BERTUSI (Bertusio), Giovanni Battista
Nacque a Bologna il 20 maggio 1577: scarse sono le notizie sulla sua formazione e sul suo percorso di artista. Suo principale biografo è il Malvasia (1841), che dopo uverlo menzionato quale discepolo di D. Calvaert, ne ricorda il tirocinio sotto i Carracci, per biasimare il suo scarso profitto, nonché le simpatie che il B. nutrì per l'arte del Reni, sia pure imitandolo con impari forze. La stessa fonte ci informa che nel 1602 il B. fu incaricato di leggere l'orazione funebre scritta dal Faberio in morte di Agostino Carracci, per "una certa eloquenza naturale", qualità che lo favori certo anche nell'insegnamento della pittura, che largo segfiito e rinomanza ebbe presso "tutti li cavalieri di que' tempi" (Malvasia, 1841 e 1961, dove sono ricordati, tra gli altri allievi del B., D. M. Canuti, Angelo e Annibale Ranuzzi). Sposò la pittrice Antonia Pinelli.
Tutti i dipinti che si possono riferire al B. si conservano nelle chiese di Bologna; e fra essi, quelli che probabilmente documentano l'attività più antica sono le due tele sulle pareti laterali della cappella Belvisia in S. Paolo Maggiore con la Nascita della Vergine e la Presentazione della Vergine al tempio. Ma il suo quadro di maggiore impegno, eseguito verosimilmente intorno al 1630, è la Resurrezione di Cristo della chiesa di S. Cristina, dove l'artista si giova di qualche impacciato ricordo della piccola Resurrezione giovanile del Reni in S. Domenico, ma dove peraltro prevale, nella figura del Cristo, un'incipiente adesione ai modi dell'Albani. Il suo impaccio, già malcelato nelle opere menzionate, si aggrava nelle successive, considerando come tali, per ragioni di stile (mancano notizie circa la loro datazione), le pale con la Madonna col Bambino e vari santi in S. Giovanni in Monte, la Morte di s. Giuseppe in S. Domenico e il debolissimo Tobia guidato dall'angelo nella chiesa dei celestini, punto estremo, forse, di una vicenda sempre più goffa e disorientata per l'antico allievo dei Carracci di fronte al mutare dei tempi.
Altre opere sue, sempre a Bologna e già citate dal Malvasia, sono la Morte di s. Giuliana in S. Stefano e il S. Tommaso d'Aquino in S. Domenico. Di attribuzione invece più recente sono Tobia e l'angelo in S. Michele Arcangelo, la Madonna del Rosario e santi in S. Agnese, lo stesso soggetto in una paia in S. Caterina di Strada Maggiore, un ovale con S. Onofrio nell'oratorio di S. Maria Maddalena, la Morte dei beato da Fasano nell'oratorio di S. Maria della Vita, i vari dipinti entro gli ornati in stucco nella cappella della Compagnia dei Salaroli in S. Maria della Pietà e infine, in Pinacoteca, la Madonna col Bambino e s. Giovannino già nella chiesa del Corpus Domini. Accanto a queste sue opere note, il Malvasia (1841) ne ricorda altre in case private e "in campagna e ne' villaggi".
Il B. morì a Bologna il 23 luglio 1644 (v. A. Arfelli, in Malvasia, 1961, p. 14 n. 3).
Fonti e Bibl.: A. Masini, Bologna Perlustrata [1650], Bologna 1666, pp. 114, 123, 125, 147, 562, 615; C. C. Malvasia, Felsina pittrice [1678], Bologna 1841, pp. 208 s.; Id., Vite di pittori bolognesi [appunti 1660 circa-1675], a cura di A. Arfelli, Bologna 1961, v. Indice;[Id.], Le pitture di Bologna… dell'Ascoso…, Bologna 1686, PP. 216, 316; F. Baldinucci, Notizie dei professori dei disegno…[1681-1728], Firenze 1846, p. 377; P. A. Orlandi, Abbecedario Pittorico, Bologna 1704, p. 207; Bologna, Bibl. Comunale dell'Archiginnasio, ms. B. 125 [sec. XVIII]: M. Oretti, Notizie dei professori dei disegno.…,II, p. 123; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi non descritti nella Felsina pittrice,Roma 1769, p. 26; L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia [1789], Firenze 1834, pp. 25, 51; [G. Bianconi]. Guida del forestiere per la città di Bologna, Bologna 1820, pp. 43, 62, 154, 184, 210 s., 214, 216, 295, 297, 329, 335, 337 s., 389, 462, 530; A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori ed artefici bolognesi, V, Bologna 1843, pp. 391 s.; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna 1950, v. Indice; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 500.