ARPINO, Giovanni
(App. IV, I, p.160)
Scrittore, morto a Torino il 10 dicembre 1987. L'innesto del fantasioso, dell'imprevedibile e del curioso nel conformistico vivere quotidiano induce A. ne Il primo quarto di luna (1976) a inventare un personaggio in parte picaresco e in parte emarginato, ridotto a "macchia sul muro" dall'ambiente esterno. Situazione ampiamente riconoscibile anche nell'angosciosa solitudine e nella deformazione dei sentimenti, a cui la grande città condanna il vedovo protagonista de Il fratello italiano (1980; premio Campiello). Dopo Un gran mare di gente (1981), raccolta divisa in tre parti di racconti giocati per lo più sull'orrore e la suspense, e dopo Raccontami una storia (1982), altra silloge divisa in quattro sezioni di storie sviluppate in chiave comica, grottesca o avventurosa, A., col romanzo La sposa segreta (1983), riprende, con qualche tratto deformante, l'analisi della solitudine del personaggio di fronte alle deludenti e asfittiche condizioni della realtà esterna. La stessa tematica, non priva di colpi di scena, torna nelle due opere successive, ambientate in una Torino mai nomina ta, ma solo evocata: Passo d'addio (1986) e La trappola amorosa (1988), romanzo postumo, giocato sull'ambiguo affetto che una sconosciuta prova per il maturo protagonista.
Di A., oltre all'intensa attività giornalistica, sono ancora da ricordare: Azzurro tenebra (1977), Il viale nero (1983), Le bambinacce (1987), nonché molti testi scritti in collaborazione, come, per es., Lune piemontesi, con G. Jannon (1978), Torinounaemille (Racconto visivo di una metropoli anni 80), con M. Paluan (1980), oppure Torino altrui. Notazioni, giudizi, ricordi di forestieri su Torino, con R. Antonello (s.d.)
Bibl.: R. Scrivano, G. Arpino, Firenze 1979; G. Amoroso, in Narrativa italiana 1975-1983 con vecchie e nuove varianti, Milano 1983; C. Bo, in Corriere della sera, 13 giugno 1982; G. Pampaloni, in Storia della letteratura italiana, vol. ix, t. 2°, Milano 1987; L. Mondo, in Tuttolibri, 16 gennaio 1988.