BISCOZZI, Giovanni Battista
Nacque a Nardò, in Terra d'Otranto, il 24 febbr. 1613 da Federico. Avviato alla carriera ecclesiastica, ricevette la prima tonsura il 2 genn. 1626, fu cappellano della chiesa neritina di S. Zaccaria durante il periodo del suddiaconato e fu ordinato sacerdote il 12 marzo 1633, assolvendo poi ai suoi compiti sacerdotali presumibilmente nella cattedrale di Nardò. Qui morì il 28 genn. 1683. Di questo umile personaggio resta un Libro d'annali de' successi accaduti nella città di Nardò, una cronaca dal 1632 al 1656 di modeste proporzioni non priva tuttavia di interesse, specialmente nella parte relativa agli anni della rivolta antispagnola, alle cui vicende la piccola città del Salento diede un contributo certamente marginale, ma significativo del carattere essenzialmente antifeudale assunto nelle province dall'insurrezione masanelliana.
Le pur scheletriche note del B. testimoniano infatti con evidenza il maturarsi nell'università neritina di una sorda e tenace ostilità contro il feudatario, il conte di Conversano Giovan Girolamo Acquaviva d'Aragona, a causa del suo accentuato fiscalismo, delle sue prevaricazioni a danno delle magistrature cittadine, delle sue violenze impunite. Il Libro d'annali costituisce pertanto un utile complemento alla documentazione collaterale relativa al clamoroso processo promosso contro il conte nel 1643 dalle autorità viceregie e insieme prova che la solidarietà offerta all'Acquaviva dalla corte madrilena, la quale lo prosciolse nel 1646 da ogni addebito, fu in sostanza all'origine della adesione di Nardò alla generale rivolta contro gli Spagnoli.
Appunto dal luglio 1647 la cronaca del B., per solito molto sommaria e spesso lacunosa, si fa più dettagliata ed il suo valore documentario aumenta considerevolmente: sono descritti diffusamente i primi moti popolari contro i magistrati neritini fautori dell'Acquaviva, è individuata la causa immediata della rivolta ("la rivoluzione fu per mancanza di pane"), sono narrate con equanimità le violenze dell'una e dell'altra parte, l'assedio posto a Nardò dall'Acquaviva a capo di un forte contingente delle truppe spagnole del Boccapianola, la tenace resistenza dei popolari che arrecarono non piccoli danni agli avversari, le trattative per un accordo, con un elenco delle condizioni imposte dai popolari, dalle quali il contrasto risulta chiaramente limitato tra la città ed il feudatario, esclusa quindi qualunque implicazione polemica contro la dominazione spagnola; infine le spaventose stragi di popolari seguite alla pacificazione fraudolentemente tradita dall'Acquaviva.
Per gli anni seguenti all'insurrezione la cronaca ritorna estremamente rapida e frammentaria, ma offre ancora utili elementi alla ricostruzione del lungo e complicato processo di restaurazione del potere centrale nel Salento e delle ultime vicende per tanta parte oscure - ma strettamente connesse a tale processo - del feudatario di Nardò.
Bibl.: G. B. B. e il suo "Libro d'Annali", a cura di N. Vacca, in Rinascenza salentina, XV (1936), App., pp. 1-44.