RIGATTI, Giovanni Antonio
RIGATTI, Giovanni Antonio. – Nacque a Venezia e fu battezzato il 25 ottobre 1613 nella parrocchia di S. Severo, figlio di Santina e di Marc’Antonio.
Oltre alle sorelle maggiori, Caterina Cecilia e Cecilia Medea, ebbe un fratello, omonimo del padre. Padrino fu Alessandro Gatti, teologo e poeta; Giovanni De Rossi, canonista e teologo, riferì che i genitori di Rigatti erano suoi «compare et comare» (Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Curia, Sezione antica, Legitimitatum u. 8, c. 23r, 15 dicembre 1632). Marc’Antonio, vicentino, era un funzionario «sovrastante all’ufficio di sanità» (Examinum matrimoniorum u. 9, c. 212v, 17 novembre 1605), con buone entrature artistiche ed ecclesiastiche; la sua morte improvvisa costrinse Santina a porre ben presto il figlio, orfano a tre anni, sotto la protezione di Gatti e De Rossi: se il secondo, arciprete in S. Maria Formosa, può averne favorito l’accoglimento tra il clero, il primo, erudito e letterato, ne intuì forse le potenzialità artistiche e lo spinse verso i pueri cantores di S. Marco, dove fu accolto come «zago» il 25 settembre 1621; lì poté fruire, almeno fino al 1627, di una formazione di base in una scuola che ebbe ai vertici Claudio Monteverdi, Alessandro Grandi e poi Giovanni Rovetta.
Nel 1632, quand’era ancora semplice «inserviente» (ossia ministrante, probabilmente già con incarichi musicali), Rigatti ottenne un beneficio suddiaconale nella collegiata di S. Maria Formosa; il 16 gennaio 1633 ricevette la tonsura e i primi due ordini minori.
L’opera d’esordio, Primo parto de motetti a 2, 3, 4 voci (Venezia 1634, stampata da Bartolomeo Magni come tutte le successive fino al 1643) è dedicata a Marcantonio Corner, vescovo di Padova e fratello del patriarca di Venezia Federico; reca la data del 24 gennaio, è dunque anteriore all’esorcistato e all’accolitato (23 dicembre 1634). «Arctatus» in ragione del suo titolo, ossia con l’urgenza di allineare beneficio e ordine sacro, giunse il 24 marzo 1635 all’ordinazione suddiaconale.
In seguito alle dimissioni di Orindio Bartolini, il capitolo del duomo di Udine ottenne, il 21 settembre 1635, l’ingaggio di Rigatti come maestro di cappella a condizioni economiche di estremo favore (tra cui una straordinaria maggiorazione del 50% dello stipendio rispetto al predecessore) adeguate «al merito di questo eccellente soggetto», ritenuto uno «dei più eccellenti musici di Venetia», dotato di «estraordinario talento et valor» (Biblioteca civica di Udine, Annali, 75, c. 84r, 4 novembre 1635). Il 20 marzo 1636 Rigatti dedicò alla Convocazione cittadina la sua opera II, le Musiche concertate cioè Madrigali a 2, 3, 4 con basso continuo (contiene tra l’altro due stralci dal Pastor fido di Giovan Battista Guarini, cinque madrigali dell’accademico incognito Pietro Michiele, alcuni versi da un idillio dalla Sampogna di Giovan Battista Marino e una «romanesca» sopra due ottave dell’Adone, VII, 117 s.; ed. critica in Long, 2007). Nondimeno lasciò repentinamente il posto e, poco dopo le dimissioni, fu ordinato diacono dal patriarca Corner (28 marzo 1637; il suo successore era stato nominato quattro giorni prima). Divenne infine sacerdote il 9 aprile 1639.
L’ospedale di S. Lazzaro dei Mendicanti, resosi vacante nell’aprile del 1639 il posto di Carlo Fillago – il primo organista di S. Marco e di Ss. Giovanni e Paolo, che da due anni insegnava canto e organo alle fanciulle del Conservatorio –, individuò il successore solo il 3 luglio, quando venne eletto Giovanni Rovetta, vicemaestro in S. Marco e maestro nel vicino ospedale di S. Maria dei Derelitti. La nomina non deve però aver sortito effetto, se il 28 agosto venne accettato «il Reverendo Prè Antonio da Santa Maria Formosa […] per maestro di organo e musica alle figliuole» (Venezia, Archivio storico dell’IRE, Mendicanti B1, c. 188r). Durante il servizio ai Mendicanti, oltre alla ristampa del Primo parto nel 1640 dedicata da Magni a padre Antonio da Padova, priore dei Servi di Maria a Capodistria, comparvero due opere eterogenee: la monumentale Messa e salmi parte concertati a 3, 5, 6, 7 et 8 voci con due violini et altri istromenti a beneplacito et parte a 5 a capella, dedicata il 1° ottobre 1640 all’imperatore Ferdinando III, che contiene un importante avvertimento agli esecutori (ed. critica a cura di L.M. Koldau, Middleton, Wis., 2003; e cfr. la recensione di A.H. Weaver, Journal of seventeenth-century music, XI, 2005); e le Musiche diverse a voce sola, dedicate il 1° ottobre 1641 all’avvocato lodigiano Francesco Pozzo, che contengono due «cantate», un sonetto di Luigi Tansillo, un «coro» dal Pastor fido e un «Lamento di Iole per la partenza di Alcide» di Andrea Salvadori. Tra il 1641 e il 1642 dovette uscire inoltre la prima edizione, perduta, della Messa e salmi ariosi a 3 voci concertati (restano ristampe del 1643 e del 1657; ed. della messa in Seventeenth-century Italian sacred music, IV, a cura di A. Schnoebelen, New York-Abingdon 2013).
Il servizio di Rigatti terminò bruscamente nell’estate del 1642, quando la Congregazione dei Mendicanti lo licenziò perché risultava che insegnasse presso un altro ospedale. Gli subentrarono Natale Monferrato e Francesco Bonfante come maestro «di coro» e «di suoni» (dal 21 settembre 1642; Venezia, Archivio Storico dell’IRE, Mendicanti C2, c. 113). Peraltro alcuni ritardi e irregolarità nei pagamenti potrebbero aver spinto Rigatti verso l’ospedale degli Incurabili alle Zattere, sebbene abitasse in parrocchia di S. Ternita (10 aprile 1642) e fosse ancora in servizio a S. Maria Formosa (12 maggio 1642), dove era stato di recente promosso a un titulus diaconale (19 agosto 1641). Disperso l’archivio degli Incurabili, del servizio di Rigatti si sa soltanto quanto diceva la lapide latina sul pavimento della chiesa, demolita nel 1831: «Un musico straordinario insegnò il canto alle fanciulle, che ne coprirono le membra con la pietra e le lacrime e la preghiera» (Cicogna, 1842, p. 350). La prima pubblicazione scaturita dal magistero agli Incurabili furono i Motetti a voce sola dedicati il 1° luglio 1643 agli accademici di S. Lorenzo di Lodi. Rigatti dovette entrare in contatto con il sodalizio lodigiano tramite Francesco Pozzo, che vi aveva introdotto le composizioni del veneziano, in particolare le Musiche diverse del 1641.
Il 28 gennaio 1646 Rigatti fu nominato cappellano di Alvise Morosini, procuratore di S. Marco, fratello del patriarca Gianfrancesco (gli ambiti d’azione dei due, il patriarcato e il dogado, erano autonomi e, nel particolare momento storico, in rapporti non eccellenti). Nel frontespizio e soprattutto nella dedica dei Salmi diversi di compieta in diversi generi di canto, a 1, 2, 3 et 4 voci, parte con istromenti et parte senza (9 luglio 1646; tre brani in Seventeenth-century Italian sacred music, XI-XII, a cura di J. Kurtzman - A. Schnoebelen, New York-Abingdon 2013) Rigatti si presenta come «maestro di capella» di Morosini patriarca di Venezia e primate della Dalmazia. Dall’esame dei verbali relativi alla visita pastorale effettuata dallo stesso patriarca alla cattedrale di S. Pietro di Castello emerge che vi si cantava per lo più canto fermo: non c’era più, come in antico, un maestro di canto, né per i canonici né per gli zaghi, a grave detrimento della qualità dei riti; questa mancanza arrecava per di più un danno economico, dal momento che, per incapacità dei chierici, occorreva ricorrere a personale esterno per particolari celebrazioni. In mancanza di documenti specifici, si può intendere che l’incarico cui allude Rigatti consistesse nell’insegnare canto e guidare all’organo il capitolo dei canonici, fissandone l’inizio tra la fine della visita pastorale, ottobre 1645, e la pubblicazione dei Salmi diversi, che hanno evidente valore gratulatorio. L’opera (stampata da Alessandro Vincenti, come tutte le successive) testimonia la perizia architettonica e la raffinata conduzione melodica esibite da un artista ormai in piena maturità.
Liberatosi un seggio a motivo di una promozione al canonicato, il 14 luglio 1647 Rigatti venne eletto dai procuratori de Supra tra i sei sottocanonici di S. Marco, tenuti a recitare coralmente le ore liturgiche, cantando messa e intonando vespro a turno nei giorni feriali e sostituendo i canonici nelle feste meno solenni.
Le ultime pubblicazioni di Rigatti sono tutte per piccolo organico vocale e basso continuo, un genere ben praticato negli ospedali, e fertile terreno di sperimentazione. I Motetti a voce sola per cantare nell’organo, gravecimbalo, tiorba et altro instromento (1647) sono dedicati al ricco mercante Tomaso di Vettor Tasca, gestore di un’ampia rete commerciale che da Venezia si estendeva alla Spagna, al Tirolo, alla Polonia; era in contatto con la corte di Innsbruck ed esercitava talvolta funzioni di mediatore anche in politica. La dedica (5 dicembre 1646) lascia emergere una relazione tra Rigatti e l’ospedale della Pietà, visto che vi venivano utilizzate sue composizioni. Nello stesso anno (9 dicembre 1647) i Motteti a due e tre voci con una messa breve nel fine furono dedicati a Bernardo Witte, eruditissimo magister in filosofia e teologia: originario della Vestfalia ma ordinato a Vienna, entrò tra i cavalieri di Malta in Boemia e per i suoi alti meriti gli venne concesso di portare la croce d’oro; priore di S. Giovanni di Gerusalemme in Praga, da fine uomo di cultura apprezzava la musica veneziana e conosceva in particolare i «parti» della penna di Rigatti, tanto da essersi recato (dice il compositore nella dedica) «fino in Italia per favorirmi».
L’ultima pubblicazione, la Messa e salmi a tre voci, con due violini et quattro parti di ripieno a beneplacito, onora il compositore e cantante parmense Alessandro Galli, attivo in S. Maria della Steccata e nella corte dei Farnese, estimatore della musica di Rigatti (dedica del 12 settembre 1648; un Magnificat in Seventeenth century Italian sacred music, XIII, a cura di J. Kurtzman, New York-Abingdon 2013).
A poco più di un mese di distanza da quest’ultimo lavoro, Rigatti cadde malato di un morbo che in sei giorni lo portò alla tomba. Il 22 ottobre 1648 dettò testamento; morì due giorni dopo.
Nel citato epitaffio agli Incurabili si leggeva un segno dell’eredità musicale e umana che Rigatti lasciò nelle sue allieve; il più dotato tra i suoi studenti, Francesco Lucio – di lui, ancora diciottenne, aveva accolto un salmo di compieta nella raccolta del 1646 –, espresse la propria devozione per il maestro fregiandosi, nel frontespizio dei suoi Motetti concertati del 1650, della qualifica di «discepolo del sig. Antonio Rigatti».
Nel 1649 un mottetto di Rigatti comparve nel Teatro musicale de concerti ecclesiastici dedicato al cardinale Francesco Peretti di Montalto dall’editore milanese Giorgio Rolla, un florilegio che raccoglie i più bei nomi della musica sacra di Roma, del ducato di Milano e della Repubblica Veneta.
Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio storico dell’IRE, Mendicanti B1 [ex MEN A.1], Catastico del Hospedal di Mendicanti, pp. 185-188, 190-193; Mendicanti C2 [ex MEN B.1], Rubrica del Pio Hospital di S. Lazaro, et Mendicanti, cc. 6 s., 15-17, 66 s., 110, 112 s., 123 s., 173, 177 s.; Mendicanti C3 [ex MEN B.2], Rubrica generale, pp. 295 s., 363, 365; Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Curia, Archivio segreto, Clero. Benefici, Filciae beneficiorum, u. 1, c. 249 e fasc. 10; u. 2, c. 226 e fasc. segn. 45; Beneficiorum collationum, u. 45 (1632-1634), cc. 137r-138r; Curia, Archivio segreto, Clero. Ordinazioni, u. 16, c. 24v (19 aprile 1632); u. 17, cc. 10 s., 126v-128r; u. 18, cc. 135v-138r; Curia, Archivio segreto, Visite Pastorali, u. 12 (S. 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