CACCIALUPI, Giovanni Battista (Iohannes Baptista de Casalupis, de Cazzialupis, de Gazalupis, de Sancto Severino)
Nacque da Baldassarre e da Luchina Campi a San Severino nella Marca di Ancona intorno al 1420.
La data di nascita è posta dal Savigny (Geschichte, VI, p. 324) poco dopo il 1420, poiché il C. dice di avere incominciato a studiare giurisprudenza a Perugia nel 1441. Ma a quegli studi il C. si era in realtà avviato dopo aver ascoltato nello stesso Studio Angelo del Toscano e Tommaso Pontano nelle lettere latine e greche, e poiché quest'ultimo non ebbe la cattedra perugina prima dell'ottobre 1440 (Ermini, Storia, p. 598) sembra più verosimile anticipare la nascita agli ultimi anni del primo decennio.
Anche il luogo ha provocato incertezze, confondendosi da taluno San Severino nelle Marche con l'omonima cittadina in provincia di Salerno. L'errore, già avvalorato dal Savigny e ancora ripetuto dal Gesamtkatalog der Wiegendrucke, risale al Panciroli, seguito dal Fabricius e dal Toppi, mentre il Forster fa il C. addirittura di origine bolognese. Tuttavia la famiglia, e lo stesso C., portavano il titolo di conti della Truschia - titolo che peraltro appare in forma completa soltanto in qualche sottoscrizione appartenente agli ultimi anni di vita del C. ("Ego Ioannes Baptista de Caccialupis de comitibus de Truschia de Sancto Seuerino", si firma in un consiglio del 1495 edito tra quelli del Crotti) -, dove la signoria dei Caccialupi su questo modesto castello del Piceno si vuol testimoniata fin dall'XI secolo. Si confronti, del resto, l'intitolazione delle reportationes senesi del 1461, che dopo il luogo d'origine precisa "Marchie anconitane" (Bologna, Bibl. del Collegio di Spagna, 207, f. 94ra).
Nell'università perugina, dopo quelli letterari, d'oratoria e di filosofia iniziati sotto i già ricordati Tommaso Pontano da Camerino e Angelo del Toscano, il C. si avviò dunque allo studio del diritto civile avendovi a maestri Giovanni di Petruccio Montesperelli e Angelo Perigli; e del diritto canonico, sotto Andrea Giovanni Baglioni vescovo di Perugia. Solo i primi due sono da lui tuttavia ricordati (come suoi "praeceptores, primus de mane, alius de sero") nel Modus studendi, mentre l'insegnamento del Baglioni è testimoniato da un non sempre attendibile biografo ottocentesco, il Gentili (p. 10). Neppure ci è nota la data del suo dottorato, che dovette verosimilmente conseguire dopo il 1446. All'ambiente perugino resta saldamente legata la formazione scientifica del C., e ancora a quell'ambiente lo riconnetteva, per l'erudita conoscenza di antichi e moderni scrittori legali, l'umanista Francesco Novello in una lettera all'allora cardinale Giulio de' Medici (Bandini, Catalogus, II, col.606).
Dopo il 1446 e per quattro o cinque anni non si hanno notizie della sua carriera. Può darsi che, tornato in patria, abbia tentato la via delle magistrature e degli affari di corte attraverso l'amicizia di Giovanni Bruni, come sembra adombrare qualche biografo; o che vi abbia approfondito, in corrispondenza con altri colti giuristi - Francesco Bruni, Antonio Dandolo da Venezia, Conte di Sacco II - la storia e l'antiquaria. Certo non troncò i rapporti con lo Studio perugino, malgrado le difficoltà sempre maggiori che vi incontravano ormai i dottori forestieri (Ermini, Storia, p. 255); un manoscritto dei suoi Modiarguendi, messo in luce recentemente dal Maffei ed edito dal Caprioli, lo dice infatti addirittura "in studio perusino de mane ordinarie catedran[s]".
A San Severino il C. sposò Biancina Procacci, da cui ebbe nel 1453 Antonio. Questi divenne poi scrittore delle lettere apostoliche e avvocato concistoriale a Roma, dove sposò Maria Bufalini figlia del giurista Niccolò (cfr. lo stesso C. nel De pensionibus, quest. XVIII, n. 15).
I legami con il luogo natale rimasero d'altronde sempre forti. Ne testimoniano la lettera, spedita da Fermo il 16 ag. 1480 dal cardinale Francesco Piccolomini, poi papa Pio III, al C., preso qui a testimone della naturale ricchezza, dell'abbondanza dei traffici e dell'excellentia stessa della Marca anconetana (Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 7490, ff. 121-122; Civalli, p. 8); e più tardi, salito il giurista piceno a cariche importanti nella Curia romana, il suo adoperarsi a favore dei concittadini. Così nel 1485, quando ottenne lo sgravio di San Severino dai tributi camerali (Gentili, p. 33 n. 39), così nel 1489, quando riuscì a far revocare un breve di Innocenzo VIII che ledeva i diritti del capitolo severinate sull'abbazia di S. Mariano e S. Maria in Valfucina (ibid., ma v. anche Servanzi-Collio, p. 17).
Ma la carriera del C. si svolse prevalentemente a Siena. Qui si trova nel marzo 1451 come giudice delle Riformagioni, carica in cui viene riconfermato il 23 ag. 1452. Nella stessa data è chiamato per la prima volta a leggere il diritto civile nello Studio con lo stipendio di 60 fiorini annui; e nel 1456 lo stipendio sarà di 100 fiorini, nel 1458 di 150 e nel 1460 di 160 fiorini. Siamo frattanto informati della sua attività didattica da un manoscritto bolognese delle quaestiones disputate nell'aprile 1459 dal C. "in celeberrimo studio senensi", avendo a responsalis il"doctissimus et acutissimus eius scolaris d. Bartholomeus Mariani Zozini de senis... primo aprilis 1459" (Bologna, Bibl. del coll. di Spagna, 207, f. 274va); mentre nel 1464 è indicato come lettore ordinario de mane (però nello Studio senese "li più valenti doctori leggono la sera", come si apprende dalla disputa tra il della Corgna e il Sozzini su questo punto: Fabroni, Laurentii Medicis... vita, II, pp., 83-85), e concorrente di Mansueto da Perugia (Bologna, Bibl. del Collegio di Spagna, 207, f. 144ra). A Siena nell'anno 1466 compone il primo dei suoi opuscula, iltrattato De ludo (cfr. De modo studendi, Bibl. Apost. Vaticana, Ross.lat. 820, f. 182rb: "ut plene dixi anno superiori in opusculo meo contra luzores"), ben presto seguito appunto dal più famoso Modus studendi ("1467, de mense aprilis in ciuitate senarum", secondo l'explicit dell'incunabolo veneziano; o forse sulla fine del 1466 secondo quanto si ricava da un celebre passo dello stesso Modus: Ross. lat. 820, f. 184ra , e Ottob. lat. 1928, f. 393r; lo stesso passo si legge guasto nelle edizioni), in cui si contano in 246 "vel circa" gli anni che separano lo scrittore dal tempo della glossa di Accursio sull'Authenticum (1220) e ancora dal De debitore suspecto et fugitivo (prima del 1470 stando all'annotazione del manoscritto dell'Angelica), e dagli altri sui patti (1468, Savigny), sulle transazioni, sugli avvocati. Anche alcuni consilia - l'interocorpo avrebbe riempito nove volumi manoscritti - sono datati a Siena.
Qui ancora nel 1468 il C. appare nella carica di giudice delle Riformagioni che sembra aver accompagnato tutto l'arco del suo insegnamento senese. Così ce lo presenta anche Giovanni Bertachini in un passo del suo Repertorium ben noto per la menzione di Osberto da Cremona come primo lettore dello Studio perugino (II, f. 338rb). Qui è testimoniata lasua presenza in una lettera di Gerolamo Aliotti indirizzata da Arezzo il 13 dic. 1472 al C. "legenti Senis"; ma probabilmente ancora oltre, dato che a Siena ("hic Senis") vien ripetuta la l. Cunctos populos, che la citazione del consilium Montis Pietatis di fra' Fortunato Coppoli da Perugia, ricordato come vivo, data automaticamente a un periodo compreso tra il 1472 e il 1477 (Ghinato, p. 235). All'insegnamento senese resta infatti legata la maggior parte delle numerose repetitiones di cui il C. fu autore.
Secondo il Panciroli, il C. sarebbe poi stato chiamato a Pisa nel 1474, a due anni dal trasferimento in quella città dello Studio fiorentino e nel quadro della politica di potenziamento dello Studio pisano, insieme dunque con Bartolomeo Sozzini e Prosdocimo de' Conti. Già al Savigny la notizia era però apparsa poco attendibile, non confermata d'altronde dalle fonti conosciute sull'ateneo pisano. A togliere ora ogni dubbio, quanto meno per l'anno indicato, sta una delibera dei Savi allo Studio di Siena, datata 7 giugno 1474, che concedono a Francesco Accolti "exponent[i] quantum tempore estiuo sibi noceat lectura de sero", di leggere al mattino "post lectionem domini Iohannis de caccialupis" (Arch. di Stato di Siena, Studio,Deliberazioni, fasc. 2, f. XVIIv).
Il 4 apr. 1480 è comunque condotto a leggere, con lo stipendio di 300 fiorini, per altri dieci anni in Siena; e la sua è la più alta paga di tutta la facoltà. Ma il 3 nov. 1481, "cum ex urbe Sena migrare decrevisset civibus desolata", domandò licenza in pubblico arengo "flexis genibus coram decurionibus universis", e abbandonò la città in cui "annis triginta... et magna audientium attentione legendo atque interpretando ius civile primarium post Franciscum Arretinum cathedrae locum tenuerat" (Capei, in Savigny, Storia, trad. ital., III, p. 715).
Imprecisata, ma comunque anteriore all'agosto 1484, in cui muore Sisto IV, resta la data in cui questo pontefice chiamò il C. a leggere a Roma. "Rome iura pontificia legens", si sottoscrive infatti il giurista severinate in due consigli ora conservati a Lucca e a San Severino; e che abbia insegnato il diritto canonico risulta anche da citazioni interne ("quod dixi post Innocentium, in c. fi. de officio legati", De unionibus, in Tractatus Universi Iuris, XV, 1, f. 231 n. 15). Appartengono a questo periodo i trattatelli canonisti De pensionibus e De unionibus, la ripetizione feudale e tutti quei consilia in cui appare la qualifica di avvocato concistoriale.
In particolare, il trattatello sulle pensioni è databile al 1484, dal momento che il C. vi cita la straordinaria dispensa in materia beneficiaria concessa in punto di morte al cardinal Francesco Gonzaga (m. 1483) "anno superiori" (si veda l'edizione in Tractatus Univ. Iuris, XV, 1, f. 328vb).
Dal 1485 (Aleandri; 1486 per il Cartari, i collettori della Biblioteca Picena eil Toppi) il C. è infatti advocatus consistorialis, e arringa più di una volta in pubblico concistoro, segnalandosi per abilità e facondia. Il 12 genn. 1487 (non 1486 come riporta il Cartari) risolve con prontezza di spirito una situazione imbarazzante raccontataci da Giovanni Burckard: "D. Ioannes Caccialupus proposuit commissionem pro comitibus de Nassau, qui ante L annos interfecerant, archiepiscopo coloniense petente eos restitui honori. Papa respondit: placet quod audiat cardinalis Sancti Marci et referat. Secretarius oratorum dimiserat literas ad papam in domo, quas oportuit expectare, sed non fuit scandalum quia D. Ioannes Baptista proponens, per me advisatus, multiplicavit verba commissionis sue ut tempus transiret, in quo venerunt litere..." (Liber notarum, p. 177). Il 4 febbr. 1488 si menziona una sua "replica pulcherrima" al duca di Monopoli, il 18 giugno 1493 è ancora la volta di una sua commissione, e il 12 dicembre dello stesso anno egli risulta esser presente all'oboedientia di quattro ambasciatori della Repubblica genovese.
Il titolo di conte palatino, il palazzo al n. 48 di vicolo Savelli, che porta ancor oggi sull'architrave del portone l'iscrizione "Ioan(n)is Bat(iste) Cacialupi Severinat(is) co(mitis) et advo(cati) concis(torialis)", e soprattutto le allegazioni e i consigli rivelano la raggiunta celebrità e la posizione occupata in Curia.
Se infatti non sono molte le testimonianze scientifiche del C. a Roma, e addirittura nessuna dell'attività didattica sembra rimasta tra la non abbondante letteratura sullo Studio romano nel '400, ben diversamente devono essere valutati l'apporto e l'influenza esercitata su quella fiorente produzione pratica e manualistica cui resta collegata, nella Curia romana, tanta parte della dottrina giuridica ed ecclesiologica: così per esempio andranno viste in questo quadro le posizioni del C. in materia di plenitudo potestatis del papa (De pensionibus), la cui fortuna risulta pure dalla ristampa separata che se ne trasse coi tipi del Calvo tre anni dopo l'edizione dell'opera sulle pensioni; mentre restano da verificare le relazioni intercorse con altri giuristi, maggiori e minori, attivi in Curia sulla fine del '400, come Ludovico Pontano, il già ricordato Niccolò Bufalini de Castello, e il catalano Girolamo Pau, autore di non meglio identificate "apostillae ad adlegationes" del C., ed a sua volta citato e riportato "summa laude" nel trattato sulle pensioni (Era, p. 393 n. 2).
Il C. morì a Roma il 23 luglio 1496, e fu sepolto nella chiesa di S. Salvatore in Lauro, che doveva diventare poi sede della Confraternita della nazione picena (cfr. D. Iacovacci, Repertorii di famiglie, in Bibl. Apost. Vat., Ottob. lat. 2549, p. 8).
Dalle storie letterarie del diritto il C. è ricordato soprattutto come autore del Modus studendi, il cui quintum documentum costituì la fonte principale del De praestantia doctorum del Diplovataccio e una testimonianza valida ancora per le opere di Hugo e Savigny. E certamente all'operetta del C. toccò sorte migliore che a quelle analoghe di Baldo e di Battista Sambiagi, ben presto assorbite dalle più fortunate compilazioni erudite cinquecentesche: dal primo incunabolo del 1472 (Dionisotti) fino all'inserimento nell'edizione lipsiense del Panciroli non si contano meno di 30 edizioni del Modus, per lo più in fine del Vocabularius utriusque iuris o delle Expositiones titulorum. La parte dedicata agli studi e allo statuto di maestri e studenti - una testimonianza importante dell'ascesa dell'università e dell'universitario - risulta più caduca, e tuttavia più interessante per la ricostruzione di un genere letterario, quello dei trattati pedagogici e delle ammonizioni moralistiche agli scolari, che almeno a partire dalla metà del '200 (Martino da Fano) accompagna l'espandersi degli Studia. Essa può dirsi anche per questa parte "completamente estranea allo spirito del movimento umanistico nel campo del diritto" (Maffei, Gli inizi, p. 127 n. 1); e lo confermano gli antecedenti, primo fra tutti quello di Simone da Brossano, il cui proemio alla Lectura Clementinarum ora ritrovata dal Maffei (La biblioteca di Gimignano Inghirami, pp. 235 s.) costituisce "la prima esposizione organica della materia". Una materia, cioè, ben più vicina al clima morale e religioso della corporazione universitaria che a quello civile della "institutione" dell'uomo.
Un problema a parte rappresenta la genesi dell'operetta, che non sembra esser stata pensata immediatamente come tale, ma piuttosto il risultato di diversi materiali preparatori. Si confrontino a questo proposito l'annotazione del codice del Collegio di Spagna segnalata dal Maffei (Il giudicetestimone, p. 55 n. 4), il breve Tractatusde origine iuris studentibus traditus dell'Ottob.lat. 1928 (vedi fra le opere), premesso dal C. al corso sulle Istituzioni, e la redazione "breve" del ms. 233 del Collegio di Spagna.
A distaccarlo d'altronde sempre di più dalla trattatistica umanistica sta quell'elogio di Bartolo tessuto nel quinto documento - "quia bartolista optimus iurista censendus est" -, che è valso più d'una volta a classificare il C. tra gli epigoni di quella scuola. Forse frettolosamente, però. Anzitutto perché non lievi sono le riserve che egli stesso non manca poco dopo di aggiungere ("confiteor quod Bartolus omni tempore, omni persone utilis et necessarius est, sed aliquando brevis, aliquando obscurus, aliquando non legit legem"); e poi perché troppo poco sono state esplorate le vere e proprie opere giuridiche del Caccialupi. Allo stato attuale, se la formazione letteraria e il gusto antiquario non sembrano sufficienti ad avvicinarlo all'ambiente umanistico, neppure l'abitudine alla citazione ridondante o la fortuna di cui godette presso i pratici possono far concludere altro che per una generica collocazione nell'ambito di quella scuola "analitica, non meramente pratica" (Cuturi, p. 21) che fu di base alla sistematica cinquecentesca. Certamente fu attratto assai più da Baldo che da Bartolo, ed ammirò la "phantasia speculativa et mirabilis" degli oltramontani: dalle cui audacie lo tratteneva però la "reverentia illorum qui fuerunt luminaria iuris nostri" (Tract. de pactis). E questo tratto di prudenza vale forse almeno in parte a caratterizzarlo.
Opere: A) Lecturae. Ne restano manoscritte nei seguenti codici: 1) Siviglia, Bibl. Colombina, ms. 5.4.25, ff. 2-152, da D. 1.21.1 a D. 2.14.62, recollectae a partire dal 3 nov. 1459; ms. 5.4.26, ff. 2-316v, da C. 6.9 rubr. a C. 6.51.1, nov. 1460; ms. 5.4.27, ff. 2-229v, da D. 12.1 rubr. a D. 12.6.60, del 1461; 2) Bologna, Bibl. del coll. di Sp., 207, ff. 94-103 e 144-274rb, da D. prooem. a D. 1.3.3, reportationes datate a Siena tra il nov. 1463 e l'ag. 1466; 264, ff. 1-159vb, in C. 2.1-19 (20).12, lette a Siena nel 1465 in concorrenza con Bartolomeo Piccolomini, e ff. 160-192vb, in C. 3.1-28.37, del 1462; 3) Bibl. Ap. Vaticana, Ottob. lat. 1928, ff. 145-149 in rubr. prohemii Institute.
B) Tractatus. Li elenchiamo in quell'ordine cronologico che è stato possibile ricostruire con maggiore approssimazione: 1) De ludo, composto nel 1466 (1467 secondo il Gesamtkatalog der Wiegendrucke [= GKW]5840). Edizioni: Urbino, Enrico da Colonia, 1493 (GKW 5839); Siena, Enrico da Harlem, 1494 (H 4204, GKW 5840, Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia [= IGI] 2289); nei Tractatus Universi Iuris [= T.U.I.], Venetiis 1584, VII, ff. 155rb-161va; 2) De modo studendi in utroque iure, composto sulla fine del 1466 (cfr. quanto osservato sopra a proposito del calcolo degli anni "a tempore glossatione Accursii"), ovvero "de mense aprilis 1467" a Siena, secondo H 9887. Manoscritti: Bibl. Apost. Vat., Ottob. lat. 1908, ff.391-398, incipit mutilo, manca la compilatio iuris civilis; Ibid., Ross. lat. 820, ff. 182-190vb; Bologna, Bibl. del coll. di Spagna, 207 (interno del piatto anteriore), 233, ff. 1-12; 264, ff.216-224vb. Edizioni: Venezia, Giovanni da Colonia e Vindelino de Spira, 1472 (H 9884-9887, IGI 8328, GKW, VI, col. 2); Basilea, Michele Furter, 1490 (GKW 5071); Bologna, Benedetto Hectoris [Faelli], 1493 (H 4208, GKW 5841); Basilea 1500, 1505, 1514, 1515; Parigi 1509, 1518; Milano 1520; Lione 1525, 1526, 1530, 1535, 1537, 1540, 1544, 1546, 1559, 1560; Venezia 1555, 1564, 1569 e 1613; Lione 1572, 1578, 1586, 1601, 1622; Colonia 1580, Lipsia 1721; 3) Modus arguendi, composto a Perugia. Manoscritti: Bibl. Ap. Vat., Ottob. lat. 1928, ff.400-414v; Bologna, Bibl. del coll. di Spagna, 264, f. 225ra-vb. Edizione: S. Caprioli, De "modis arguendi" scripta rariora: 5. Johannis Baptistae de Caccialupis opusculum, in Studi senesi, s. 3, XIV (1965), pp. 355-414; 4) De suspectis et fugitivis debitoribus, composto prima del 1470, stando all'annotazione del codice dell'Angelica, f. 139v. Manoscritti: Bibl. Ap. Vat., Ottob. lat. 1598, ff. 1-17; Roma, Bibl. Angelica, 275, ff. 98v-139v. Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1486 (H 4188, GKW 5836, IGI 2295); Modena, Pietro Maufer 1492 (H 4189, GKW 5837, IGI 2296); Pavia, Francesco de Nebiis, 1499 (H 4187, GKW 5838, IGI 2297); nei Selecti tractatus assecurationis, Venetiis 1580; nei T.U.I., III, 2, ff. 148-155rb; 5) De pactis, composto a Siena nel 1468 "seruato ordine Baldi, qui de hac materia tractatum fecit non negligendum dum ageret annum vigesimum secundum etatis sue". Manoscritto: Bibl. Ap. Vat., Ottob. lat. 1598, ff. 20-31vb. Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1486 (H 4188, GKW 5836, IGI 2295); Modena, Pietro Maufer, 1492 (H 4189, GKW 5837, IGI 2296); Pavia 1498 (H 4187, GKW 5838, IGI 2297); e nei T.U.I., VI, 1, ff.8-13vb; 6) De advocatis, composto "in almo gimnasio senensi". Edizioni: Siena, Enrico da Colonia (?), c. 1500 (GKW 5835, IGI 2294); nei T.U.I., III, 1, ff. 359vb-362; Colonia 1589; 7) De transactionibus. Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1486 (H 4188, GKW 5836, IGI 2295); Modena, Pietro Maufer, 1492 (H 4189, GKW 5837, IGI 2296); nei T.U.I., VI, 1, ff. 30rb-38rb; 8) De pensionibus, composto a Roma e quindi dopo il 1484. Edizioni: Roma, Francesco Minizio Calvo, 1531; Roma, Valerio e Ludovico Dorico, 1539. Ne costituisce forse una parziale ristampa con i tipi del Calvo il Tractatus de effectu clausolae,et [!] de plenitudine potestatis, Roma 1534; menzionato dal Gentili, Elogio, p. 33 n. 36; tuttavia lo stampatore sembra esser stato attivo a Roma soltanto fino al 1531 (Barberi); T.U.I., XV, ff. 320va-331rb; 9) De unionibus ecclesiarum, appartenente al medesimo periodo. Edizioni: Roma, Francesco Minizio Calvo, 1531; Roma, Valerio e Ludovico Dorico, 1539; e nei T.U.I., XV, 1, ff. 230-234va.
Ancora il Gentili menziona un Tractatus de notis et literis gratiae, Lione 1541, che non ho trovato. Il cosiddetto Tract. de feudis èin realtà una ripetizione.
C) Repetitiones. 1) Repetitio l. omnes populi (D.1.1.9). Manoscritti: Bologna, Bibl. del coll. di Spagna, 207, ff. 104-143; Sevilla, Bibl. Colombina. 5-4.25, ff. 152-221. Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1487 (H 4203, GKW 5842, IGI 2309); Bologna, Giovanni Walbeck, c. 1493 (H 4191, GKW 5843, IGI 2310); riprodotta nelle Repetitiones diversorum doctorum, III, Milano 1520, ff. 50ra-72vb (d'ora in poi Rep. div. ..., 1520), nelle Repetitiones seu commentaria, I, Lione 1553, ff. 73 ss. (d'ora in poi Rep. seu comm. ... 1553) e nelle Repetitiones iuris civilis, II, Venezia 1608, ff. 62 ss. (si citeranno d'ora in poi Rep. iur. civ. ..., 1608); 2) Repetitio l. diem functo (D.1.22.4), letta a Siena. Edizioni: Siena, Enrico da Harlem, 1493 (H 4200, GKW 5844, IGI 2306); Rep. div. ..., 1520, III, ff. 72vb-79vb; Rep. seu comm. ...1553, I, ff. 246 ss.; Rep. iur. civ. ...1608, VII, ff. 270 ss.; 3) Repetitio l. imperium (D.2.1.3), letta a Siena in epoca anteriore alla repetitio l cunctos populos (cfr. quest'ultima, ed. 1520, n. 5). Edizioni: Siena, Enrico da Harlem 1493 (H 4194, GKW 5845, IGI 2316): vi si definisce appunto "in senensi gymnasio de mane legens"; Rep. div. ...1520, III, ff. 79vb-89vb; Rep. seu comm. ... 1553, ff. 275 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, II, ff. 300 ss.; 4) Repetitio l. iubere cavere (D.2.1.4), letta a Siena. Edizioni: Siena, Enrico da Harlem, 1493 (H 4194, GKW 5845, IGI 2316); Rep. div. … 1520, III, ff. 79vb-89vb (insieme con la precedente in l.imperium); Rep. seu comm. ... 1551, 1, ff. 327 ss.; Rep. iur. civ. …1608, VII, ff. 336 ss.; 5) Repetitio l. more maiorum (D.2.1.5), letta a Siena. Edizioni: Siena, Enrico da Harlem, 1493 (H 4194, GKW 5845, IGI 2316); Rep. div. ...1520, III, ff. 79vb-89vb (insieme alle due precedenti in l. imperium e in l. iubere cavere); Repetitiones seu commentaria..., 1553, I, ff.332 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, II, ff.372 ss.; 6) Repetitio l. et quia (D.2.1.6), edita a Siena, Enrico da Harlem 1493 (H 4194, GKW 5845, IGI 2316); 7) Repetitio l. admonendi (D.12.2.31), edita a Siena, Enrico da Colonia, 1484, per iniziativa di Lorenzo Cannizzari, Iacopo Germonia e Luca Martini dottori dello Studio senese (Zdekauer, Lo studio, p. 95), datata al 1464 e "diligenter recognita" da Tommaso de' Pasturini da Pontremoli (H 4198, GKW 5846, IGI 2300); Siena, Enrico da Colonia, 1489 (H 2301, GKW 5847) "recognita per d. Barnardinum pasturinum de pontremulo"; Bologna, Giovanni Walbeck, c. 1493 (H 4197, GKW 5848, IGI 2302); Venezia, Filippo Pinci, 1496 (H 4199, GKW 5849, IGI 2303); Rep. div. ... 1520, III, ff.90ra-108vb; Rep. seu comm. ... 1553, II, ff.161 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, II, ff.194 ss.; 8) Repetitio l. frater a fratre (D.12.6.38). Manoscritti: Bibl. Ap. Vat., Ottob. lat. 1598, ff.50-69rb; Siena, Arch. dell'Univ., ms. s. segn., ff.1-24v (frammento = ed. Venezia 1608, ff.284va-289ra, nn. 59-132; cfr. Ascheri, Scheda, p. 127 n. 1). Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1486-1488 (H 4195, GKW 5850, IGI 3207); Bologna, Giovanni Walbeck, 1493 (H 4196, GKW 5851, IGI 2308); Rep. div. ... 1520, III, ff. 201-210rb; Rep. seu comm. ... 1551, II, ff.241 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, II, ff. 280 ss.; 9) Repelitio §sic habitatione,l. in summa (D.12.6.65.7), edita nelle tre raccolte già menzionate: Rep. div. ... 1520, III, ff.108vb-109; Rep. seu comm. ...1553, ff.269 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, ff.230 ss.; 10) Repetitio l. in hac,ff.de condictione triticaria (D. 13.3.3), menzionata dal Cartari e dai collettori della Biblioteca Picena, III, p. 121, ma non reperibile nelle solite raccolte. 11) Repetitio rubr. de eo quod certo loco (D.13.4), edita nelle Rep. seu comm. ...1553, II, ff. 282 ss., e nelle Rep. iur. civ. ... 1608, II, ff.304 ss.; 12) Repetitio § si duobus vehiculum,l. si ut certo (D.13.6.5.15), anch'essa segnalata dal Cartari e dalla Biblioteca Picena, III, p. 121; 13) Repetitio l. cunctos populos (C.1.1.1), databile tra il 1472 e il 1477 (Ghinato, p. 235). Edizioni: Siena, Enrico da Colonia, 1488 (H 4191, GKW 5852, IGI 2304); Bologna, Giovanni Walbeck, 1493 (H 4193, GKW 5853, IGI 2305); Rep. div. ... 1520, III, ff.2-21; Rep. seu comm. ... 1553, VII, ff. 6 ss.; Rep. iur. civ. ...1608, VII, ff.5 ss.; 14) Repetitio l. posthumo (C.6.12.2) e l. qui se patris (C.6.14.3) ambedue lette a Siena ed edite insieme da Enrico da Colonia, 1500 (H 4205, GKW 5854, IGI 2311); 15) Repetitio §cum autem,l. generaliter (C.6.25.7[6]), edita a Bologna, Galeazzo Ruggieri, 1497 (H 4190, GKW 5855, IGI 2317); 16) Repetitio l. precibus (C.6.26.8), "in almo senensum gymnasio", edita a Siena, Enrico da Colonia, 1487 (H 4201, GKW 5856, IGI 2312); Bologna, Giovanni Walbeck, 1493 (GKW 5857, IGI 2313); Rep. div. ...1520, III)ff.35ra-41rb; Rep. seu comm. ... 1553, VIII, ff.268 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, VIII, ff.278 ss.; 17) Repetitio l. si qua illustris (C.6.57.5), edita a Siena, Enrico da Colonia, 1487 (H 420 2, GKW 5858, IGI 2314); Bologna, Giovanni Walbeck, 1493 (GKW 5859, IGI 2315); Rep. div. ...1520, III, ff. 41-49vb; Rep. seu comm. ... 1551, VIII, ff. 413 ss.; Rep. iur. civ. ... 1608, VIII, ff. 417-425rb; 18) Repetitio cap. I,de feudi cognitione (F.2.1), edita a Bologna, Galeazzo Ruggieri, 1497 (H 4206, GKW 5860, IGI 2299), 6 ff.; e nei Tractatus Universi Iuris, Venezia 1584, X, 1, ff.10-15vb, col titolo Tractatus per modum repetitionis.
D) Consilia. "Silasciarono dal Caccialupi nove volumi manoscritti di consigli, che ora lamentiamo perduti", dice il Gentili (p. 32 n. 32), mentre il Cartari s'era limitato a notare: "aliquando consuluit". Attualmente si conservano consigli e allegazioni manoscritti del C. nelle seguenti biblioteche: 1) Arch. di Stato di Firenze, Miscell. Acquisti e Doni 139, consilium (cfr. Kristeller, Iter, II, p. 504); 2) Foligno, Bibl. Jacobilli, 123 (A. VI.17), ff. 246-295, in una miscellanea di consilia e tractatus;3) Lucca, Bibl. cap. Feliniana, 398 (non 397 come dice il Fabricius, III-IV, p. 349): secondo l'indice, ai ff.29-40 avrebbe dovuto trovarsi un "Consilium Cacialupi in materia feudi maxime pro primogenitis", ma il codice, incunab. + ms., intitolato Diuersorum consilia è attualmente privo dei ff.27-66. I ff.67-68vb contengono invece un consiglio del C. compreso nei Consilia multorum quod in feudo non conditionato succedit femina; l'inizio èmutilo: "reorum. uitam. ut in l. quisquis de filiis reorum...", expl.: "..cuius conplusionem iuridicam puto de subscriptione igitur requestus. Ego Iohannes Baptista Cacialupus de Sancto seuerino iuris doctor comes et aduocatus consistorialis me subscripsi solito sigillo subsignaui. Laus deo omnipotenti". Si aggiunge ad un consiglio sullo stesso tema di Bulgarino da Siena (cfr. f. 67ra); la sottoscrizione del C. è stata richiesta da questo e da Pietro Benesaio da Lucca "causidicus romane curie". Nello stesso codice, ai ff. 192-196, altro "consilium de simulationis presumptione in pacto de retrouendendo", inc.: "In questione proposita repperi alias consultus in questione ex facto tunc uertente apud oppidum collis uallis cise...", expl.: "...ex aliis nisi fallor erit delectabilis. Ego Iohannes Baptista Caccialupus de Sancto seuerino iuris doctor Comes aduocatus consistorialis Rome jura pontificia legens me subscripsi, solitique sigilli impressione muniui. Laus Iesu Christo piissimo redemptori nostro"; 4) Perugia, Bibl. com. Augusta, 1007 (M.30), Consilia variorum, contiene un consiglio del C. (Mazzatinti, Inventari, V, pp. 226 s.); 5) Pisa, Bibl. univ. 704 (Roncioni 25), consiglio del C. al f. 351v (Kristeller, II, p. 74); 6) San Severino, Bibl. com., 181 (cl. III), f. 134, cons. autografo e stemma, il C. vi si firma "comes et aduocatus consistorialis iura pontificia Rome legens"(Mazzatinti, XVI, pp. 192 s.); 7) Un gruppo di allegazioni e consigli del C. insieme a quelli di altri dottori dello Studio senese è stato di recente descritto dall'Ascheri, Scheda: a)Siena, Convento dell'Osservanza, ms. 12, f. 9, "consilium de confessionibus a fratribus minoribus receptis", autografo (il C. vi si firma "legum doctor et comes Senis iura ciuilia ordinarie legens"), sigillo (Ascheri, p. 144 n. 4); b) Siena, Archivio dell'Università, ms. senza segnatura, f 48rv, "allegationes de elapso termino", di mano del C. (Ascheri, pp. 129-130 n. 11); f. 57rv, "allegationes de laudi effectibus" (Ascheri, pp. 130 s. n. 16);ff. 132v-137v, "conclusiones super pensionis remissione propter sterilitatem" (Ascheri, p. 134 n. 29); ff. 137v-148, "consilium de minoris hereditatis renuntiatione", seguono sottoscrizioni di Alessandro Tartagni (cfr. i suoi Consilia, Venetiis 1590, III, n. 29, f. 34ra-vb), Baldo Bartolini, Pierfilippo della Corgna e Vincenzo Paleotti da Bologna (Ascheri, p. 134, n. 30); ff. 206-215v, "consilium de actione hypothecaria et de possessione" (Ascheri, p. 137 n. 43); ff. 215v-216v, "conclusiones ex aliquot consiliis de mulieris dotate successione" (Ascheri, p. 137, n. 44); f. 290rv, "consilium de hospitii locatione", di mano di Bartolomeo Sozzini il tema, del C. il testo (Ascheri, p. 10 n. 56); f 328, frammento di un "consilium de mandato", autografo, tranne il tema (Ascheri, p. 142 n. 69); 8) Bibl. Apost. Vat., Urb. lat. 1132, ff. 312v-314, "consilium super captura pro exequutione laudi", il C. vi è detto "legum doctor et comes Senis iura ciuilia ordinarie legens", e cita (f. 313) l'"opuscul[um] quod edidi superioribus annis de debitoribus suspectis et fugitiuis".
Altri consigli sono contenuti invece nella raccolta a stampa dello Ziletti (J. B. Zileti Consiliorum seu responsorum ad causas criminales, I, Venetiis 1572, ff. 79v-80v) e tra quelli del Crotti (Ioannis Crotti a Monteferrato Consilia, Venetiis 1576, III, ff. 202va-204rb), del della Corgna (Petri Philippi Cornei Consilia, Venetiis 1582, III, f 338v), dei Sozzini (Mariani Socini ac Bartholomaei filii Consilia, Venetiis 1571, I, n. 150, ff. 246va-254vb e n. 152, f. 261rv), dello Zabarella (Francisci Zabarellae Consilia..., quibus nunc recens accesserunt... et Baptistae Caccialupi a S. Severino de dignitate et praerogativa Monacorum consilia singula, Venetiis 1582, ff. 181-186vb), e nei commentari sull'Infortiatum di Bartolomeo Sozzini (Bartholomaei Socini, Commentaria in omnes fere iuris civilis partes...edita per Thornam Diplovatatium, Venetiis 1519, f. 220rb-vb, insieme a Prosdocimo de' Conti e a Bartolomeo Sozzini "Senis legentes").
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. Casanatense, 1462 (D.V. 47): Misc. sugli avvocati concistoriali, f. 36v; Archivio di Stato di Siena, Studio,Deliberazioni, 2, f.XVIIv;Bibl. Apost. Vat., Ferrajoli 282, f.135v; Ottob. lat. 2549: Repertorii di famiglie di Dominico Iacovacci, II, p. 8; Vat. lat. 7490, ff. 121 s. (lettera di Francesco Piccolomini al C.); I. Bertachini Repertorium iuris, in Capitolio Urbis 1481, II, f.338vb; Lucius Paulus Rosellus, Repertorium Ioannis Crotti repititionum s.l. 1525 s. v. Bartolum; V. Forster, Historia iuris civilis romani,in Tract. Univ. Iuris, I, Venetiis 1584, f.57va; J. W. Freymon, Elenchus omnium auctorum, Francofurti 1585, c. 78v; C. Cartharii Advocatorum Sacri Concistorii syllabus, Alma in Urbe 1656, pp. XXXIII, LXIX; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, I, p. 130; A. Fontana, Amphiteatrum legale, Parmae 1688, I, p. 166; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, pp. 222, 264; G. A. 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