BONONCINI, Giovanni Battista
Musicista, nato a Modena nel 1672, morto dopo il 1748 (?). Allievo del padre, Giovanni Maria, e di Giovanni Paolo Colonna, fu nell'arte precocissimo. Divide, col Piccinni, la sorte di essere celebre per una sfortunata rivalità con un grande maestro tedesco (Gluck per il Piccinni, Händel per il B.) e di non essere stato studiato a dovere. Già nel 1687 era "musico di S. Petronio in Bologna e Accademico filarmonico" (v. op. 5), e maestro di cappella di S. Giovanni in Monte, a Modena (v. op. 6), come già suo padre. Lo troviamo a Vienna nel 1691 quale violoncellista della cappella di corte, a Roma nel 1694; ritorna a Vienna (1699-1703), va a Berlino (1703), poi di nuovo a Vienna (1704) sempre quale compositore di opere teatrali, e nel 1716 è chiamato a Londra, al King's Theatre. Altre date, non sicure o in contrasto con queste, provano solo che viaggiò moltissimo.
Fondata nel 1719 la Royal Academy of music dai circoli di corte, Händel fu incaricato di scegliere i cantanti, e compose in gara con B. (e con l'Ariosti), dal 1720 al 1728, tredici opere. Il B. si rivelò meno forte compositore, se non meno fecondo (otto opere sino al 1727). Per giudicare con conoscenza di causa, bisognerebbe far rivivere sulla scena le opere dell'uno e dell'altro. Dalla lettura di alcune di esse - ad es. Giulio Cesare di Händel (1724) e Calpurnia (1724) e Astianatte (1727) di B. (di queste ultime, come di altre, il Walsh pubblicò i Favourite Songs) - si direbbe che, se Händel è monotono, anche se potente, nell'uso delle forme consacrate (l'aria e il recitativo in tutti i loro aspetti e derivati), il B. è molle e monotono in tutto e per tutto. E si vorrebbe dar ragione al Chrysander, il quale dice di lui che scrisse "una musica veramente priva d'idee in una forma veramente bella". Forse, se gli mancava la forza di rinnovarsi, gli mancò anche un buon librettista. Il migliore che ebbe fu il Rolli, che allora viveva a Londra: rivale, anch'egli battuto, del Metastasio.
Nei giudicare dei risultati ottenuti dal B. bisogna d'altra parte tener conto della gravissima crisi che in quel tempo, e specialmente a Londra, l'opera stava attraversando: crisi che dipendeva anche dal sorgere dell'opera buffa, dal favore dato alle parodie (Beggar's Opera) e agl'intermezzi buffi, crisi alla quale lo stesso Händel dovette gran parte delle sue tristi vicende d'allora.
Nefasto, anche alla sua fama postuma, glì fu (ché lo costrinse a lasciar Londra) il plagio, anzi l'appropriazione di un madrigale di Alotti. Ma che il B. non fosse una mente normale può provarlo il fatto che, nel 1733, messosi nelle mani di un alchimista, andò con lui a Parigi, fu truffato di ogni suo avere e ridotto in gravi strettezze. B. riappare ancora qualche volta (a Vienna nel 1737 e nel 1748) e poi sparisce.
Quale compositore strumentale, il B. esordì a soli tredici anni coi Concerti da camera a tre op. 2 e con le Singonie a 5, 6, 7 e 8 istromenti op. 3, dello stesso anno (1685). Seguono altre sinfonie op. 5, a quattro strumenti (1687) e op. 6, a tre (1687). I Divertimenti da camera per violino e flauto tradotti per cembalo nello stesso anno (1722) sono lungi dall'avere l'importanza che loro attribuisce il Torchi. Scrisse anche: Ayres in 3 p. (in forma di suite) 12 sonate a tre (1732) e Suites de pièces pour le clavecin (s. a.), oratorî, cantate, serenate, ecc.
Marc'Antonio, fratello del precedente, nacque a Modena nel 1675 e vi morì l'8 luglio 1726. Non meno fecondo di G. B., scrisse opere, oratorî, cantate; il padre Martini lo stimava grandemente. Agli studiosi resta tuttora da distinguere chiaramente le composizioni di Marco Antonio da quelle di Giambattista.
Bibl.: F. Valdrighi, I Bononcini di Modena, Modena 1882; F. Vatielli, Arte e vita musicale in Bologna, I, Bologna 1927, p. 146 segg.