BALBIANI, Giovanni
Figlio di Giovan Antonio, mercante veneziano di origine fiorentina, visse nella seconda metà del Cinquecento. Era a capo di un'importante casa commerciale che aveva corrispondenti e fattori nei principali centri del Mediterraneo, a Bassora, a Lione, a Lisbona, a Londra. Ad Aleppo, dopo il 1560, operavano due suoi fratelli, Domenico e Sebastiano, l'uno come agente, l'altro associato soltanto in alcuni affari e spesso concorrente senza risparmio di colpi, fino alla rottura che, evitata per molto tempo, divenne aperta ed insanabile nel 1562; ad Alessandria, in Egitto, nel 1568, era suo cognato Raimondo Vidal. L'attività mercantile del B. non era specializzata in un campo particolare, ma si svolgeva varia ed ampia nel flusso delle tradizionali correnti veneziane di scambio con i mercati di Levante e di Ponente: acquisto in Siria di seta greggia, di cotone, di spezie e rivendita di panni di lana e di seta, di coralli, di ambre; importazione di vini moscati, uva passa, formaggi da Candia, di "carisee" (panni leggeri di lana) e di stagni dall'Inghilterra. Sorprende di trovarlo assente dal settore delle assicurazioni marittime, dove vediamo invece largamente impegnati Sebastiano, Domenico e i nipoti Pietro e Carlo, figli di un altro suo fratello, Marco, da identificare con molta probabilità con il mercante che nel 1555 ebbe l'incarico ad Aleppo di stabilire le tangenti di una contribuzione straordinaria. Di notevole importanza fu la sua attività di armatore: sono numerose in quest'epoca le navi che hanno il nome di "Balbiana" o di "Balbianetta", ma non è sempre facile determinarne l'appartenenza all'uno o all'altro dei fratelli.
Nel dicembre 1582 ne parte una da Cipro, nel giugno 1593 ne giunge un'altra ad Alessandretta, una fa naufragio nelle acque di Cipro nel 1594, una è svaligiata nel 1603 dai corsari inglesi sulla rotta della Siria; altre sono segnalate in arrivo da Alessandria nel 1607 e nel 1609; sicuramente di Giovanni è quella che approda in Siria nel novembre 1581, mentre sono di Sebastiano la nave spedita nel 1593 con un carico per 60.000 ducati diretto ai suoi quattro agenti di Aleppo, quella di 700 "botti" messa in cantiere a Venezia nel 1596 ed il "bertone" che nel 1601 ha un incidente nel viaggio di ritorno dal Mar Egeo. Nel 1607 una nave "Balbiana" di 600 "botti" ricava oltre 10.000 ducati di noli per Alessandria.
I profitti di questi negozi venivano in gran parte investiti nell'acquisto di beni immobili: in una denuncia del 1582 il B. figura proprietario di 23 "casette" a S. Raffaele e S. Marcuola, di una bottega e di una "volta" a Rialto e di alcuni fondi nella campagna di Noale. Alla sua morte, avvenuta nel 1600 o poco prima, il patrimonio passò al fratello Domenico, che gli sopravvisse per una decina di anni, e ai nipoti. Dal suo matrimonio, infatti, con Dianora Vidal - sorella di Violante, maritata al celebre anatomista Girolamo Fabrizi d'Acquapendente -, che gli mancò nel 1585, non ebbe figli. I nipoti furono anch'essi mercanti, in particolare Pietro, figlio di Marco, "samiter" (tessitore di seta), che in un testamento del settembre 1600 lasciò una cospicua eredità in mercanzie, partite di banco, gioie, argenti ed ori, e suo fratello Andrea, che nel luglio 1617 vediamo partire per la fiera di Francoforte.
Le attività del B. sono documentate soprattutto da alcune centinaia di lettere commerciali ancora inedite, che si conservano - non senza lacune - per il periodo 1560-85. Sono tutte datate da Venezia e ricche di notizie sulla situazione della piazza e sulle sue relazioni con la Siria, con Alessandria, Cipro, Candia, Ragusa, Ancona, Messina, Firenze, Milano, Marsiglia, Lione, Lisbona, Londra. Di particolare interesse quelle dirette al fratello Domenico, nelle quali egli rivolge al giovane, che è alla sua prima esperienza di mercante lontano dalla patria, i consigli più affertuosi ed avveduti, scoprendosi in tutta la sua umanità.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscellanea Gregolin,bb. 12 ter e 13; Dieci Savi alle Decime,reg. 377, n. 90; Arch. Notarile Testamenti,bb. 1224 (n. 139) e 1257 (n. 271); Avogaria di Comun, Miscell. Civile e Pen., C 291, C 329, C 352; U. Tucci, Lettres d'un marchand vénitien, Andrea Berengo (1553-1556), Paris 1957, pp. 2, 334; A. Tenenti, Naufrages, Corsaires et Assurances maritimes à Venise (1592-1609) Paris 1959, pp. 575, 607; A. Tenenti, Venezia e i corsari (1580-1615),Bari 1961, pp. 56, 139 ss.