind.; A. Bosio, Memorie storico-religiose e di belle arti del duomo e delle altre chiese di Chieri, Torino 1880, pp. 95, 276; C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1885, p. 855; Schede Vesme. L’arte in Piemonte…, II, Torino 1966, pp. 652-654, 701; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al barocco, Torino s.d. [ma 1968], pp. 40, 174, 195, 240, 402 s.; C. Barelli - S. Ghisotti, Decorazione e arredo in un cantiere del Seicento: Venaria reale, in Figure del barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le province, a cura di G. Romano, Torino 1988, p. 157; L. Cardino Rocca, Una confraternita che seppelliva i morti, in Archivi di pietra. Gli uomini, la storia, le arti nelle chiese di Torino «dentro dalla cerchia antica», Torino 1988, pp. 329 s., 334; C. Barelli, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 782; C. Mossetti, Un committente della nobiltà di corte: Ottavio Provana di Druent, in Torino 1675-1699. Strategie e conflitti del barocco, a cura di G. Romano, Torino 1993, pp. 334-336, 346-348; A. Paolino, Benefattori «insigni» e committenze artistiche dell’ospedale Maggiore di S. Giovanni Battista e della città di Torino (1678-1900), in Studi piemontesi, XXIII (1994), 1, p. 134; G. Merlo - C. Ravizza - A. Cifani, Gli artisti a Torino dai censimenti 1705-1806, Cavallermaggiore 1996, p. 32; A. Cottino, Lineamenti per una storia della pittura del Seicento a Chieri, in Aspetti della pittura del Seicento a Chieri. Scoperte e restauri (catal.), a cura di A. Cottino, Beinasco 1999, pp. 35, 37; C. Mossetti, Palazzo Falletti di Barolo fra Seicento ed Ottocento, in Palazzo Falletti di Barolo. Percorsi di ricerca per la visita degli appartamenti storici, Cavallermaggiore 1999, pp. 28, 38; E. Bassignana, La storia e la visita alla chiesa, in La chiesa di S. Filippo, un gioiello barocco, a cura di E. Bassignana, Torino 2002, p. 40; A. Rava, Una pinacoteca da salvare, ibid., pp. 84-86; Savigliano. Itinerari nell’arte del Seicento e Settecento, a cura di C. Lanzi - S. Lombardo, Cuneo 2004, p. 19; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 90.