KRAMER, Giovanni Antonio von
Nacque a Milano il 21 luglio 1806 da Giovanni Adamo, originario di Francoforte sul Meno, e da Teresa De Spech. Il padre era venuto giovane a Milano, dedicandosi all'industria tessile (stampaggio di tessuti di cotone); la madre assecondò il figlio nelle sue iniziative scientifiche e industriali.
Di famiglia protestante, il K. frequentò dapprima in Svizzera la scuola del pastore evangelico Gerlach, poi entrò nel rinomato collegio di Elberfeld (in Renania). Continuò la sua educazione a Ginevra, ove per tre anni frequentò le scuole di A. De La Rive, di M.-A. Pictet, di A.-P. de Candolle.
Tornato in patria per poco tempo, si recò poi a Parigi, ove per due anni frequentò le lezioni della scuola di perfezionamento e il laboratorio chimico del Collège de France, diretto da L.-J. Thénard.
A Parigi il K. fu in contatto scientifico con i chimici di Arcueil, soprattutto con J.-L. Gay-Lussac. Sotto la guida di A. Laugier svolse ricerche su combustibili minerali presso il Musée d'histoire naturelle, ove, nel 1828, divenne ripetitore di chimica. Richiamato a Milano per seguire le attività industriali della famiglia, dovette constatare la differenza tra le progredite industrie straniere e quelle italiane, appena nascenti. Per aggiornare le sue cognizioni industriali, si recò più volte in Francia, lavorando come operaio in vari stabilimenti. Rientrato nuovamente a Milano, nel 1832 aprì un laboratorio di chimica, dove tenne anche corsi pubblici gratuiti di chimica sperimentale. In quegli anni il K. collaborò anche alla fondazione del Politecnico di Carlo Cattaneo (1839). Fu in questa sede che il K. pubblicò, fra il 1839 e il 1843, vari articoli, riguardanti soprattutto l'utilizzazione industriale del vapore di origine termica, che permetteva di azionare macchine senza fare ricorso alla forza muscolare dell'uomo o di animali domestici. Tali articoli, che ammontano a un totale di quasi 200 pagine, costituiscono un vero e proprio trattato scientifico-tecnico sulla produzione e le applicazioni del vapore. Altre pubblicazioni del K., di chimica preparativa, analitica e tecnica, apparvero in riviste italiane ed estere.
Nel 1843 la Società d'incoraggiamento delle arti e de' mestieri in Milano (sorta nel 1832 per iniziativa della locale Camera di commercio come Cassa, e divenuta nel 1838 Società), presieduta da Enrico Mylius, decise di istituire una scuola di chimica pratica, che fu affidata al Kramer. Le lezioni, gratuite, iniziarono il 26 febbr. 1844: si svolgevano di sera, tre volte alla settimana, ed erano affiancate da esercitazioni pratiche, di prevalente carattere industriale (preparazione di acidi, alcol, sapone, zucchero, e anche di laterizi, vetri, carta; inoltre sbianca, tintura e stampa di tessuti). Le esercitazioni venivano svolte in un laboratorio, nel quale il K. trasferì il ricco materiale del suo laboratorio privato, oltre ad attrezzature che egli riuscì a farsi donare e ad apparecchi acquistati. Nel laboratorio venivano eseguite anche ricerche di interesse pratico immediato, come quelle sui materiali calcarei della Lombardia e regioni limitrofe, allo scopo - secondo le direttive di un'apposita commissione - di studiarne le possibili utilizzazioni in edilizia come materie cementanti o come pietre da costruzione. Al laboratorio fu aggiunta poi un'officina per la preparazione di modelli di apparecchi industriali. I corsi di chimica - previsti di durata biennale - ebbero un grande successo; li frequentarono, fra gli altri, Tullio Brugnatelli e Luigi Chiozza, che divenne assistente e poi successore del Kramer. Nella scuola si tennero anche corsi di fisica industriale, di geometria e meccanica, di tessitura serica.
Nel 1848, a causa dei moti, le attività della Società furono sospese ma vennero riprese fra il 1849 e il 1850.
In quegli anni il K. cominciò a interessarsi di opere d'arte, soprattutto agli aspetti riguardanti la conservazione e il restauro dei dipinti. In qualità di membro del Collegio dei conservatori del Civico Museo di Milano e amico del Mylius - noto come raffinato collezionista e committente di opere d'arte -, finì con incrociare le sue attività con quella del conte Giovanni Secco Suardo, appassionato di quadri antichi e autore del primo manuale del restauro redatto in modo razionale (Manuale ragionato per la parte meccanica dell'arte del ristauratore dei dipinti, Milano 1866).
L'autore segnala che fu il K. a suggerire l'impiego del petrolio per disinfestare dai tarli le cornici di quadri antichi. La collaborazione fra il conte Suardo e il K. proseguì fino alla scomparsa di questo.
Il più importante contatto del K. con l'arte avvenne nei primi mesi del 1851, allorché il presidente dell'Accademia di belle arti, conte Ambrogio Nava, lo invitò a eseguire "un'analisi del colore e del fondo o intonaco" del Cenacolo di Leonardo. L'invito al K. era frutto delle lezioni da lui tenute alla Società d'incoraggiamento e delle pubblicazioni su temi di chimica analitica, nonché degli studi sui cementi per intonaci effettuati durante gli esami sui materiali calcarei. La relazione fu presentata dal K. il 10 maggio 1851; non se ne conosce il testo originale, ma solo un riassunto pubblicato a cura dell'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti della Lombardia (Le vicende del Cenacolo di Leonardo da Vinci nel secolo XIX, Milano 1906, pp. 39 s.).
Nella seconda metà di maggio del 1851 il K. sospese le sue lezioni, avendo programmato un viaggio a Londra per visitarvi l'Esposizione universale; su tale visita egli stese un'interessante relazione (27 marzo 1852), in cui, accanto all'entusiasmo per quanto osservato, manifesta il rammarico per la limitatezza dei mezzi che gli erano stati messi a disposizione per gli acquisti di apparecchiature e di campioni.
Nell'aprile del 1853 il K. fu colpito da un lieve attacco di paralisi; nel luglio successivo si stabilì nella sua villa di Tremezzo, presso Como. Qui il K. morì il 25 sett. 1853.
Era stato membro dell'Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, che lo aveva incaricato di studiare vari argomenti, anche al di fuori della chimica; su tali studi il K. stese accurate relazioni. Altri studi, talora non pubblicati, riguardano gli zuccherifici, la coltura della robbia, l'illuminazione a gas, l'allevamento dei bachi da seta, l'utilizzazione delle urine.
Fonti e Bibl.: Necr., in Giorn. dell'I.R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, IX (1856), pp. 165-170; A. De K., in Inaugurazione del R. Istituto tecnico industriale per chimici industriali… 1940, Milano 1941, pp. 21-30; P. Redondi, A. De K. e Francesco Colombani: la fisica industriale nel "Politecnico", in Storia d'Italia (Einaudi), Annali 3, Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento a oggi, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 749-756; C.G. Lacaita, L'intelligenza produttiva. Imprenditori, tecnici e operai nella Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri di Milano (1838-1988), Milano 1990; P. Bensi, Un pioniere delle analisi scientifiche sulle opere d'arte nella Milano dell'Ottocento: A. De K., in Atti del VII Convegno nazionale di storia e fondamenti della chimica, L'Aquila… 1997, a cura di F. Calascibetta, in Rendiconti dell'Acc. nazionale delle scienze detta dei XL, Memorie di scienze fisiche e naturali, s. 5, XXI (1997), parte II, t. 2, pp. 209-217; Enc. Italiana, XX, pp. 275 s.