BANDINI, Giovanni Battista
Nato a Firenze nel 1551, si trasferì a Roma in giovane età e qui si dedicò al sacerdozio e agli studi filologici. Per questo fu scelto dai papi della seconda metà del Cinquecento come collaboratore fra i più responsabili nella correzione e nella riforma dei libri liturgici: pur essendo nota ai contemporanei la sua grande erudizione non ci sono rimaste opere da lui composte e si può dire che tutta la sua attività fu dedicata alla riforma liturgica.
Sotto Gregorio XIII fece già parte della commissione per la riforma del Breviario, come dimostra una copia del Martirologio Romano corretta di mano del B., e in questo lavoro continuò nella nuova commissione creata da Clemente VIII, nella quale svolse pure il ruolo di segretario; fu quindi uno dei maggiori responsabili della nuova edizione del Breviario apparsa nel 1602. Nel frattempo Sisto V aveva posto solide fondamenta alla tipografia vaticana, unita alla preesistente Biblioteca Vaticana (bolla Eam semper del 27 apr. 1587); Clemente VIII consolidò l'istituzione stabilizzando le entrate e l'amministrazione (bolla Inter gravissimas del 20 ag. 1593),e per rimediare alla mancanza di abili correttori creò cinque posti di correttori a vita di opere latine e greche: uno di questi posti fu affidato al Bandini. La sua opera nella tipografia sembra però non essere stata solo quella del correttore. Nel 1595 appare deputato dal tesoriere della Camera apostolica a curare l'inventario di tutta la stamperia; negli anni successivi sembra avere la direzione amministrativa della tipografia, accanto alla direzione tecnica affidata a Bernardo Basa prima ed a Curzio Lorenzini poi. Così si può spiegare come in un manoscritto dell'Archivio capitolare di S. Pietro in Roma, citato dal Mazzuchelli, egli sia detto "Vaticanae Typogra. phiae praefectus". L'ultima e più nota sua attività in campo filologico è stata l'edizione del Salterio da un antico codice della Biblioteca Vaticana, avvenuta nel 1619.
Nello stesso 1619, il 17 maggio, fu nominato canonico della basilica vaticana di S. Pietro: in questa dignità morì il 18 sett. 1628, dopo aver trascorso anche gli ultimi anni tra gli studi e il lavoro editoriale. Lasciò la sua ricca biblioteca personale al collegio teatino di S. Michele agli Antinori in Firenze, ma Urbano VIII ne volle riservare alla Biblioteca Vaticana i pezzi di maggior valore.
Bibl.: G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, III, Firenze 1755, pp. 228 s.; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1,Brescia 1758, p. 225; A. Bertolotti, Le tipografie orientali e gli orientalisti a Roma nei secc. XVI e XVII, in Riv. europea, IX, 9 (1878), pp. 240 ss.; G. Bäumer, Histoire du Bréviaire,II, Paris 1905, p. 270; L. v. Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1928, p. 422; XI, ibid. 1929, p. 646; G. Mercati, Opere minori, II, Roma 1937, pp. 421 s.