BOSSI, Giovanni Battista
Nacque a Novara il 5 maggio 1864 da Francesco e Teresa Arena. Il padre, architetto, l'avviò agli studi d'ingegneria, iscrivendolo al politecnico di Pavia; ma dopo un anno il B. s'iscrisse all'Accademia di Brera, ove studiò pittura con E. Gignous. Nel 1888 sposò Ida Gadda, figlia di Pietro, imprenditore edile, per il quale lavorò in seguito. Abbandonata l'Accademia, frequentò un corso speciale di architettura dove si distinse meritando la medaglia d'oro come migliore allievo nel disegno prospettico. Nel 1894 ottenne la patente di professore di disegno architettonico e cominciò a lavorare con lo zio G. Mengoni, del quale più tardi rileverà lo studio. Nel dicembre 1900 fu eletto socio onorario di Brera. Nel 1905 fece parte della redazione dell'Architettura italiana e della commissione esaminatrice della facoltà di architettura al politecnico di Milano, insieme con gli architetti G. Sommaruga, G. Moretti, U. Stacchini. Le vicende della prima guerra mondiale rallentarono la sua attività e segnarono la fine della sua produzione più originale. Morì a Milano il 26 luglio 1924.
Le opere più significative e rappresentative del B. furono, a Milano, case di abitazione per la media e piccola borghesia e alcuni condomini di destinazione popolare: in esse egli mostra una precisa padronanza tecnica e distributiva. Le segnaliamo nell'ordine: le case Galimberti e Guazzoni di via Malpighi ai numeri civici 3 e 12; casa Giuseppe Alessio di via De Bernardis angolo viale Monforte; casa Botta di viale Bianca Maria 37; un condominio in viale Piave 11-13, opere queste tutte databili intorno al 1904 e 1905. Di poco posteriore un condominio a destinazione popolare in corso Buenos Aires 52. Nel 1910 costruì in modi neorinascimentali due case in corso Magenta 82 e 84 per i fratelli Conti (cfr. Edilizia moderna, agosto 1913, pp. 33-35), ultimate nel 1912. Quasi contemporanee furono casa Centenari in corso Vercelli 38 angolo via Belfiore e un ampio fabbricato in via Ceradini angolo via Goldoni.
Costruì numerose ville, tra le quali villa Tarchini a Brescia (1922), la più interessante per l'impianto distributivo. Nell'edilizia funeraria la sua attività comprese, oltre al proseguimento del cimitero di Somma Lombardo iniziato da C. Maciachini, numerose edicole in stile. Nel 1907, al Monumentale di Milano, costruì l'edicola Biffi, che è tra le più finemente decorate in stile bizantineggiante (v. L'Architettura italiana, II [1907], p. 17);eresse successivamente, in stile liberty, edicole meno grandiose ma più interessanti: Mattai del Moro, Bellini e Alessio. Nel 1906 progettò per la Esposizione di Milano il padiglione della Pace (cfr. Edilizia moderna, luglio 1907, p. 449).
Un esame critico dell'opera del B. lo pone tra i più rappresentativi architetti del periodo liberty. Nelle sue opere migliori (intorno al 1904 e 1905), egli operò con una profonda coerenza stilistica e poetica, ricercando l'unità architettonica del momento decorativo, strutturale e distributivo. Integrò nell'architettura le varie arti e l'esperienza raffinata di un artigianato ormai morente. L'uso di maioliche, di affreschi, di superfici formate in cemento trova profonda unità soprattutto nelle case di via Malpighi, le opere più valide del B., per le quali si trovò di fronte alla difficoltà di dover distribuire alloggi da tre a cinque locali per piano su piante disposte agli angoli con via Melzo e via Sirtori. L'architetto procedette genialmente alla determinazione di vani scala poligonali, che permisero un buon disimpegno distributivo degli alloggi e una buona illuminazione delle stesse scale. Casa Guazzoni, dall'esterno severo, con balconi sorretti da ferri battuti di A. Mazzucotelli, aveva all'altezza del terzo piano un affresco con figure di Paolo Sala (ora perduto) che contribuiva a una maggiore unità. Significativi i partiti decorativi di Alessandro Pogliaghi. Lo spazio interno è distribuito con grande interesse, la scala è esagonale con ferri battuti del Mazzucotelli, vetrate colorate su tre lati, mentre gli appartamenti comunicano con finestre vetrate sul vano scala.
Casa Galimberti esprime uno spazio esterno di completa e raffinatissima integrazione tra i ferri battuti della ditta Arcari e Bellori, le maioliche coloratissime della ditta Brambilla e Pinzanti (con figure di vendemmianti) e le superfici in cemento chiaro. È l'opera più significativa del B. e si risolve nella differenziazione dei colori e in accuratissima finitura e messa in opera dei materiali.
Fonti eBibl.: Milano, Castello Sforzesco, Racc. Bertarelli, cart. 326, Ornato Fabbriche (casa Galimberti, via Malpighi 3); cart. 360, Ornato Fabbriche (casa Guazzoni, via Malpighi 12, casa Giacomo Bolla, porta Vittoria 37); cart. 328, Ornato Fabbriche (casa Alessio, viale Monforte 154); Edil. moderna, giugno 1915, pp. 34 s. (Palazzina Frumento); V. Brosio, Lo stile liberty in Italia, Milano 1967, p. 46; R. Bossaglia, Il liberty in Italia, Milano 1968, p. 105; C. Guenzi e G. Brizzi, Liberty occulto e G. B. B., in Casabella, luglio 1969, 338, pp. 22-31.