BASTIANINI, Giovanni
Nacque a Camerata (Fiesole) il 17 sett. 1830. Da ragazzo faceva lo scalpellino, ma, incoraggiato da Francesco Inghirami, si recò a Firenze dove lavorò presso gli scultori Pio Fedi e Girolamo Torrini. Iniziò presto una produzione di copie di sculture e rilievi quattrocenteschi che vendeva per somme modestissime. Più tardi – pare verso il 1848 – s'impegnò a lavorare esclusivamente per conto di Giovanni Freppa, noto antiquario fiorentino, che vendeva le sue opere come originali del sec. XV. Occasionalmente il B. ricevette anche commissioni per opere eseguite a proprio nome, ma acquistò fama internazionale soltanto poco prima della morte. Un busto in terracotta rappresentante Girolamo Benivieni, eseguito nel 1863 per conto del Freppa, fu venduto per 700 franchi ad un collezionista parigino. Il busto, esposto a Parigi nel 1865, fu molto ammirato come opera del Rinascimento italiano e l'anno successivo venne acquistato per il Louvre, in un'asta, al prezzo di 13.250 franchi. Una nota sulla Chronique des Arts (15 dic. 1867) ispirata dal Freppa, che rivendicò al B. la paternità della terracotta, fece sensazione, pur trovando scarso credito. J. Charvet (L'âne qui prend la peau du lion, Paris 1868) ne difese l'autenticità. Un altro antiquario fiorentino, Alessandro Foresi, rivelò che il B. era autore di altre famose opere d'arte "rinascimentali".
Mentre si protraevano ancora lunghe e accanite discussioni, il B. morì a Firenze il 29 giugno 1868.
L'anno dopo il Victoria and Albert Museum di Londra acquistò un piccolo gruppo delle opere del B. di stile rinascimentale e contemporaneo; nel 1857 lo stesso museo aveva già acquistato una sua opera come originale quattrocentesco. A Firenze due sculture del B., un busto di Savonarola e una testa di Benivieni (calco del busto al Louvre), furono regalate al Museo di S. Marco; al Benivieni venne apposta l'iscrizione "opera così eccellente che fu data ai maestri del secolo XV".
Fra gli innumerevoli falsificatori ed imitatori dell'antico, il B. appare eccezionalmente geniale. Le sue opere che non imitano lo stile di una data epoca, e particolarmente i ritratti, lo pongono tra i migliori scultori italiani del suo tempo (busto del conte Franz Olivier Jenison, Londra, Victoria and Albert Museum; busto del pittore e restauratore Gaetano Bianchi, amico del B., in costume quattrocentesco, Firenze, Biblioteca Laurenziana). Vivendo in un'epoca in cui lo stile classicheggiante cedeva a un nuovo realismo, il B. sentì un'affinità sincera con le tendenze realistiche del Quattrocento. Soltanto eccezionalmente le sue opere sono copie libere o variazioni di sculture antiche (Madonna da Desiderio da Settignano; busto di Marsilio Ficino derivante dal ritratto sulla tomba del filosofo; ambedue a Londra, Victoria and Albert Museum). Per la massima parte sono libere creazioni in stile rinascimentale, come il delizioso ritratto di Lucrezia Donati (Londra, Victoria and Albert Museum). Un'opera documentata del B., il ritratto di Giovanna Albizzi, datato 1460, è ancora esposto come opera quattrocentesca (Washington, National Gallery).
Forse, senza la rivelazione sensazionale del suo mercante d'arte, i falsi del B. non sarebbero mai stati scoperti. Delle sue opere pseudo-rinascimentali pochissime sono state identificate; gran parte della sua ventennale produzione passa forse ancor oggi per arte del Quattrocento. Il famoso rilievo di Santa Cecilia, generalmente attribuito a Desiderio da Settignano (Museo di Toledo, S.U.A.), è probabilmente opera del B.: ne richiama lo stile e si sa che egli ne vendeva calchi.
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