BORRA, Giovanni Battista
Nacque a San Giorgio Canavese nel 1712. Fin dal 1733 (Rodolfo 1933, p. 455 n. 14) fu alla scuola dell'architetto B. A. Vittone per il quale disegnò alcune tavole delle Istruzioni elementari... edite a Lugano nel 1760. Collaborò pure con l'architetto B. Alfieri nella decorazione (1740)del palazzo Isnardi di Caraglio (Accademia filarmonica) a Torino.
Ancora da studiare è l'attività del B. in Inghilterra. Probabilmente nell'autunno del 1749, a Roma, egli incontrò R. Wood che lo invitò poi a prendere parte come disegnatore alla spedizione archeologica che egli organizzò con J. Dawkins e J. Bouverie. Nell'inverno del 1750 i componentila spedizione si incontrarono a Roma per compiere gli studi preparatori e raccogliere le attrezzature necessarie. La partenza avvenne da Napoli il 5 maggio 1750su un vascello appositamente venuto da Londra dotato di libri e strumenti di lavoro. Nei due volumi pubblicati a Londra nel 1753 e 1757, The ruins of Palmyra otherwise Tedmor in the desert (tradotto a Parigi nel 1753 stesso e nel 1819 e 1829)e The ruins of Balbec otherwise Heliopolis in Coelosyria (ripubblicato nel 1819 insieme con il precedente), Wood racconta come si svolse la spedizione che prima delle due città nominate toccò numerose isole dell'Egeo, Atene, la Troade e varie località dell'Asia Minore, oltre che della Palestina e dell'Egitto. Ma ancor più che da questi volumi il viaggio è ricostruibile dai tre album di appunti del B.: piante con misure, dettagli architettonici, facciate; sono ora, insieme con le carte di Wood, conservati nella Society for the promotion of Hellenic Studies di Londra. Le date del diario di Wood non corrispondono sempre a quelle della prefazione dei suoi due volumi; certo è che il B. che viene spesso nominato col soprannome "Torquilino" peraltro non conosciuto nella letteratura italiana su di lui - seguì la spedizione dal principio alla fine come attestano il disegno della tomba di Virgilio a Posillipo e quello dello stretto di Gibilterra che evidentemente il B. passò sulla via del ritorno a Londra (trascrizione dei diari e riproduzione di alcuni disegni, in Hutton 1927).
Nell'autunno 1751la spedizione era di ritorno a Londra, e qui il B. si trattenne per preparare i disegni per le incisioni (in gran parte di P. Fourdrinier) per i volumi citati e per An Essay on the original genius... of Homer with a comparative view of ancient and present state of the Troade (London 1775, 324; Dublin 1776). Un Borra fu l'architetto residente di Lord Temple per importanti alterazioni apportate alla villa di Stowe in un periodo di dieci o quindici anni (Whistler 1957; ma vedi anche J. Harris, Blondel at Stowe, in The Connoisseur, CLV [1964], n. 625, pp. 173-176): se questo avvenne dopo il viaggio in Oriente, non si sa come giustificare la presenza a Torino del B. dal 1752(collaborava con l'Alfieri alla facciata del Teatro Carignano); è forse quindi da prendere in considerazione la nota di G. Casale (p. 33) che scrive di due fratelli B. "l'uno architetto ed ingegnere e l'altro scultore" (anche in Schede Vesme, p. 178).
A Torino il B. costruì alcuni palazzi, in gran parte poi trasformati o distrutti, il campanile con la caratteristica cuspide a ripiani della chiesa di S. Croce e forse la facciata della chiesa del SS. Sudario che si ispira alla fronte juvarriana di S. Cristina (Carboneri 1949, p. 49; Tamburini 1968, pp. 359 s. con bibl.); diede disegni per le scuderie dei principi di Carignano; nel 1758 progettò e diresse i lavori di ampliamento del palazzo Vandagna (oggi Barbaroux; v. A. Cicotero, Palazzo Cisterna a Torino, Torino 1970, p. 50). Fuori Torino diresse negli anni 1756-1757 l'ampliamento del "castello" di Racconigi. Al 1758 è datato il disegno del nuovo palazzo di città di Ivrea, con l'istruzione relativa, conservato in quell'Archivio comunale; dell'anno seguente è la chiesa parrocchiale di Trinità (Muratori 1879; Bonino 1935; Carboneri 1949, pp. 43-48); nel 1761 il re di Sardegna gli accorda una gratifica per lavori di idraulica fatti l'anno precedente nella zona di Casale e di Moncalieri (Schede Vesme, p.178). Del 1768 è l'altar maggiore nel santuario della Vergine del Pilone a Moretta. È del B. anche il disegno dell'altare di S. Guglielmo nel duomo di Vercelli.
Il B. morì a Torino nel 1786.
Stilisticamente il B. appartiene a un periodo di transizione in cui la tradizione barocca piemontese dalla quale egli proviene è temperata dalle nuove tendenze. Scrisse un Trattato della cognizione pratica delle resistenze geometriche... (Torino 1748). Si conserva una serie di dodici Vedute di Torino da lui disegnate e incise nel 1749 (Schede Vesme).
Fonti e Bibl.: [I. Nepote], Il pregiudizio smascherato, Venezia 1770, p. 78 (sono versi sul B. pubbl. anche in Schede Vesme);F. Bartoli, Not. delle pitture…, I, Venezia 1776, pp. 16, 47, 78, 91; A. Comolli, Bibl. storico-crit. dell'Arch. civile, III, Roma 1791, pp. 256 s.; C. A. Hutton, The travels of "Palmyra" Wood..., in The Journ. of Hellenic Studies, XLVII (1927), pp. 102-128; G. Rodolfo, Not. ined. dell'arch. B. Vittone, in Atti e mem. del I Congr. piemontese di archeol. e di Belle arti - Cavallermaggiore 1932, Torino 1933, pp. 446-457; Schede Vesme, I, Torino, 1963, pp. 177 s.; M. Paroletti, Turin et ses curiosités, Turin 1819, pp. 375 s.; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 208; L. Cibrario, Storia di Torino, II, Torino 1846, pp. 485, 626, 630, 661, 702; G. Casale, La guida del R. Castello e parco di Racconigi, Savigliano 1873, pp. 20, 33, 40; G. Muratori, Monografia di Trinità, Mondovì 1879, pp. 103 s.; P. G. Gallizia, Istoria della prodigiosa immagine della SS. V. Maria del Pilone venerata in Moretta [1718], a cura di S. Mariano, Saluzzo 1886, pp. 67 s.; C.Boggio, Lo sviluppo edilizio di Torino dal 1706 alla Rivol. francese, Torino 1909, pp. 17, 22, 25 s., 30; G. Chevalley, Gli architetti, l'architettura e la decoraz. delle ville piemontesi del XVIII sec., Torino 1912, pp. 52, 77, 144; L. Rovere, Il palazzo dell'Acc. filarmonica in Torino, Milano 1915, p. 20; E. Olivero, Le opere di B. A. Vittone, Torino 1920, pp. 18, 20, 58, 113; Id., La chiesa della R. Confrat. del SS. Sudario, in Il Momento, (Torino), 25 sett. 1928; A. Bonino, Miscellanea artistica della provincia di Cuneo, I, Cuneo 1929, pp. 106, 129 s., 192; III, ibid. 1935, pp. 147 s.; A. E. Brinckmann, Theatrum novum Pedemontii, Düsseldorf 1931, nn. 118, 261; N. Gabrielli, L'arte a Casale Monferrato dall'XI al XVIII sec., Torino 1935, pp. 49 s.; G. Chicco, Mem. del vecchio duomo di Vercelli, Vercelli 1943, p. 119; T. M. Clarke, The Discovery of Palmyra, in The Architectural Review, CI (1947), n. 603, pp. 89-96, passim;N.Carboneri, Prodromi di neoclassicismo nell'architettura piemontese del Settecento, in Boll. della Soc. di studi storici, art. e arch. per la prov. di Cuneo, 1949, n. 26, pp. 41-62 passim;L. Whistler, Signor B. at Stowe, in Country Life, 29 ag. 1957, pp. 390-393; M. Bernardi, Tre palazzi a Torino, Torino 1963, pp. 31, 82, 92, 94, 96, 98, 100, 102, 106, 108; V. Tornielli, Architetture di otto sec. del Monferrato, Casale Monferrato 1963, p. 66; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Catal. degli ingegneri e architetti operosi in Piemonte nel Sei e Settecento, in Atti e rass. tecnica della Soc. degli ing. e arch. in Torino, XVII (1963), pp. 92 s., 147 s.; N. Carboneri, Architettura, in Mostra del barocco piemontese (catal.), Torino 1963, pp. 8, 36, 78; A. Peyrot, Torino nei secoli, Torino 1965, I, pp. 231, 241-248, 286, 326 s., 345, 409; II, pp. 507, 827; C. L. V. Meeks, Italian Architecture 1750-1914, New Haven-London 1966, p. 42; L. Tamburini, I teatri di Torino, Torino 1966, p. 43; R. Pommer, Eighteenth-Century Architecture in Piedmont, New York 1967, pp. 71, 118, 131, 282 s.; L.Tamburini, Le chiese di Torino, Torino 1968, pp. 202 n. 8, 335 n. 14, 337, 359 s.; U. Thieme-F.Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 372.