Giovanni Balbi da Genova
Lessicografo medievale, nato a Genova; appartenne all'ordine dei frati predicatori e scrisse il Catholicon, che egli stesso dichiara di terminare nel 1286 definendolo " ex multis et diversis doctorum texturis elaboratum atque contextum... per multa annorum curricula ", volendo così significare gli anni di studio e di ricerca impiegati e la natura dell'opera (" operis quippe ac studii mei est et fuit multos libros legere, ut ex plurimis diversos carperem flores "); questa può essere considerata tra le fonti principali per le notizie sul suo autore, che nella voce Ianua dice di avere scritto anche alcuni trattatelli teologici.
Il Catholicon è giunto a noi in molti codici - più di cinquanta, come nota il Goetz (Corpus Glossariorum Latinorum I, Berlino 1923, 215) -, la maggior parte dei quali risalenti al sec. XIV. Il titolo sta a significare il carattere universale della dottrina nelle finalità dell'autore, che dice: " vel si magis placet liber iste vocetur Catholicon eo quod sit communis et universalis; valet siquidem ad omnes fere scientias ". Le fonti principali di G. sono le Derivatione: di Uguccione e l'Elementarium di Papia, citati spesso insieme, talora separatamente; Prisciano e Donato; inoltre Isidoro di Siviglia e i padri della Chiesa, tra cui s. Girolamo, dal quale attinge le voci ebraiche, s. Gregorio, s. Agostino, s. Ambrogio. Si aggiungano il Dottrinale di Alessandro di Villedieu, il Grecismus di Eberardo di Béthune, l'Aurora di Pietro di Riga, e altri.
Il Catholicon consta di cinque parti: De Orthographia, De Accentu, De Etymologia et diasyntastica o diasynthetica, De Figuris, De Prosodia, che contiene anche il lessico. L'autore dichiara esplicitamente di non conoscere bene il greco: " et maxime mihi non bene scienti linguam graecam ".
Il nome di G. non è mai ricordato nel corpus dantesco; tuttavia alcuni indizi e coincidenze inducono a pensare, come ha già notato lo Schück (p. 280), che D. abbia potuto utilizzare questo lessico. D'altra parte, data e luogo di composizione sono elementi che depongono solo a favore di una probabile, non certa utilizzazione.
Si sa che grammatiche e lessici sono indispensabili per rendersi conto del modus scribendi di Dante. In questo senso l'importanza del Catholicon, che rappresenta un corpus grammaticale e lessicale completo, il cui lessico, a differenza di altri, è disposto in ordine rigorosamente alfabetico, che risale ai tempi di D. e riflette una tradizione italiana, è grande.
Non è possibile in questa sede procedere a un'indagine minuta; basti dire che il Catholicon rappresenta uno strumento indispensabile per chi voglia spiegarsi il significato oscuro o raro di alcuni termini non attestati in altri lessici e presenti nel corpus dantesco. Di esso bisogna tener conto, inoltre, quando si voglia studiare in D. la questione dell'accento dei nomi greci e non latini in genere, della quale G. tratta nel capitolo introduttivo De Accentu, che ha come fonte il Dottrinale di Alessandro di Villedieu, citato espressamente. Insieme con le Derivationes di Uguccione, sebbene in misura diversa, è per noi prezioso perché c'illumina sul metodo d'indagine etimologica o pseudo-etimologica, che nel Medioevo ha inizio con Isidoro di Siviglia e mira a risalire alla fonte latina o greca, e che è consueto anche a D., il quale talvolta è indotto a riflettere sull'origine di alcuni termini, che assumono spesso un significato diverso e nuovo rispetto a quello originario. Bisognerà ricorrere al Catholicon anche quando è incerto il modus scribendi di D. per quanto riguarda alcuni termini, o a causa del possibile scambio tra semplici e doppie, o a causa dell'oscillazione ortografica tra ti e ci, che non deve considerarsi casuale, ma spiegabile con la scrittura e la pronuncia del latino del tempo, o ancora quando si discute sull'unione o separazione dei componenti in termini del tipo ‛ verumtamen ', ‛ attamen ', ‛ siquidem '. Vi si possono ricavare le norme sull'incontro di consonanti nelle parole composte, in modo da comprendere sino a che punto si verifichino le assimilazioni parziali o totali, o la perdita o espulsione di consonanti; infine talvolta è anche possibile rendere conto della terminologia grammaticale.
Bibl. - J. Schück, Dantes classische Studien und Brunetto Latini, in " Neue Jahrbücher für Philologie und Pedagogik " XCII (1865) 280; Parodi, Lingua 233, 327; ID., recens. a G. Listo, L'arte del periodo nelle opere volgari di D.A. e del sec. XIII, Bologna 1902, in " Bull. " X (1902) 76; G. Vandelli, recens. a R. D'Alfonso, F. D'Ovidio, F. Torraca, Sull'Epistola a Cangrande, in " Bull. " VIII (1900-1901) 140, 148, 154.