BALDANZA, Giovanni
Nacque a Palermo il 5 ag. 1708. Fu librettista fra i più fecondi: pare abbia composto per i teatri e le corti di Napoli e di Palermo oltre centocinquanta fra serenate e azioni drammatiche, che rimasero in grandissima parte inedite. Nella sua città fu tra i fondatori dell'Accademia degli Ereini, nella quale assunse il nome di Zenodoto Abelio e tenne per diciotto anni la carica di corifeo. Fuor di Palermo appartenne a numerose altre accademie: fu degli Etnei di Catania, dei Pericolanti di Messina, degli Aretusei di Siracusa, dei Costanti di Cosenza, e nel 1735 entrò in Arcadia con il nome di Lermano Cinosurio.
Giunto a Napoli nel 1738, il B. fu prescelto per comporre una festa teatrale in occasione delle nozze di Carlo di Borbone con Maria Amalia. L'opera, Le nozze di Amore e Psiche, andò in scena al Teatro S. Carlo e fu pubblicata a Napoli nello stesso anno: in seguito al successo riportato, il B. fu nominato poeta del re di Napoli e di Sicilia. Ebbe importanti uffici pubblici: ufficiale di sua maestà nella R. Segreteria di Stato e Guerra e segretario della R. Giunta gesuitica.
Nel 1740 il B. diede alle stampe a Milano Il Dottor Biagio Schiavo d'Este discepolo del Lazzarini convinto di gravissimi errori nel suo "Filalete" da Zenodoto Abelio, opera nella quale egli tentava una confutazione delle critiche rivolte da B. Schiavo al carmelitano Teobaldo Ceva in merito alla Scelta di sonetti che quest'ultimo aveva pubblicato a Torino nel 1735. Le argomentazioni del B. sono di natura prevalentemente moralistica: egli sostiene, citando Quintiliano, Gian Vincenzo Gravina e Paolo Segneri, l'opportunità che la poesia persegua l'utile, piuttosto che il diletto o il piacere. Donde la superiorità dei componimenti sacri e morali sulla lirica mitologica e amorosa, e il rifiuto a considerare il canzoniere petrarchesco quale modello insuperabile di poesia.
Del B. ci rimangono alcuni libretti di serenate e di azioni drammatiche, messe in scena nella galleria del R. Palazzo di Palermo in occasione di ricorrenze ufficiali, come il genetliaco o l'onomastico di Carlo di Borbone e della regina Maria Amalia. Il B. fu noto ed applaudito anche fuori del Regno: nel 1741 fu rappresentato nel Teatro di Torre Argentina a Roma un suo dramma, Dario, con musiche di G. Scarlatti.
Il modello, cui più di frequente il B. si rifà nelle sue composizioni, è senza dubbio il Metastasio, con il quale egli ebbe rapporti di amicizia e di corrispondenza. Dal Metastasio derivò, oltre ai pregi di un linguaggio semplice e sobrio, l'inclinazione ad un sentimentalismo di maniera, espresso secondo moduli di schietto sapore arcadico. Nonostante le affermazioni teoriche anche il B. predilige i temi tratti dal mito o dal mondo epico come mostrano i titoli di alcuni suoi libretti: Endimione (Palermo 1755, musica di G. Sbacchi), Il natale di Achille (ibid. 1760, musica di N. Logroscino), Sinorice (ibid. 1760, musica di A. Sperandeo), Enea in Italia (ibid. 1763, musica di G. B. Lampugnani) e L'impero delle Amazoni (s. I. né d. [ma 1772], musica di S. Bertini).
Morì, forse a Palermo, il 4 o l'11 genn. 1789. Oltre che con il Metastasio e con T. Ceva, era stato in corrispondenza con numerosi altri eruditi e letterati del tempo, quali F. Lorenzini, G. P. Tagliazucchi e L. A. Muratori.
Fonti e Bibl.: Novelle della repubblica letteraria per l'anno MDCCXXXXI, Venezia 1741, pp. 107-109; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II 1, Brescia 1758, pp. 95 s.; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, I, Palermo 1824, pp. 234 s.; A. Narbone, Biblioteca Sicola sistematica o apparato metodico alla storia letteraria della Sicilia, IV, Palermo 1855, pp. 115, 120, 182; G. M. Mira, Bibl. siciliana I, Palermo 1875, pp. 67 s.; G. e C. Salvioli, Bibl. universale del teatro drammatico italiano, I, Venezia 1903, App., col. 53; G. Sorge, I teatri di Palermo nei secoli XVI-XVII-XVIII, Palermo 1926, pp. 289 s., 401-405; G. Natali, Il Settecento, Milano 1955, II, pp. 823, 845; Enc. d. spett., I, col- 1302.