BAROZZI, Giovanni
Nacque a Venezia attorno al 1420 da una delle più cospicue famiglie patrizie. Sua madre, Polissena Moro, era nipote di papa Eugenio IV e cugina di Pietro Barbo, il futuro Paolo II. Queste illustri parentele giovarono non poco alla carriera ecclesiastica del Barozzi.
Dopo aver ricevuto in patria una buona educazione umanistica, il B. si recò a Roma, ove trascorse gli anni della giovinezza divenendo suddiacono di Eugenio IV. Il 31 ott. 1449 fu eletto vescovo di Bergamo succedendo a Polidoro Foscari, il quale aveva precipitosamente lasciato la diocesi, per sottrarsi all'ira popolare che aveva suscitato con un'avida e incauta condotta. Il B., invece, seppe conquistarsi stima e affetto per la fermezza e la magnificenza con cui resse la Chiesa bergamasca.
Fin dagli inizi del suo episcopato si preoccupò di dare impulso alla vita religiosa e di porre rimedio al decadere dei costumi del popolo, convocando tre sinodi diocesani a breve distanza di tempo l'uno dall'altro. In seguito, curò il riordinamento di alcuni monasteri femminili della diocesi, e nel 1457 sancì l'unione dei numerosi piccoli ospedali esistenti in città, in uno solo, quello che più tardi venne chiamato l'Hospitale Grande di S. Marco.
Un altro aspetto dell'operosità del B. trova testimonianza nei numerosi edifici profani e sacri di cui promosse la costruzione: a lui si deve tra l'altro la riedificazione della cattedrale di S. Vincenzo, iniziata il 24 ag. 1465. Fece compilare un codice, riccamente mimato, m cui sono descritte le cerimonie vescovili.
Il B., oltre che solerte pastore, si dimostrò uomo energico e accorto allorché nel 1454 Bergamo ebbe a soffrire l'assedio delle milizie sforzesche capitanate da Bartolomeo Colleoni. In quell'occasione con la sua autorità, con i suoi consigli, e profondendo anche il proprio denaro, incoraggiò i Berganiaschi e contribuì a mantenerli nella fedeltà a Venezia. Qualche tempo dopo, essendo stata bandita una crociata da Callisto III, egli esortò i fedeli della sua diocesi a parteciparvi e a sostenerla con il loro contributo di denaro e di preghiera. Nel 1464 poi, quando papa Pio II volle condurre personalmente una crociata contro i Turchi, il B. si offrì di seguire la spedizione marittima con la trireme che era stata equipaggiata in Ancona da suo zio, il cardinale Barbo.
L'elezione di quest'ultimo al pontificato, avvenuta il 30 agosto dello stesso anno, gli spianò la via alle più alte dignità ecclesiastiche. Il B. fu chiamato a Roma e accolto dal pontefice con grandi onori; il 7 genn. 1465 fu innalzato alla cattedra patriarcale di Venezia che si era da poco resa vacante per la morte di Gregorio Corier, e il 2 febbraio ricevette il pallio dalle mani del papa, in una solenne cerimonia alla presenza di numerosi vescovi e cardinali. I rapporti tra la Santa Sede, e in particolare tra papa Barbo e la Repubblica veneta, erano in quegli anni alquanto tesi; e il B., che si recava a Venezia con l'incarico di attuare la politica papale e di curare gli interessi privati del pontefice, si trovò ben presto in conflitto con la Signoria. Questa aveva imposto la decima al clero per sostenere le spese della guerra contro i Turchi, ma il B. fu irremovibile nel sostenere i diritti ecclesiastici. Giunse - non si sa in che data - a far accettare al doge Cristoforo Moro un "ordo taxationis decimarum"; ma il dissidio rimase, e la questione delle decime restò aperta per lungo tempo, anche dopo la morte del Barozzi.
A Venezia egli portò i fastosi costumi della corte di Paolo Ii: numeroso seguito, vesti sontuose, arredi sacri di gran pregio. Progettò anche di trasportare la sede patriarcale dalla chiesa di S. Pietro in Castello a quella più centrale dei SS. Giovanni e Paolo. Ma la morte lo colse improvvisa il 16 apr. 1466, prima che il pontefice lo elevasse alla porpora, come pare avesse deciso.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Marciana, P. Barozzi, Oratio in morte Ioannis patrui pro se proque tota familia ad Paulum Secundum Pont. Max., ms. Lat. XI,90 (3819); Id., Pro Christoforo Mauro Venetiarum Duce..., oratio, in A. Valeri, De cautione adhibenda in edendis libris, Padova 1719, pp. 131 ss.; Gasparis Veronensis De gestibus Pauli Secundi, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., III, 16, a cura di G. Zippel, pp. 13, 57; Michealis Canensii De vita et pontificatu Pauli Secundi, ibid., p. 173; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, Coll. 383 s.; V, ibid. 1720, Coll. 1303 s.; C. Ronchetti, Memorie istoriche della città e Chiesa di Bergamo dal Principio del V secolo al 1528, VII, Bergamo 1806, pp. 38 s., 46 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, p. 271; XI, ibid. 1856, p. 513; B. Cecchetti, La Repubblica di Venezia e la Corte di Roma, Venezia 1874, pp. 153 S.; C. Eubel, Hierarchia Catholica..., II, Monasterii 1914, pp. 15, 214, 264; L. von Pastor, Storia dei Papi, II, Roma 1925, pp. 246 ss., 362, 368, 753; L. Dentella, I Vescovi di Bergamo, Bergamo 1939, PP291 ss.; B. Belotti. Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Milano 1940, pp. 83 ss..; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col. 888.