BENASCHI (Beinaschi, Benasca), Giovanni Battista
Nacque a Fossano (Cuneo) nel 1636. Dopo un primo apprendistato a Torino, presso un certo "Monsù Spirito" non meglio identificabile, il B. si trasferì a Roma già prima del 1652, dato che in quell'anno vi eseguì e dedicò ad un duca Sforza la sola incisione che di lui è nota, una acquaforte riproducente una Sacra Famiglia dipinta da G. D. Cerrini.
Dell'attivítà del B. a Roma, che si svolse inizialmente nell'ambito della bottega di Pietro del Po, dà sommari ragguagli il Titi (1686) che ricorda di lui: l'Annunciazione, la Crocifissione ed il S. Michele che sconfigge gli angeli ribelli in S. Bonaventura al Palatino; la Fortezza affrescata in una voltina della navata sinistra di S. Carlo al Corso; le due tele raffiguranti Daniele nella fossa dei leoni e la Resurrezione di Lazzaro e gli affreschi con il Padre Eterno in gloria e l'Assunta nel coro di S. Maria del Suffragio (databili a poco dopo il 1662). Qualche altra opera eseguita per privati ed oggi non più rintracciabile è menzionata nelle Vite del Pascoli.
Nei dipinti citati il B. mostra uno spiccato accostamento alla pittura del Lanfranco del quale, pur se non poté essere per evidenti ragioni cronologiche (il Lanfranco morì, infatti, nell'anno 1647) allievo diretto, egli fu di fatto seguace tra i più fedeli.
L'influsso lanfranchiano perdurò e si arricchì anzi di nuovi spunti durante il soggiorno dei B. a Napoli, che ebbe inizio verso il 1664, anno nel quale egli decorò, con Storie della vita di s. Nicola, la chiesetta di S. Nicola alla Dogana oggi non più esistente.
Il De Dominici - che però stranamente ritiene il B. operoso a Napoli persona diversa da quello attivo a Roma -, ricordandone dettagliatamente le opere, sottolinea in maniera efficace come quegli accenti lanfranchiani si palesassero nei suoi disegni (III, p. 538).
E invero i numerosi fogli conservati in varie raccolte europee (British Museum e Victoria and Albert Museum di Londra, Gabinetto Nazionale delle Stampe a Roma, Graphische Samnilung di Monaco, Musei del Louvre, di Edimburgo, di Diisseldorf) e di recente restituiti al B. da J. Bean e W. Witzthum confermano pienamente quanto asserito dal De Dominici.
È però nei superstiti dipinti napoletani che meglio si può intendere come il B. - in una fase di maturità che non aveva ancor raggiunto a Roma - avesse saputo rievocare gli insegnamenti dell'arte del Lanfranco senza ridursi ad esserne un pedissequo e tardivo imitatore, ma invece con una certa proprietà espressiva, talvolta riattingendo perfino, intelligentemente, alle componenti correggesche di quella (in specie negli affreschi con il Paradiso, le Storie della Vergine e gli Evangelisti in S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone).
In effetti negli affreschi delle cappelle di S. Maria la Nova (Morte di s. Anna, Predica di s. Paolo, S. Ludovico da Tolosa esibisce al popolo la bolla delle indulgenze), nei dipinti della cappella di S. Michele ai SS. Apostoli, poi nel Paradiso affrescato nella cupola di questa stessa chiesa (1680, con la collaborazione di Orazio Frezza), e quindi nei Santi sugli archi frontali delle cappelle della chiesa dei Gerolamini (1681), il B. sviluppa i modi originariamente lanfranchiani schiarendo le tinte e attenuando il risalto grafico dei contorni delle figure al fine di realizzare una maggiore fusione cromatica e un più mosso pittoricismo. Il senso di questo svolgimento (che non era sfuggito al De Dominici, il quale anzi aveva ben notato come negli affreschi, ora scomparsi, della chiesa di S. Tommaso d'aquino fosse una "maniera più dolce di quella usata a S. Maria degli Angeli") è significativamente parallelo a quello che contemporaneamente si palesava nella pittura di L. Giordano ed anche in quella del Solimena, che il B. deve aver considerato con vivo interesse.
I migliori risultati in tale direzione il B. li raggiunse negli affreschi con Storie del Vecchio Testamento e della Passione di Cristo nella crociera del Gesù Nuovo.
Ritiratosi a vivere, malato, nel convento di S. Maria delle Grazie a Caponapoli, ne decorò la chiesa con un vasto ciclo di affreschi eseguiti con l'aiuto del già ricordato O. Frezza e di Giuseppe Castellano e raffiguranti episodi della Vita di Cristo e della Vergine. E in quel ricovero il B. morì il 28 sett. 1688.
Oltre le opere sopra citate, a Napoli aveva anche eseguito le decorazioni, poi distrutte, delle chiese di S. Maria di Loreto, dei Miracoli e del SS. Sacramento.
Il B. ebbe una figlia, Angela, nata a Torino nel 1666 e morta a Roma nel 1746, anch'essa pittrice e apprezzata dai contemporanei - e segnatamente dal Pascoli - come ritrattista: attualmente però non si conosce di lei alcuna opera.
Fonti e Bibl.: F. Titi, Ammaestramento utile e curioso di Pittura…, Roma 1686, passim; C. Celano, Notizie del bello, dell'antico e dei curioso della città di Napoli, Napoli 1692, passim; P. A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, pp. 76 (per Angela), 115; L. Pascoli, Vite de' pittori... moderni, II, Roma 1736, pp. 223-234 (anche per Angela); B. De Dominici, Vite dei pittori... napoletani [1743-46], III, Napoli 1844, pp. 534-539 (Beinaschi); L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Firenze 1822, II, pp. 146, 283; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi, Modena 1855, p. 59; A. Bartsch, Le peintre-graveur, XXI, Leipzig 1870, pp. 208 s.; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle Provincie napolitane, IV, Napoli 1888 (cfr. Indice, p. 491, sub voce Benasca G. B.); Don Ferrante (G. Ceci), Not. di artisti che lavorarono a Napoli nel sec. XVII dal diario del Fuidoro, in Napoli nobil., IX (1900), p. 78; G. B. D'Addosio, Documenti inediti di artisti nel Napoletano del XVI e XVII secolo, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXVII (1912), p. 609; F. Bologna, Francesco Solimena, Napoli 1958, pp. 25 s., 48-50, 140; J. Bean-W. Witzthum, Disegni del Lanfranco e del B., in Bollett. d'arte, XLVI (1961), pp. 106-122; T. Ellis, Neapolitan Baroque and Rococo painting (catal.), Bowes Museum, Barnard Castle, County Durham, 1962, n. 29; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 209 s. (sub vocibus, Beinaschi Angela e Beìnaschi G. B.).