BAZZONI, Giovanni Battista
Nacque a Novara il 12 febbr. 1803 da Giuseppe; trasferitasi, nel 1806, la famiglia a Milano, frequentò il liceo S. Alessandro, dove insegnava G. B. De Cristoforis e dove ebbe per compagno C. Cantù.
Laureatosi nel 1825 a Pavia in giurisprudenza, il B. nel 1827 intraprese la carriera giudiziaria come ascoltante nel tribunale mercantile. Il tempo libero dall'impiego era da lui dedicato all'attività letteraria di cui diede le sue prime prove come traduttore di alcuni drammi di V. Hugo. Amico di artisti e letterati, fu un assiduo frequentatore del salotto della contessa Maffei. Nel 1830 passò al tribunale criminale, nell'ufficio del consigliere (e critico letterario) P. Zaiotti; nel 1831 fu protocollista di consiglio nel tribunale d'appeflo di Milano; trasferito come attuario presso il tribunale di Bergamo, lesse il 12 marzo 1835 una erudita memoria nell'Ateneo di questa città (Ricerche sull'antichissima condizione fisica e politica dell'Alta Lombardia...) che gli procurò, la nomina a socio. Nel 1847 passò come sussidiario al tribunale civile di Milano.
Scoppiati i moti del 1848 a Milano, il B. venne nominato dal governo provvisorio presidente della Commissione provvisoria penale e consigliere del tribunale criminale. Eletto il 15 aprile dello stesso anno membro della "commissione investigante", ebbe l'incarico dell'ispettorato sulla disciplina interlia dei detenuti e delle carceri e fu lui che ottenne dal governo provvisorio l'estradizione in Piemonte dei detenuti Bolza, Garimberti, Siedardi e Campagnoli. Scoppiati in città, il 29 maggio, gravi tumulti, fu tra i giudici che processarono i colpevoli (C. Cattaneo, che fu tra i processati, lodò il comportamento del B. in Dell'insurrezz'one di Milano nel 1848, Bruxelles 1849, pp. 126 s.). La commissione venne sciolta il 24 giugno. Di tutti, questi avvenimenti il B. ha lasciato un inedito "annuario", le cui pagine più interessanti sono state pubblicate da L. Fassò (Dalle memorie inedite di G. B. B., 1848-49, in Miscell. di studi stor. e letter. ed. in onore del cav. L. Tarella, Novara 1906). Tornati gli Austriaci, il B. dichiarò di assumere ogni responsabilità sul modo con cui erano stati trattati i prigionieri politici dal governo provvisorio, e ottenne di mantenere il posto di consigliere al tribunale criminale della città.
Morì a Milano il 9 ott. 1850.
Nel maggio 1826 il Nuovo Ricoglitore iniziava la pubblicazione del romanzo Il Castello di Trezzo del B., cui spetta il merito di essere stato tra i primi a seguire consapevolmente in Italia la strada aperta da W. Scott.
Il romanzo incontrò un notevole successo (una dozzina di edizioni, oltre le anonime) "non tanto per intrinseco merito, quanto per la sua piena affinità alle nuove esigenze del gusto" (G. Sforza, Brani inediti dei Promessi Sposi, Milano 1905, p.XXXVIII). Sempre sul Nuovo Ricoglitore del 1828-29 appariva il Falco della Rupe o la Guerra di Musso: pur se le derivazioni dirette dai Promessi Sposi sono inconsistenti, è evidente in questo secondo romanzo l'influsso del Manzoni. La suggestione scottiana è ancora sensibile per il risalto che vien dato ai personaggi storicì; affatto velleitaria l'intenzione di rappresentare la vita degli umili: il popolo rimane nel suo romanzo un elemento scenografico. L'influsso del Manzoni doveva risultare comunque temporaneo: sollecito al richiamo del secondo romanticismo francese, il B. pubblicava nel 1830 La bella Celeste degli Spadari, cronachetta milanese del 1666, da cui C. Bassi trasse un libretto musicato da P. A. Coppola. Ancora più sensibile è la presenza di V. Hugo nel romanzo, Zagranella o una pitocca del 1500 (pubblicato parzialmente sulla Rivista Europea del 1838, poiintegralmente sulla stessa rivista, gennaio-aprile 1845).Ilromanzo, artisticamente mediocre, può interessare per alcuni motivi, appena accennati, estranei agli schemi romantici, timido tentativo di analisi sociologica che sembra preannunciare la scuola naturalistica.
Tra gli altri numerosi lavori del B., pubblicati su riviste e strenne e che nulla aggiungono ai suoi meriti, si ricordano: Racconti storici (Milano 1832); Racconti storici, nuovo volume (ibid. 1839), di gran lunga inferiori ai precedenti nel loro intento di divulgare la storia patria; I guelfi dell'Imagna o il Castello di Clanezzo (ibid. 1841); Scritti vari inediti di G. B. B.(postumo, ibid. 1852); la traduzione del romanzo di W. Scott, Waverley o sessant'anni sono, Milano 1830,.
Il. B. ebbe grande fortuna presso i contemporanei, che, con giudizio estremamente benevolo, giunsero talvolta ad anteporlo al Manzoni; severo è il giudizio della critica successiva. Egli fu scrittore mediocrissimo; i suoi romanzi, collocati tra la produzione minore della narrativa romantica, conservano tuttavia un interesse documentario per l'affermazione di quel gusto e genere letterario che trovò la sua più alta espressione nei Promessi Sposi.
Fonti e Bibl.: N. Tommaseo, Diz. estetico, Milano 1853, pp. 23-26; G. Rovani, Le tre arti considerate in alcuni Italiani contemporanei, Milano 1872, I, p. 207; G. Passano, I novellieri italiani in Prosa, II, Torino 1878, pp. 67-70; A. Albertazzi, Il romanzo, in Storia dei generi letterari italiani, Milano 1902, pp. 164, 165, 166, 168, 199, 208 s., 210, 215; G. Agnoli, Gli albori del romanzo storico in Italia e i primi. imitatori di W. Scott, Piacenza 1906, pp. 147-59; L. Fassò, G. B.(1803-1850), contributo alla storia del romanzo storico italiano, Città di Castello 1906; A. Viglio, Un manipolo di manoscritti bazzoniani inediti, in Bollett. stor. d. Prov. di Novara, XVIII(1914), pp. 201-13; G. Brognoligo, Traduttori italiani di W. Scott, in Rass. critica d. letter. ital., XXIII (1918), p. 245; M. Cerini, Il manzonismo di G. B. B., in Rass. naz., s. 2, XLI (1919), pp. 42-50; G. B. Emert, Note manzoniane, in Studi, trentini, IV(1923), pp. 236-39; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1949, ad Indicem; G. Raya, Il Romanzo, in Storia dei generi letterari italiani, Milano 1950, pp. 164 s.; G. Mariani, Gli umili nella narrativa degli epigoni manzoniani, in Idea, IV, 45 (1952), p. 6; L.Volpi, Tre secoli di cultura bergamasca, Bergamo 1952, p. 180; Encid. ital., VI, pp. 441 s.