BULGARO (Bolgaro), Giovanni Battista
Nacque da Anton Francesco e da Bianca Maria (di cui non si conosce il cognome) intorno al 1676.
Fu l'ultimo discendente maschile di una famiglia che vantava, non a torto, origini assai antiche e memorie illustri. Essa ebbe un peso non trascurabile negli avvenimenti storici del Vercellese dal sec. X al sec. XV e, nel sec. XIII, fu tra le famiglie che esercitarono signoria su Biella. Nobili di origine feudale, i Bulgaro possedettero un cospicuo patrimonio di terre e castelli, fra cui appunto Bulgaro, l'odierna Borgovercelli (Vercelli). Tuttavia nei primi anni del sec. XVIII, quando già si profilava la decadenza della famiglia, una parte del castello di Bulgaro era ormai passata in proprietà dei conti Cravenna, nobili di provenienza lombarda.
Il B. seguì le orme del padre che, come funzionario sabaudo, aveva ricoperto le cariche di consigliere di Stato, referendario della Segnatura e auditore di guerra e fatto parte di una delegazione per determinare i confini tra Monferrato e Lombardia, ottenendo negli ultimi anni della sua vita il governo di Vercelli. Agevolato probabilmente dalla posizione paterna, il B., già nei primi anni del 1700, partecipò alla vita pubblica di Vercelli, come appare dagli ordinati di questa comunità. Intrapresa la carriera diplomatica, nel 1712-13 fu inviato da Vittorio Amedeo II alla Dieta permanente di Ratisbona quale suo rappresentante. Ai primi di febbraio del 1714 il B. presentò le lettere con cui Vittorio Amedeo II informava la Dieta ed i principi elettori dell'accettazione della corona di Sicilia. L'imperatore Carlo VI, che non aveva mai sostanzialmente accettato l'attribuzione della Sicilia ai Savoia, reagì violentemente e ingiunse al B. di lasciare Ratisbona. Questi, con decreto 22 ag. 1714, da Messina, venne nominato direttore generale del soldo di Sicilia, con lire 4.000 di onorario, prestando giuramento il 1º dicembre a Palermo.
Tale ufficio era subordinato al controllo del contadore generale, residente in Piemonte, e, tramite questo, al Consiglio delle finanze. Ad esso si affiancava inoltre l'ufficio di intendente generale nei "consigli di artiglieria, fabriche et fortificationi".
In Sicilia il B. rimase probabilmente fino allo scadere del breve periodo di regno sabaudo, anche se la sua presenza è documentata solo fino all'aprile del 1719. Ritornato in Piemonte, il 4 febbr. 1723 ricevette l'incarico di sistemare i confini contenziosi con lo Stato di Milano, rappresentato dal legato di Vienna, il barone Engelhard, dopo che il tentativo di ricorrere a una commissione arbitrale era fallito. Fu l'incontro di due scaltrite diplomazie, entrambe con una chiara visione del problema, che si trincerarono in una guerriglia di logoramento che doveva lasciare insoluti per anni i problemi dei confini. Del 26 febbraio dell'anno successivo è una patente contenente la nomina del B. a segretario di Stato nella segreteria Esteri e del 1725 l'assegnazione di un nuovo incarico diplomatico che lo portò a Vienna, a presenziare la conclusione di un trattato di commercio tra Carlo VI di Asburgo e Filippo V di Spagna. Vittorio Amedeo II non cessò di mostrargli stima e favore sino alla fine del suo regno: del 25 dic. 1730, quando ancora di fatto governava, nonostante l'abdicazione, è una sua lettera al B. con la quale assicura protezione in ogni occorrenza. Né sostanzialmente diverso fu l'atteggiamento di Carlo Emanuele III nei suoi confronti. Infatti, il 19 marzo 1732, il B. venne nominato consigliere nel Consiglio di commercio. Con tale nomina gli sarebbe spettata la dignità di senatore; ma con speciale disposizione egli ottenne, contemporaneamente all'ufficio, il riconoscimento del grado di presidente, che gli venne riconfermato l'11 febbr. 1736, data in cui manteneva ancora l'ufficio di consigliere di commercio. L'anno dopo, il 26 luglio, il B. risulta ispettore della manifattura delle tappezzerie d'alto liccio. Ottenne infine delle cariche a Vercelli e si dedicò al riordinamento dell'archivio della città.
Il B. morì a Torino il 15 genn. 1747.
Dal matrimonio contratto dal B. con Cristina Teresa Cerrutti dei conti Ferrari di Mondovì (28 apr. 1721) nacquero solo delle femmine, di cui una, Gabriella Teresa, sposò il conte Acellino Antonio Alliaga di Montegrosso, attraverso il quale i beni e gli archivi di casa Bulgaro, passarono agli Alliaga di Ricaldone.
Fonti e Bibl.: L'archivio della famiglia Bulgaro fu donato alcuni decenni orsono dai conti Alliaga Gandolfi di Ricaldone alla città di Biella, nel cui Arch. stor. del Comune è conservato. Arch. di Stato di Torino, Sezione I, Regno di Sicilia, categ. 2ª, mazzo 6, 16 maggio 1716; Ibid., Sezione Camerale, Controllo finanze, 1711 in 1712, ff. 46, 133; reg. 9, f. 136; Controllo finanze, Tassi, 1724, reg. 4, f 49; Controllo finanze, Biglietti, 1737, reg. 1, f. 19; Arch. duomo S. Giovanni Battista di Torino, Matrimoni, 1721; Ibid., Defunti, 1747; Arch. di Stato di Milano, Confini, cart. 191; Il regno di Vittorio Amedeo II di Savoia nella isola di Sicilia dall'anno MDCCXIII al MDCCXIX. Documenti..., a cura di V. E. Stellardi, III, Torino 1866, pp. 34-56; [G. Galli della Loggia], Cariche del Piemonte, Torino 1798, II, App., Parte 2, pp. 9, 10; III, App., parte 6, p. 36; F. A. Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti della Real Casa di Savoia, XV, 2, Torino 1848, p. 26; I. La Lumia, La Sicilia sotto Vittorio Amedeo di Savoia, Livorno 1877, pp. 69 s., 155; D. Carutti, Storia della diplom. della Corte di Savoia, III, Roma-Torino-Firenze 1879, pp. 453, 455; M. Perosa, Bulgaro (Borgovercelli) e il suo circondario, Vercelli 1889, pp. 103, 241-43; L. Borello-M. Zucchi, Blasonario biellese, Torino 1929, p. 19; A. Annone, Gli inizi della dominazione austriaca, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, p. 53; A. Manno, Il patriziato subalpino, II, Firenze 1906, pp. 447 s.