BARPO, Giovanni Battista
Bellunese, nato il 10 nov. 1584, fu avviato ad una tranquilla e proficua carriera ecclesiastica. Divenne così, dopo il consueto corso di studi, sacerdote, e nel 1611 fu nominato decano del Capitolo della cattedrale della sua città natale ` carica che egli mantenne per diciotto anni consecutivi, ed alla quale egli stesso rinunciò nel 1629, desiderando di rimanere semplice canonico fino alla morte.
Con questa semplice e ritirata esistenza di buon ecclesiastico di provincia il B. conciliò assai felicemente un suo nativo gusto ed amore per la vita dei campi, che gli veniva da tutta una tradizione familiare e che egli nutrì con intatta passione nell'ambiente tipicamente contadino e montano di cui era centro la città di Belluno. Andò così acquistando e raccogliendo sulla vita dei campi una messe ricca e preziosa di nozioni pratiche e di regole empiriche, che la sua professione d'uomo di chiesa e un certo talento letterario gli fecero raccogliere in un piccolo ma ariosissimo bbro, miste a precetti di bonaria morale e a felici brani descrittivi. Nacquero così Le delitie e i frutti dell'agricoltura e della villa, libri tre, spiegati t'n ricordi particolari, ove con avveduta diligenza e perfetta essenza si scopre la grandezza della raccolta, e il profitto abbondante che dal farla ottimamente coltivare se ne raccoglie; et s'apprende le regole, i costumi, i modi, e le usanze che si osservano nell'arare, piantare le viti e gli albori, governar bene i bestiami, e fare ciò che s'appartiene all'agricoltura, Venezia 1634.
Era stato però il nipote, Tommaso Barpo, a raccogliere e ad approntare per la stampa le pagine dello zio, che "non aveva mai potuto longamente persister in qual si voglia opinione" e che non aveva avuto la pazienza di limare i propri scritti, lasciandovi "la dettatura aspera, le parole mal'assettate, e la scorrettione universale". Ma proprio questa semplicità rappresenta forse il pregio della opera, la "vaghezza rusticale, la brevità per natura dilettevole, e sopra tutto l'utile evidentissimo". Sorprende in pieno barocco la vigorosa densità dello stile del B., lontano da ogni ricercatezza e nemico del torbido fumismo dell'epoca; propenso invece a farsi interprete schietto del mondo di cui parla, della realtà e dell'utwtà pratica dell'argomento, e a farsi descrittore della vita di campagna nei suoi vari aspetti, trattando di piante e d'animali, di concimi e di raccolti. Fino a concludere con le pagine, commosse e ricche, "Della nobiltà dell'agricoltura" (pp. 261 ss.), una delle cose migliori, e a torto ignorata, della prosa georgica e accademica.
Di vari altri "trattati", dal B. iniziati e lasciati poi interrotti per la sua bizzosa incostanza, duole particolarmente di non aver ancora ritrovato il Canonico politico, ovvero discorsi politici e morali ne' quali si tratta della ??? 50 ...sittuzzone, costumi, vita, morte del canonico, et come debba reggersi, che era probabilmente il frutto dell'esperienza viva dell'autore. Accanto alle notevoli pagine delle Delitie si può così soltanto menzionare la Descrittione di Cividal dì Belluno e suo territorio (Befiuno 1640), ripescata dal B., come egli scrisse con arguta modestia, tra "le scopature de' parti usciti dalla sua penna ner'otio di villa" per le insistenze dello stampatore: operetta di interesse quasi esclusivamente documentario, ma che contiene notizie utili sulle località descritte, con particolare e significativa attenzione per gli aspetti agricoli ed economici.
Si aggiunga infine il Ragguaglio di Parnaso intorno l'inscrittione levata da Papa Urbano ottavo nella Sala Regia in materia dell'historia d'Alessandro terzo (Venezia, Bibl. Marciana, mss. It., CI. VII, n. 356 [7806]): l'operetta, datata 1639 da Cividale di BeUuno, è da attrìbuirsi al B., che si firma con il nome di Giovanni Castellano, come ha giustamente stabilito P. Zorzanello nel vol. LXXXI degli Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, Firenze 1956, p. 115.
Il B. morì il 22 apr. 1649 a Belluno.
Fonti e Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 421; C. Tentori, Saggio sulla storia civile, politica, ecclesiastica e sulla corografia e topografia degli stati della Repubblica di Venezia, I, Venezia 1785, p. 16; F. Re, Dizionario ragionato di libri d'agricoltura, I, Venezia 1808, p. 269; A. Fappani, Memoria ossia saggio storico dell'agricoltura treviiiana dal principio dell'era volgare a, dì nostri, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Treviso, I, Treviso 1817, p. 145; P. Lichtental, Manuale bibliografico del viaggiatore in Italia, Milano 1830, pp. 76 s. (ma lo cita sbagliando come Darpo); E.A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, IV, Venezia 1834, V. 586; F. Miari, Dizionario storico-artistico-letterario bellunese, Belluno 1843, p. 22; M. Pagani, Catalogo ragionato delle opere dei principali scrittori bellunesi non viventi, Belluno 1844, pp. 31 s.; F. Miari, Catalogo degl'illustri bellunesi in scienze, lettere ed arti, in Cronache bellunesi inedite, Belluno 1865, p. 192; F. Lussana, Due autografi contemporanei ljj peste del 1630, ed alla Prima coltivazione del "mais" in Lombardia, Venezia 1881, pp. 20 ss., 42 ss.; L. Bailo, La introduzione dei sorgo turco nel Triivigiano, Treviso 1883, passim; A.Buzzati, Bibliografia bellunese, Venezia 1890, nn. 95, 117, 330, 539, 699, 841. 900, 1647, 3203, 3410; L. Messedaglia, Notizie storiche sul "mais". Una gloria veneta. Saggio di storia agraria,Venezia, 1924, pp. 60-64.