ARGOLI, Giovanni
Nacque il 1° luglio 1609 a Tagliacozzo, da Andrea, valente matematico. Manifestò giovanissimo una viva inclinazione per le lettere e la poesia: appena adolescente, compose l'Idillio de la Bombace e de la Seta, Trasformazioni pastorali, apparso a Roma nel 1624; qualche anno più tardi, infiammato dalla lettura dell'Adone, compose in brevissimo tempo e diede alla luce un poema mitologico in dodici canti, L'Endimione, Temi 1626, che riecheggia molti accenti e figure dell'opera del Marino.
Si trasferì in seguito presso lo Studio di Padova, allorché il padre vi ottenne l'incarico di lettore di matematica (1632). Dedicatosi agli studi di legge, consegui ben presto la laurea in utroque iure.
In conseguenza della sua fama letteraria, l'A., pur addottorato in legge, fu elevato nel 1637, e per la durata di un triennio, alla cattedra di umane lettere nello Studio di Bologna.
Questo insegnamento ebbe nei rotuli ora il titolo di Rettorica e poesia, ora quello di Umanità o Lettere umane, e si compiva sul libri rettorici di Cicerone. A questa attività accademica, rettorica ed antiquaria, si collegano le seguenti imprese di commento e di annotazione dell'A.: Jatro-Laurea G. Naudaei Parisini Graeco carmine inaugurata a L. Allatio, Latine reddita a B. Tortoletto et.J. Argolo, Romae 1633; Onuphrii Panvinii Veronensis De Ludis Circensibus Libri II - De Triumphis Liber unus - Quibus universa fere Romanorum veterum sacra, ritusque declarantur, ac figuris aeneis illustrantur, cum notis J. Argoli J.U.D. et additamento N. Pinelli, Patavii 1642. Sappiamo che l'A. nel 1640 richiese e nel 1642 ottenne, anche per intercessione del cardinale A. Barberini, la riconferma della carica per un quinquennio. Ma dopo un anno circa, il suo nome scompare dai rotuli dei lettori dello Studio di Bologna; probabilmente perché, ripreso l'esercizio dell'attività giuridica, egli venne impiegato in diversi uffizi nell'amministrazione dello Stato della Chiesa, tra i quali quello di podestà di Cervia e poi di Lugo.
Ignota è la data della sua morte. Essa va collocata, presumibilmente, intorno all'anno 1660.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia I, 2, Brescia 1753, pp. 1048 s. (con bibl. prec. ed elenco delle opere edite e manoscritte); U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, II, Bologna 1889, pp. 414, 418, 422, 426, 430; V. Balzano, I legisti ed artisti abruzzesi lettori nello Studio di Bologna, Castel di Sangro 1892, pp. 211-224.