BIANCONI, Giovanni Battista
Nato a Calcara, in provincia di Bologna, il 12maggio 1698, da Gian Ludovico e Lucia Cappelletti, compì gli studi di lingua latina e greca prima a Bologna e successivamente presso il seminario di Padova, dove ebbe come maestro il latinista Giacomo Facciolati. Terminati gli studi di umanità e retorica, si dedicò alle scienze speculative e all'approfondimento della lingua ebraica: nel 1718 compose un epigramma in greco e in ebraico, pubblicato in onore del marchese Giulio Antonio Barbazza, che aveva allora assunto il gonfalonierato di Bologna. Si diede quindi allo studio delle lingue caldea ed araba, compilando, di quest'ultima, un breve compendio di grammatica, che è rimasto inedito.
Non si conosce l'anno esatto in cui tornò a Bologna, ma poiché ebbe come maestro il padre domenicano Vincenzo Lodovico Gotti, insegnante in questa città, si presume che dovette lasciare Padova al termine dei suoi studi filosofici. A Bologna comunque, dedicatosi agli studi ecclesiastici, assunse nel 1722il sacerdozio, conseguendo, nell'anno successivo, la laurea in teologia. Nuovi interessi appassionarono quindi lo studioso: storia ecclesiastica e profana, antichità e numismatica.
Nel 1728il Gotti venne creato cardinale e volle portare con sé a Roma, come compagno di viaggio e di studio, il suo antico allievo. Ma la morte del fratello Carlo, priore della parrocchia di S. Maria della Mascarella (chiesa che dal 1708 era stata concessa in giuspatronato alla famiglia Bianconi da Clemente XI), richiamò, soltanto un anno dopo, il B. a Bologna. Assunta su di sé la cura della parrocchia, la sostenne fino al 1741, quando preferì rinunciarvi per potersi meglio dedicare agli studi.
Inizia intanto per il B. un periodo di intensa attività: dal 1732 al 1763 insegna lingua greca nell'Archiginnasio di Bologna, distinguendosi per le varie orazioni tenute in apertura degli anni accademici e per la qualità dei suoi allievi, fra gli altri i nipoti Giovanni Lodovico e Carlo, Lazzaro Spallanzani, Luigi Mingarelli, G. Biancani Tazzi.
Dal 1746 al 1762 sostenne contemporaneamente la carica di custode e direttore del museo; fin dal 1734 era stato assunto come deputato al collegio seminario arcivescovile, da cui dovette dimettersi nel 1774 per la tarda età.
Costretto ad abbandonare gli studi per la progressiva debilitazione della vista, passò gli ultimi anni nella meditazione e nella preghiera. Morto il 13 ag. 1781, venne sepolto nella chiesa di S. Maria della Mascarella in Bologna.
Fatta eccezione per gli epigrammi poliglotti della giovinezza e per gli scritti rimasti inediti, non molte sono le opere del B., ma valevoli a testimoniare la profonda cultura ed i vasti interessi del poligrafo settecentesco.
Nel 1748venne pubblicato a Bologna - dove furono stampate tutte le altre opere - il suo primo lavoro: De antiquis litteris Hebraeorum & Graecorum, ristampato nel 1763col titolo De antiquis litteris Hebraeorum & Graecorum libellus... Editio auctior,cui accessit obiectorum depulsio. IlB. vi sostiene la tesi che gli antichi caratteri ebraici non vennero aboliti da Esdra dopo la cattività babilonese, ma vennero invece gradualmente modificandosi sino a formare quelli attuali; dimostra inoltre che in età arcaica i Greci fecero uso delle medesime lettere usate dagli Ebrei e dai Fenici ed aggiunge infine qualche notizia sulla scrittura etrusca e sannitica. Il lavoro, pur incontrando qualche opposizione, specialmente presso il Cavedoni, fu comunque lodato in Francia e in Italia e, per testimonianza dello Schiassi, dallo stesso Mezzofanti.
Al 1763 risale il Parere sopra una medaglia di Siracusa per occasione della quale si parla de' professori antichi delle arti del disegno, in cui si vuole mostrare la superiorità nell'arte dell'incisione dei Greci di Sicilia su quelli della Grecia propria. Di una illustrazione delle monete e della zecca di Bologna, trovata incompiuta fra le sue carte (in essa il B. impugnava la veridicità del famoso privilegio di Desiderio), e di una dissertazione sopra una moneta di Petelia, conservata nel Museo dell'Istituto bolognese, ugualmente rimasta inedita, danno testimonianza il Frati e lo Schiassi.
Indice degli interessi artistici del B. è l'opera Della chiesa del S. Sepolcro riputata l'antico battistero di Bologna,e in generale de' battisteri, pubblicata nel 1771. Tesi dell'autore è che, delle sette chiese formanti il complesso stefaniano, quella di S. Pietro fosse l'antica cattedrale e quella del S. Sepolcro l'adiacente battistero.
Dopo aver dato alle stampe, nel 1775, l'illustrazione di un dittico da lui ritenuto consolare (Osservazioni di un frammento di Tavoletta antica d'avorio), il B. dovette recarsi in Lombardia per incarico del re di Polonia Stanislao Poniatowski.
Fermatosi alcuni mesi a Milano, ebbe modo di trascrivere, grazie anche all'interessamento del cardinale Borromeo, un codice greco conservato incompleto presso la Biblioteca Ambrosiana; lo copiò, lo tradusse in latino, lo arricchì di note e lo pubblicò per le stampe del Lucchesini nel 1779, col titolo Anonymi Scriptoris Historia Sacra ab orbe condito ad Valentinianum et Valentem Impp. e veteri codice Graeco descripta... Avvertito dal nipote Giovanni Lodovico dell'esistenza di un codice, integro, della medesima opera, conservato nella Biblioteca di Monaco sotto il nome dello storico bizantino Giulio Polluce, il B. riuscì a venirne in possesso e poté quindi integrare lo scritto e confrontarne le varianti. La nuova edizione venne stampata solo nel 1795, per interessamento di un altro nipote del B., Angelo Michele, che ne affidò il compito allo Schiassi: Iulii Pollucis historia physica et chronicon... e codice Mediolanensi ἀκεϕάλῳ primum descripta,nunc e codice Bavarico aucta et emendata, Bononiae 1795. Tredici anni dopo la prima edizione la cronaca venne nuovamente stampata da Ignazio Hardt, col titolo Historia physica,seu Chronicon ab origine mundi usque ad Valentis tempora,cum lectionibus variis et notis, Lipsiae 1792. Per ignoranza del lavoro del B., o perché tratto in inganno dalla diversità del titolo, lo Hardt aggiunse nel frontespizio: primum graece et latine editum.
Il B. copiò infine e tradusse in latino un altro codice greco della Biblioteca Bavarese, il Chronicon del gran logoteta e protovestiario bizantino Giorgio Franze (Frantzis), in quattro libri, dal 1258 al 1476. Di quest'opera era conosciuta solo un'epitome latina pubblicata nel 1604da I. Pontano in appendice alla Storia di Teofilatto Simocatta (Simokattis) (Ingolstadt 1604; seconda edizione, Venezia 1733). Il lavoro del B., citato solamente dal Frati, rimase inedito. Nel 1796F. K. Alter pubblicò a Vienna la cronaca del Simocatta citando nel proemio i lavori del Pontano e del Bianconi.
Il B. fu amico dell'abate cassinese Benedetto Bacchini, che lo indirizzò allo studio delle medaglie, di Giovanni Crisostomo Trombelli, del Facciolati e di Antonio Ludovico Muratori, che più volte trovò per lui parole di lode, dichiarandoglisi debitore di consigli e di aiuto.
Fonti e Bibl.: Acta Eruditorum Lipsiae, 1733, p. 449; L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XXI, Milano 1751, p. 1141; G. M. Mazzuchelli,GliScrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1196; G. Fantuzzi,Notizie degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, pp. 189-191; Ph. Schiassi,Sermo habitus in Archigymnasio bononiensi VI Cal. Iulias. A. MDCCCXVII, Bononiae s. d., p. 20; E. De Tipaldo,Biografia degli Italiani illustri, VIII, Venezia 1841, p. 193; S. Mazzetti,Rep. di tutti i professori antichi e moderni della famosa università... di Bologna, Bologna 1848, p. 56; C. Cavedoni,Numismatica biblica, Modena 1850, p. 24; L. Frati,Della vita e degli scritti di G. B., Bologna 1858; C. Malagola,Lettere inedite di uomini illustri bolognesi, II, Bologna 1875, p. 309; G. Roversi, Il commercio dei quadri a Bologna nel Settecento, in Archiginnasio, LX (1965), pp. 495 s., 488, 502.