BARACCO, Giovanni
Nacque a Torino nel 1801 e, rimasto molto presto orfano del padre, venne dalla madre indirizzato agli studi superiori che concluse addottorandosi in "leggi canoniche e civili". Poco dopo la laurea fu consacrato sacerdote, e appartenne a quel gruppo di ecclesiastici piemontesi, amici di V. Gioberti e allievi del teologo G. M. Dettori che rappresentavano in Piemonte posizioni antigesuitiche. Dotto conoscitore di lingue antiche e modeme, il B. fu, dal 1833 alla morte, assistente al R. Museo egizio di Torino; notevole fu anche l'attività da lui spiegata per promuovere e organizzare l'oratoria sacra: nel 1828 fondò un'Accademia di Sacra Eloquenza. La sua opera più importante in campo culturale rimane il periodico Il Propagatore religioso, ossia Raccolta periodica degli argomenti, e delle notizie più importanti in materie ecclesiastiche e religiose sì nazionali che estere.
Questo periodico, che il B. fondò a Torino nel 1836, dirigendolo sino al 1841, e che ebbe tra i collaboratori i teologi Francesco e Paolo Barone, Giuseppe Pagnone, Michele Tarditi e anche A. Rosmini, si proponeva di fare opera apologetica della fede cristiana, combattendo in particolare l'indifferenza religiosa, e di aggiornare culturalmente il clero, rivolgendosi soprattutto ai parroci di campagna. Il periodico ebbe una certa diffusione, oltre che in Piemonte, in altre regioni italiane, specialmente in Lombardia. In esso il B., oltre a curare con grande precisione la parte bibliografica, dedicò molti articoli all'oratoria sacra. Ma gli articoli che lo resero più noto furono quelli intorno alla vertenza riguardo ai matrimoni misti sorta tra la Chiesa e lo Stato prussiano. Tali articoli, fondati su una precisa documentazione, furono approvati anche dal papa Gregorio XVI. Nel 1841, quando terminarono le pubblicazioni de Il Propagatore religioso, il B. ne dette, addolorato, notizia al Gioberti, che aveva avuto parole di elogio per il periodico torinese.
A partire dal 1835, nei lunghi anni in cui il Gioberti fu costretto all'esilio, il B. fu uno dei suoi più assidui corrispondenti, tenendolo minutamente informato degli avvenimenti della Torino di Carlo Alberto e cercando di curare, nel modo migliore, gli interessi defl'esule e la diffusione in Italia delle sue opere. Sul finire dell'agosto del 1845 il B., aderendo a un invito del Gioberti, si incontrò con lui a Losanna. Si rividero poi nel 1848, quando il Gioberti volle il fedele amico come compagno nei trionfali viaggi a Milano, in Emilia, in Toscana, a Roma e in Liguria. Dopo il '49 la corrispondenza fra i due sacerdoti torinesi venne quasi a cessare per la polemica del Gioberti contro il Pinelli, del quale il B. era amico, e anche perché il B. tornò all'atteggiamento di cauto conservatorismo politico che gli era proprio e che aveva abbandonato solo nel '48, quando aveva partecipato, in qualità di cappellano, alla guerra contro l'Austria. Il B. morì in Torino il 22 maggio 1858.
Fonti e Bibl.: V. Gioberti, Introd. allo studio della filosofia,2ediz., I, Capolago 1845, pp. 281 s.; Id., Operette politiche, con proemio di G. Massari, I, Capolago-Torino 1851, pp. 70 ss.;G. Pagnone, Nei funerali del sac. G. B…, Torino 1858; D. Berti, Di Vincenzo Gioberti riformatore politico e ministro, con sue lettere inedite a Pietro Riberi e G. B.,Firenze 1881; V. Gioberti, Epistolario, ediz. naz., a cura di G. Gentile e G. Balsamo Crivelli, I, Firenze 1927, II, ibid. 1927, III, ibid. 1928,IV, ibid. 1928, ad indicem; Lettere di G. B. a Vincenzo Gioberti (1834-1851), a cura di L. Madaro, Roma 1936;T. Vecchietti, Tre momenti della evoluzione giobertiana, in Riv. stor. ital.,LVII (1940), pp. 3-48;M. Battistini, Gioberti in Belgio. Contrasti e problemi della cultura belga, in Quaderni di cultura e storia sociale,II (1953), pp. 402-411.