BOSCO, Giovanni Bartolomeo
Nato a Torino il 7 genn. 1793, da famiglia aristocratica, mostrò fin da fanciullo sorprendente abilità nei giuochi di prestigio. Nel 1812 partecipò alla campagna di Russia, nel corso della quale venne ferito a Borodino. Fu, quindi, catturato e portato in un campo di prigionieri presso Tobolsk, nella Siberia occidentale, dove, a conforto e divertimento dei suoi compagni, cominciò a dar saggi delle sue attitudini di prestigiatore e illusionista. Notato dagli ufficiali russi, poté organizzare degli spettacoli nei palazzi dei nobili e del governatore, finché nell'aprile 1814 riacquistò la libertà.
Rientrato in Italia, si pose in urto con la famiglia, che avversava, come indegna d'un gentiluomo, la sua vocazione di "mago" e voleva invece che si laureasse in medicina. Ma egli, troncati gli studi universitari, girovagò per l'Europa, stupendo con le sue arti predilette vasti pubblici d'ogni paese.
Nella scenografia dei suoi spettacoli, condotti con abituale signorilità, non figurava l'ingente e superfluo apparato tradizionale dei "maghi"; nella semplicità della decorazione spiccava piuttosto un carattere funebre, conferito dalla drapperia nera, dai candelabri e dalle raffigurazioni di scheletri e teschi. Per i giuochi gli bastavano pochi strumenti: monete, carte, uccelli, fazzoletti. Sua specialità era il giuoco dei bussolotti, consistente nel far passare una pallina entro tre successivi bicchieri di metallo, capovolti sul piano del tavolo, senza toccarli.
Ricercato dai regnanti, ottenne oltre a splendidi doni, certificati e brevetti: nel 1821 ebbe l'attestato del re di Hannover, nel 1822, del re di Prussia, nel 1823 dello zar Alessandro, nel 1828 dell'imperatore d'Austria, nel 1830 del re di Danimarca, nel 1833 di Luigi Filippo, nel 1836 della duchessa di Parma, nel 1837 del sovrano delle Due Sicilie, nel 1850 del sultano. A questi riconoscimenti si aggiunse il diploma d'onore dell'Accademia delle Belle Arti di Amburgo.
La credulità del pubblico, l'esagerazione dei cronisti e il lavorio pubblicitario degli impresari crearono intorno al B. una fioritura di aneddoti straordinari, tanto che il suo nome divenne proverbiale in tutta Europa. Ma non v'è dubbio che il B., come altri grandi illusionisti, fosse dotato di non comuni attitudini: egli sapeva mirabilmente combinare la razionale conoscenza dei mezzi tecnici, appresi dalla fisica e dalla chimica e utilizzati mediante il calcolo e la destrezza, con le doti d'influenza psicologica. Fornito, inoltre, di facile comunicativa, di pronto umorismo e garbo mondano, esercitò anche una notevole influenza in fatto di moda, come è dimostrato dalla diffusione delle "marsine alla Bosco" e delle "contraddanze alla Bosco".
Morì il 7 marzo 1863 a Dresda. Sotto il suo nome furono pubblicati i libri Satana. Raccolta europea,passatempo dell'intermezzo nelle sedute di magia egiziana (trad. dal francese, Milano 1853), Gabinetto magico ossia il complesso dell'arte di prestigio (trad. italiana sulla quarta ediz. tedesca, ibid. 1854) e La selva incantata ossia modo di fare giuochi inventati dal prof. cav. Bosco (Nizza 1867).
Bibl.: Curiose avventure e brevi cenni sulla vita di B. B. da Torino, Napoli 1837; Il nuovo B. ossia il diavolo color di rosa, Milano 1894; M. Seldow, Les illusionnistes et leurs secrets, Paris 1959, pp. 81-84; W. Minardi, L'arte di ingannare il prossimo per divertirlo, in Il Messaggero, 14 aprile 1960; Enc. Ital., VII, p. 546; Diz. del Risorg. naz., II, p. 378; Enc. dello Spett., II, coll. 868 s.; Diz. Encicl., VI, s.v. illusionismo.