BORGHESE, Giovanni Battista
Nacque a Roma il 14 ott. del 1639 da Paolo e da Olimpia Aldobrandini. Morto il padre precocemente nel 1646, il B. divenne l'erede diretto e unico del nonno paterno Marcantonio, nel quale si raccoglievano i prestigiosi titoli e il rilevante patrimonio della famiglia Borghese. Morto anche Marcantonio, il B. crebbe sotto la tutela della nonna paterna, Camilla Orsini e già durante la minorità gli furono attribuite alcune dignità divenute tradizionali nella fanuglia: un cavalierato dell'Ordine militare spagnolo di Calatrava e la cittadinanza onoraria delle repubbliche di Genova e di Venezia. Dichiarato maggiorenne nel 1654, assunse pienamente l'eredità dei Borghese: il principato di Sulmona, il ducato di Palombara e le sconfinate proprietà fondiarie nello Stato della Chiesa e nel Regno di Napoli, che facevano della famiglia Borghese la più ricca tra le casate dell'aristocrazia pontificia. e una delle più doviziose d'Europa. Insieme con l'investitura del principato di Sulmona, il B. ottenne anche dal re di Spagna Filippo IV la conferma del titolo di grande di Spagna, anche esso già attribuito a Marcantonio Borghese. Ebbe inoltre il principato di Rossano, già appartenuto all'estinta famiglia Aldobrandini.
Il 22 ott. 1658 il B. sposò Eleonora Boncompagni, figlia di Ugo, duca di Sora, un matrimonio col quale egli continuava nella tradizionale politica dei Borghese di rinsaldare il loro ancor recente inserimento nell'aristocrazia pontificia, intensificando i vincoli parentali con le principali famiglie romane. Più in generale pare che fosse essenziale preoccupazione del B. l'incrementare il patrimonio e il prestigio familiare: a lui risale l'acquisto, il 2 maggio del 1678, per la cospicua somma di 11.000 scudi romani, della tenuta di Sant'Onesto, alienatagli dal principe Cesi: tale alienazione fu approvata con un apposito documento da papa Innocenzo XI. Al B. risale anche la costruzione di un nuovo palazzo familiare, a Pratica di Mare.
A Innocenzo XI il B. fece anche richiesta, nel 1676, della carica di generale delle galere pontificie, da tempo vacante, ma il papa, dopo essersi in un primo tempo mostrato disposto ad accontentare il B., preferì lasciare scoperta la carica e risparmiare i cospicui emolumenti che vi erano connessi.
Quale feudatario del Regno di Napoli, il B., alla morte del re di Spagna Carlo II, prestò giuramento di fedeltà a Filippo di Borbone, che se ne era assunta la successione, recandosi a rendergli omaggio nel 1702, quando il nuovo sovrano fece la sua visita ai domini italiani. In questo stesso anno Filippo V nominava il B. suo ambasciatore straordinario presso Clemente XI, con l'incarico di restituire la visita di cortesia, che peraltro era un implicito riconoscimento ai diritti successori del Borbone, resagli per conto del pontefice dal legato straordinario del papa, il cardinale Barberini, durante il suo soggiorno a Napoli. Il B. assolse alla sua missione il 9 luglio 1702.
I vincoli che il B. aveva stabilito con la nuova dinastia borbonica, rafforzati con la concessione fattagli da Filippo V del toson d'oro in occasione della sua ambasceria straordinaria, si rivolsero naturalmente a suo danno quando il pretendente asburgico alla successione spagnola, il futuro imperatore Carlo VI, prese possesso nel 1706 del Regno di Napoli. Il B. rifiutò allora di venir meno al giuramento prestato a Filippo V e fu pertanto dichiarato decaduto dal governo asburgico insediato a Napoli dei suoi feudi di Sulmona e di Rossano e di tutti gli altri beni fondiari di cui godeva nel Regno.
Morì a Roma l'8 maggio del 1717. Fu seppellito nella cappella della sua famiglia nella basilica di S. Maria Maggiore.
Dal suo matrimonio con Eleonora Boncompagni - ricordata tra le gentildonne dell'aristocrazia romana che, sul finire del sec. XVII, costituirono la clientela più assidua del teologo spagnolo Miguel de Molinos poi dichiarato eretico, durante il suo soggiorno a Roma - nacquero Marcantonio, che successe al padre nei titoli e nei beni; Camilla, sposata nel 1685 a Francesco Maria Pico, dei duchi della Mirandola e poi in seconde nozze al napoletano Antonio Giudice, principe di Cellamare; Scipione, che premorì al padre nel 1692, e Paolo.
Paolo nacque a Roma il 23 novembre 1663. Addottoratosi inutroque alla Sapienza e presi gli ordini, entrò nell'amministrazione pontificia, alle dipendenze del datario, cardinale Pietro Ottoboni. Eletto questi al pontificato nel 1689, col nome di Alessandro VIII, ne divenne chierico di Camera. Il successore Innocenzo XII lo nominò prefetto delle acque e delle strade e in tale qualità Paolo poté rendere omaggio al ricordo di papa Borghese, portando a compimento i lavori di restauro - già iniziati durante il pontificato di Alessandro VIII - della monumentale fontana dell'Acqua Paola sul Gianicolo che lo stesso Paolo V aveva voluto a coronamento di una tra le maggiori imprese del pontificato, il grande acquedotto che aveva portato a Roma l'acqua del lago di Bracciano. Nel 1700 fu governatore del conclave convocato per la morte di Innocenzo XII, una carica che fa fede del prestigio di cui ormai godeva in Curia, comportando non lievi difficoltà per la tensione creata intorno alla elezione dal conflitto dinastico delle potenze. Le previsioni di una cospicua carriera che lo avevano accompagnato sin dal suo ingresso inprelatura furono tuttavia smentite dalla morte precoce, avvenuta in Roma il 25 ag. 1701.
Fonti e Bibl.: A. F. Tacchini, Il primogenito degli ill.mi ed ecc.mi principi signori D. Paolo Borghese e D. Olimpia Aldobrandini,poesie, Roma 1639; Le nozze del principe Francesco Pico con Anna Camilla Borghese festeggiate nella Mirandola nel 1685, a cura di F. Ceretti, Mirandola 1880; P. Visconti, Città e famiglie nobili e celebri dello Stato pontificio, III, s.l. né d., pp. 950-952; N. Borghese, Vita di Santa Caterina... aggiuntovi l'elenco degli uomini illustri dell'eccellentissima casa Borghese, a cura di R. Luttazi, Roma s.d. (ma 1869), pp. 116 s.; G. Tomasetti, Della campagna romana, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XXX (1907), p. 371; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 2, Roma 1932, pp. 113, 326; G. Borghezio, I Borghese, Roma 1954, p. 47; G. Moroni, Dizionario di erudiz. storico-eccles., VI, p. 39.