ARMONIO, Giovanni (Harmonius, Harmodius Marsus)
Nacque in Abruzzo, probabilmente a Tagliacozzo, tra il 1475 e il 1480. Pur non sussistendo dubbi sulla sua origine, come il soprannome chiaramente suggerisce e come M. A. Sabellico conferma quando lo chiama "accola piscosi Fucini", poche e frammentarie notizie si hanno sulla sua giovinezza: si ignora quando entrò nell'Ordine dei crociferi e quando venne a Venezia, né si è potuto stabilire la data di composizione della sua opera maggiore: la commedia Stephanium.È certo, comunque, che l'A. già viveva a Venezia nel 1500, quando Pietro Bembo, scrivendo ad A. Gabrieli per invitarlo nella sua villa padovana, aggiungeva: "sed vellem etiam Harmonium poetam" (Opere del Cardinale Pietro Bembo, II, 4,Venezia 1729, p. 160).
L'A. fu socio dell'Accademia musicale, fondata a Venezia da Antonio Molino, detto Burchiella. Entrato nella Cappella ducale di S. Marco come cantore e allievo del famoso frate Dionisio Memmo, fu promosso forse per interessamento del patrizio L. Pisani, nel 1516, organista della Cappella (se al primo o al secondo organo è questione ancora insoluta, dopo gli studi di G. Benvenuti e di G. Del Valle De Paz). Con decreto 15 luglio 1530, il suo stipendio, inizialmente di 60 ducati annui, fu elevato a 80, che aggiunti alle consuete "buonemani" di Pasqua e Natale, portavano alla somma, discreta per quei tempi, di 120 ducati. Nella celebre Cappella musicale marciana, insigne per i nomi di Giulio Segni da Modena, di Baldassarre da Imola, di Girolamo Parabosco da Piacenza, non sembra che l'A. abbia mai composto musica degna di essere ricordata: spirito versatile, discreto conoscitore della letteratura latina, fu stimato da molti come poeta, da nessuno come musico. Tuttavia, pur non ottenendo promozioni, conservò il suo posto di organista per trentasei anni, fino al 22 nov. 1552, quando con decreto dei Procuratori venne "dispensato dal servizio" e sostituito da Annibale Padovano; si ignora l'anno della sua morte, ma probabilmente non usufruì a lungo del vitalizio di 70 ducati con cui fu messo a riposo.
Rimatore non mediocre, fu, quasi certamente, l'autore dei versi attribuiti a un "Cavalier Harmodio" e pubblicati da L. Domenichi nelle Rime diverse di molti eccellentissimi autori, II, Venezia 1548. L'A. compose anche una poesia latina, musicata e cantata a Venezia dal celebre De Fossis, durante il solenne ricevimento in onore della regina Anna d'Ungheria; poesia inserita poi da A. Gabrieli nel suo Libellus hospitalis munificentiae Venetorum in excipienda Anna regina Hungariae, Venetiis 1502.
Ma la sua opera più importante è la commedia Stephanium rappresentata dallo stesso autore nel chiostro dei frati eremitani in S. Stefano: Ioannis Harmonii Marsi comoedia Stephanium urbis venetae genio publice recitata, Venetiis s. d. Questa commedia, che riproduce in cinque atti, in metro senario giambico, situazioni e intrecci del teatro plautino, si rivela maggiormente congeniale all'indole dell'A. potendosi in essa liberamente diffondere quelle doti di arguta e bonaria ironia, di schietta ed elementare comicità che sembrano d'altro canto aver caratterizzato la vita spensierata dell'autore. L'opera, nell'ambito della cultura e del gusto del primo '500, riscosse, come pare, successo notevole e sembrò ingegnosa e riuscita ripresa del teatro romano, stando alle parole del Sabellico ("...in quo genere adeo omnibus placuisti, ut ... sim mihi visus non in Eremitarum atrio sedere: sed in Marcelli Pompeiive theatro Plauti fabulam aut Cecilii spectare", cfr. Familiarum epistolarum..., Venetiis 1502, c. 52r), e piacque anche a G. Amaseo e a Lelio Gregorio Giraldi, i cui giudizi sono riportati alla fine dell'edizione.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,I, 2, Brescia 1753, p. 1108; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, pp. 551-552, n. 1; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella Ducale di S. Marco in Venezia,I, Venezia 1854, pp. 72-76; F. Flamini, Il Cinquecento,Milano 1902, p. 124; G. Benvenuti, A. e G. Gabrieli e la musica strumentale in S. Marco,in Istituz. e Monumenti dell'Arte musicale italiana, I,Milano 1931, pp. XXV, XXVII-XXIX, XLIII; G. Del Valle De Paz, Annibale Padovano nella storia della musica del Cinquecento…, Torino 1933, p. 13; I. Sanesi, La Commedia,Milano 1954, I, pp. 166 ss.