Giovanni Arduino
Giovanni Arduino è una figura di primo piano nella storia delle scienze geologiche. La sua celebre e originale suddivisione litologica in quattro «ordini generali, e successivi» (pubblicata nel 1760 e perfezionata nel 1774-75) rappresenta una tappa fondamentale per lo sviluppo della geologia storica e costituisce il punto di partenza per la moderna stratigrafia dell’Italia nord-orientale. Le ricerche di Arduino sulle rocce e sui rilievi montuosi dell’area vicentino-veronese hanno inoltre contribuito in modo determinante al riconoscimento di antiche attività vulcaniche in Veneto e alla soluzione del dibattito tardosettecentesco sull’origine controversa di rocce ignee come il basalto.
Nato il 16 ottobre 1714 a Caprino Veronese (allora nel territorio della Repubblica veneta) da una famiglia di modeste origini, Arduino studia matematica, geometria e disegno a Verona, sotto la tutela del marchese Andrea Carlotti. All’età di diciotto anni si trasferisce nel Tirolo meridionale (attuale provincia di Bolzano), dove lavora come assistente fonditore presso le miniere di ferro di Klausen (Chiusa). Negli anni Quaranta, in qualità di ‘soprastante’ delle miniere del Tretto, presso Schio nel vicentino, tenta di rivitalizzare e incrementare l’estrazione di piombo, argento e zinco, riattivando antiche gallerie e individuando nuovi filoni minerali. Nonostante il fallimento economico dell’impresa, che comporta nel 1747 la decisione del governo veneziano di sospendere i lavori, Arduino acquisisce in questi anni una notevole competenza nella ricerca mineraria, oltre a farsi apprezzare per l’abilità tecnica nella gestione dei procedimenti di fusione del minerale estratto.
Nel 1748 ottiene l’abilitazione a ‘pubblico perito agrimensore’ e si trasferisce a Vicenza, dove lavora alla stesura di mappe catastali del territorio circostante la città veneta fino all’autunno del 1753, quando si reca in Toscana per esaminare una miniera di rame presso Montieri nel Senese su invito di alcuni imprenditori locali. Questo lavoro di consulenza lo impegna per oltre due mesi, ravvivando i suoi interessi per le prospezioni minerarie, per le tecniche metallurgiche e per gli studi mineralogici.
Così, anche se nel 1754 viene nominato ‘pubblico perito ingegnere’ della città di Vicenza, dopo appena due anni, all’inizio del 1756, accetta l’incarico di dirigere le miniere di rame in concessione alla Società minerale di Livorno nel territorio senese. L’esperienza toscana si conclude nella tarda estate del 1757, quando Arduino si trasferisce per un breve periodo a Frignano sull’Appennino modenese, su richiesta della Società minerale di Modena, per occuparsi del controllo della qualità del minerale ramifero estratto.
Rientrato a Vicenza, riprende l’attività di perito ingegnere con incarichi di agrimensura e di rilevamento cartografico del territorio: dal 1758 al 1765, grazie ai frequenti viaggi di lavoro in una vasta area comprendente le Prealpi vicentine e veronesi, i Colli Euganei, i Monti Berici e altre colline venete, conduce significative indagini litologiche, chimico-mineralogiche, paleontologiche e orogenetiche.
Nel 1769, dopo un fallito tentativo di ottenere la cattedra di chimica sperimentale all’Università di Padova, viene nominato ‘soprintendente all’agricoltura’ del Magistrato dei beni inculti della Repubblica veneta, e si trasferisce definitivamente a Venezia.
Dal 1770 fino ai primi anni Novanta, nonostante le numerose e gravose incombenze imposte dal suo incarico (dalla stesura di relazioni di carattere chimico, metallurgico o agronomico, al controllo dell’attività delle accademie agrarie o degli esami di abilitazione per aspiranti periti), Arduino continua a occuparsi di geologia, pubblicando prevalentemente nel «Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale, e principalmente all’agricoltura, alle arti, ed al commercio» (poi «Nuovo giornale d’Italia […]»), un periodico stampato a Venezia fin dal 1764 e di cui nel 1789 Arduino assume la direzione della terza serie.
Il 21 marzo 1795, dopo una breve malattia, muore a Venezia all’età di ottant’anni.
Dal 1740 al 1757, durante gli anni della sua formazione tecnico-scientifica, Arduino affianca a solide nozioni di metallurgia e tecnica mineraria anche una conoscenza approfondita della mineralogia e della litologia, senza tralasciare lo studio dei fossili, come evidenziato dalla visita del settembre 1740 al giacimento di Bolca nel Veronese. Il suo interesse per lo studio degli strati terrestri e per l’origine dei diversi tipi rocciosi si sviluppa contestualmente alla lettura di testi chimico-mineralogici e all’attività di ricerca mineraria nel vicentino e in Toscana. Questi studi sono documentati da vari appunti autografi e da alcuni schizzi inediti di grande interesse conservati principalmente nel fondo G. Arduino della Biblioteca civica di Verona.
Alla fine degli anni Cinquanta Arduino è in grado di elaborare una teoria litostratigrafica, fondata soprattutto sulla capacità di osservare e studiare la struttura delle montagne al fine di comprendere la loro possibile ricchezza minerale. Nelle profondità delle miniere tirolesi, vicentine, toscane e modenesi, il ‘minerista’ veneto aveva infatti iniziato a raccogliere quei dati indispensabili che gli avrebbero permesso in seguito di valutare con estrema precisione la diversa origine di rocce e minerali.
Tra il 1758 e il 1760 Arduino intrattiene un’intensa corrispondenza epistolare con Antonio Vallisneri Junior (1708-1777), professore di storia naturale all’Università di Padova. Questo dialogo verte su varie questioni scientifiche, attinenti soprattutto alle scienze della Terra, e conduce alla stesura definitiva dell’opera più nota di Arduino, le Due lettere […] sopra varie sue osservazioni naturali, pubblicate a Venezia nel 1760.
Utilizzando le numerose informazioni raccolte durante le sue escursioni in territorio vicentino tra il 1758 e il 1759, Arduino affronta nella prima lettera diversi argomenti: la qualità delle acque minerali di Recoaro, la formazione delle stalattiti nelle caverne di Costozza e l’origine dei «carboni fossili». Nella seconda lettera, Sopra varie sue osservazioni fatte in diverse parti del territorio di Vicenza, ed altrove, appartenenti alla teoria terrestre, ed alla mineralogia (30 marzo 1759), Arduino presenta soprattutto una nuova suddivisione stratigrafica in quattro «ordini», basata su caratteristiche essenzialmente litologiche.
Secondo tale classificazione, la roccia scistosa più antica («primigenia»), che Arduino definisce «Schieffer-stein» o «Lardaro» (oggi nota come fillade micaceo-quarzifera), soggiace alle montagne del primo ordine («monti primarj»), composte prevalentemente da rocce cristalline con presenza di vene minerali. Le stratificazioni del secondo ordine, individuate in montagne meno elevate e di formazione più recente rispetto a quelle del primo ordine («monti secondarj»), comprendono sostanzialmente arenarie e calcari fossiliferi. Il terzo ordine, di origine successiva ai primi due, è costituito da monti più bassi e colli isolati («monti terziarj»), formati da ghiaie, arenarie fossilifere non consolidate e argille, nonché da rocce di origine vulcanica. Infine, il quarto ordine, il più recente, comprende le pianure alluvionali, formate da strati di materiali erosi dalle montagne e trascinati a valle dalle acque correnti.
Questa raffinata classificazione litologica della crosta terrestre in quattro «ordini» si fonda su circa un ventennio di osservazioni sui rilievi soprattutto prealpini veneti, tirolesi e lombardi, su parte dell’Appennino modenese e sulle Colline Metallifere toscane. Tuttavia, l’idea di presentarla in forma sintetica e corroborata da precisi riscontri sul terreno nasce molto probabilmente durante una lunga escursione compiuta da Arduino nella valle dell’Agno, nell’alto vicentino, dal 19 al 23 ottobre 1758.
Nella classificazione arduiniana del 1760 si esprimono inoltre i risultati di un’accurata analisi litologica che tenta di connotare con precisione le rocce caratteristiche di ogni singolo ordine e la loro origine. Infatti, secondo Arduino, i quattro ordini, considerati anche «quattro grandissimi strati» sovrapposti uniformemente e composti internamente di tanti «strati minori», si erano formati successivamente in «tempi» e «circostanze assai diverse». Con tale affermazione, lo scienziato veneto mostra di aver chiaramente compreso la complessità degli agenti geologici alternatisi in periodi successivi sulla superficie terrestre. E più tardi avrebbe ribadito che i tempi di formazione di rocce e montagne non erano stati solo quattro come il numero dei suoi ordini, ma ben di più, distribuiti all’interno degli stessi ordini a seconda degli «effetti diversi» succedutisi sulla crosta terrestre a opera dell’azione alternata dell’acqua e del fuoco.
La classificazione litostratigrafica di Arduino avrà una buona diffusione europea nella comunità scientifica tardosettecentesca, e sarà spesso positivamente ricordata negli scritti storico-geologici pubblicati tra Ottocento e Novecento. Tuttavia essa non anticipa, nonostante l’evidente identità terminologica, l’attuale sistema di ere geologiche suddiviso in Primario-Paleozoico, Secondario-Mesozoico, Terziario-Cenozoico e Quaternario-Neozoico. Lo schema arduiniano, elaborato sulla base di studi sui rilievi sud-alpini prevalentemente orientali, su una parte dell’Appennino tosco-emiliano e sulle Colline Metallifere toscane, si limita infatti a un’accurata distinzione litologica, senza quindi prendere in considerazione gli aspetti climatici o biologici e soprattutto senza definire precise scansioni cronologiche. Arduino intuisce invece la relatività cronologica dei mutamenti geologici, e i suoi quattro ordini litologici corrispondono, sia pure in forma generale, ai risultati dei processi litogenetici attualmente suddivisi nelle quattro ere geologiche, dal Paleozoico al Quaternario.
Durante le escursioni degli anni Sessanta sulle Prealpi e sulle colline venete, Arduino individua le prove dell’esistenza di un’antica attività vulcanica e quindi dell’origine ignea di alcune rocce controverse come il basalto. Tale convinzione è ribadita anche negli anni Ottanta, e ulteriormente rafforzata dallo studio e dall’analisi comparata in laboratorio di campioni rocciosi raccolti in Veneto e provenienti da zone vulcaniche attive come l’area vesuviana. Nelle pagine della Memoria epistolare sopra varie produzioni vulcaniche, minerali e fossili (1782), Arduino ripercorre sinteticamente le tappe della propria ricerca geologica sulla varietà delle «materie vulcaniche» presenti nei rilievi montuosi veneti, attribuendosi, tra l’altro, la priorità nel campo degli studi sul vulcanismo estinto in area vicentino-veronese:
Prima dell’anno 1758, non ho notizie che fossesi parlato mai di Vulcani nei monti Vicentini e Veronesi. Ritornato in allora in Vicenza dalla Toscana, e dagli Appennini di Modena, dove di anticamente estinti ne aveva osservati in più luoghi, dalla reciproca analogia de’ materiali e fenomeni argomentai che anche quelli de’ prefati nostri Monti dalla causa stessa fossero derivati.
Nel Saggio fisico-mineralogico di lythogonia e orognosia del 1774 (ripubblicato con aggiunte e correzioni nel 1775), Arduino ribadisce e rinforza i cardini della classificazione litostratigrafica proposta quattordici anni prima, limitandosi ad approfondire una sotto-divisione litologica interna ai «monti primarj». Quest’opera può essere considerata a pieno diritto come l’espressione più matura e completa del pensiero geologico arduiniano.
All’inizio del testo, Arduino riassume efficacemente la propria distinzione tripartita dei rilievi, con l’aggiunta del quarto ordine riservato alle pianure. Quindi egli aggiorna questo schema generale ricordando i propri recenti studi sulle «materie vulcaniche» e sugli «effetti di antichissimj sotterranei incendi» osservati in Veneto. In realtà, le montagne «vulcaniche» non vengono mai indicate da Arduino, né qui né altrove, come quinto elemento (o «ordine») di distinzione litostratigrafica. Ciò che emerge fin dalle prime pagine del Saggio è invece la consapevolezza di una scala cronologica relativa nella datazione di strati e formazioni montuose, a loro volta originati da «cause effettrici» e «circostanze» anche molto differenti tra loro.
La posizione arduiniana nei confronti delle differenti «cause fisiche» della formazione dei suoi quattro «ordini» litostratigrafici (e quindi delle tre classi di montagne) è quindi la seguente: il fuoco è l’unico responsabile della formazione delle montagne primarie più antiche di «prima suddivisione», nonché della roccia primigenia posta alla base di tutte le formazioni rocciose visibili, mentre l’acqua è l’unico agente geologico che aveva determinato la deposizione dei terreni alluvionali e costieri rispettivamente delle pianure e dei litorali marini (costitutivi del quarto ordine, di formazione più recente rispetto a tutti gli altri).
Tra questi due momenti orogenetici e litogenetici, si collocano la «seconda suddivisione» dei rilievi primari (prodotti dal fuoco e alterati da vento e acqua), i monti secondari (prodotti dall’acqua e parzialmente alterati dal fuoco) e i monti terziari (di origine analoga ai secondari, ma talvolta anche solo vulcanica). Quindi, secondo Arduino, su tutte queste unità orografiche formatesi successivamente avevano interagito alternativamente acqua e fuoco, in un complesso schema cronologico e orogenetico solo parzialmente ricostruito in un trattato manoscritto rimasto inedito e incompleto: la Risposta allegorico romanzesca […] sopra la genesi della presente faccia della Terra, che Arduino aveva iniziato a scrivere nel 1771 con l’intento di dedicarla all’amico geologo e mineralista svedese Johann Jakob Ferber (1743-1790).
Nella Risposta, la questione dell’origine delle rocce e delle montagne inserite nella classificazione litostratigrafica si intreccia con il problema del tempo geologico o, per usare un’espressione arduiniana, del «grande giro de’ secoli» entro cui si erano succeduti i mutamenti della superficie terrestre. Arduino propone quindi una suddivisione generale della storia della Terra in quattro «epoche», alle quali egli intende far corrispondere i processi orogenetici e litologici delineati nella sua classificazione del 1760, poi approfondita nel Saggio del 1774-1775.
Va però precisato che questo schema cronologico, in cui si intravede una nozione di tempo profondo (ben oltre i limiti imposti dalla cronologia biblica) e che sembra essere stato elaborato prima della pubblicazione delle celebri Époques de la nature (1778) di Georges-Louis Leclerc conte di Buffon, non viene mai realmente quantificato dallo scienziato veneto in termini di anni o di secoli.
Durante gli anni Ottanta, Arduino viene spesso impegnato, nella sua veste di funzionario-scienziato, in incarichi pubblici piuttosto impegnativi, come nel caso del tentato progetto di bonifica delle Valli Grandi Veronesi (1782-83) o nella consulenza tecnica alla ipotizzata realizzazione di una «nitriera» artificiale al Lido di Venezia (1787).
Tuttavia, in questi stessi anni, oltre agli studi geologici e mineralogici, egli non trascura i suoi interessi chimico-metallurgici, come dimostrato, per es., dalla controversia con Marco Carburi sulla questione del «ferro malleabile» o dai contatti con il chimico inglese Peter Wolff. Grazie a una vasta rete di corrispondenti italiani ed europei, talvolta incontrati personalmente a Venezia, Arduino è inoltre in grado di raccogliere dati e informazioni utili per il proseguimento delle proprie ricerche litologiche e mineralogiche, che tuttavia si concentrano inevitabilmente sulle analisi di laboratorio.
Tra le varie società scientifiche italiane ed europee che lo accolgono tra i loro membri, si segnalano l’Accademia delle scienze di Siena detta de’ Fisiocritici, l’Accademia delle scienze di Torino, la Società italiana delle scienze di Verona detta dei Quaranta, l’Accademia delle scienze di Mantova, la Società degli amici scrutatori della natura di Berlino, la Società fisica di Zurigo e la Società fisiografica di Lund in Svezia.
Due lettere del Sig. Giovanni Arduino sopra varie sue osservazioni naturali, «Nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici», 1760, 6, pp. XCIX-CLXXX.
Alcune osservazioni orittologiche fatte nei monti del vicentino, «Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale, e principalmente all’agricoltura, alle arti, ed al commercio», 1769, 5, pp. 409-11.
Saggio fisico-mineralogico di lythogonia e orognosia, «Atti dell’Accademia delle scienze di Siena detta de’ Fisiocritici», 1774, 5, pp. 228-300.
Raccolta di memorie chimico-mineralogiche, metallurgiche, e orittografiche del signor Giovanni Arduino, e di alcuni suoi amici, tratte dal Giornale d’Italia, Venezia 1775.
Effetti di antichissimi estinti vulcani, ed altri fenomeni, e prodotti fossili osservati da Giovanni Arduino nella villa di Chiampo, ed in altri luoghi del territorio di Vicenza, «Nuovo giornale d’Italia spettante alla scienza naturale, e principalmente all’agricoltura, alle arti, ed al commercio», 1782, 7, pp. 161-67.
Memoria epistolare sopra varie produzioni vulcaniche, minerali e fossili, Venezia 1782.
Di varie minere di metalli venete, e d’altre specie di fossili delle montane provincie venete di Feltre, di Belluno, di Cadore, e della Carnia, e Friuli, «Memorie di matematica e fisica della Società italiana», 1786, 3, pp. 297-330.
Circa gl’indizj d’antichissimi vulcani nelle montagne e Alpi Vicentine, Veronesi, e Trentine, «Memorie di matematica e fisica della Società italiana», 1792, 6, pp.102-105.
Lettere di Giovanni Arduino (1714-1795), geologo, a cura di E. Vaccari, Conselve 2008.
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