ARDUINO, Giovanni
Nacque da modesta famiglia in Caprino (Verona) il 16 ott. 1714. Compiuti i primi studi a Verona, con l'aiuto di un mecenate, si recò giovanissimo nelle miniere di Chiusa (Bolzano) per apprendervi la metallurgia, la mineralogia e "tutto ciò che riguarda la scienza del regno fossile", come egli stesso dice in uno scritto autobiografico (Riferta agli Eccellentissimi Sigg. Deputati all'Agricoltura... concernente a' di lui studi, ed impieghi sostenuti..., in Giornale d'Italia, VI, Venezia 1770, p. 156). Verso il 1740 si trasferì a Schio (Vicenza) e vi esercitò per otto anni la metallurgia, prestando anche la sua consulenza per la conduzione di miniere del Bergamasco e del Modenese.
Nel 1753, chiamato da una società livornese ad avviare alcune miniere scoperte in Toscana, diresse l'erezione di una fonderia a Montieri (Grosseto). Richiamato nel 1755 dalla stessa società, dimorò due anni e mezzo a Livorno; scoprì e sfruttò una buona miniera di rame e vetriolo azzurro (solfato di rame) nel torrente Mersa di Boccheggiano; valutò la ricchezza della miniera di mercurio di Silvena, nella regione di Santa Fiora (Grosseto), e ne consigliò i metodi di sfruttamento.
Ritornato a Vicenza, fu nominato perito dapprima e poi ingegnere del Magistrato dei beni comunali; ma nel 1769, chiamato dal Senato veneto, si trasferì a Venezia come sopraintendente all'agricoltura, cui si aggiunse più tardi la consulenza generale della magistratura delle acque, con pesanti doveri d'ufficio, da lui disimpegnati, tra la stima generale, sino alla sua morte, che avvenne nella città di Venezia il 21 marzo 1795.
L'A. ebbe larga rinomanza nefl'ambiente scientifico della seconda metà del sec. XVIII, sebbene i suoi scritti fossero disseminati in pubblicazioni periodiche di scarsa diffusione. Fu socio della Società Italiana (detta poi dei XL), dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena, delle Accademie delle Scienze di Torino e di Mantova, della Società patriottica di Milano e della Fisiografica di Lund, della Società degli amici scrutatori della natura di Berlino, dell'Accademia di agricoltura di Vicenza, di cui fu anche segretario, e della georgica di Udine. Mantenne estesa corrispondenza con scienziati italiani e stranieri: A. Vallisnieri, L. Spallanzani, G. Scopoli, C. Allioni; J. E. Guettard' H. A.Tessier, D. G. Dolomieu, J. j. Ferber, C. Linné, J. A. Deluc, H. B. de Saussure, e molti altri.
Gli uffici pubblici lo costrinsero, specialmente durante la sua permanenza a Venezia, a rivolgere la propria attenzione allo studio di svariati problemi pratici minerari, metallurgici, agricoli. Nel 1754 propose una bussola agrimensoria più comoda d'ogni altra allora in uso; inventò un nuovo tipo di forno a riverbero, sperimentato con successo ad Agordo e poi nelle saline di Bema, per il quale ottenne nel 1791 una medaglia d'oro dal Senato veneto: eseguì l'analisi chimica delle acque di Arzignano e di Recoaro; scoprì le miniere di allume e i giacimenti di caolino dei Vicentino; si occupò del prosciugamento delle paludi veronesi, della mortalità dei gelsi, dello stagionamento dei legnami e della coltivazione della canape per usi marinari, delle proprietà di qualche pianta tintoria, dell'estrazione dell'amido dalle patate, dell'assaggio dell'oro e dell'argento monetati. Particolare menzione meritano i suoi studi sull'utilizzazione della marna, della calce e del gesso per l'emendamento di certi terreni agricoli, onde l'A. si può annoverare tra i primi studiosi italiani di geologia agraria.
Ma la sua "passione dominante ", come egli dice, fu lo studio della geologia e della mineralogia, attraverso l'osservazione diretta e il frequente impiego dell'analisi chimica. Nel 1759 scrisse ad Antonio Vallisnieri figlio due famose lettere (pubblicate nel 1760), frutto del più che ventennale peregrinare per monti e núniere, delle indagini sistematiche nella vallata dell'Agno da Montecchio alla conca di Recoaro e della esplorazione di grotte profonde, in particolare di quelle dei monti Berici. Nelle due lettere, e specialmente nella seconda, l'A. tracciava per la prima volta le grandi successioni stratigrafiche della crosta terrestre, introducendo la nomenclatura tuttorà in uso. L'A. distingue "la serie degli strati che compongono la corteccia visibile della terra... in quattro ordini generali e successivi", corrispondenti alle ere geologiche, da lui denominati, a cominciare dal più antico, "primario", "secondario", "terziario","quaternario", formatisi "non solo in tempi, ma anche in circostanze assai diverse".
L'ordine primario comprende una "divisione inferiore", costituita da rocce "primigenie", e una "divisione superiore", formata da impasto di ciottoli, cioè di conglomerati, provenienti dalla scomposizione delle rocce primigenie: in questi terreni rarissime sono le reliquie di animali marini. L'ordine secondario è costituito dai monti composti da innumerevoli strati di marmi e di pietre calcaree, la maggior parte contenente reliquie di animali marini. Secondo l'A., tutto il versante delle Alpi rivolto verso l'Italia è formato di monti di natura secondaria. All'ordine terziario appartengono tutti i monti e i colli formati da strati di rocce calcaree, di arenarie e conglomerati, di rocce eruttive e di tufi basaltici: appartengono a questo ordine, secondo l'A., la maggior parte dei colli ai piedi delle Alpi, i colli della Toscana e le pendici appenniniche verso la Lombardia. Nello studio di questo ordine, l'A. riconosceva per primo che i tufi basaltici del Vicentino e del Veronese erano stati originati da eruzioni sottomarine e i colli Euganei sono antichi vulcani spenti: si poneva così per la prima volta uno stretto legame tra il vulcanismo estinto e le regioni basaltiche e trachitiche. All'ordine quaternario, infine, appartengono i numerosi strati formati per deposizione di materiali d'auuvione, costituiti da ciottoli, glúaie, terriccio, che le acque dei fiumi e dei torrenti hanno trascinato giù dai monti, formando le pianure
Alla stratigrafia l'A. tornò, nel 1774, con un'altra fondamentale memoria (Saggio fisicomineralogico ... ), nella quale egli confortò di nuove prove la teoria, approfondendo lo studio deí fossili e delle rocce primigenie. Nella terza parte della memoria l'A., che nella seconda lettera al Vallisnieri aveva emesso l'ipotesi dell'origine vegetale dei carboni fossìli, sostiene l'origine organica dei bitumi.
L'A. studiò anche il metamorfismo di contatto, cioè l'azione che le rocce eruttive esercitano sulle sedimentarie quando ne vengono a contatto: ne dette evidente dimostrazione, esaminando la trasformazione del calcare m dolomia ed eseguendo l'analisi chimica degli strati calcarei a diversa distanza dalla roccia ignea.
Tra i suoi manoscritti, riordinati nel secolo scorso da T. A. Catullo, si trovano, e in parte furono pubblicati, schizzi, sezioni geologiche, piani minerari, onde all'A. va anche il merito di essere stato un precursore della moderna cartografia geologica.
L'A. pubblicò una cinquantina di scritti, di cui una ventina di natura esclusivamente geologica e mineralogica. Citiamo: Due lettere del Sig. G. A. sopra varie sue osservazioni naturali, in Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, VI, Venezia 1760, pp. 97-180; Saggio Fisico - Mineralogico di Lythogonia e Orognosia, in Atti d. Acc. d. Scienze di Siena, V (1774), pp. 228-300: accresciuto e corretto, fu ristampato in una Raccolta di Memorie Chimico-Mineralogiche, Metallurgiche e Orittografiche del Sig. G. A. e di alcuni suoi amici, Venezia 1775 (trad. tedesca Dresden 1778); Principi di mineralogia sistematica e pratica... del Signor Giovannantonio Scopoli... Traduzione dal latino in italiano...,Venezia 1778 (la traduzione di A. Gualandris fu riveduta dall'A., che vi appose numerose e importanti note critiche); Effetti di antichissimi estinti Vulcani, e altri fenomeni e prodotti fossili osservati da G. A.,Venezia 1782; Indice degli scritti stati pubblicati fino a Luglio 1785 dal Sig. G. A., s. 1.1785; Lettera sull'introduzione di vari alberi americani nel Milanese e nel Mantovano, Venezia 1794; Progetto per liberare Vicenza dalle alluvioni, Vicenza 1872.
La corrispondenza e i mss. dell'A., in buona parte inediti, sono conservati dalla Biblioteca comunale di Verona; altri mss., relativi alle ricerche e agli studi delle miniere toscane, si trovano nella Biblioteca nazionale di Firenze (sez. Palatina); un medaglione a bassorilievo è nel cortile interno del Palazzo ducale di Venezia e un busto in marino è installato nel vestibolo della sede comunale di Caprillo.
Bibl.: B. Del Bene, Elogio di G.A., in Mem. di matematica o fisica d. soc. ital. (detta dei XL), VIII (1799), pp. XIV-XXVIII; A. Lombardi, Storia d. letter. ital. nel sec. XVIII, I, Venezia 1832, pp. 886; 111, pp.. 37-39; T. A. Catuho, Elogio di G., Padova 1839; E. De Tiipaldo, Biografia degli italiani illustri, VII, Venezia 1840, pp. 72-86 (con elenco quasi completo degli scritti editi); G. B. Ronconi, G. A. e le miniere di Toscana, Padova 1865; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1893, 1, col. 48; 11, CoI. 4191; K. A. V. Zittel, Geschichte der Geologie und Paldontologie, Munchen-Leimig 1899, p. 134; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, in Mem. d. Ist. Veneto di scienze lettere ed arti, XXVI, 6 (1909), p. 12; L. De Launay, La science géologique, Paris 1922, p. 183; G. Stegagno, Il veronese G.A. e il suo contributo al progresso della scienza geologica, Verona 1929 (con ritr., IX tavv. e bibliogr.); G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici italiani, Roma s. d. [ma 19381, VV. 33-38; J. C. Poggendorff, BiograPhisch-literarisches HandwUrterbuch fúr Mathematik. I, p. 58; Enciclopedia Italiana, IV, p. 143.