BORGHESI, Giovanni Battista
Figlio di Luigi e di Maria Fereoli, modesti commercianti, nacque a Parma il 25 nov. 1790. Lo Scarabelli Zunti raccolse dati documentari conservati nelle sue Memorie di Belle Arti parmigiane (Parma, Museo d'Antichità, ms. 108, ad vocem) ed è in base a questa fonte e allo Janelli che va ricostruita la carriera del pittore.
Ebbe la prima educazione artistica nella città natale alla scuola di Biagio Martini. Quindi, in qualità di decoratore, si diede ad affrescare case di privati cittadini fino a che, intorno al 1815, dipinse a Colorno, su una parete del palazzo ducale, un Omero che spiega l'Iliade (già distrutto ai tempi dello Scarabelli) e decorazioni sopra le porte e sulle volte di altre stanze, sotto la direzione di un Pietro Smitt. Per la chiesa di S. Margherita, sempre a Colorno, negli stessi anni dipinse la Madonna col Bambino e i santi Antonio da Padova, Andrea Avellino e Vincenzo Ferreri;nel 1816 circa, per la chiesa di S. Teresa a Parma (distrutta dai bombardamenti), oltre a restaurare i dipinti di S. Galeotti, dipinse due piccoli ovati con S. Giovanni della Croce (quello oggi nel Museo Stuard?), una Madonna e la pala con Sacra Conversazione con s. Giuseppe e S. Teresa (poi nella chiesa dell'Immacolata Concezione, oggi distrutta, e ora nella nuova chiesa di S. Spirito); l'anno seguente dipinse per l'annesso convento le Virtù teologali (ricordate nell'Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, III, Provincia di Parma, Roma 1934, p. 58, oggi sparite: forse la piccola Carità nel Museo Lombardi è da collegare a questo gruppo?) e Putti con emblemi;nel 1821 dipinse per la chiesa di S. Ulderico un S. Antonio Abate e nel 1822 ebbe molto successo la grande pala ovale con la SS. Trinità nell'oratorio della Trinità dei Rossi (descritta in Gazzetta di Parma, 18 giugno 1822; il disegno preparatorio risulta nell'Inventario del 1934, conservato nella sala delle adunanze della Confraternita), tanto che valse al B. un sussidio ducale con il quale partì per Roma nel 1823.
A Roma restò due anni "quasi sempre infermiccio" (Scarabelli Zunti); ciò nonostante dipingeva alcune scenografie per il Teatro Argentina (Alessandri, 1937) e copiava "i classici" mandando in patria questi lavori; a Perugia e a Firenze, dove si fermò a lungo sulla via del ritorno, oltre a copiare ancora i "classici", riprese il Galileo del Suttermans (Maria Luigia lasciò poi questa copia a suo zio l'arciduca palatino).
Di nuovo a Parma nel 1828, gli venne riconosciuta una preminenza indiscussa sulla locale cultura pittorica: fu eletto professore di pittura a fresco e quindi, nel 1830, di pittura in generale all'Accademia; gli fu commissionata la decorazione della volta del nuovo Teatro Ducale (oggi Teatro Regio), dove raffigurò a tempera i corifei dell'arte lirico-drammatica, completando tale dichiarata rievocazione classica con il Trionfo di Minerva dipinto sul celebratissimo sipario (1829; il bozzetto è conservato nel Museo Lombardi); fu incaricato (1833-34) da Maria Luigia, oltre che di decorare alcune sale, di riportare in luce gli affreschi nel palazzo ducale che erano stati coperti alla fine del secolo precedente per ordine del bigotto duca Ferdinando (sono stati distrutti nell'ultima guerra mondiale); restaurò (1836) il Parmigianino a Fontanellato, dipinse (1839-41) il grande ritratto di Maria Luigia (descritto da M. Leoni in Gazzetta di Parma, 3 febbr. 1841; per i bozzetti, cfr. Allegri Tassoni, 1952; Copertini, 1953, p. 38). L'Albumde' tentativi su Fogli linei d'invenzione del co. Stefano Sanvitale (1830) contiene tra l'altro "una figura del B., che potrebbe identificarsi con un ritratto a olio di Maria Luigia.
Dopo lunga malattia mentale, il B. morì a Parma l'11 dic. 1846.
Delle numerose opere lasciate a Parma dal B. sono stati strappati e recuperati gli affreschi di una casa successivamente abbattuta; in S. Andrea è la Madonna col bambino e vari angeli, terminata da G. Riccò nel 1842, nella pinacoteca un Autoritratto, un mediocre Gruppo di putti (raffigurano L'Astrologia,Ganimede,Leda,La fuga delle Vestali,Ettore trascinato dal cocchio di Achille, ora nella Galleria Naz.) e, nei depositi, una lunetta con Madonna,Gesù bambino e s. Giovannino. Sullo scalone del palazzo del vescovado è tuttora visibile l'affresco con S.Ilario seduto tra due puttini (il disegno preparatorio è nella Galleria Stuard). Lo Scarabelli Zunti ricorda ben quattro dipinti del B. raffiguranti S. Filomena, dei quali uno per S. Rocco (per la stessa chiesa dipinse anche un S.Luigi Gonzaga e la Madonna in trono, il cui disegno preparatorio è nella Gall. Stuard); gli altri per il S. Sepolcro, per S. Marcellino (forse la S.Agnese, oggi nella sacrestia di S. Tommaso, che proviene da questa chiesa?) e per la parrocchiale della Villa di Noceto. Per altre opere in collez. private, v. Allegri Tassoni, 1952, e Copertini.
Nello sviluppo artistico del B. è riscontrabile l'interesse autentico per quei canoni di equilibrio e di armonia che egli vedeva realizzati nel primo Cinquecento; ciò si accompagna a un amore devoto e appassionato per la pittura di Raffaello e del Correggio sui quali ebbe ripetutamente ad esercitarsi. Le copie e gli studi condotti sulle opere di questi maestri testimoniano l'avvenuta adesione agli intendimenti artistici che da Parma l'accademico Paolo Toschi andava impartendo con persuasiva autorità. Tuttavia è opportuno rilevare subito che, nonostante tale esplicita partenza, la strada del neoclassicismo non fu mai da lui percorsa fino in fondo: su questa via il B. venne a trovarsi piuttosto per spontanea propensione del gusto, cui fecero difetto talvolta il necessario rigore e una più avveduta coscienza stilistica.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Gazz. di Parma, 19 dic. 1846, n. 101; E. Scarabelli Zunti, Giambattista B., in Il Vendemmiatore, 30 dic. 1846, pp. 484-486; In morte del prof. Battista B., Parma 1847; P. Martini, Intorno al sipario dipinto da G. B. per il Reale Teatro di Parma, Parma 1869; G. B. Janelli, Diz. biogr. dei Parmigiani illustri..., Genova 1877, pp. 73-76; U. Tarchiani, La mostra del ritratto ital. dalla fine del sec. XVI all'anno 1861 in Palazzo Vecchio a Firenze, in Rass. d'arte, XI (1911), v. 89; A. Alessandri, Saggioaneddotico intorno al pittore G. B., in Gazzetta di Parma, 1º ag. 1921; Id., La pittura teatrale di G. B. B. e la fortuna del suo capolavoro, in Aurea Parma, XXI (1937), pp. 202-208; Id., L'infarinatura letter. di G. B. e l'invenz. del suo sipario,ibid., XXIV (1940), pp. 205-208; G. Allegri Tassoni, Mostra dell'Accademia (catal.), Parma 1952, ad Indicem;G. Monaco, Le lettere da Roma di F. Boudard a Pietro De Lama..., in Arch. stor. per le prov. parmensi, V (1953), pp. 202, 226, 247, 253, 256, 263 s., 268; G. Copertini, Il bozzetto del ritratto di Maria Luigia del B., in Parma per l'arte, 1953, p. 38; Id., Dipinti del B. ricuperati e altri perduti,ibid., 1953, p. 39; Id., Postilla Borghesiana,ibid., p. 93; Id., Un disegno di G. B.,ibid., 1961, p. 208; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 335; Encicl. Ital., VII, pp. 470 s.