BASADONNA, Giovanni
Nacque a Venezia nel 1487, secondo dei quattro figli di Andrea e di Maria di Pietro Contarini. Nel settembre del 1509 partecipò, con altri giovani patrizi veneziani, alla difesa di Padova. Il 4 genn. 1512 M. Sanuto annotava di aver visto in Maggior Consiglio "un doctor novo dotorado a Roma, sier Zuan Baxadona" (Diarii, XIII, p. 371); e sempre col titolo di "doctor" continuò poi a farne cenno. L'amore per il mondo antico, la conseguente conoscenza delle lingue e letterature greca e latina, la disposizione alle disquisizioni filosofico-teologiche, unite a una conversazione elegante e varia, valsero al giovane B. - che in Roma era appunto divenuto "liberalium disciplinarum doctor" - oltre alla fama di uomo colto anche vari incarichi di rappresentanza, in particolare quello di accompagnare e intrattenere i personaggi di un certo riguardo che capitavano a Venezia. E il suo nome ricorre spesso altresì tra i ballottati per qualche ambasceria ordinaria e straordinaria.
Nel 1514 il B. sposò Maria Bonfiglia di Luigi, dalla quale ebbe sette figli. Eletto nel 1516 "auditor novo", nel 1517-19 fu tra i dieci Savi sopra le decime in Rialto. Nel 1518 erano, nel frattempo, usciti a Venezia i suoi Dialogi, dedicati al procurator di San Marco Lorenzo Loredan, figlio del doge Leonardo: De veriori mortalium fine ac felicitate, De intellectuali natura Dei, ac divina sapientia, De singularium ac rerum omnium cognitione ab intellectu divino, De admirabili Dei providentia ac mortalium cura, De divina electorum prædestinatione.
Due interlocutori, Didimo e Cirillo, discutono su tali questioni e giungono a rasserenanti conclusioni, grazie soprattutto a Didimo, che conforta così l'amico inizialmente dubbioso. In polemica con Aristippo ed Epicuro, i quali - com'è premesso nell'introduzione - fondarono "la suprema felicità degli esseri ragionevoli sui riprovevoli diletti dei sensi", il B., rifacendosi ad Aristotele, sostiene, in un latino dall'affettata piacevolezza discorsiva, ma privo di un'autentica vivacità, l'essenza tutta spirituale della gioia, l'onniveggenza e onnipotenza di Dio, il suo intervento provvidenziale nelle cose del mondo.
All'inizio del 1520 il B. fu eletto nel Consiglio dei pregadi, ove si distinse per la facilità e l'abbondanza d'eloquio, non disgiunte, però, da una certa prolissità: trattandosi degli ebrei, il 9 febbr. 1520 egli - scrive il Sanuto - "andò in renga… e parlò longamente, allegando tutta la Scrittura Santa e diti di Santi", affermando che "non è da pratichar con loro, facendo una lunga predicha, sì che fu tedioso molto" (Diarii, XXVIII, p. 251).
Prima sua carica di rilievo fu quella di luogotenente della Patria del Friuli nel periodo 1527-29 (cfr. Archivio di Stato di Venezia, Luogotenenti Patria Friuli, filze 149, 150); ne fu pubblicata la relazione, stringata e schematica notizia sui luoghi affidatigli, fatta al Senato il 7 giugno 1529 (Relatio viri nob. ser Iohannis Bassadonae doctor qui fuit locumtenens Patriae Forijulii, per nozze Zoppola-Salvadego, Venezia 1857). Nel gennaio del 1531, al posto di Marchiò Michiel, che aveva rifiutato, fu eletto oratore della Signoria presso Francesco II Sforza, duca di Milano; e da Milano partì il 17 ott. 1533, essendo stata accolta ancora nel giugno la sua richiesta di sostituzione. Di questa ambasciata è stata edita la lucida e acuta Relazione, dapprima con molte omissioni da E. Alberi (in Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, s. 2, V, Firenze 1858, pp. 331-347), quindi da A. Segarizzi (in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, II, Bari 1913, pp. 31-56). Nel 1538-40 il B. rappresentò la Serenissima a Roma, presso Paolo III; ebbe modo così di assistere, l'8 febbr. 1538, alla conclusione della lega antiturca tra il pontefice, Carlo V e Venezia. Morì a Roma il 27 sett. 1540.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV), G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, c. 125r; G. Guicciardini, Lettere, in aggiunta al III vol. delle Lettere fam. di A. Caro, a cura di A. F. Seghezzi, Padova 1763, pp. 233, 279; Calendar of State Papers and Manuscripts, a cura di R. Brown, III, London 1869, pp. 145, 198, 285, 286; IV, ibid. 1871, pp. 429, 434, 439, 441, 446, 513, 515; M. Sanuto, Diarii, IX, XIII-XV, XIX, XXII-XXXV, XXXIX, XLI-XLIII, XLVI-L, LII-LVIII, Venezia 1883-1903, passim; I libri commemoriali della Rep. di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, VI, Venezia 1904, p. 295; G. Alberici, Catalogo breve de gl'ill. e fam. scrittori venetiani, Bologna 1605, p. 34; A. Superbi, Trionfo glorioso, III, Venetia 1629, p. 64; G. Fiorelli, Detti e fatti memorabili del Senato e patritii veneti, Venezia 1672, p. 252; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 509; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, VI, Venezia 1853, p. 219; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica, XCII, Venezia 1858, p. 342; G. Valentinelli, Bibliografia del Friuli, Venezia 1861, p. 46; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, pp. 118, 136; Castelli friulani, I, Udine 1901, p. 74; L. v. Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1914, p. 801; F. Chabod, Lo stato di Milano nell'impero di Carlo V, I, Roma 1934, p. 180 n. 69; G. Franceschini, Le dominazioni francesi e le restaurazioni sforzesche, in Storia di Milano, VIII, Milano 1957, pp. 314-316, 317, 320, 321, 330 s.; E. Pastorello, L'epistolario manuziano. Inventario cron-anal. (1483-1597), Venezia-Roma 1957, p. 217; F. Chabod, Usi e abusi nell'amministrazione dello stato di Milano a mezzo il '500, in Studi storici in onore di G. Volpe, I, Firenze 1958, p. 177 n. 1; E. Pastorello, Inedita manutiana, Venezia-Roma 1960, p. 290.