BROCCHI, Giovanni Battista
Nacque a Bassano del Grappa il 18 febbr. 1772 da Cornelio, notaio, e Lucrezia Verci, sorella dello storico trevigiano Giambattista Verci, da famiglia là trasferitasi nel sec. XVI dai Grigioni. Fin da giovane rivelò una forte inclinazione verso le scienze naturali e verso l'archeologia: alternava le letture di A. Vallisnieri, V. Arduino, G. Winkelmann alle escursioni nei dintorni di Bassano e sugli Euganei per la raccolta di piante.
Destinato dal padre agli studi giuridici, andò ancor giovanissimo all'università di Padova, donde nel 1792, poco prima di laurearsi, partì per un viaggio a Roma, occasione in cui si rivelò clamorosamente la sua passione per l'arte degli antichi. È dello stesso anno il suo primo scritto sulla scultura degli Egizi. Ma anche l'interesse naturalistico si era accresciuto a Padova, dove aveva frequentato l'Orto botanico e il Museo di storia naturale; nel 1793 pubblicava due lettere sui prodotti naturali dei dintorni di Bassano. Nel 1797 era a Venezia ospite del conte Girolamo Ascanio Molin, del quale doveva riordinare le raccolte naturalistiche. L'arrivo dei Francesi a Venezia dopo la caduta del governo dogale lo induceva a gettarsi con giovanile entusiasmo nell'attività politica nel Vicentino. Ma questa parentesi vicentina si chiuse ben presto nel 1798, e il B. ritornò agli studi, riprendendo a Venezia il riordinamento della raccolta Molin.
Tuttavia egli doveva provvedere a una più stabile occupazione, e riusciva a ottenere, mediante l'interessamento dello stesso conte Molin, una chiamata a Brescia, come insegnante nel liceo del dipartimento del Mella. Qui giunto nel 1801 per occupare la cattedra di storia naturale, si trovò subito in gravi difficoltà per la carenza di valide attrezzature didattiche; lo stesso Orto botanico, creato pochi anni prima, era in stato di totale abbandono. In pochi mesi il B. lo restaurò, e raccolse centinaia di minerali e di fossili nel gabinetto di storia naturale. Piante e minerali erano il frutto di sue attivissime esplorazioni condotte specialmente in Val Sabbia, Valtrompia e Valcamonica; nel 1805 leggeva all'ateneo di Brescia una memoria sul ferro spatico di Valtrompia e nel 1808 pubblicava il suo trattato sulle miniere di ferro. del dipartimento del Mella. Nell'autunno 1808 era nominato segretario dell'ateneo (che allora chiamavasi Accademia di scienze, lettere, agricoltura e arti) legando il suo nome al vero inizio dell'attività di quella istituzione, poiché redigeva nello stesso anno il primo volume dei Commentari. Crescendo ormai la sua notorietà veniva invitato nel 1809 a Milano ad assumere la carica di ispettore del Consiglio delle miniere del Regno Italico, carica che lo impegnava su vasto territorio, dal dipartimento dell'Agogna a quello dell'Adige, da quello del Lario a quello dell'Alto Po. Era altresì nominato conservatore del Gabinetto reale di storia naturale e membro dell'Istituto di scienze, lettere ed arti. Si allargava dunque il campo delle ricerche in special modo mineralogiche; lo testimoniano le memorie pubblicate in questi anni, e principalmente quella sui minerali della Val di Fassa apparsa nel 1811. Ma il B. nutriva disegni ancor più vasti che interessavano tutta l'Italia, e nel 1811 intraprese il primo viaggio nella penisola con intenti di indagine naturalistica e soprattutto geologica.
Nel novembre del 1811 era a Napoli e nel dicembre saliva sul Vesuvio; si recava quindi nelle Puglie per rientrare a Napoli e risalire sul Vesuvio nel marzo del 1812; proseguiva quindi per Roma, visitando il Lazio, le Marche e la Romagna. Nell'estate del 1813 ripartiva per un secondo viaggio, insieme col fedele allievo e amico Alberto Parolini, naturalista bassanese, recandosi in Piemonte e in Liguria. Al ritorno da questi viaggi era in grado di pubblicare il suo opus princeps: la Conchiologia fossile subapennina, che era destinata ad allargare molto la sua fama non solo in Italia, ma anche in Europa, ottenendogli le lodi dello stesso Cuvier e perfino del suo antagonista Scipione Breislak. In una lettera del 1817 l'amico Parolini gli scriveva che "forse la critica inglese non ha mai parlato con tanto favore di un'opera non inglese... Ovunque ho sentito parlare di voi, in Germania in Inghilterra, in Francia". Il B. proseguiva instancabile i suoi viaggi, mentre avrebbe dovuto forse restare a Milano per sorvegliare la sua situazione dopo i radicali mutamenti politici del 1814. Ripartiva nel 1815 per Roma percorrendo la Toscana, l'Umbria e il Lazio, indugiando a Roma per un anno e mezzo. Collaborava intensamente alla Biblioteca italiana, giornale scientifico e letterario fondato nel 1816 da P. Giordani, da V. Monti e da G. Acerbi, trasmettendo corrispondenze scientifiche di alto interesse mineralogico, geologico, botanico, zoologico e anche archeologico; collaborava anche al Giornale arcadico di Roma e al Morgenblatt. Al principio del 1818 ripartiva per un ulteriore viaggio nell'Italia meridionale, percorrendo la Toscana, raggiungendo per la quarta volta Roma, recandosi poi in Abruzzo per salire sul Velino e sul Gran Sasso. Rientrava a Roma nel settembre per dedicarsi a ricerche sulla malaria e sul suolo romano. Invano veniva sollecitato dagli amici a rientrare e a sostare a Milano, invano veniva consigliato di fare omaggio al vicerè Ranieri in occasione del suo ingresso nella capitale lombarda; incorse così nella destituzione dal servizio al Consiglio del le miniere, episodio che, unito ai dissesti familiari provocati dal fratello Domenico, aggravò molto le sue condizioni economiche. Partiva ciononostante - nel 1819 per un altro viaggio in Calabria e in Sicilia, e pubblicava al ritorno, a sue spese, lo studio sullo stato fisico del suolo di Roma. Era quindi costretto a vendere la sua collezione di rocce e di minerali, frutto di venticinque anni di ricerche, per pagare i debiti contratti dal fratello; la raccolta fu fortunatamente recuperata per il mecenatismo del figlio dell'acquirente che la cedette al Museo civico di Bassano. Nel 1821 si spingeva in Carinzia (a Bleiberg), in Carnia e nel Goriziano visitando le grotte di Adelsberg. In quello stesso anno doveva maturare un evento decisivo: su proposta del chimico G. Forni, direttore di una fabbrica di polveri al Cairo, gli venne proposto dal vicerè d'Egitto Mohāmmed 'Alī di condurre una spedizione nell'Alto Egitto per ricercare antichissime miniere note dal tempo dei faraoni e da lunghissimo tempo abbandonate. Invogliato dall'eccezionale occasione, il B. partiva da Trieste la notte fra il 23 e il 24 sett. 1822 insieme col Forni, col mineralista F. Pini, con tre esperti minerari svizzeri e un fonditore italiano. Dopo una sosta obbligata a Ragusa, giungeva il 3 novembre ad Alessandria; di qui compiva puntate esplorative alle bocche del Nilo, e quindi partiva per il Cairo, dove giungeva il 1º dicembre. Il 30 dicembre iniziava il "viaggio nel deserto orientale" percorrendo buon tratto del Nilo con tre feluche e inoltrandosi ad esplorare i monti all'altezza di Assuan e di Luxor. Radunava fitte annotazioni in un Giornale che era destinato ad essere stampato postumo. Rientrava al Cairo nel giugno 1823, ma nello stesso anno, il 22 agosto, ripartiva per il, "viaggio di Siria", attraversando la Palestina, salendo sul monte Libano, visitando molte località siriane e palestinesi. Il 6 apr. 1824 era a Gerusalemme, nel maggio a Suez, per rientrare quindi, dopo qualche mese, al Cairo. Qui lo attendeva la notizia del futuro viaggio in Nubia; egli ne dava comunicazione al fratello con qualche apprensione in una lettera dal Cairo del 25 febbr. 1825. Doveva infatti esser quello il suo ultimo viaggio. Partiva il 3 marzo 1825, salpando da Giza e risalendo il Nilo fino a Luxor e Assuan. L'11 aprile con 33 cammelli lasciava il corso del Nilo per costeggiarlo fino a raggiungere il 7 giugno Khartūm. Dopo una lunga sosta nella città, dedicata.anche ad alcune esplorazioni nei dintorni, ripartiva nel novembre per inoltrarsi nel Sennār. L'ultima sua lettera al fratello reca la data del 26 apr. 1826; forse già gravavano su di lui la stanchezza e il logoramento del lungo e disagiato viaggio. Finalmente il 15 giugno 1826 poteva riprendere il viaggio per tornare dopo sette mesi a Khartūm e rientrare poi in Italia. Giunto a Khartūm il 10 luglio si dedicava ancora a raccogliere osservazioni; ma doveva ben presto ammalarsi, forse di dissenteria. È del 17 settembre la sua ultima annotazione nel Giornale;il 23 settembre si spegneva assistito dal fedele compagno, il milanese F. Bonavilla, che poco dopo moriva a Tebe. Il 25 dicembre 1827 G. Acerbi console generale d'Austria in Egitto dava l'annuncio della morte con una lettera che fu largamente divulgata dai giornali italiani.
L'opera scientifica del B. è stata multiforme, avendo spaziato nella mineralogia, nella paleontologia, nella zoologia, nella botanica; il poliedrico ingegno del B. giungeva del resto ad occuparsi anche di archeologia, di letteratura e di storia. I più alti riconoscimenti nazionali gli furono tributati nel primo centenario della nascita a Bassano con la partecipazione di esponenti illustri delle scienze in special modo geologiche; perché certamente il B. lasciò la più profonda impronta come geologo e paleontologo. A. Stoppani (Atti, 1873) tessendo il suo elogio afferma che "non è il geologo di una data specialità" ma lo "scienziato eminentemente pratico ed eminentemente teorico, rappresentante di una scuola i cui dettami, se in parte disdetti dalla scienza moderna, ne formano però per altra parte la base". In tempi nei quali appena si cominciava ad ammettere che i fossili fossero reliquie di organismi di epoche passate e di specie diverse delle attuali il B. veniva affermando decisamente, nella Conchiologia fossile subapennina, il loro significato come indicatori di determinate fisionomie ed età dei terreni che li contenevano, contribuendo quindi ad elevare a dignità scientifica le incipienti dottrine di geologia stratigrafica, proprio come W. Smith in Inghilterra, A. Werner in Germania, G. Cuvier in Francia. Ecco perché Vinassa De Regny scrivendo del "grande Brocchi" poteva dichiarare che "la base della moderna Paleontologia la troviamo nell'opera del Brocchi pubblicata nel 1814" e che "a lui si deve il concetto che la specie muore come l'individuo". Circa l'estinzione delle specie il B. reagiva infatti sia alle vedute di Linneo, che non la ammetteva sostanzialmente, sia alla teoria delle catastrofi di Cuvier, ammettendo invece processi di estinzione lenta entro una vasta continuità naturale della vita del mondo. Al B. fu rimproverato ancor vivente di attardarsi nel "nettunismo" della scuola werneriana, del resto ancora imperante, mentre già Scipione Breislak andava contrapponendo in Italia un aperto "plutonismo". Ma è ben noto che, proprio a seguito delle vaste esperienze compiute sui terreni vulcanici peninsulari, il B. ebbe a ricredersi apertamente. Non possiamo dimenticare il contributo dato dal B. alla mineralogia, alla metallurgia e alla chimica metallurgica, avendo precorso negli studi sul ferro spatico le conoscenze recate venti anni dopo da R. Mitscherlich, e avendo preceduto con sia pur rudimentali esperienze la chimica del silicio rivelata assai più tardi da J. G. Berzelius. Neppure possiamo ignorare l'opera botanica del B. svolta sia nella, sua sede bresciana, sia in varie parti d'Italia e particolarmente in Egitto, come testimoniano gli studi poi compiuti sulle sue raccolte da numerosi botanici italiani. E fu pure zoologo, perché raccolse i cosiddetti "zoofiti" sia sulle coste marine italiane che sulle coste del Mar Rosso. Dovremmo infine ricordare la sua attività di archeologo, testimoniata da vari lavori ed annotazioni, ed anche la sua bella cultura umanistica, che traspare da tutti i suoi scritti; "non era - scrive il Baseggio - erudizione accattata, ma proveniva da lungo e sereno studio". Molti sono i generi e le specie dedicate al suo nome nella paleontologia e nella botanica: vedi per es. in Atti della festa commemorativa per il primo centenario della nascita di G. B. B., Bassano 1873.
Opere: Ricerche sopra la scultura presso gli Egiziani, Venezia 1792; Lettere sopra Dante a Miledì W-Y, ibid. 1797; Trattato mineralogico e chimico sulle miniere di ferro del Dipartimento del Mella, 2 voll., Brescia 1808; Catalogo delle piante che si dispansano alla Scuola di botanica del Liceo del Dipartimento del Mella, ibid. 1808; Memoria mineralogica sulla valle di Fassa in Tirolo, Milano 1811; Conchiologia fossile subappennina con osservazioni geologiche sugli Appennini e sul suolo adiacente, 2 voll., ibid. 1814; Dello stato fisico del suolo di Roma. Memoria per servire d'illustrazione alla carta geognostica di questa città, Roma 1820; Sulle geognostiche relazioni delle rocce calcarie e vulcaniche di Val di Noto in Sicilia, in Biblioteca italiana, VII (1822), pp. 53-67 (una delle numerose comunicazioni pubblicate dal B. fra il 1816 e il 1822); Giornale esteso in Egitto,nella Siria e nella Nubia da G. B. B. …, I, Bassano 1841; II e III, ibid. 1842; IV, ibid. 1843 con atlante, con 20 tavv.; V, ibid. 1845 (da mss. recuperati nel 1828, dei quali il B. aveva raccomandato la non pubblicazione nel testamento).
Fonti e Bibl.: Il carteggio del B., che documenta le sue relazioni con scienziati ed eruditi contemporanei, è conservato nella Bibl. Civica di Bassano del Grappa (cfr. Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LV, Firenze 1934, pp. 179-192). Vedi inoltre T. Roberti, Lettere di G. B. B. alla contessa Fiorini Mazzanti, Feltre 1902; R. Meli, Una lettera ined. dell'insigne naturalista G. B. B., Roma 1906; G. Marro, Di alcune lettere del grande naturalista G. B., in Comm. d. Ateneo di Brescia, CLXXXIV (1935), pp. 369-90; V. Giacomini, Un carteggio ined. fra G. B. B. ... e il conte Paolo Tosi, in Atti e mem. d. Accad. virgil. di scienze,lett. ed arti di Mantova, n.s., XXVIII (1953), pp. 97-124. Per la bibliografia: P. E. Visconti, Elogio di G. B. B., ms., in Bibl. Apost. Vaticana, cod. Ferraioli 950, ff. 125-129 (ff. 135-142: copie di lettere del B. dal 1816 al 1825); G. Acerbi, Lettera al consigliere Gironi I. R. bibliotecario, in Biblioteca ital., XII (1827), 45, pp. 138 s.; Id., Ragguaglio de' manoscritti e delle raccolte di minerali e di Piante lasciati dal defunto B.,ibid., XIII (1828), 50, pp. 80 ss., 208 ss.; G. Larber, Elogio stor. di G. B. B., Padova 1828; D. Sacchi, Necrol. di G. B. B., in Annali univers. di statistica..., 1828, 15, pp. 132-53; G. Barbieri, Elogio di G. B. B. bassanese, Milano 1837; G. B. B., in Bibliogr. univers. antica e moderna, supplem. III, Venezia 1838, pp. 684-690; G. Barbieri, Notizie sulla vita e sulle opere di G. B. B. (premesse alla seconda edizione della Conchiologia fossile..., Milano 1843); G. B. Baseggio, Della vita e degli studi di G. B. B., in G. J. Ferrazzi, Di Bassano e dei bassanesi illustri, Bassano 1847, pp. 325-58; Atti della festa commem. per il I centen. della nascita di G. B. B. celebratosi in Bassano il 15ottobre 1872, Bassano 1873 (con testi di G. J. Ferrazzi, A. Stoppani, G. Roberti, P. Antonibon, P. Lioy, ecc., e con diversi documenti); O. Brentari, Il Museo Civico di Bassano illustrato, Bassano 1881; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, pp. 83 s.; II, ibid. 1901, p. 24; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secc. XVIII e XIX, Venezia 1905-1909, II, 1, pp. 261-68; III, append. pp. 48 s.; P. M. Tua, Una collez. litologica di G. B. B., in Boll. del Museo Civico di Bassano, III (1906), 2, pp. 2-7; A. Beguinot, Notizie sull'Erbario di G. B. B. conserv. al Museo Civico di Bassano, in Boll. d. Soc. geogr. ital., LV(1918), pp. 694-705; Id., Le Plantae Ragusinae raccolte da G. B. B. nel 1822, in Atti e mem. d. R. Acc. di scienze,lett. ed arti in Padova, XXXV(1919), pp. 287-294; E. Clerici, In occasione del centen. dell'opera di G. B. B. "Dello stato fisico del suolo di Roma", in Boll. d. Soc. geologica ital., XXXVIII(1919), pp. LXXXIII-CXIII; A. Beguinot-S. Zennari, Illustr. dell'Erbario composto da G. B. B. in Egitto e in Nubia (1822-26), in Arch. di storia della scienza, I (1919-20), pp. 387-96; II (1921-22), pp. 65-69, 185-198; E. Chiovenda, Illustr. dell'Erbario composto da G. B. B. in Egitto e in Nubia (1822-26), ibid., III (1922), pp. 245-260; S.Zennari, Illustr. dell'Erbario composto da G. B. B. in Egitto e in Nubia (1822-26). Appendice: Viaggio in Siria,ibid., pp. 261-72; R. Pampanini, A proposito di un piccolo erbario di G. B. B. andato perduto, in Bull. d. Soc. botanica ital. (1925), pp. 36-42; P. M. Tua, Di G. B. B., Bassano 1926; A. Neviani, G. B. B., in Roma, V (1927), I, pp. 18-24; G. Vinassa de Regny, in Encicl. scient. del XX sec., Milano 1938, sez. II, 2, pp. 19, 110, 113.